E quando lui porta la divisa a casa per farla lavare mi vengono tanti dubbi per la testa

Buon pomeriggio, volevo sottoporvi il mio " caso": in passato ( all'età di 16-17 anni) ho avuto l'ossessione di contaggiare malattie toccando qualsiasi cosa, e per fortuna la cosa è andata scemando con il tempo. Da un pò di tempo ho di nuovo le stesse paure, cioè se bevo un caffè in un bar spesso lo prendo in monouso, oppure se capita di prenderlo nella tazza dopo comincio a preoccuparmi ( intendo malattie tipo HCV, HIV ECC). la scorsa settimana sono stato nell'ospedale dove lavora mio fratello e nel suo reparto era ricoverato, per altri disturbi, un paziente sieropositivo. Quando ho saputo questa cosa sono andato in panico, nonostante lui mi abbia spiegato di stare tranquillo perchè il contaggio avviene solo per trasmissione sessuale e non se si aprla o se lo si stringe una mano. E quando lui porta la divisa a casa per farla lavare mi vengono tanti dubbi per la testa. il mio problema credo, sicuramente, sia psicologico, forse perchè nel corso degli anni ho avuto modo di ascoltare tanti casi, non saprei. Le chiedo solamente un consiglio sul mio comportamento. e la ringrazio in anticipo, cordiali saluti!
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Il mio consiglio e' quello di rivolgersi ad uno specialista in psichiatria per perfezionare la diagnosi di un eventuale disturbo e indirizzarla verso il trattamento più adeguato.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

la rassicurazione in queste forme produce solo benessere temporaneo, e rischia anzi di divenire un vicolo cieco, poiché non è ad un dubbio razionale che si risponde, ma ad una preoccupazione "gratuita" e generica, anomala nel modo in cui è nata più che nel contenuto in sé.
Non nasce dall'idea di una modalità di contagio a cui si è esposti, ma la preoccupazione spinge magari poi a ipotizzare improbabili e astrusi meccanismi di contagio di cui non ci si è ben resi conto o magari non si conoscono, e via dicendo.

Il disturbo può, come ha avuto modo di sperimentare, estinguersi da solo, ma se non lo fa in tempi ragionevoli o si aggrava è bene farlo trattare (e inquadrare).

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Gentile dott. Pacini lei vuole dire che dietro a queste mie ansie e preoccupazioni c'è dell'altro, ossia altri problemi? Se è così le posso dire che sto attraversando negli ultimi anni dei problemi in famiglia. Forse questo potrebbe incidere molto. L'unico cosa è quindi stare tranquillo e scrollarmi di dosso queste ansie inutili, e come ha detto lei, razionalizzare il dubbio. E sapendo che un contaggio non può avvenuire solo bevendo in un bar oppure osservando un persona, stare tranquillo. Se ovviamente la cosa persiste è bene da parte mia trattare il disturbo. In attesa di una risposta le auguro una buona giornata!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

dietro alle ansie c'è il cervello, che le produce. Non è necessario pensare ad altro, o meglio le diagnosi psichiatriche non prevedono fattori esterni come determinanti salvo che per alcuni tipi di disturbi.
Nelle ipocondrie, cioè quelle sindromi incentrate sulla paura delle malattie, il fenomeno diventa automatico, e come tale va trattato.
Razionalizzare il dubbio (secondo proprio quel che ho detto) non sempre funziona, anzi può incartarsi in spiegazioni sempre più razionali, che dovrebbero servirle per tranquillizzarsi e invece sono un modo per portare avanti il ragionamento sulla malattia, aprendo sempre nuovi dettagli o dubbi.
O il meccanismo si estingue da solo, oppure lo faccia inquadrare e curare.
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