La pena dare una speranza che poi non c'era

Buonasera,
mio padre ha circa 68 anni a ottobre è stato operato di tumore allo stomaco. Il chirurgo alla fine dell'intervento ci ha detto che non è riuscito nonostante i tentativi a togliere il tumore perché era in una posizione tale che diventava pericoloso per il paziente. Gli ha fatto comunque un bypass per aiutarlo nella digestione. Ci ha comunicato che avrebbe dovuto fare la chemio con la speranza che si potesse ridurre. A metà ciclo di chemio l'oncologo gli prescrive la Tac per vedere i risultati della chemio. La Tac riguardante l'addome porta questo referto: Gastro-entero-anastomosi. Ispessimento concentrico della giunzione antro-pilorica cui si associa disomogeneità del cellulare lasso periviscerale ed indissociabilità dalla II porzione duodenale e dalla testa del pancreas".
Portando la Tac dagli oncologi ci dicono che si è ridotto ma è rimasto ancora attaccato al pancreas e che bisogna consultare il chirurgo per sapere se è possibile operare. Consultiamo il chirurgo e ci di dice che l'intervento è possibile tentarlo. Si riserva di confrontarsi con l'oncologo. Dopo circa tre giorni il chirurgo mi avvisa che papà non sarà più operato perché l'intervento che avrebbe dovuto fare cioè togliere lo stomaco, pancreas e duodeno era troppo complicato e non ne valeva la pena dare una speranza che poi non c'era.
Sono abbastanza confusa. Prima mi dice che avrebbe tentato, poi mi dice che è un intervento troppo delicato e che non è detto che riesca a togliere tutto il tumore e di continuare con la chemio finchè durerà il che potrebbe essere massimo un anno.
Chiedo a voi un consiglio perchè veramente faccio fatica a capacitarmi.
Sicuramente chiederò un altro consulto, però mi chiedo, veramente non c'è possibilità? Veramente non operare è la strada migliore? Lo so forse parlo da profana ma vorrei capire e soprattutto non lasciare nulla di intentato.
Grazie in anticipo.
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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
Indubbiamente la situazione appare seria e delicata: la resezione del tumore è curativa se rimosso completamente, altrimenti non modifica la prognosi. La valutazione di operabilità viene fatta in base all' esito di esami strumentali (tac, risonanza ed altri) ed in base a quanto si trova al momento dell' intervento. Nel suo caso, credo possibile e corretto sentire il parere di un altro collega e decidere poi quale strada seguire. Auguri!

Dottor Andrea Favara

http://www.andreafavara.it

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Utente
Utente
La ringrazio molto dott. Favara, capisco che non avendo in mano tutti i referti non le è possibile essere più preciso..e so che la situazione non è delle migliori. Essendo uno specialista in chirurgia dell'apparato digerente potrebbe consigliarmi dei chirurghi all'altezza a cui io potrei chiedere un consulto sulla zona di Roma?
La ringrazio in anticipo.
Cordiali saluti
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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
Prego, pur non potendo darle un' indicazione precisa, a Roma non mancano certo le strutture ed i colleghi assolutamente competenti, ad esempio l' Istituto dei Tumori o il Policlinico Gemelli tra tanti.
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Utente
Utente
Certo è giusto. La ringrazio molto per la sua disponibilità. Cercherò degli specialisti in queste strutture. Cordiali saluti
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Utente
Utente
come consigliato dal dott. Favara ho fatto un consulto per la situazione di mio padre.
Scrivo per intero l'intervento che ha fatto a ottobre (non lo avevo con me e non mi è stato possibile essere più chiara precedentemente)e cosa mi ha detto il chirurgo che ha visto i referti.
"Laparotomia mediana xifo-sottombelicale. Aperto il peritoneo, lisi di aderenze viscero-viscerali e viscero-parietali. non segni di carcinosi peritoneale, non versamento libero, non evidenti lesioni epatiche secondarie. Si documenta importante gastrectasia per la presenza a livello antro.pilorico di voluminosa neoformazione eteroproduttiva stenosante, affiorante alla sierosa, poco mobile sul piano profondo. Evidenti segni di ipertensione portale distrettuale. In particolare la neoplasia si estende verso la prima porzione duodenale ed infiltra la testa del pancreas arrivando ad infiltrare ab estrinseco la III porzione duodenale. la vena mesenterica superiore-porta presenta un quadro di infiltrazione/compressione. In considerazione dello stadio localmente avanzato della neoplasia si decide di non procedere ad intervento resettivo (con necessità di eseguire duodenocefalopancreasectomia) e di optare per trattamento chemioterapico neoadiuvante a scopo citoriduttivo; si procede a by-pass gastroenterico. Apertura dello stomaco a livello della parete posteriore e asportazione di gran quantità di ingesti solidi e liquidi. Gastroenteroanastomosi transmesocolica L-L manuale, in duplice strato. Lavggi della cavità. Emostasi. Un drenaggio spiral-drain paranastomotico fuoriuscente da fianco destro. Parete a strati. Cute con clips"
La chemio che ha iniziato a novembre consiste in sedute ogni 21 giorni in ospedale e pasticche da prendere a casa per 14 gg. Oxal-tom ATO Xeloda e prosegue terapie con Xeloda 3 cpr da 500 mg due volte al giorno.

