Come si capisce se un cocainomane sta guarendo?

Salve,vivo accanto a un cocainomane che ha deciso di farsi curare. Fa analisi regolari colloqui con terapeuti e gruppi di aiuto-aiuto. faceva uso ogni giorno, da un mese è però pulito. è poco ma non gli era mai capitato da quando ha iniziato a drogarsi 15 anni fa. La mia domanda forse è banale, ma vorrei sapere se esiste un modo per capire se si sta guarendo. sicuramente i suoi atteggiamenti e i suoi comportamenti sono diversi dal passato, mi sembra determinato a smettere, ma non lo vedo "soffrire". Non so se sono riuscita a spiegarmi. Per un paio di giorni è stato male dopo l'incontro con il terapeuta ripensando ai suoi errori, piangeva era "disperato". poi più niente. Come se avesso alzato il coperchio di una pentola, visto ciò che c'era dentro e disgustato l'avesse richiuso deciso a non riaprirlo mai più. mi chiedo...questa determinazione questa convinzione che "sbandiera" (anche nei comportamenti non solo a parole) potrebbe essere una maschera con sè stesso o davvero è intenzionato a guarire? come fa a guarire se non soffre, se non affronta i fantasmi del suo passato ed evita il suo io oscuro cercando di scacciarlo con "la buona condotta"? come si fa a capire insomma se un cocainomane sta guarendo davvero o se invece sta solo cercando di farlo? mi hanno spiegato che dopo la fase di negazione c'è quella della consapevolezza. un comportamento del genere, dove si colloca? è negazione? come si fa a capire in che fase è? e come si fa ad aiutarlo a prendere conspevolezza che la sua parte oscura c'è e deve farci i conti? spero di essermi spiegata anche se capisco che non è semplice!!! grazie mille comunque.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Se è stata diagnosticata una dipendenza da cocaina, questo significa che è una malattia cerebrale spontaneamente soggetta a decorso recidivante. La cura ha il fine di contrastare l'incidenza e l'andamento delle recidive, con il risultato di restituire la libertà di decidere sulla propria vita.
Parametri per stabilire il rischio di ricaduta non sono validi per ogni singolo caso, però ci sono alcuni parametri biologici che teoricamente possono essere misurati. Il problema è che sul piano pratico la cosa più ragionevole è seguire la persona, trattare i disturbi psichiatrici che coesitono e sviluppare le capacità di gestione della ricaduta (nel caso della dipednenza) o controllare i fattori che sostengono l'uso (nel caso dell'abuso senza dipendenza vera). La tempistica è importante, nel senso che è necessario stabilire per quanto la persona riusciva a interrompere prima di curarsi, e dopo che il periodo di remissione è molto più lungo pensare che il trattamento in corso stia avendo una qualche efficacia.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2009 al 2014
Ex utente
grazie mille. Scusi l'ignoranza, ma sto imparando giorno per giorno cose nuove. Che differenza c'è tra abuso e dipendenza? ero convinta che si trattasse della stessa cosa...!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Abuso: uso con problemi vari, anche gravissimi, ma mantenimento della capacità di riportare il controllo ai livelli desiderati. Risponde ad una serie di fattori scoraggianti o facilitanti.

Dipendenza: uso non desiderato ma divenuto cronicamente non controllabile, con la previsione di ricadute in assenza di trattamento e nella possibilità di libero accesso alla sostanza. Non risponde in maniera significativa a nessun fattore ambientale.