Decorso microdiscectomia

salve dottori
mi ritrovo ancora una volta a scrivere qui perchè non riesco a trovare una soluzione ai miei disturbi. Ad ottobre eseguo una risonanza per dei fortissimi dolori sciatalgici, ai quali successivamente si sono aggiunti perdita di forza nell'elevazione sulle punte ed iposensibilità (tattile e termica) nelle zone del piede e del polpaccio. Alla rm viene rilevata u'ernia l4-l5 espulsa e migrata caudalmente. Contatto diversi specialisti, alcuni mi consigliavano l'intervento, altri invece me lo sconsigliavano caldamente. Anche se parte dei sintomi era leggermente migliorata (la forza era in parte tornata ed il dolore attenuatosi) il dolore patito e la conseguente ridotta qualità di vita mi hanno fatto scegliere per una soluzione più rapida e mi sono sottoposto a microdiscectomia. A differenza delle promesse fattemi però a tre mesi dall'intervento sono molto lontano dallo stere bene. L'unico sintomo veramente migliorato è la forza, recuperata per piuù del 80%, per il resto pochissimi miglioramente. Ma se la situazione su questo versante è poco cambiata purtroppo dall'intervento si è notevolmente aggravata la lombalgia. Questa era comparsa diversi mesi dopo l'episodio acuto di sciatalgia ed aveva un carattere altalenante, dopo qualche giorno passava. Dall'intervento ho tutti i giorni per quasi tutto il giorno mal dischiena. il risveglio è problematico, anche dormire a letto in una certa posizione mi evoca dolore. Gli starnuti mi causano fitte lancinanti alla schiena. Ho avuto inoltre un ritardo della guarigione della ferita (inspiegabile dato che non sono diabetico e non ho avuto mai problemi di cicatrizzazione). Quetsa è infatti guarita per seconda intenzione e la crosta è caduta soltanto due mesi e mezzo dopo l'operazione. Di mia iniziativa ho eseguito rm di controllo dalla quale è emersa soltanto la presenza di un modesto residuo cartilagineo e di segni parafisiologici di alterazione locale, imputabili all'intervento. Il neurochirurgo che mi ha operato è convinto che le cose vadano bene, invitandomi a fare nuoto, a dimagrire e ripetere rm tra qualche mese per valutare il disco residuo. Ritiene che non si tratti di recidiva erniaria e che non rappresenterebbe comunque un problema, mentre eventuali processi cicatriziali sono localizzati e lontani dal nervo (non pensa sia il caso di fare rm con mdc). Scusate lo sfogo ma sono stanco e sconfitto. Ho cominciato nuto, o fatto un ciclo di sedute con un osteopata ma tutto si rivela inconcludente. i sintomi alla gamba restano pressochè invariati e la schiena non mi permette di fare altro se non dormire ed andare a lavoro, al termine del quale ho la schiena a pezzi. Io ho 30 anni, ero uno sportivo, vorrei tornare alla mia vita di sempre ed invece nonostante tutti i tentativi, nonostante l'intervento contiuo ancora a soffire. E' possibile sia necessario tutto questo tempo per guarire? Passeranno mai questi maledetti dolori? cosa posso fare? Rivolgermi ad un algologo? Grazie in anticipo
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Egr. signore,
se la forza al piede è notevolmente migliorata, l'intervento si può dire che ha ottenuto un buon risultato.
Se la sintomatologia comunque ancora persiste con la lombalgia bosgnerebbe valutare se ci sono i presupposti per una stabilizzazione della colonna.
Si parla, mi pare, di residuo discale che potrebbe essere responsabile dei sintomi, ma a distanza non è possibile confermare nulla.
In sintesi bisogna valutare se tale residuo è causa della lombalgia e/ o se e come è necessario prospettare una soluzione terapeutica efficace

Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, invio cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Dottore Migliaccio grazie per la disponibilità, mi ha ridato un minimo di speranza. Si il residuo c'è ma mi hanno detto che non dovrebbe dare problemi. Purtroppo la lombalgia non migliora, dopo una giornata in piedi la schiena è dolorante. Anche trasportare pesi mi causa ancora mal di schiena. Nei momenti in cui la schiena è dolente inoltre, il dolore si acutizza anche per uno starnuto o per un colpo di tosse. La sciatalgia anche se lentamente è in remissione, ciò che più mi condiziona è la lombalgia. Tutto ciò può rientrare in un normale decorso post operatorio? Anche a tre mesi di distanza? L'eventuale stabilizzazione quanto inciderà sulla mia qualità di vita? Grazie in anticipo.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Il residuo di ernia c'è, i disturbi Lei ci li ha. Mi sembra che i problemi li stia dando, no?

