Anemia associata ad adenocarcinoma del retto

Gentili medici,

vorrei porre alla vostra opinione e valutazione il seguente caso coinvolgente mia cognata:

A seguito di una gravidanza, dai controlli è risultata l'anemia associata alla presenza di un adenocarcinoma del retto moderatamente infiltrante (T3 N1) con secondarietà epatiche e linfonodali.

Dopo un lungo ricovero nel mese finale della gestazione, si è provveduto al cesareo programmato alla 33esima settimana. Il bambino è nato ed è in ottime condizioni.
Purtroppo però sono sopraggiunte complicazioni di natura vascolare alla madre, prima con una tromboflebite agli arti inferiori, comparasa di rettorragia (diagnosticata per via endoscopica della suddetta neoplasia del retto) e successivamente (al trasferimento ad altro ospedale) di una trombosi venosa profonda femorale-liliaca destra.

Da allora è in terapia anticoagulante con eparine a basso peso molecolare. Da una TC dell'encefalo diretta risulta negativa. In seguito a una TC del torace ed addome ha dimostrato embolia dei rami inferiori dell'arteria polmonare.

Durante la gestazione accusava forte dolore dorsale (senza evidenza alla TC) e sporadiche perdite ematiche per via rettale. Tuttavia appariva reattiva cognitivamente attiva.
A seguito di queste complicazioni vascolari però si ritrova in una condizione di semi infermità comunicazionale (non parla ma si lamenta, inizialmente in cecità temporanea, adesso vede ma poco stimolabile).

Lo staff medico che la segue è cauto nello sbilanciarsi, poichè il motivo del trasferimento era essenzialmente voluto alla possibilità di un trattamento chemioterapico volto al combattere l'adenocarcinoma, che al momento dichiarano essere non effettuabile, viste le sopraggiunte complicazioni.


Al che vi chiedo, viste le attuali condizioni, quale sarebbero i passi da effettuare per una, quanto meno, completa riabilitazione cognitiva del paziente, prima di procedere con il trattamento del tumore, e se quest'ultimo è consigliabile effettuare al momento o in futuro.


I miei sentiti ringraziamenti a tutti coloro vorranno inviare la loro opinione
Cordiali saluti.
[#1]
Dr. Giovanni Salamina Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 151 7 1
Si tratta di una paziente in stato comatoso con un tumore del retto con metastasi epatiche con tromboembolia polmonare in trombosi venosa profonda femoro-iliaca. Considerando la giovane età, se rientrasse dal coma e si stabilizzasse dal punto di vista dell'eventuale insufficienza cardio-respiratoria, sarebbe auspicabile trattare il tumore eventualmente ponendo un filtro cavale per la profilassi della tromboembolia polmonare
Auguri

Dr. Giovanni Salamina

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per l'attenzione Dr Salamina.
Nello stesso giorno in cui ho scritto questa richiesta di consulto, è stata già fatta un operazione di angioplastica per contrastare la trombo embolia polmonare.

Nella attuali condizioni però si riscontra un ulteriore calo di reattività, rifiuto dell'alimentazione ed evidente demoralizzazione del paziente.

Le condizioni generali tendono all'aggravarsi, anche per via di un indebolimento generale causato dalla subita operazione.

Quindi, allo stato attuale, e' possibile un trattamento non invasivo che possa contrastare il deterioramento cardiaco, semmai procrastinando il trattemento del tumore in un secondo momento (salvando per il momento la vita al paziente)?

[#3]
Dr. Giovanni Salamina Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 151 7 1
In base a quanto riferisce credo che sia stato già fatto quanto dovuto. Probabilmente ora si tratta di attendere somministrando una terapia di supporto e la terapia anticoagulante sperando in un recupero
Auguri