Terapia assunta

Salve, sono una donna di 35 anni, affetta (come da recente referto della RM lombare), da spondilolisi istmica ed anterolistesi di I° grado di l5 su s1, pseudoerniazione post. del disco corrispondente che impegna entrambi i forami neurali con deformazione del profilo ant. del sacco durale.Tessuto erniario in sede paramediana sx che determina compressione sulla porione ascellare della radice s1 sx, ispessita e di segnale alterato.
Da circa 40 gg. soffro di un'importante lombosciatalgia che mi ha costretto alla completa immobilità per due settimane. Terapia assunta: cortisonici, FANS, miorilassanti e Lyrica oltre al "salvavita" Contramal.Busto BTA. Attualmente stringo i denti e assumo solo dicloreum 150 nelle giornate peggiori.
Il dolore, ridottosi del 50% a 20gg dall'esordio, attualmente mi concede pochissima autonomia nel deambulare (max 300 mt), interessando il tratto lombare, il gluteo e il tallone, costringendomi ad una postura incurvata e disturbandomi il sonno. Continuo ad indossare il busto durante il giorno.
Mi chiedevo se, in considerazione della patologia e del tempo trascorso fino ad oggi, potessi ancora sperare in una regressione della sintomatologia senza ricorrere alla chirurgia.
Inoltre mi piacerebbe conoscere la tecnica chirurgica meno invasiva che mi consentirebbe oltre la risoluzione del problema anche la quanto più possibile veloce ripresa funzionale. Quali i Centri di riferimento in Italia?
Ringrazio infinitamente per l'attenzione.
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Dr. Marco Mannino Neurochirurgo 604 21 5
Gentile Signora,
il problema principale è la minima autonomia che lei ha nel deambulare, non tanto il dolore per il quale esiste sempre un rimedio.
Mediamente, quando una spondilolistesi istmica esordisce in questo modo difficilmente sfugge al trattamento chirurgico che può essere al più procrastinato se i farmaci danno un temporaneo beneficio.
Relativamente alla tecnica chirurgica, si può dire che la letteratura internazionale conviene sul fatto che la fusione tra le due vertebre listesiche deve essere sempre circonferenziale mediante viti e cage (o innesto osseo). Questo obiettivo può essere raggiuinto chirurgicamente mediante una classica via mediana o quando possibile mediante un approccio laterale. Il primo ha il vantaggio di essere tecnicamente di più facile esecuzione ma i tempi di ripresa sono più lenti per il danno muscolare che si provoca. La seconda via è tecnicamente poco più complessa ma quasi del tutto indolore (si passa attraverso i muscoli) con una ripresa molto rapida (e non viene eseguita da tutti i chirurghi vertebrali per via della ancora parziale diffusione). Il grado di stenosi centrale causato dalla sua listesi è il principale ostacolo alla scelta di una via rispetto ad un altra. Per poter esprimere un giudizio dovrà essere visitata e gli esami eseguiti visionati accuratamente.
Non esistono centri di riferimento in Italia, quanto piuttosto la fiducia posta nell'operatore che eseguirà l'intervento.
Cordialmente

Dr. Marco Mannino
Neurochirurgo
http://www.studiomannino.com

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dopo
Utente
Utente
Dr. Mannino la ringrazio per la sollecita ed esaustiva risposta. Stò cercando di prendere la decisione giusta, cercando di non farmi influenzare dalla paura del bisturi. Oltre il lavoro ho due bambini molto piccoli che mi impegnano molto fisicamente e vorrei con o senza intervento poterli riprendere tranquillamente in braccio. Vorrei ritornare alle abitudini di prima, disposta si ad evitare gli sforzi eccessivi ma con l'aspettativa di una vita normale.
Sabato incontrerò il neurochirurgo e anche grazie ai suoi chiarimenti e al parere dell'ortopedico (che mi consiglia al momento di rimandare l'intervento)tirerò le somme.
Grazie ancora.