Infermiera con ernia
Buonasera a tutti.
Sono in infermiere in chirurgia degenza, ad aprile di quest’anno durante la mobilizzazione di una paziente avverto come uno strappo, i giorni seguenti rimango bloccata con una contrattura lombare e lombosciatalgia.
Il medico di base la tratta con miorilassanti e antinfiammatori i.
m. La lombosciatalgia persiste per cui mi fa fare una radiografia da cui emerge una discopatia l4/L5 con building fiscale.
Mi fa iniziare un ciclo di Etoricoxib 90 mg per 20 giorni ed antidolorifi al bisogno.
Passata la fase acuta rientro a lavoro.
Nel frattempo faccio una risonanza che conferma una piccola ernia in sede l4-L5, l’ernia impatta il sacco e la tasca radicolare.
Mi metto in contatto con il medico competente solo per avere indicazioni pratiche nella mia mansione specifica.
Il medico competente mi richiede una visita fisiatrica.
Passano sei mesi, io continuo a lavorare ma dopo un po’ inizio a peggiorare sento spesso dolore alla fascia lombare e un dolore trafittivo al centro del gluteo sx che si irradia a tutta la gamba con formicolii fino al piede.
Eseguo valutazione neurologica che non da indicazioni all’intervento ma consiglia infiltrazioni peridurali, ne ho eseguo due con beneficio solo iniziale.
Eseguo visita fisiatrica che mi prescrive FKT e tecarterapia riposo assoluto e nessun sollevamento di pesi, Tiobec x 4 mesi e vit.
B12 per 10 gg al mese.
A distanza di 9 mesi dall’evento acuto la mia azienda mi fa visitare dal fisiatra, questo riporta quanto da me riassunto, e in più scrive: non segni di interessamento radicolare (rot simmetrici, stenia conservata, ipoestesia non a disposizione dermatomerica).
Ipoestesia al sn.
Accenno al clono achilleo bilaterale.
Lasègue positivo a Sn.
Wasserman positivo bilateralmente.
Dolore alla digitopressione della mm para vertebrale lombare.
Mi rimanda a nuova valutazione neurochirurgica e terapia del dolore.
L’azienda temporeggia sul mio rientro dicendomi di proseguire la malattia, quando invece io vorrei rientrare a lavoro, sono 3 mesi che sono a casa.
Quali sono nel mio caso specifico le indicazioni per lavorare in sicurezza?
Ringrazio anticipatamente chi potrà aiutarmi a capire.
Sono in infermiere in chirurgia degenza, ad aprile di quest’anno durante la mobilizzazione di una paziente avverto come uno strappo, i giorni seguenti rimango bloccata con una contrattura lombare e lombosciatalgia.
Il medico di base la tratta con miorilassanti e antinfiammatori i.
m. La lombosciatalgia persiste per cui mi fa fare una radiografia da cui emerge una discopatia l4/L5 con building fiscale.
Mi fa iniziare un ciclo di Etoricoxib 90 mg per 20 giorni ed antidolorifi al bisogno.
Passata la fase acuta rientro a lavoro.
Nel frattempo faccio una risonanza che conferma una piccola ernia in sede l4-L5, l’ernia impatta il sacco e la tasca radicolare.
Mi metto in contatto con il medico competente solo per avere indicazioni pratiche nella mia mansione specifica.
Il medico competente mi richiede una visita fisiatrica.
Passano sei mesi, io continuo a lavorare ma dopo un po’ inizio a peggiorare sento spesso dolore alla fascia lombare e un dolore trafittivo al centro del gluteo sx che si irradia a tutta la gamba con formicolii fino al piede.
Eseguo valutazione neurologica che non da indicazioni all’intervento ma consiglia infiltrazioni peridurali, ne ho eseguo due con beneficio solo iniziale.
Eseguo visita fisiatrica che mi prescrive FKT e tecarterapia riposo assoluto e nessun sollevamento di pesi, Tiobec x 4 mesi e vit.
B12 per 10 gg al mese.
