Difficoltà emotive bimbo 5 anni

Buongiorno,
Sono la mamma di un bimbo di cinque anni e mezzo che al momento presenta alcune difficoltà emotive, dovute evidentemente alla nascita dei fratellini gemelli (oggi di undici mesi), ma comunque, a nostro avviso, da valutare. È sempre stato sano, buono, a nostro avviso molto intelligente; certo un po' iperprotetto essendo primo figlio o è nipote nella famiglia, un po' pigro e amante dei giochi sedentari. Il primo anno ha frequentato poco L'asilo perchè spesso malato; il secondo quasi niente perchè sono nati i fratellini e, essendo loro prematuri, il pediatra ci ha sconsigliato di mandare il primo all'asilo per via del contagio coi virus. In estate quindi ci siamo accorti che si era completamente disabituato ai bambini e ora ha grossissime difficoltà di interazione con gli altri bambini. Li cerca, ma non ci Sa giocare.
Riassumendo, il bimbo si presenta così:
Ha un linguaggio più che adeguato per la sua età. Prima amava eseguire esercizi di prescrittura pre calcolo... Ora non vuole più farli.
Prima disegnava molto bene per la sua età, copiava soggetti, era attento ai colori e ai dettagli, ora non vuole più disegnare, dice che non gli va, non ne ha voglia. E le maestre dicono che ci impiega molto tempo a eseguire una scheda e sembra "indietro" nel disegno e nel colorare (un anno fa non era affatto così!).
Stessa cosa per il colorare. Prima era bravissimo e lo faceva spesso ora non gli va più.
Era ubbidiente, calmo. Ora fa dispetti a tutti gli altri bambini.
Sembra spesso non ascoltare, più che altro é sempre assorto in mille pensieri che lo distraggono.
A calcio non ascolta l'allenatore e le istruzioni che dá. Si allontana spesso dal gruppo. Non ha voglia di imparare regole, esercizi...gesticola talvolta, scuote la testa, digrigna i denti e muove le mani, anche se raramente.
Non é capace a giocare con gli altri bambini: ne cerca la compagnia ma non parla con loro come un bimbo del sua etá: no ha mai detto "giochiamo a ...?"... O entra nel gioco senza parlare (ma mai in un gioco complesso, anche solo minimamente organizzato), o interviene facendo dispetti (al mare distrugge i castelli, schizza l'acqua; a calcio si diverte a togliere il pallone dalle mani dei più piccoli).
Spesso mostra di essere consapevole delle preoccupazioni che dá (dice "ti prometto che la prossima volta finisco l'allenamento" oppure "vorrei farlo come vuoi tu questo esercizio"), altre volte fa discorsi molto infantili. Sa eseguire puzzle complessi (fino a 250 pezzi).
Noi genitori sappiamo che mostrarsi ansiosi peggiora la situazione ma è difficile dargli tempo. Ci chiediamo se recupererà, se tornerà sereno, se davvero è una situazione temporanea e cosa dobbiamo fare per stimolarlo. Una risposta ci sarebbe di sostegno. Grazie.

FC
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Dr.ssa Valentina Nappo Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 90 22
Buonasera Gentile utente,
prima di risponderle mi presento. Sono una psicologa e una psicoterapeuta della famiglia, non una neuropsichiatra infantile, ma ritengo che le difficoltà di suo figlio, molto frequenti, rientrino nelle mie competenze.

Per un bambino è normale vivere con disagio l'arrivo di un fratellino, ma in genere le difficoltà sono momentanee e si risolvono spontaneamente. L'errore che commettono molti genitori, tuttavia, è di instaurare una relazione "speciale" con il figlio unico, di farlo sentire un principe, di viziarlo e coccolarlo più del dovuto, per poi "dimenticarsene" dopo la nascita di un fratellino, o meglio, dimenticare che anche lui è un bambino e in quanto tale ha ancora bisogno delle cure, delle attenzioni e dell'affetto dei propri genitori.

