Disturbo da depersonalizzazione

salve,alla mia ragazza viene diagnosticato un disturbo da depersonalizzazione,il sintomo più evidente è il fatto di sentirsi invisibili,si è manifestato in una psicosi o evento psicotico cosi ci hanno detto,volevo sapere se da questo disturbo si può guarire? è in cura con un antidepressivo triciclico di vecchio stampo (ANAFRANIL 75 MG) dosaggio 2 e mezza alla sera....purtroppo questo disturbo rende la vita impossibile per lei,non riesce a fare le cose che fanno tutti,si sente stanca,e in seguito a dei test neuro-cognitivi risultano anche deficit di memoria e apprendimento..ma è un problema neurologico? oppure stiamo sulla strada giusta...? aiuto
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
sembra che bisogna lavorarci ancora un po': la diagnosi non sembra ancora chiara; il "disturbo da depresonalizzazione" non si manifesta con "eventi psicotici". Sono patologie con prognosi abbastanza diverse. I deficit di memoria e di apprendimento possono essere presenti sia nel disturbo da depersonalizzazione che in un disturbo psicotico, o anche in un disturbo di origine organica o tossica (ad esempio in seguito all'uso di sostanze).

La terapia impostata può essere indicata in un disturbo da personalizzazione, ed il beneficio o meno della terapia (per valutare il quale potrebbe essere però necessario del tempo) potrebbe essere anche indicativo della prognosi. Da valutare anche la psicoterapia (cui eventuale beneficio sarebbe indicativo). Anche l'analisi più attenta delle prestazioni ai test fatta da uno specialista può aiutare a dirimere qualcosa, ma altrettanto importanti, se non più importanti, sono la storia e lo stile di vita ed il monitoraggio dello stato clinico. Raccogliere e valutare al tempo giusto tutti questi elementi è il compito dello specialista curante, ma credo che potrebbe servire anche il Suo aiuto (ovviamente solo con il consenso della paziente), ad esempio nella raccolta informazioni e nel seguire la terapia visti i deficit di memoria, sostegno emotivo.

Da aggiungere che se si tratta del disturbo da depresonalizzazione, questo in genere ha una buona prognosi. Tuttavia, il "Disturbo da Depersonalizzazione", al mio avviso, è una diagnosi con confini abbastanza sfumati, più una sindrome che un disturbo (potendo caratterizzare una fase di patologie diverse, anziché un disturbo a sé).

Dr. Alex Aleksey Gukov

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Utente
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Gentile la ringrazio per la risposta,allora le spiego meglio poichè forse mi sono espresso male,il malessere inizia nel 2006,(in conseguenza di un forte stress)e non fu trattata come depersonalizzazione ma come psicosi,infatti la terapia farmacologica fu a base di risperdal (risperdione) e successivamente invega 3 mg (poichè il risperdal alzava la prolattina) ma non ci sono stati risultati e la paziente non aveva tanta volontà di curarsi e i farmaci non sono stati assunti in modo regolare.Nel 2011 inizia una terapia cognitivo-comportamentale e trova la motivazione maggiore nel curarsi e ci rivolgiamo ad un prof.neuro-psichiatra che nella diagnosi non vede assolutamente psicosi,ma tramite i sintomi decritti in precedenza elabora come diagnosi disturbo da depersonalizzazione e prescrive ANAFRANIL 75 MG,con dosaggio modificato in corso di terapia e DEPAKIN CRONO 300 mg basso dosaggio...Togliendo INVEGA che assumeva fino ad un mese fa.Ci sono periodi di alti e bassi ma ancora lamenta il fatto di sentirsi invisibile,priva di emozioni,non sente le emozioni,scarsa capacità di memoria e apprendimento,estranea dal corpo,stanchezza eccessiva.Questi disturbi tranne poche pause la accompagnano tutto il giorno.Lo specialista dice che si dovrebbe risolvere nel tempo.Quello che mi preoccupa,ma il prof non gli ha dato importanza e che questo malattia forse per coincidenza è iniziata in contempoanea al una pittura di una camera con vernice,è possibile che l'origine di questo disturbo sia tossico? Ma le analisi del sangue sono state sempre ok,solo il valore delle gamma poco alterato,ma i medici non davano importanza a questo.Cosa ne pensa? Grazie
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
E' difficile che un'unica esposizione ai vapori della vernice possa aver intossicato la ragazza. Ci vogliono più informazioni sulla storia pregresa e, in ogni modo, ci vuole vedere la persona per parlarne e per fare le conclusioni di lunga portata. Ci sono però gli elementi che possono esssere discussi col curante e utili anche a Lei per capire il disturbo della Sua ragazza: perché "non aveva tanta volontà di curarsi"? (a causa degli effetti collaterali dei farmaci? ne aveva paura? non aveva più la speranza che le cure la aiutino? non era consapevole della malattia?); la Sua ragazza è convinta di non essere visibile o è consapevole che è solo la sua sensazione? quali asetti nel frattempo (anche se poco) sono migliorati o peggiorati (rispettivamente con gli antipsicotici e con l'antidepressivo)? ci sono aspetti che possono essere associate in modo particolare alla vostra relazione?

Vorrei però tornare alla Sua domanda rispetto alla guaribilità. Non posso risponderLe nel caso specifico, perché non conosco la paziente. In linea generale ci sono due aspetti importanti.

Uno è che da una malattia psichica spesso non si può aspettare che guarisca del tutto; con le cure corrette può certamente guarire o migliorare la parte più problematica, ma tutta la malattia (o la predisposizione ad ammalarsi, alle ricadute) spesso può rimanere; questo non significa affatto che bisogna arrendersi, ma che una persona può avere i fondamenti comunque fragili che possono aver bisogno di sostegno anche sempre, al di là della gravità delle manifestazioni.

Il secondo aspetto è legato al Suo ruolo come fidanzato. Lo stato di salute psichica della persona condiziona la qualità della vita anche del partner, e talvolta l'avere o non avere le aspettative di miglioramento (sebbene quest'ultimo è possibile e molto desiderabile) condiziona le decisioni di vita assieme (talvolta nel senso di rifiuto, talvolta nel senso di autosacrificazione). E' importante invece non far dipendere tali scelte da tali aspettative.