Sospetto autismo

Salve,
mio figlio ha 34 mesi e presenta alcuni comportamenti e ritardi che ci hanno allarmato. Al momento ha un vocabolario sicuramente oltre le 50 parole e sta iniziando a comporre delle piccole frasi ("papà aiuti" quando vuole essere aiutato a fare qualcosa, "papà scendere", "papà in braccio") ma rispetto ai suoi coetanei è ancora indietro in termini di linguaggio e su consiglio della maestra dell'asilo abbiamo deciso di prenotare una visita logopedistica (l'iter comunque prevede prima un colloquio con un neuropsichiatra). In casa gioca regolarmente, con noi, con la sorella e con il nipote del nostro vicino. E' un bambino molto solare, indica le cose che vuole o quello che lo interessano, sorride spesso spontaneamente quando lo guardiamo o lo guardano degli estranei ma allo stesso tempo a volte sembra intimorito. La maestra dice che quando gli chiede se vuole la pappa o l'acqua non la guarda negli occhi quando risponde e si chiude con molta timidezza (con noi non succede). Dice inoltre che ora si impone con i compagni quando questi gli tolgono un gioco ma che le attività, quando non gli piacciono o non ha voglia, proprio non le fa. Ieri abbiamo fatto un primo giorno di inserimento per la scuola materna che inizierà a settembre e mentre la maestra leggeva ai bambini un libro lui si è rifugiato in braccio a me e voleva giocare con una macchinina. Iniziata l'attività con la pasta di pizza si è messo a fare le formine come gli altri (con manualità un pò impacciata) ma comunque ha risposto poco alle domande delle maestre. Ha risposto chiaramente solo quando gli ha chiesto come si chiamava la sorella. Non prununcia perfettamente il nome della sorella e la maestra non ha capito subito e lui si è anche irritato un pò ripetendo ad alta voce (questa volta guardandola). A casa gioca spesso con il trenino Duplo, adora guardare i video su Youtube (usa lo smartphone da solo). Con la sorella si mette spesso a disegnare (scarabocchiare) e ora sta iniziando a cantare le sigle dei cartoni animati o canzoncine che gl insegna la sorella. Ama lavorare in giardino e tutti i giochi che imitano le attività fatte da noi in casa (taglio dell'erba con una rasatrice giocattolo, innaffiatoio, ecc). Siamo molto in ansia soprattutto per la questione sguardo riferita dalla maestra e per le attività. Inoltre quando non vuole mangiare o non capiamo qualcosa di quello che vuole si mette a quattro zampe e si rifugia sotto il tavolo. Per il resto mangia da solo, non ha problemi di appetito o di peso e ora sta imparando a salire e scendere le scale da solo (ma a volte ha ancora paura e chiede di venire in braccio). Dobbiamo preoccuparci o stiamo esagerando?

Grazie
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
"Siamo molto in ansia soprattutto per la questione sguardo riferita dalla maestra e per le attività"

Gentile signora,

le maestre NON possono fare diagnosi di alcun tipo e il fatto che il bimbo -in alcune occasioni- non abbia guardato l'interlocutore negli occhi mentre rispondeva ad una domanda, non significa che sia autistico! Per la verità non significa neppure che abbia problemi di altro tipo.

Come mai Lei ha pensato all'autismo o ad una forma di ritardo?
Le è stato suggerito o è un Suo dubbio/timore?

Se rilegge la Sua richiesta, potrà notare che i comportamenti che descrive di Suo figlio sembrano adeguati all'età e al contesto: forse il bimbo semplicemente non ha voglia di fare alcune attività, o è stanco, o non è incoraggiato abbastanza a farle....

Anche i bimbi molto più piccoli del Suo sanno perfettamente far comprendere all'altro che cosa vogliono o non vogliono: un neonato sa farsi comprendere, magari piangendo.
Quindi non mi preoccuperei se in alcune circostanze Suo figlio non ha voglia di fare qualcosa, come tutti noi, del resto.