Mi sembra che la scelta di non mandarlo a scuola per evitare contagi non tenga conto dei bisogni non solo emotivi, ma anche educativi del primogenito. Ora, lungi dal voler colpevolizzare lei e suo marito, è importante poter "accompagnare" con delicatezza il bambino nel cambiamento (in questo caso la famiglia che si allarga) e dargli rassicurazioni non solo con le parole, ma anche con i gesti in merito al fatto che continuerà ad essere amato dai propri genitori. E', inoltre, importante far sì che si avvicini ai gemellini e che sappia che sarà bellissimo quando tra un pò di tempo potranno correre, giocare e divertirsi insieme.
La miglior cura per un bambino così piccolo non può che essere la sua famiglia.

Sperando di esserle stata di aiuto, la saluto affettuosamente

Dr.ssa Valentina Nappo - Terapia individuale, di coppia e familiare a Napoli

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dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Gentile Dottoressa,
Grazie della risposta. Pur non conoscendo a fondo la nostra situazione, l'ha perfettamente inquadrata. G. Era il classico figlio unico desiderato e amatissimo, coccolato da tutti. Poi, noi genitori per primi, per un anno ce lo siamo dimenticati. Lo allontanavamo per paura che svegliasse i fratellini, non gli dedicavamo tempo esclusivo e, soprattutto, non lo abbiamo mandato all'asilo, tenendo così conto delle esigenze di tutti tranne che delle sue. È un bambino sensibilissimo e ora sta soffrendo. Per fortuna, si sta reinserendo bene all'asilo (pur con qualche difficoltà di integrazione: ogni tanto fa i dispetti e non utilizza ancora le modalità di relazione dei suoi coetanei, ma cerca volentieri i compagni e va di buon grado la mattina, impara ogni giorno cose nuove ed è sempre più partecipe) e, poiché da quando ci siamo accorti del suo disagio cerchiamo di dedicargli più attenzioni, sembra essersi un po' calmato e rassicurato.
A mio avviso, la sua difficoltà maggiore sta nello scarto che presenta tra il livello cognitivo (adeguato) e quello emotivo, nel quale risulta più infantile rispetto alla sua età. Le faccio alcuni esempi: gli piacciono i giochi da bambino piccoli, predilige la compagnia di bambini di età inferiore alla sua, non ama la competizione coi coetanei... Sappiamo che, col suo vissuto, ha bisogno di tempo, ma vorremmo sapere cosa possiamo fare per accompagnarlo verso questa maturazione, se c'è qualche comportamento da adottare per avvicinarlo positivamente ad esperienze da bambini "più grandi", visto che lui sembra volersi ancorare alle sue cose/ esperienze/affettività di quando era piccolo. La ringraziamo in anticipo per la risposta e soprattutto per quell'ultima frase (la famiglia è la cura migliore), con cui ci ha riportato alle nostre responsabilità ma anche alla gioia, pur nelle difficoltà, di essere genitori.
FC
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Dr.ssa Valentina Nappo Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 90 22
Gentile F.,

Può accompagnarlo nella maturazione dedicando più tempo a suo figlio, giocando con lui, stimolandone la curiosità, creando nuove possibilità di apprendimento, parlandogli di piu, utilizzando parole che un bambino piccolo possa comprendere.
Molto spesso, i disturbi dell'età infantile rappresentano delle modalità attraverso le quali il bambino, non disponendo di strumenti più "maturi", comunica il suo malessere agli adulti di riferimento cercando al contempo di catturarne le attenzioni. Una comunicazione che va dunque ascoltata con amore.
Posso solo consigliarle di puntare sulle risorse del suo bambino, piuttosto che su problematiche che al momento non sembrano destare troppe preoccupazioni.

Buon lavoro!
[#4]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Grazie, è stata davvero gentile.