A distanza di 9 mesi dall’evento acuto la mia azienda mi fa visitare dal fisiatra, questo riporta quanto da me riassunto, e in più scrive: non segni di interessamento radicolare (rot simmetrici, stenia conservata, ipoestesia non a disposizione dermatomerica).
Ipoestesia al sn.
Accenno al clono achilleo bilaterale.
Lasègue positivo a Sn.
Wasserman positivo bilateralmente.
Dolore alla digitopressione della mm para vertebrale lombare.
Mi rimanda a nuova valutazione neurochirurgica e terapia del dolore.
L’azienda temporeggia sul mio rientro dicendomi di proseguire la malattia, quando invece io vorrei rientrare a lavoro, sono 3 mesi che sono a casa.
Quali sono nel mio caso specifico le indicazioni per lavorare in sicurezza?
Ringrazio anticipatamente chi potrà aiutarmi a capire.
[#1]
Gentile utente,
Premetto che 9 mesi di attesa per eseguire la vista fisiatrica richiesta dal medico competente mi semprano un’enormità.
La nuova visita neurochirurgica prescritta dal fisiatra ovviamente non avrà risvolti pratici sulle sue mansioni.
Nel suo caso ritengo sia indispensabile una attenta valutazione dei compiti lavorativi a lei affidati, relativamente ai rischi derivanti dalla movimentazione manuale e dalle posture assunte, al fine di determinare se è quali limitazioni debbano essere previste per consentirle di lavorare in salute e sicurezza.
Tale attività ritengo debba esse svolta con un’azione congiunta del responsabile del servizio di prevenzione e protezione con il medico competente.
Quando lei rientrerà dalla malattia (quando lo deciderà il suo medico curante e non quando lo desidera l’azienda) e prima di riprendere il lavoro, dovrà essere sottoposta per legge a nuova visita dal medico competente (avendo superato i 60 giorni consecutivi di malattia). In quell’occasione il medico emetterà nuovo giudizio.
Non conoscendo nello specifico l’entità dei rischi a cui il suo sistema osteomioarticolare è esposto nella mansione è impossibile ipotizzare se e quali limitazioni debbano essere imposte.
Le ricordo che se il giudizio espresso dal medico competente non dovesse trovarla d’accordo, può proporre, entro 30 giorni, ricorso all’organo di vigilanza della asl competente per territorio.
Cordiali saluti
Premetto che 9 mesi di attesa per eseguire la vista fisiatrica richiesta dal medico competente mi semprano un’enormità.
La nuova visita neurochirurgica prescritta dal fisiatra ovviamente non avrà risvolti pratici sulle sue mansioni.
Nel suo caso ritengo sia indispensabile una attenta valutazione dei compiti lavorativi a lei affidati, relativamente ai rischi derivanti dalla movimentazione manuale e dalle posture assunte, al fine di determinare se è quali limitazioni debbano essere previste per consentirle di lavorare in salute e sicurezza.
Tale attività ritengo debba esse svolta con un’azione congiunta del responsabile del servizio di prevenzione e protezione con il medico competente.
Quando lei rientrerà dalla malattia (quando lo deciderà il suo medico curante e non quando lo desidera l’azienda) e prima di riprendere il lavoro, dovrà essere sottoposta per legge a nuova visita dal medico competente (avendo superato i 60 giorni consecutivi di malattia). In quell’occasione il medico emetterà nuovo giudizio.
Non conoscendo nello specifico l’entità dei rischi a cui il suo sistema osteomioarticolare è esposto nella mansione è impossibile ipotizzare se e quali limitazioni debbano essere imposte.
Le ricordo che se il giudizio espresso dal medico competente non dovesse trovarla d’accordo, può proporre, entro 30 giorni, ricorso all’organo di vigilanza della asl competente per territorio.
Cordiali saluti
Dr. Domenico Spinoso
Medico del Lavoro
[#2]
Utente
La ringrazio tantissimo per avermi illustrato le mie possibilità. Ad oggi sono due settimane che proseguo la malattia su richiesta del medico competente perché non ha ancora formulato un giudizio.
