Add (sindrome da deficit dell'attenzione)

Salve,
sono una transessuale non operata con una lunga storia di dipendenza da farmaci legali ed illegali e co-infezione HIV/HCV.
Circa 6 anni fa ho conosciuto un medico statunitense che, sconvolgendo i risultati di precedenti consulti e dopo attenta valutazione della mia anamnesi, mi ha diagnosticato ADD o ADHD.
Mi ha proposto una terapia con Ritalin e/o Concerta e per diverso tempo, pur vivendo in Italia, mi sono procurata questi farmaci dagli Stati Uniti e da altri paesi dove la legislazione e meno restrittiva.
La mia vita è totalmente cambiata ed ho riacquistato un'ottima qualità complessiva trovando la forza di sottopormi a terapia interferonica con ribavirina che ha azzerato la viremia HCV restituendo una perfetta funzionalità epatica ed addirittura miglioramenti morfologici complessivi.

Parallelamente i fornitori tradizionali di Metilfenidato (Concerta, Ritalin) o altri stimolanti a base amfetaminica (Adderall), sono venuti meno.

Vista la sostanziale legalizzazione di oppiacei per uso orale che Fazio ha introdotto con le circolari del 2009 (dall'Oxycontin alla Morfina è sufficiente una ricetta qualsiasi del medico di base come da Tab II/IV e non più il triplo ricettario) pensavo che anche il Ritalin ed altri eventuali farmaci per l'ADD avessero subito stessa fortunata sorte.

Purtroppo non è così ed i diversi medici psichiatri/neurologi da me interpellati, dinanzi al triplo ricettario e ad una diffidente accettazione dell'ADD come patologia già nei bambini (l'ADD negli adulti e cosa più nuova anche negi Stati Uniti), si sono rifiutati di prescrivermelo (io abito a Padova).

Mi sono rivolta quindi al SERT ma anche lì non esiste alcun protocollo per l'ADD e solo a parlare di stimolanti e di Ritalin si scatena un attacco concentrico a base di considerazioni etiche e pregiudizi che impedisce una lucida presa in carico della mia richiesta.

Mi è stato offerto in sostituzione, del metadone....

Vista la mia passata esperienza di dipendenze in cui il metadone ha giocato un ruolo positivo nella disassuefazione da oppiacei, ho accettato.

Purtroppo (incredibile la sfortuna a volte), la contestuale terapia antiretrovirale che include il Ritonavir (Norvir) e la rinnovata funzionalità epatica fanno si che anche dosaggi 10 volte più alti del normale siano assoultamente inefficaci.

Attualmente sono a 220 mg/die ma, dal momento che ho l'affido, sono arrivata ad assumere 660 mg in un giorno senza avere nemmeno un po' di miosi e di sonnolenza.

A questo punto ritengo inutile proseguire col metadone che tutto sommato è un ripego di comodo (assolutamente non funzionante peraltro) ad una necessità assolutamente diversa e scegliere tra due opzioni:
o trovare un medico in grado di prescrivere la mia vecchia terapia di 50 mg. di Metilfenidato/die o trovare una clinica dove effettuare una rapida disintossicazione di quel po' di metadone che io abbia metabolizzato.

Non riuscendo in nessuna delle due opzioni lancio qui un appello per qualche indicazione. Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Non vedo però la correlazione tra metadone e farmaci tipo metilfenidato, se non per il fatto che entrambi sono utili nel normalizzare l'umore di soggetti con storia di uso di sostanze, ma hanno indicazioni diverse sostanzialmente e meccanismo d'azione diverso.

Non mi risulta chiaro il perché il metadone sia stato iniziato in alternativa al metilfenidato, nel senso che se vi era diagnosi di dipendenza da oppiacei può comunque avere un senso, ma dal discorso sembra che vi fosse un nesso con il metilfenidato che non colgo.

Per quanto concerne i prodotti che Lei menzionava, sono sottoposti a vigilanza e ci sono restrizioni. Pochi medici quindi sono pratici nell'uso di questi prodotti, e sono quasi tutti neuropsichiatri infantili.

In presenza di ritonavir la concentrazione di metadone è minore di quella attesa. Non si tratta di inefficacia, ma di metabolismo. La concentrazione di metadone che si ha è minore di quella abitualmente attesa con determinate dosi, con dosi maggiori si ottengono concentrazioni "normali". Volendo il metadone si può dosare nel sangue, ma nella pratica ci si basa sull'effetto osservato.
"Metabolizzato" significa eliminato. La disintossicazione da metadone non riguarda l'eliminazione del metadone, ma il riportare il sistema oppiaceo in equilibrio in assenza di metadone. Questo è sensato se la dipendenza da oppiacei non è e non è stata a lungo attiva, e anche in questo caso è da valutare comunque la cosa. Non sono necessari ricoveri per questo, è sufficiente che il medico indichi al paziente come ridurre lentamente il farmaco.