Lei stessa, se non ho capito male, dice che a casa il bimbo si comporta in maniera diversa, rispetto a come si comporta fuori.
Eventualmente potrebbe incoraggiarlo di più anche fuori casa, con rinforzi (ad es. "saluta la signora", "rispondi alla maestra", ecc...) e cogliere questa occasione per aiutare il Suo bambino a capire e mettere in ordine le emozioni, magari attraverso il gioco.

L'iter diagnostico di cui Lei parla è corretto (neuropsichiatra, psicologo dell'età evolutiva, logopedista), ma io ritengo sia indispensabile in prima battuta che Lei sia più serena.

Ne ha parlato con Suo marito di questa Sua preoccupazione?
Che cosa avete deciso di fare?
Com'è il clima in casa?

Tenga presente che i bimbi sono come spugne e assorbono ciò che noi adulti facciamo e come ci sentiamo, quindi è importantissimo che Lei e Suo marito siate sereni e fermi col bimbo, senza confonderlo.

Per quanto riguarda invece il linguaggio, direi di non fare paragoni con la sorellina o altri bimbi, perché un bambino può parlare bene più tardi di altri per ragioni diverse e non perché sia autistico o abbia un ritardo.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Salve,
ho pensato all'autismo perchè cercando in rete "non guarda negli occhi" "non sale le scale" ecc...si finisce sempre su pagine che parlano di autismo o di sospetto autismo. La aggiorno sulla situazione: abbiamo incontrato la neuropsichiatra infantile che dopo il colloquio con noi e una breve visita non ha riscontrato nulla di preoccupante ma ci ha fissato comunque gli incontri con Psicomotricista e Logopedista per settembre. Con nostra sorpresa ci hanno anticipato le tre sedute di valutazione psicomotoria a luglio, ora ne abbiamo eseguite due: secondo la psicmotricista il quadro non è grave ma il bambino ha evidenziato timori ad eseguire attività fisiche per cui non si sente sicuro (es.camminare/gattonare sui cubi) e và spesso incoraggiato spronato, di fatto ha completato questo tipo di attività solo se inserite all'interno di un gioco (es.gli ha messo un trenino da prendere sui cubi, e allora è salito)...purtroppo anche a casa avevamo già notato e fatto presente questo problema: spesso non vuole fare le scale e chiede di venire in braccio, oppure si attacca alla ringhiera o chiede la manina, eppure è capace perchè se vede che sto tagliando l'erba in giardino corre e scende subito anche senza appoggi. A volte ha slanci di indipendenza e vuole fare tutto da solo, altre volte non fa un gradino senza il nostro aiuto. Premetto che il bambino non ha mai subito traumi, non è mai caduto, è sempre stato molto attento a dove mette i piedi. La cosa che mi preoccupa è proprio questa sua scarsa sicurezza, questo suo timore: ora ha imparato velocemente a fare la pipì in bagno, si abbassa i pantaloni e le mutandine ma quando ha finito non sa tirarli su, forse sempre nel timore di cadere. Ora ha iniziato a fare frasi composte: "il trenino è nella macchina del papà", "papà dove sei?" e anche la pronuncia di alcune parole per lui problematiche è migliorata (finalmente dice correttamente ACQUA). Altre cose che ci preoccupano sono il fatto che non riesce a pedalare (va sul triciclo ma si spinge avanti con i piedini, abbiamo provato ad insegnargli ma piange se insistiamo) e ovviamente di andare sullo scivolo non se ne parla, a volte sale da solo i gradini ma poi non si butta...questa sua insicurezza ovviamente si presenta anche nei rapporti con i bambini e in parte con gli adulti: alle domande dirette si chiude e non risponde, quindi è difficile instaurare un dialogo con lui e chi non sa come prenderlo dopo 5 minuti di timidezza acuta rinuncia. Ho chiesto alla psicomotricista come dobbiamo comportarci quando non vuole fare le scale ad esempio, ha detto che per il momento non sa darmi una risposta, che dopo la relazione congiunta con le sue colleghe ci convocheranno per darci risposte in tal senso ma settembre è ancora lontano, vorremmo fare qualcosa per migliorare la situazione, spronarlo ma non sappiamo se insistere potrebbe causargli danni peggiori.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile signora,

già la visita con la neuropsichiatra infantile dovrebbe rassicurarLa e le consulenze di logopedista e psicomotricista vengono effettuate di routine, comprese nella valutazione.