Domanda
Tutto ciò può rientrare in un normale decorso post operatorio?
Risposta: NO

Anche a tre mesi di distanza?
Risposta: NO

Domanda: L'eventuale stabilizzazione quanto inciderà sulla mia qualità di vita?
Risposta: In nessun modo.
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dopo
Utente
Utente
Salve gentile dottore, mi ritrovo ancora una volta a scrivere qui perché sono in cerca di una soluzione che non vuole arrivare e di risposte che nessuno vuole darmi. Riassumendo dopo mesi di sofferenza sono stato operato per un'ernia espulsa l4-l5 che m causava forti dolori, perdita di sensibilità e perdita di forza al piede. A distanza di 5 mesi dall'intervento continuo a non stare bene. I dolori si sono ridotti ma mai scomparsi, la forza al piede è migliorata ma la sensibilità non è più tornata. Ciò che mi limita è però la lombalgia costante. Al mattina il dolore è fortissimo e diminuisce dopo un paio di ore. La forte rigidità dura anche di più ma è sufficiente trascorrere qualche ora in piedi per far tornare i dolori nuovamente molto forti. Dolore alla schiena ed ai glutei (le anche) e a volte al bicipite femorale (disturbi su entrambi i lati). Prima risonanza post operatoria rilevava piccolissimo residuo cartilagineo in l4-l5. Il chirurgo m assicura che non è nulla di che e mi chiede di aspettare. Passano i mesi ma la lombalgia non migliora, i sintomi alla gamba si attenuano molto lentamente. Il chirurgo alla visita successiva mi parla di sindrome delle faccette articolari ed esegue infiltrazione di cortisone, seguono 3 giorni di sollievo e dopo la situazione torna la stessa di prima. Cambio neurochirurgo ed eseguo rm con mdc. Questa evidenzia infiammazione della cicatrice con lieve enhancement che coinvolge la radice di dx. Infiammati anche i tessuti molli in sede di approccio chirurgico. Segnalo inoltre che ho avuto anche un ritardo nella guarigione della ferita chirurgica, rimarginatasi per seconda intenzione e con una guarigione totale (caduta della crosta e dell'eccesso di fibrina) soltanto a 2mesi e mezzo dall' intervento. Anche il secondo chirurgo esclude che il residuo cartilagineo sia responsabile della sintomatologia ed imputa il tutto all'infiammazione, mi consiglia terapia con miorilassante ed integratori per il nervo. Terapia eseguita per 1 settimana, nessun miglioramento. Io non so più cosa fare, ho abbandonato l idea di tornare alla mia vita di prima(ero un ragazzo sportivo, atletico e pieno di impegni) ma vorrei almeno riuscire a vivere senza dolore. Ad oggi ancora non ho risposte su cosa sia andato storto né tantomeno su come risolvere il problema. È mai possibile non poter porre rimedio a tutta questa situazione? Cosa devo fare ? Grazie in anticipo
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Caro signore,
per poter tentare di darle una risposta su eventuali possibilità di guarigione dovrei visitarla e consultare la documentazione clinica.
Così, a distanza non è possibile prospettare alcuna ipotesi diagnostica e terapeutica

Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti e necessità. invio cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Grazie per la celere risposta dott. Migliaccio. Comprendo i limiti imposti dalla piattaforma ma non so più cosa fare, temo seriamente di dover sopportare tutto questo a vita, se di vita si può parlare. Potrei provare a inviare le risonanze o sarebbe comunque poco utile? Grazie per la disponibilità
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Si può mandarle, ma senza la valutazione clinica diretta dei suoi sintomi non è possibile fare una diagnosi di certezza.
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dopo
Utente
Utente
salve dottore, ho provveduto ad inviare le risonanze tramite wetransfer. La ringrazio in anticipo.