FC
[#5]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Gentilissima Dottoressa,
Volevo aggiornarla sulla situazione e chiederle gentilmente un altro consiglio. Stiamo dedicando del tempo esclusivo al nostro primogenito (quando esce dall'asilo cerchiamo di fare sempre qualcosa insieme) che ci sembra già più sereno. Rimane un punto sul quale non sappiamo bene come lavorare: il suo atteggiamento all'asilo e, in generale, con gli altri bambini. Tende sempre a fare i dispetti (niente di fisicamente grave, più che altro è fastidioso, tocca il viso dei più piccolini o delle femmine, come per fare loro delle carezze, tira i bimbi per la maglietta, sottrae i giochi a chi è tranquillo...) e talvolta rifiuta (o meglio si oppone inizialmente, sempre però con atteggiamenti non aggressivi ma piuttosto volti a deviare dal compito) di svolgere le attività proposte dalle maestre. Perché ? E come possiamo fare per fargli tenere il giusto comportamento? Abbiamo parlato con lui e una volta ci ha detto che non voleva fare un disegno (che poi però ha fatto e la maestra lo ha lodato per questo) perché aveva paura di sbagliare; un'altra volta ci ha detto che lui vorrebbe fare ciò che vuole. Cosa si può fare di concreto per alleviare la sua insicurezza che, speriamo, sia momentanea? Io gli ricordo spesso qual è il comportamento corretto da tenere coi compagni, ho provato a dirgli che se sarà dispettoso gli altri non vorranno più giocare con lui (in realtà non gioca molto con gli altri, è per questo che fa i dispetti!), ma dovrei forse invece fare finta di niente? Speriamo che ciò sia una reazione alla gelosia unita al fatto che lo scorso anno non ha frequentato L'asilo. Ringraziando sin d'ora per la cortese risposta, inviamo i nostri distinti saluti.
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Dr.ssa Valentina Nappo Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 90 22
Gentile utente,

non posso fare a meno di notare come nei suoi discorsi ricorra spesso il termine "esclusivo"...come se per dedicare tempo a suo figlio, dovesse escludere i gemellini o viceversa. Insomma, in un modo o nell'altro, si rischia di creare degli esclusi.
Siete una famiglia ed è ora di dedicarle un tempo "inclusivo", che cum-prenda tutti senza trascurare nessuno.
Come migliorare il comportamento del bambino a scuola? Beh...è chiaro che il suo piccolo percepisca ancora nei pari (i suoi compagni) una minaccia all'esclusività di cui parlavo prima, vedrà che se lei e suo marito riuscirete a creare un clima di intesa, di complicità e di cooperatività in casa, di riflesso il bambino modificherà il suo comportamento anche a scuola con i suoi amici.
Nel frattempo, può spronare il bambino a socializzare e a relazionarsi in maniera positiva invitando amici a casa o permettendogli di partecipare alle feste. Si ricordi che spaventare il bambino ("se sarai dispettoso nessuno ti vorrà bene") non è costruttivo, meglio invece comunicargli tutti i lati positivi e piacevoli dello stare con gli amici.

