Fibrosi retroperitoneale

Salve dottore, ho una domanda che mi assilla da tempo, una curiosita lecita ,anche se ormai non potra piu servirmi a nulla...Circa un mese fa,mio padre di anni 67 ,peso circa 90 kili,altezza 1 metro e 68,si è sottoposto ad un intervento per cambiare gli stent renali che aveva messo circa 4 mesi prima a causa della patologia di cui era affetto,ovvero la fibrosi retroperitonele.Mio padre era quindi in cura con farmaci cortisonici ,di cui non ricordo il nome, ma cmq sono utilizzati di solito in questa patologia e che quindi lei conoscera bene.
Insomma per farla breve, durante tale intervento mio padre è deceduto per attacco cardiaco massiccio,o cosi ci è stato detto.
Dopo aver navigato in internet letto qualche articolo ecc, ho letto che innanzitutto i farmaci cortisonici hanno effetti negativi a livello cardiaco, che la fibrosi colpisce tutti gli organi,non solo i reni,quindi mi chiedo, forse tale intervento doveva essere evitato?Forse avrebbe dovuto fare ulteriori accertamenti?Insomma dottore, io non cerco colpevoli,ma solo la verita ,che spero per coscienza qualcuno mi dia,questa morte poteva in qualche modo essere evitata?Lei difronte ad un soggetto simile come si sarebbe comportato?Avrebbe fatto l intervento?Dopo il decesso i medici ci hanno chiesto se soffriva di cuore, io sinceramente questa domanda l ho trovata assurda e fuori luogo.Ma come loro non avevano una cartella clinica?!!Spero vivamente di poter togliermi qualche dubbio.
Grazie mille
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Dr. Paolo Piana Urologo 43.5k 1.9k
Gentile Signora,
comprendiamo certamente il suo stato d'animo per la perdita improvvisa di suo Padre, che ovviamente ci addolora. Peraltro, da questa posizione non ci è di certo possibile esprimere un giudizio appropriato su una situazione complessa di cui lei ci indica superficialmente solo alcuni aspetti. Vi sono comunque alcune considerazioni generali che possono essere formulate, questo è quanto lecito esprimere nell'ambito di questo tipo di consulenza.
1) La fibrosi retro-peritoneale è causa di ostruzione degli ureteri con sofferenza renale (dilatazione, riduzione della funzione), pertanto la soluzione palliativa più immediata è certamente l'introduzione di endoprotesi ureterali (o "stent"). Questo in attesa di una possibile soluzione chirurgica oppure dell'efficacia della terapia farmacologica instaurata.
2) La fibrosi retroperitoneale è una malattia le cui cause non sono ancora perfettamente conosciute, pertanto non esiste una terapia farmacologica "ideale" in grado di agire direttamente con successo. Come in tutte le situazioni che hanno a che fare diretta od indiretta con l'infiammazione, i farmaci in grado di controllare meglio la situazione, anche se in modo parzialmente empirico, sono appunto i cortisonici.
3) I cortisonici, in particolare se somministrati per un lungo periodo e ad alte dosi, possono accelerare i fenomenti di arteriosclerosi, ovviamente in soggetti predisposti o con apparato vascolare già compromesso.
4) La sostituzione degli stent ureterali è indispensabile mediamente ogni 4-6 mesi, ma i tempi sono variabili in dipendenza di molti fattori che lo specialista sa certamente riconoscere.
5) La sostituzione degli stent è considerata un intervento di endoscopia di modesto impegno, direi senz'altro inferiore almeno in via teorica al primo inseriemento, tant'è che risulta necessaria un'anestesia generalmente più breve e, se possibile, più leggera.
6) Prima di qualsiasi intervento, quindi anche endoscopico, viene effettuata una valutazione anestesiologica in cui si considerano le condizioni generali e gli eventuali esiti di esami generali recenti.
Lei ha omesso di dirci se suo Padre avesse davvero o meno precedenti cardiologici, ma le modalità di insorgenza di questa fatale complicazione hanno molto l'aspetto di una manifestazione accidentale, il cui rischio purtroppo è presente in ogni momento della nostra vita a prescindere dalle condizioni fisica e di assistenza sanitaria in atto. Ovviamente tutto ciò merita di essere chiarito, se lei desidera, nei modi e nelle sedi più opportune.

Saluti

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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Utente
Utente
Gentissimo Dr.Piana, la ringrazio per la sua risposta,e per avermi chiarito alcuni aspetti che non conoscevo, mio padre non aveva esattamente precedenti cardiologici, tuttavia era iperteso, sovrappeso e non piu giovane, quindi posso dire che se anche non aveva avuto 'infarti' nella vita, non aveva proprio una situazione 'ottimale'(mi scusi per il linguaggio poco tecnico)
Inoltre io gia sapevo che purtroppo l'intervento doveva necessariamente essere fatto, il mio unico dubbio era in merito agli esami generali precedentemente effettuati, non so, nella mia ignoranza in materia medica ,ho pensato che forse nel caso specifico di mio padre ,dovevano effettuare qualche analisi in piu' o evitare l'anestesia ,se essa abbia potuto in qualche modo influire.
Inoltre negli esami appositamente fatti prima dell'intervento usci' un INR molto molto al di fuori dai range di normalità (purtroppo non ricordo se piu basso o piu alto),cosi' gli fecero ripetere l'esame ,i risultati furono gli stessi,ma l'operazione avvenne ugualmente.
Puo' questa cosa aver influito?
Dinuovo grazie mille
Cordiali saluti
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Dr. Paolo Piana Urologo 43.5k 1.9k
Gentile Signora,
l'intervento di sostituzione degli stent ureterali impone una qualche forma di anestesia, senza la quale il dolore sarebbe certamente insopportabile, specie nel maschio. L'INR è un parametro relativo alla coagulazione del sangue, in genere lo si rende volutamente elevato in pazienti che assumono una terapia anticoagulante orale (tipo Coumadin). L'INR relativamente elevato sconsiglia l'effettuazione di interventi ad alto rischio di sanguinamento, ma la sostituzione degli stent non è certo fra questi.
Questo per rispondere alle sue ultime domanda, per il resto vale quanto le abbiamo espresso in precedenza.

Saluti