Lo specialista leggendo la descrizione dell'intervento e guardando la Tac mi dice che l'affermazione che c'è un'infiltazione della vena mesenterica superiore-porta non si evince dalla Tac. Quindi propone di far un'altra Tac più chiara. Mi spiega che l'intervento può essere fatto ma chiaramente è molto complicato in quanto ci possono essere delle complicazioni durante l'intervento e dopo. Ma alte possibilità di allungargli la vita di altri due anni. In quanto anche con l'intervento non è guaribile. Nel caso però ci fosse quella infiltrazione alla vena-porta sconsiglia l'intervento.
E' stato molto gentile e mi ha detto di parlare con mio padre (mio padre non sa la sua vera situazione perchè il chirurgo del primo intervento ci consigliò di dirgli di averne tolto una parte per evitare che il paziente potesse abbattersi) perchè chiaramente solo lui può decidere se fare o meno l'intervento.
Io vivo il dramma di dover raccontare tutto questo a mio padre che non sa nulla ed è sereno e allo stesso tempo non so quale posssa essere la decisione migliore.
Anche perché il prossimo incontro con l'oncologo è il 4 marzo e la terapia sarà differente nel caso non venga fatto l'intervento oppure venga fatto.
Mi chiedo ma i medici sapevano già dall'inizio che non ci sarebbero stati risultati?
E' possibile che debba andare a finire così e che non ci sia nessuna possibilità di una prognosi diversa?
A me sembra di vivere un incubo (scusate lo sfogo) nel giro di un anno da un semplice dolore digestivo curato per gastrite in seguito ad una radiografia siamo arrivati a questo punto?
Vi prego aiutatemi a capire se devo consultare un altro chirurgo o addirittura un altro oncologo o arrendermi e basta.
Cordiali saluti
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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
Certo, comprendo la difficile situazione, credo che un altro parere sia servito a chiarire un poco le idee e a consigliarvi su come affrontare il problema. A questo punto credo che l' oncologo sia lo specialista piu' adatto per proseguire le cure, giro quindi il consulto in area oncologica per farvi avere un parere oncologico. Ancora auguri!
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Dr. Alessandro D'Angelo Oncologo 2.8k 64
Il tipo di neoplasia è tra i più "difficili" da eradicare se non preso in tempo.
I trattamenti sistemici quando non vi sono i criteri per una chirurgia radicale, sono lo standard, seppur con i limiti ad essi legati.
Se le condizioni generali fossero buone ad oggi esistono schemi a 3 farmaci con un discreto ruolo "contenitivo" della patologia, ma sono comunque pesanti, come effetti collaterali (ecco la necessità di sapere le condizioni generali)!

Cordiali Saluti
Dr. Alessandro D'Angelo
(email: alessandro.dangelo@grupposamed,com)

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Utente
Utente
La ringrazio dott. D'Angelo per la sua risposta. Le condizioni di mio padre sono buone in quanto non ha nessun'altra patologia. E' sempre stato in ottima salute e anche in questi tre mesi di chemio non ha avuto nessun disturbo particolare se non un formicolio alle mani nei primi giorni e un senso di pesatezza alla testa. Ha anche recuperato i chili persi prima dell'intervento, per cui mangia con appettito e senza particolari problemi.
Mi aiuti a capire meglio, se anche con questi farmaci di cui lei parla, e quali sono, c'è comunque meno di un anno di vita come ha pronosticato l'oncologo che lo ha in cura.
Vorrei solo capire qual'è la decisione giusta da prendere per aiutare anche lui a decidere nel modo migliore. Se effettuare questo intervento che spiegavo con il commento precedente oppure continuare solo con la chemio.
Grazie in anticipo per tutte le informazioni che mi fornirà.
Cordiali saluti
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Dr. Alessandro D'Angelo Oncologo 2.8k 64
Quando l'approccio chirurgico non ha chance di radicalità, non conviene "mettere mani". Sul tempo, essendo noi dei miseri mortali, lascio a chi è sopra di noi la decisione... il medico in questi casi deve concentrarsi sulla qualità di vita.
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Utente
Utente
Capisco. La ringrazio molto per la sua risposta.
Buon lavoro e cordiali saluti