Per quanto riguarda l'altro discorso, ovvero quale terapia utilizzare, se la precedente funzionava bene perché non è possibile continuare la terapia ? In che senso i fornitori sono venuti meno ? Esiste sempre il medico che la seguiva e che glielo prescriveva ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Dunque,
innanzitutto grazie per la pazienza e la tepestività della risposta.
Cerco di essere supersintetica.
Dopo circa 16 anni (dal 1979 al 1994) di dipendenza da oppiacei, grazie all'Alcover ne ho smesso l'utilizzo.
Dopo circa due anni la dipendenza si è focalizzata però sulla cocaina (dal 1996 al 2005). Ovviamente dal 1986 al 2003 ho seguito diversi programmi residenziali con periodi anche lunghi di astinenza totale intervallati da drammatiche ricadute.
Nel 2002 ho cominciato la transizione di genere, a cui è seguita l'ennesima ricaduta e nel 2005 ho incontrato il medico americano che mi ha diagnosticato l'ADD ma, trovandomi io in Italia e lui in vacanza, l'approvigionamento dei farmaci è evvenuto su Internet attraverso le Farmacie Internazionali.

Con il "Concerta" (Metilfenidato a rilascio prolungato) ho trovato il cosiddetto "farmaco pefetto".
Abbattimento totale del craving, miglioramento dell'umoree e delle capacità socializzativo-relazionali, insomma tutto quello che avrebbe potutto essermi di grande aiuto se mi fosse stato prescritto a 15 anni.

Purtroppo l'acquisto su Internet è molto costoso ed i fornitori che per anni mi hanno garantito l'approvvigionamento hanno sospeso la distribuzione.

Questo accadeva l'anno scorso.

Dopo aver inutilmente cercato qualcuno tra le conoscenze di famiglia, un neurologo, il CIM etc...., mi sono rivolta al SERT (dove mi conoscono da tempo) ed ho spiegato la questione.

Purtroppo la maggioranza di medici ed operatori non conoscevano l'ADD e i pochi informati ritenevano fosse un poblema esclusivamente infantile ed in ogni caso l'uso di stimolanti (dopo il ritiro dal commercio degli anorettici ed il clima terroristico che è calato su questa classe di farmaci) era assolutamente improponibile....

Quindi mi hanno proposto di assumere il metadone per controllare le problematiche dell'umore e sulla base dei ricordi di parecchi anni prima quando, dipendente da oppiacei legali e illegali, lo avevo utilizzato con discreto successo.

Il resto l'ho già raccontato.

Vivo con mia madre e non abbiamo, per nostra fortuna, grandissimi problemi economici.

Tuttavia la mamma soffre di un disturbo bipolare e in questo periodo con la crisi economica ed il divorzio da mio padre da poco concretizzatosi mi sottopone a dure prove di tenuta (siamo solo noi due + una colf).

Io non ho più la mia pillola magica di Concerta che riesce a farmi vedere e vivere il mondo in maniera meno angosciosa.

Quindi cerco innanzitutto di eliminare quel po' di metadone che possa essersi accumulato nei tessuti (nonostante il metabolismo fulmineo che in questo momento il mio fisico mette in atto) attraverso un brevissimo programma in clinica (così, anche se devo soffrire un pò, per lo meno non c'è la depressione materna ad aggravare la stuazione), e poi trovare a tutti i costi qualcuno sul territorio nazionale che creda all'ADD/ADHD negli adulti e mi prescriva l'opportuna terapia.

Il Direttore del SERT di Padova è un esperto farmacologo (A. V.) e sta gentilmente supportandomi in questa ricerca (oggi, per prendere un po' di tempo, mi ha fatto avere qualche suo lavoro sulla farmacodinamica del metadone....).

Ho anche contattato il Prof. L. G. che ha il merito di avermi fatto smettere con gli oppiacei nel 1994 grazie all'Alcover ed oggi dirige il settore disintossicqazioni della clinica Diaz di Padova....

Insomma sto tentando varie strade ma essendo HIV/HCV, Trans e con un disturbo "americano" non sono proprio un paziente "easy" da accollarsi a cuor leggero....

Spero Dott. Pacini di averLe illustrato/inquadrato meglio la mia situazione.

Cordialita
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

La dipendenza da oppiacei non si tratta con la disintossicazione (nome fasullo) ma con la terapia a base di agonisti (per esempio metadone) che rimedia al tipo di squilibrio indotto dagli oppiacei.

Il metadone NON si accumula in nessun tessuto. Ve ne è la stessa quantità che c'era all'inizio della cura, l'accumulo avviene nei primissimi giorni e poi la quantità è stabile, e se ne va da solo, come quasi tutti i medicinali. Comunque non vedo il problema di questo fantomatico accumulo, nei tessuti c'è perché è legato ai recettori e sta funzionando, non in altro modo.

In persone con storia di dipendenza da oppiacei umore e altri parametri risentono positivamente di questo trattamento, quindi in questo senso la scelta mi pare sensata.

