Contatto animali post-trapianto
Egregi Dottori,
Mio marito sta per affrontare un trapianto di rene e, leggendo su Internet, ho capito che durante il post-trapianto non potrà stare molto a contatto con il nostro gatto, anche se l'animale può continuare a vivere in casa. Leggo, inoltre, che il gatto non può dormire in camera da letto: potrei sapere il reale motivo? Perché dove ho letto questa informazione, non dava spiegazioni.
Ringrazio in anticipo per l'attenzione e porgo distinti saluti.
Mio marito sta per affrontare un trapianto di rene e, leggendo su Internet, ho capito che durante il post-trapianto non potrà stare molto a contatto con il nostro gatto, anche se l'animale può continuare a vivere in casa. Leggo, inoltre, che il gatto non può dormire in camera da letto: potrei sapere il reale motivo? Perché dove ho letto questa informazione, non dava spiegazioni.
Ringrazio in anticipo per l'attenzione e porgo distinti saluti.
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Nei primi tre mesi dopo il trapianto il rischio di infezioni è più alto. Gli animali possono veicolare infezioni banali per un soggetto immunocompetente, ma che possono complicarsi molto in un soggetto immunosoppresso. Anche un graffio o un morso possono sovra-infettarsi e causare notevoli problemi.
La restrizione vale in genere per i primi 3, massimo 6 mesi.
Saluti
La restrizione vale in genere per i primi 3, massimo 6 mesi.
Saluti
Dr. Filippo Mangione
Specialista in Nefrologia
Dirigente Medico - Fondaz. IRCCS Policlinico S. Matteo - Pavia
[#2]
Utente
La ringrazio per il suo consulto.
Sapevo che è necessario evitare il contatto con gli animali per scongiurare possibili infezioni. Quello che non riesco a capire è perché proibire l'accesso all'animale in camera da letto piuttosto che in un'altra stanza.Tra l'altro il nefrologo che ha in cura mio marito, ora in ospedale in quanto lunedì ha fatto il trapianto, gli ha esplicitamente detto che tra un mese potrà avere tranquillamente a che fare col gatto.
Sapevo che è necessario evitare il contatto con gli animali per scongiurare possibili infezioni. Quello che non riesco a capire è perché proibire l'accesso all'animale in camera da letto piuttosto che in un'altra stanza.Tra l'altro il nefrologo che ha in cura mio marito, ora in ospedale in quanto lunedì ha fatto il trapianto, gli ha esplicitamente detto che tra un mese potrà avere tranquillamente a che fare col gatto.
[#3]
Scusi, ma in camera da letto chi ci dorme? Non è un ambiente che suo marito frequenta? Non necessariamente il contatto deve essere diretto: alcune infezioni possono trasmettersi anche attraverso il contatto indiretto (ad es. il gatto sporca, anche invisibilmente, con le sue deiezioni un ambiente frequentato dal trapiantato, ed ecco che il rischio aumenta).
Per quanto concerne il tempo di astensione, dipende dai protocolli del Centro e dalla terapia immunosoppressiva praticata. Nel nostro Centro consigliamo 3 mesi. Se il suo nefrologo consiglia un mese, meglio così.
Saluti
Per quanto concerne il tempo di astensione, dipende dai protocolli del Centro e dalla terapia immunosoppressiva praticata. Nel nostro Centro consigliamo 3 mesi. Se il suo nefrologo consiglia un mese, meglio così.
Saluti
[#5]
La soluzione sarebbe quella di suddividere gli ambienti e limitare al massimo (sarebbe meglio evitare) la condivisione degli ambienti con gli animali.
Non posso entrare nel vostro caso specifico nè sovrappormi a quanto consigliato dal vostro curante. Noi consigliamo di evitare la condivisione ambientale con animali nei primi 3 mesi. Se non è possibile, consigliamo di affidare temporaneamente ad altri l'animale. Poi, ovviamente, è il paziente che decide come meglio crede. Mi rendo conto che è una decisione arbitraria, ma non vi sono evidenze scientifiche vere e proprie a riguardo. E' una misura di cautela forse eccessiva, ma credo improntata al buon senso.
Non posso entrare nel vostro caso specifico nè sovrappormi a quanto consigliato dal vostro curante. Noi consigliamo di evitare la condivisione ambientale con animali nei primi 3 mesi. Se non è possibile, consigliamo di affidare temporaneamente ad altri l'animale. Poi, ovviamente, è il paziente che decide come meglio crede. Mi rendo conto che è una decisione arbitraria, ma non vi sono evidenze scientifiche vere e proprie a riguardo. E' una misura di cautela forse eccessiva, ma credo improntata al buon senso.
[#7]
Gentile Signora,
non è solo a discrezione del curante: nessuno di noi, credo, si sveglia la mattina e s'inventa cosa raccontare al paziente in ragione del proprio umore personale!
Vi possono essere delle discrepanze nei protocolli gestionali che conseguono a differenze nei protocolli di terapia immunosoppressiva o di profilassi antiinfettiva post-trapianto, o che si differenziano in ragione del profilo immuno-infettivologico del paziente pre-trapianto (immunità acquisita contro la toxoplasmosi, ad esempio).
Ad ogni modo, fanno sempre fede i consigli che le vengono dati dal curante di suo marito.
Saluti
non è solo a discrezione del curante: nessuno di noi, credo, si sveglia la mattina e s'inventa cosa raccontare al paziente in ragione del proprio umore personale!
Vi possono essere delle discrepanze nei protocolli gestionali che conseguono a differenze nei protocolli di terapia immunosoppressiva o di profilassi antiinfettiva post-trapianto, o che si differenziano in ragione del profilo immuno-infettivologico del paziente pre-trapianto (immunità acquisita contro la toxoplasmosi, ad esempio).
Ad ogni modo, fanno sempre fede i consigli che le vengono dati dal curante di suo marito.
Saluti
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 9.5k visite dal 07/01/2011.
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