Lei sta descrivendo una situazione in cui il bimbo non fa alcune cose per timore, non perchè non sappia come si fanno o per altre ragioni più serie (es deficit funzionali, ritardo cognitivo, ecc...).

Quindi da un certo punto di vista si tratta di una situazione favorevole.
Ciò su cui vorrei ponesse maggiore attenzione è la Sua (e forse anche di Suo marito) preoccupazione. In altre parole Lei sta semplicemente dicendo che il Suo bambino vuole essere incoraggiato in alcune circostanze, che probabilmente dipendono dalle emozioni che prova il bimbo in quel momento ma anche da quanta fiducia e incoraggiamento gli vengono trasmesse. Non è un caso che, spronandolo un po' e incoraggiandolo, il bimbo faccia tutto ciò che gli viene richiesto e senza problemi. Quando siamo preoccupate per qualcosa, in genere lo trasmettiamo molto bene, anche senza l'ausilio delle parole: basta il nostro comportamento, lo sguardo, la voce, ecc...

Se poi su alcune azioni il bimbo non vuole proprio saperne, io non penserei a nulla di serio: pur avendo meno di tre anni, il bimbo ha già preso delle abitudini (es andare sul triciclo senza pedalare, ma spingendo con i piedini), piuttosto che potrebbe trovare divertente andare così, o semplicemente più facile e comodo per lui.
Oppure, notando che dopo un po', non insistete, egli pensa sia giusto così...
Suo figlio ha frequentato il nido?

Tenga anche presente che i bimbi sono pienissimi di risorse, ma che provano molte paure e che -esattamente come noi adulti quando abbiamo paura- hanno bisogno di una figura di sostegno e conforto. Non è vero che l'infanzia è un periodo spensierato: molti bimbi hanno paure di cadere nel w.c., di dormire da soli, del buio, dei personaggi delle fiabe, ... di andare sullo scivolo.
Per cui, compito del genitore è quello di favorire il superamento di queste paure, che in qualche modo il bimbo ha appreso e non ha ancora imparato a superare. Non è necessario subire traumi (che per fortuna non ha avuto!), ma talvolta impariamo anche dagli altri o le nostre idee di come sarà un'esperienza ci mettono la zappa sui piedi.

Infine, non dica che il Suo bimbo ha subito dei danni!
Nè che con il Suo comportamento potrà subire danni peggiori!
Se si tratta di timidezza (che NON è una malattia) bisognerà considerare la parte relazionale e che alcuni tratti della personalità del bimbo sono tali e probabilmente con la scuola materna a settembre il problema potrebbe rientrare.
Tenga presente che le caratteristiche personali dei propri figli non possono essere scelte e che se il bimbo è solo timido, allora lo si potrà aiutare entro certi limiti a diventare più socievole, più aperto, ecc... ma non a stravolgere quella che è la sua natura. Direi quindi, una volta terminata la valutazione, di non stressare il bimbo.

Ripeto, invece, che è importante che Lei e Suo marito siate più sereni.
Mi aggiorni sulle novità in futuro.

Cordiali saluti,
[#4]
dopo
Utente
Utente
aggiorno il consulto, ora il bambino ha 3 anni e mezzo: al ritorno dalle vacanze il suo vocabolario è letteralmente esploso. L'inserimento alla scuola materna è andato bene, il distacco dai genitori all'arrivo ha dato luogo a pianti solo nei primi giorni. In seguito il bambino seppur sempre attaccato alle maestre ha iniziato a prendere sempre più sicurezza (arriva a scuola con il sorriso, entra da solo in classe). Su consiglio delle maestre, dopo il primo mese abbiamo messo temporaneamente da parte il percorso diagnostico presso l'NPI (mancavano ancora le ultime valutazioni di logopedista e la valutazione finale della NPI).