Oggi ho eseguito una visita neurologica.
Sono stata invitata ad andare prima che la neurologa, insieme al medico competente, stilasse il referto che mi è stato detto mi faranno recapitare e non sò cosa effettivamente ha scritto. A voce mi è stato detto che dovrò fare un’elettromiografia e ribadito che potrò rientrare solo dopo che avrò fatto l’iter che mi prospettano.
Oggi ho eseguito una visita neurologica.
Sono stata invitata ad andare prima che la neurologa, insieme al medico competente, stilasse il referto che mi è stato detto mi faranno recapitare e non sò cosa effettivamente ha scritto. A voce mi è stato detto che dovrò fare un’elettromiografia e ribadito che potrò rientrare solo dopo che avrò fatto l’iter che mi prospettano.
[#4]
Utente
Ho eseguito oggi l’elettromiografia.
Conclusioni: La neurografia motoria e sensitiva è normale. L’EMG mostra modesti segni di sofferenza radicolare cronica sul muscolo tibiale anteriore sinistro, in assenza di denervazione in atto. I dati neurofisiologica evidenziano lieve radicolopatia cronica L4 sinistra.
Conclusioni: La neurografia motoria e sensitiva è normale. L’EMG mostra modesti segni di sofferenza radicolare cronica sul muscolo tibiale anteriore sinistro, in assenza di denervazione in atto. I dati neurofisiologica evidenziano lieve radicolopatia cronica L4 sinistra.
[#5]
Utente
Oggi il medico competente ha espresso il suo giudizio: idonea alla mansione con prescrizione. Adottare le più idonee misure tecniche, ausili maggiori e minori, organizzativi, condivisioni dei carichi, e procedurali atti a limitare la movimentazione manuale dei carichi. Da rivedere al bisogno e comunque entro un’anno.
Mi sembrano le raccomandazioni basilari standard da seguire. Ma io ho un’ernia.
Mi sembrano le raccomandazioni basilari standard da seguire. Ma io ho un’ernia.
[#6]
Gentile utente,
Riconosco che il medico competente, nel giudizio, si è mantenuto molto sul generico e così come formulate le prescrizioni appaiono non molto chiare circa la loro applicazione.
È da tenere conto però, come ho in altri consulti già sottolineato, che, relativamente alle problematiche osteomioarticolari, non è semplice definire prescrizioni o limitazioni facilmente applicabili e certamente risolutive per il dipendente.
Ribadisco nuovamente che in questi casi io ritengo (e nella mia quotidiana attività di medico competente cerco sempre di farlo), di fondamentale importanza un’azione congiunta del datore di lavoro, del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del medico competente e dello stesso dipendente (direttamente o tramite il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) al fine di personalizzare il più possibile la mansione, anche con sopralluoghi mirati e valutazioni del rischio particolareggiate. Al fine di verificare l’efficacia delle prescrizioni/limitazioni imposte potrebbe anche essere utile un controllo clinico ad intervalli più ravvicinati rispetto a quello previsto dalla legge (annuale).
Cordiali saluti
Riconosco che il medico competente, nel giudizio, si è mantenuto molto sul generico e così come formulate le prescrizioni appaiono non molto chiare circa la loro applicazione.
È da tenere conto però, come ho in altri consulti già sottolineato, che, relativamente alle problematiche osteomioarticolari, non è semplice definire prescrizioni o limitazioni facilmente applicabili e certamente risolutive per il dipendente.
Ribadisco nuovamente che in questi casi io ritengo (e nella mia quotidiana attività di medico competente cerco sempre di farlo), di fondamentale importanza un’azione congiunta del datore di lavoro, del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del medico competente e dello stesso dipendente (direttamente o tramite il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) al fine di personalizzare il più possibile la mansione, anche con sopralluoghi mirati e valutazioni del rischio particolareggiate. Al fine di verificare l’efficacia delle prescrizioni/limitazioni imposte potrebbe anche essere utile un controllo clinico ad intervalli più ravvicinati rispetto a quello previsto dalla legge (annuale).
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.8k visite dal 10/01/2020.
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