Saluti
[#7]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Torno a scrivere perché non sono sicura di fare la cosa giusta per mio figlio e avrei gentilmente bisogno di un consiglio: ho portato il bimbo a un corso di psicomotricità: per qualche minuto è stato attratto dalla novità dei giochi, poi, per buona parte del tempo (totale di un'ora) si è sdraiato, ha saltellato... Insomma ha fatto tutto quello che ha voluto tranne ascoltare la psicomotricista che lo ha chiamato più volte cercando di coinvolgerlo. All'asilo idem: quando non vuole fare una cosa non la fa, ciondola, guarda il foglio ecc. e se la maestra insiste scoppia a piangere dicendo che non è capace o che è stanco ecc.Stessa cosa a calcio: fa un decimo di quello che chiede l'allenatore poi gironzola per il campo e al massimo dà fastidio ai coetanei. Io cerco di spiegargli che ci sono delle regole, che bisogna fare quello che dice la maestra ecc. gli chiedo naturalmente perché non le vuole far e lui mi ripete che vuole stare un po' lì tranquillo, che non gli va, che non è capace, che è stanco... Sono preoccupata perché il prossimo anno andrà in prima elementare. E mi chiedo: devo dargli tempo perché è una fase o il suo atteggiamento è il sintomo di un problema importante? So che la mia preoccupazione non lo aiuta ma vorrei sapere qual è l'atteggiamento giusto da tenere con lui e se il suo comportamento è seriamente preoccupante. Grazie ancora, distinti saluti.
[#8]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Gentile Dottoressa,
Torniamo a scrivere perché vorremmo aggiornare sulla situazione del nostro bambino e perché, essendo emersi alcuni nuovi aspetti, sarebbe per noi utile un vostro cortese parere.
Il nostro bimbo è più sereno rispetto a qualche mese fa, molto meno distratto e assorto, più partecipe alle cose di casa nelle quali cerchiamo di coinvolgerlo. Permane qualche atteggiamento di nervosismo latente (ha ripreso a tormentarsi un po'' le unghie) ma in generale è tranquillo. I suoi fratellini stanno crescendo e tutti e tre cominciano a interagire anche se il primogenito vorrebbe che loro giocassero di più (li invita a fare delle cose insieme tipo guardare un DVD o colorare) o comunque facessero quello che dice lui ma naturalmente, avendo loro 15 mesi, finisce che loro si divertono per le attenzioni ricevute dal fratello maggiore e lui, frustrato, fa loro dei dispettucci. All''asilo adesso non stuzzica più i compagni e esegue i lavoretti e gli esercizi senza problemi; le maestre dicono che è abbastanza rispettoso delle regole. Però adesso hanno notato una cosa: non interagisce più di tanto con gli altri bambini nel senso non che si isola, perché sta con gli altri e ci gioca ogni tanto ma nel senso che non ha un amichetto prediletto. Gioca un po'' con uno , un po'' con l''altro e spesso da solo, ma anche a tavola, momento in cui , sostengono le maestre, tutti chiacchierano e si divertono, lui mangia composto e osserva gli altri senza inserirsi. Le maestre hanno usato l''espressione "non condivide". A casa non sta zitto un attimo e ci racconta anche minimi dettagli dell''asilo (cosa fanno e dicono maestre e bimbi), manifesta di voler andare alle varie feste nei dintorni anche se non conosce gli altri bambini, invita qualche amichetto a casa con cui gioca. È vero, si comporta in modo diverso dai coetanei (5 anni), che in generale vedo più complici, perché non trova facilmente interessi comuni, però poi alla fine trovano sempre qualcosa da giocare. Gli ho chiesto come mai per lui è indifferente il posto a tavola all''asilo e come mai non chiacchiera e lui mi ha risposto che non sempre gli viene, che non ne ha voglia e tante volte gli piace stare a vedere e sentire gli altri. Quindi mi/vi chiedo: tutto questo sarà un po'' dovuto al carattere (sempre stato sensibile e particolare) e un po'' al fatto che prima di quest''anno non ha frequentato L''asilo o piuttosto le maestre intendono che sia un problema questo suo atteggiamento? Come genitori non vogliamo crearci problemi che non esistono, anche perché non vogliamo affatto che il bimbo percepisca alcuna nostra ansia, ma non vorremmo neanche sottovalutare le indicazioni delle insegnanti. Ci sembra però che si dice spesso di non forzare i bambini, di rispettarne il carattere e poi però guai se non corrispondono allo stereotipo oggi imperante: bimbi sorridenti sempre e super socievoli. Al nostro bimbo piace stare con gli altri però a modo suo. Crescerà, cambierà, ma ora che possiamo/dobbiamo fare? Se poteste darci il vostro gentile e pertinente parere ve ne saremmo grati.
Distinti saluti
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
Da quello che lei racconta non sembrerebbero emergere particolari elementi di preoccupazione. Al momento potrebbe essere utile continuare a monitorare la situazione, avendo cura, come già accennato da lei stessa, di non lasciare che il bimbo percepisca ansie rispetto ai suoi comportamenti. Nel caso, come probabile, si tratti soltanto di fenomeni legati al recente inserimento scolastico e magari, a una certa timidezza nell'approccio con più bambini, la situazione andrà ancora a migliorare, come accaduto negli ultimi mesi. Eventualmente, se ancora le insegnanti dovessero segnalare quelle che secondo loro potrebbero essere caratteristiche degne di attenzione, allora un consulto con uno specialista neuropsichiatra infantile potrà essere ulteriormente tranquillizzante.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it