Farmaco che mi ha danneggiato
Gentili dottori, alcuni mesi fa a causa di un disturbo d'ansia, la mia psicologa mi convinse ad andare da una psichiatra.
Questa mi prescrisse un antidepressivo e un ansiolitico.
Li presi per 3 mesi poi ho deciso di scalarli, in tutto li ho presi per 5 mesi.
Nessuno mi avvertì che il farmaco poteva procurarmi sintomi iatrogeni.
Sto parlando di disfunzioni sessuali più o meno importanti.
Io ho intenzione di portare la psichiatra in tribunale, perché quando mi prescrisse i farmaci, l'agenzia della farmacovigilanza aveva già avvertito le case farmaceutiche della possibilità di incappare in questo inconveniente (obbligandoli ad aggiornare bugiardini entro i mesi successivi) quindi lei doveva per forza conoscere questa condizione.
Io sono stato danneggiato da quella scelta, ma non ho intenzione di fermarmi.
Non provo odio nei confronti di chi mi prescrisse quel farmaco perché per fortuna questo sentimento non mi appartiene.
Ma rabbia, se permettete sì, come penso tutti quelli che siano incappati in questa situazione.
E sapete perché?
Sono una persona che non beve, ho fumato 3 sigarette in vita mia, non ho mai toccato droghe di nessun genere.
E mi ritrovo danneggiato da qualcuno che ha fatto un giuramento per tutelare la mia salute.
Non avrei barattato la mia sessualità con niente, nemmeno con gli attacchi di panico.
Ora però vi spiego cosa successe il giorno del colloquio.
La vostra collega dopo avermi chiesto varie informazioni su di me, come è giusto che sia, mi prescrisse un antidepressivo senza accertarsi della reale diagnosi.
Si, era DOC evidente, ma mi parlava di MMPI e test per valutare la mia situazione.
Chiesi anche un certificato di diagnosi perché mi serviva sul lavoro ma lei mi disse chiaramente che non aveva abbastanza materiale per diagnosticarmi il disturbo.
Però mi prescrisse il farmaco.
Addirittura al colloquio successivo non consultò nemmeno l'MMPI che io avevo compilato, dicendomi che era appena tornata dalle ferie.
Vi sembra professionale questo atteggiamento?
Vi sembra giusto che questa donna abbia lucrato sulla mia salute senza spiegarmi i possibili effetti avversi di questo farmaco?
Io ritengo giusto proseguire per vie legali.
Potrei ottenere qualcosa?
O quella donna (non la chiamo dottoressa per non offendere i veri medici, quelli che davvero tengono alla salute del paziente) ha un "alibi" troppo forte e quindi non otterrei niente?
Questa mi prescrisse un antidepressivo e un ansiolitico.
Li presi per 3 mesi poi ho deciso di scalarli, in tutto li ho presi per 5 mesi.
Nessuno mi avvertì che il farmaco poteva procurarmi sintomi iatrogeni.
Sto parlando di disfunzioni sessuali più o meno importanti.
Io ho intenzione di portare la psichiatra in tribunale, perché quando mi prescrisse i farmaci, l'agenzia della farmacovigilanza aveva già avvertito le case farmaceutiche della possibilità di incappare in questo inconveniente (obbligandoli ad aggiornare bugiardini entro i mesi successivi) quindi lei doveva per forza conoscere questa condizione.
Io sono stato danneggiato da quella scelta, ma non ho intenzione di fermarmi.
Non provo odio nei confronti di chi mi prescrisse quel farmaco perché per fortuna questo sentimento non mi appartiene.
Ma rabbia, se permettete sì, come penso tutti quelli che siano incappati in questa situazione.
E sapete perché?
Sono una persona che non beve, ho fumato 3 sigarette in vita mia, non ho mai toccato droghe di nessun genere.
E mi ritrovo danneggiato da qualcuno che ha fatto un giuramento per tutelare la mia salute.
Non avrei barattato la mia sessualità con niente, nemmeno con gli attacchi di panico.
Ora però vi spiego cosa successe il giorno del colloquio.
La vostra collega dopo avermi chiesto varie informazioni su di me, come è giusto che sia, mi prescrisse un antidepressivo senza accertarsi della reale diagnosi.
Si, era DOC evidente, ma mi parlava di MMPI e test per valutare la mia situazione.
Chiesi anche un certificato di diagnosi perché mi serviva sul lavoro ma lei mi disse chiaramente che non aveva abbastanza materiale per diagnosticarmi il disturbo.
Però mi prescrisse il farmaco.
Addirittura al colloquio successivo non consultò nemmeno l'MMPI che io avevo compilato, dicendomi che era appena tornata dalle ferie.
Vi sembra professionale questo atteggiamento?
Vi sembra giusto che questa donna abbia lucrato sulla mia salute senza spiegarmi i possibili effetti avversi di questo farmaco?
Io ritengo giusto proseguire per vie legali.
Potrei ottenere qualcosa?
O quella donna (non la chiamo dottoressa per non offendere i veri medici, quelli che davvero tengono alla salute del paziente) ha un "alibi" troppo forte e quindi non otterrei niente?
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Spett.le Utente,
prima di intentare un'azione legale contro chiunque, è opportuno rivolgersi ad un avvocato, che ne valuterà le possibilità di successo in concreto.
A mio parere in quanto riferisce non dà prova del danno subìto, nè della negligenza, imprudenza od imperizia, e quindi della colpa, ascrivibile al sanitario.
Distinti Saluti.
prima di intentare un'azione legale contro chiunque, è opportuno rivolgersi ad un avvocato, che ne valuterà le possibilità di successo in concreto.
A mio parere in quanto riferisce non dà prova del danno subìto, nè della negligenza, imprudenza od imperizia, e quindi della colpa, ascrivibile al sanitario.
Distinti Saluti.
Nicola Mascotti,M.D.
[Si prega di non richiedere stime del grado percentuale di invalidità, che non possono essere fornite in questa sede]
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 829 visite dal 20/04/2020.
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