In tutti questi mesi ho sempre chiesto all'arrivo a scuola, alle maestre, come procedeva e mi hanno sempre rassicurato: "bene, sai come è bravo? é un bambino dolcissimo!". A Natale con nostra grande sorpresa ha cantato a squarciagola la canzoncina, in pubblico, insieme agli altri bimbi della sua classe, risultando tra i più attivi in tal senso. Sempre le maestre mi hanno poi detto che ama cantare in classe, cosa che invece mia figlia di 5 anni, chiacchierona in tutte le situazioni, non ama, almeno in pubblico.

Arriviamo alla fine di gennaio ai colloqui e qui la doccia fredda: le maestre mi dicono che il bambino, rispetto, all'inserimento è sì migliorato moltissimo ("da così a così") ma che il ritardo del linguaggio ancora le preoccupano perché il bambino, in classe, ancora non si lancia nei giochi con i coetanei e spesso è timido e si esprime a monosillabi, cosa che a casa non fa: spesso mi racconta spontaneamente la sua giornata e seppur in modo sintetico mi sembra comunque sereno e contento di andare a scuola e al doposcuola. Le maestre mi hanno detto inoltre che fanno fatica a fargli fare le attività, il bambino secondo loro non colora ("come avrai notato non si sporca mai le mani") e a stento fa dei puntini. Vado a prenderlo poco dopo al doposcuola e vedo che con la ragazza sta colorando perfettamente negli spazi con i pastelli a cera. La sera gli compro pennarelli nuovi e iniziamo a colorare insieme, mi dice "faccio il pasticcio?" e colora tutto il foglio con colori diversi. Gli disegno degli alberi, gli chiedo di colorare e seppur voglia essere sempre incoraggiato e cerchi sempre conferme ("così? anche qui?") il bambino è perfettamente in grado e disegna facilmente anche linee continue. Da qualche giorno lo sto spronando a disegnare insieme, gli disegno una macchinina e lui tenta di riprodurla a modo suo, per ora sono ancora abbozzi ma ci prova anche se a volte si scoraggia ("E' molto dura disegnare"). Purtroppo questo intercalare lo usa spesso, è come se non avesse fiducia in sé stesso. Ora sto provando a potenziare la sua autonomia, lo spingo a vestirsi da solo e anche se non è ancora in grado almeno ci prova e al 70% ci riesce.

Secondo le maestre è assente il racconto, non ripete se interrogato dopo una favola, e in generale il linguaggio è ancora in ritardo. Con noi è un bambino curioso, chiede il nome di tutto quello che vede, la sera appena fa buio mi dice "papà è buio, mettiamo il pigiama!". Con gli altri bambini effettivamente è timido, fa fatica ad inserirsi nel gruppo ma ogni tanto ha qualche slancio, prende la sua spada giocattolo, una la offre al bimbo di turno e iniziano a duellare ma fa fatica ad inserirsi in gruppi più grandi. Secondo le maestre avrebbe bisogno di lavorare in gruppi piccoli ma la classe è di 25 bambini e non hanno gli strumenti adatti e mi hanno consigliato di portare il bambino in un centro di psicomotricità privato di loro fiducia. Portato ieri, primo contatto, il bambino si è rifiutato inizialmente di parlare con le psicomotriciste ma ha seguito con lo sguardo e il sorriso quello che facevano per interessarlo, alla fine si è messo a disegnare con uno di loro. Ora vorrebbero valutarlo con tre sedute più una a scuola ma mia moglie è contraria perché nel centro non c'è una logopedista o veri medici e preferirebbe concludere il percorso con l'NPI. Anch'io mi sto convincendo per questa strada anche perché secondo le maestre oltre alle competenze sociali sono da potenziare anche quelle linguistiche con suoni da migliorare ecc. Quello che rileviamo noi: il bambino ora va senza problemi su tutti i giochi al parco, si butta anche dagli scivoli più ripidi e addirittura ci sale dalla discesa (controsenso) ma paradossalmente ha ancora paura a fare le scale. Se rassicurato le fa ma è ancora impacciato sia in salita che in discesa, a volte aggrappandosi alla ringhiera, e continua a dire che "è molto dura ah,..ah"