Esistono antidepressivi più simili al metilfenidato, che sono disponibili anche da noi senza particolari restrizioni, o molecole attive sul sistema dopaminergico che sono state provate nella depressione resistente.

A.V. lo conosco, è un espero in questo settore, quindi può fidarsi.

L'ADD è malattia che dovrebbe essere nota, che esista anche nell'adulto e i suoi legami con il disturbo bipolare sono anche quelli oggetto di numerosi articoli e interventi, per cui non è cosa nuova. Il problema sta tecnicamente nell'uso di questi prodotti nel paziente adulto (problema burocratico sostanzialmente).
[#4]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio Dott. Pacini.

Proseguo nella ricerca di qualcuno in grado di riprendere in mano la diagnosi ADD fatta 6 anni fa.

Prima del Metadone mi è stato proposto (per alcune affinità dopaminergiche) del Bupropione - Wellbutrin (non da A.V. ma dal collaboratore che mi aveva direttamente in carico). Dopo 3 settimane di terapia ero un fascio di nervi con umore nero e incapace di star ferma (restless legs syndrome).
Abbiamo quindi deciso di sospenderlo (stavo molto meglio senza).

In questi gorni A.V. è malato e spero Lunedì torni operativo.

Tuttavia se Lei potesse, anche in privato se ritiene, segnalarmi il nome di uno studio medico/centro o professionista che tratti nel Nord Italia l'ADD negli adulti, potrei finalmente abbandonare i colorati, folkloristici e chiassosi ambienti dei SERT (parte di un passato che spero il più tardi possibile di dover recidivamente ripercorrere) per essere promossa a paziente di serie A (nel girone dei depressi, ciclotimici etc.. quelli che si curano solo con farmaci legali, insomma) ed evitare di passar davanti così spesso alla barbara quotidianità dell'olocausto proibizionista..... dal quale, reduce vittoriosa, mi sono (almeno per ora) salvata.

Anche se non potesse, La ringrazio comunque per la pazienza dedicatami.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Il problema è che in teoria l'ADD è materia di tutti gli psichiatri, nella pratica i farmaci utili in questa sindrome sono soggetti a restrizioni.
Non è un problema di proibizionismo, per lo più è un problema interno, non c'è un fronte unito da parte della categoria su questo tema, come del resto sulle dipendenze.

Uno psichiatra esperto in depressione resistente, abuso di sostanze può operare scelte ragionevoli, ma ad esempio il bupropione è una di queste, la tollerabilità a 3 settimane è stata un problema, non è detto che non funzionasse, cosa che si sa con un certo ritardo rispetto all'inizio e non dipende da un effetto diretto.
Certamente i metilfenidato ha un effetto più rapido.

[#6]
dopo
Utente
Utente
Salve Dott. Pacini,
solo per tenerLa informata ed informare qualche presente e futuro lettore su un tema (come Lai ha opportunamente evidenziato) abbastanza controverso ed "in divenire".

Ho avuto finalmente un incontro di una certa durata con A.V. nel quale ho potuto finalmente spiegare l'"incidentalità" della terapia metadonica (non collegata ad un attuale abuso di oppiacei, terminato fortunatamente più di 16 anni fa).

L'essermi sciacquata da dosso l'etichetta di oppiaceo-dipendente ed aver descritto la personale percezione del metilfenidato come farmaco "rilassante/riequilibrante" rispetto ad un'irrefrenabile attività ansioso-psicologica ed un incapacità di tenere a freno "agiti" e "task mentali", ha aperto finalmente una nuova prospettiva terapeutica tra me e A.V.

Abbiamo pianificato quindi una visita a Perugia da alcuni colleghi del Dottore ed ho parlato del Prof. A.Z. dell'Universita di Cagliari (http://unica2.unica.it/neuroscienze/pdf/ADHD/pieghevole_ADHD.pdf) scoprendo che anche quest'ultimo è persona conosciuta da chi mi segue.

Nel frattempo dallo scorso Venerdì ho sospeso il metadone e, dopo più di 96 ore, non ho ancora segni evidenti di astinenza.

Questo è sicuramente il dato più incredibile considerati i dosaggi, ma evidentemente l'interazione farmacologica con la terapia antiretrovirale ha alterato in maniera più che significativa il metabolismo della sostanza.

Felice di aver finalmente trovato qualcuno disposto ad approcciare la mia anamnesi in maniera meno conformista, La ringrazio ancora per il supporto e ringrazio medicitalia.it per il servizio che svolge....

Cordialità
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Non so però chi le abbia detto di sospendere la cura, se le hanno indicato di farlo non è certo improvvisamente, ma comunque con gradualità. Si rifaccia alle indicazioni di chi glielo ha prescritto.

Certamente un centro la cura dell'Adhd è autorizzato a prescrivere il metilfenidato, però non sono sicuro di come funzioni la cosa in età adulta, perché di solito sono centri neuropsichiatrici.

Anche a Pisa ce n'è uno, il centro "Stella Maris" che è la neuropsichiatria infantile universitariA.
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