Erniectomia, microdiscectomia e decompressione in l5 s1 con recidiva

Salve. Nel marzo 2011 sono stato sottoposto ad un intervento di erniectomia, microdiscectomia e decompressione in L5-S1 a sinistra a causa di una voluminosa formazione erniaria paramediana sinistra migrata caudalmente nel recesso laterale di S1, con verosimile minima quantità di materiale discale extraligamentoso ed effetto compressivo sul sacco durale. L'intervento è andato bene, il dolore alla gamba è passato subito dopo l'operazione, ma a tutt'oggi persiste una parestesia nel piede sinistro ed un deficit muscolare nel polpaccio esterno sinistro con leggera diminuzione della forza. Credevo che questi deficit passassero ma ormai ci convivio anche se la speranza di un miglioramento negli era sempre viva così come prospettatami da medico che mi aveva operato.
A parte questo non ho avuto più problemi fino ad un mese fa quando ho avvertito un forte dolore al gluteo e bruciori al nervo sciatico della gamba sinistra che a tutt'oggi persistono e mi costringono a stare a riposo a letto in quanto, quando in piedi, si riacutizzano in modo violento e non mi consentono di svolgere una vita quotidiana normale; tra l'altro aumenta la parestesia già esistente.
In questo momento, sotto controllo medico, sto combattendo il dolore con farmaci antinfiammatori non steroidei e cortisonici che alleviano un po la mia sofferenza.
Mi sono sottoposto quindi , qualche giorno fa, ad una nuova RMN che ha evidenziato in L5-S1, una formazione erniaria a sede medianaparamediana sinistra, con porzione estrusa e migrata distalmente e lateralmente, che induce evidente impronta sul profilo anteriore del sacco durale e oblitera parzialrnente il relativo neuroforame entrando in conflitto con la radice nervosa.
A questo punto, in attesa di visita neurochirurgica, chiedo se questa situazione mi costrige a sottopormi ad un nuovo intervento chirurgico, magari diverso dal primo e definitivo senza possibilità di altre recidive, oppure esiste una terapia conservativa che lo possa evitare.
Grazie
[#1]
Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
Molto dipende dalla evoluzione della sintomatologia a causa del trattamento conservativo in atto.
Se le cose non andassero per il meglio o, peggio, se continuassero ad aggravarsi con disturbi ulterori della motilità, riterrei che dovrebbe essere presa in considerazione un'opzione chirurgica che, nel Suo caso, in considerazione dei presumibili e importanti fatti cicatriziali presenti nel campo operatorio del pregresso intervento, consiglierei da eseguire con tecnica mininvasiva, meno traumatica della microdiscectomia, per non rischiare di aggravare una situazione "precaria" già esistente e, contemporaneamente, per asportare il materiale erniato già nel forame di coniugazione ove, molto presumibilmente, la radice nervosa risulta più sofferente.
Ne parli col Suo Neurochirurgo e, se ha piacere, legga gliarticoli che ho pubblicato, nella mia pagina blog, sull'argomento.
Dia pure ulteriori notizie ed auguri cordiali.

Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: "La Madonnina Milano-02/58395555
"Villa Mafalda" ROMA-06/86094294

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottore,
La ringrazio per la celere risposta. Ma un eventuale intervento chirurgico in minvasiva pottebbe essere utile magari per eliminare le cause delle esistenti parestesie al piede sinistro oppure il tempo trascorso dallultimo intervento chirurgico ne esclude a priori la possibilità.
La ringrazio ancora e buona giornata.
[#3]
Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
L'intervento mininvasivo lo si fa per migliorare grandemente le condizioni iniziali da cui è oppresso il paz.
Non avendo tutti i dati clinici a disposizione non sono in grado di pre-dirLe di quanto dovrebbe migliorare.
Ne parli col Suo Chirurgo e faccia pure sapere.
Cordialmente.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille Dottore.
Dopo la visita neurochirurgica mi permettero disturbarla ancora per un suo autorevole parere.
Grazi ancora e buona giornata.