Grave onicofagia.

Buonasera, sono una ragazza di 18 anni e da quel che ricordo soffro di onicofagia da quando ero alle elementari. Negli anni nonostante abbia provato più volte a smettere non sono mai riuscita ad eliminare questo disturbo. Il problema attualmente si è talmente aggravato che si è formato un edema sottocutaneo in seguito all'infiammazione della mano. Prendo antibiotici almeno una volta al mese per eliminare l'infiammazione ma una volta sospeso dopo pochi giorni la situazione torna quella di prima perché continuando a mangiare le unghie e la pelle circostante l'infiammazione si manifesta nuovamente. Sono consapevole che la soluzione sia risolvere il problema alla radice, ho provato 2 terapie con due psicologhe diverse, una familiare ed una individuale, ma sono terminate perché non riuscivo ad avere abbastanza feeling con le terapeute da proseguire la terapia. Tra le due terapeute ho fatto un colloquio con altri due ma non trovavo feeling nemmeno con loro. Non riesco a instaurare un rapporto con nessun terapeuta sia per una questione di sintonia che perché al primo impatto mi baso molto sulla fisicità. Anche nelle relazioni quotidiane sono molto selettiva, ma ho comunque il mio numero di amicizie.
Ad ogni modo, non riesco più a gestire la situazione da sola, mi vergogno della mia mano e provo in ogni modo a nasconderla. Per come è degenerata la situazione credo di aver bisogno di uno psichiatra ma non so a chi rivolgermi sia perché nessuno del mio giro di conoscenze ha qualcuno da consigliarmi sia perché sono scoraggiata dall'esito degli ultimi incontri e delle ultime terapie.
Voglio risolvere questa situazione nonostante mi costi molto parlare delle mie emozioni e so che sarò costretta a farlo per migliorare ma non so dove sbattere la testa.
Ringrazio per una vostra risposta.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
È possibile che una terapia farmacologica possa aiutarla a gestire i momenti di maggiore presenza del disturbo.

Dal suo scritto traspare una aspettativa terapeutica che andrebbe valutata attentamente, in quanto non è detto che possano esserci presupposti per un trattamento psicoterapeutico, la riduzione del sintomo non indica un miglioramento clinico su altri versanti, la aspettativa rispetto a quanto rapporto può instaurare con un terapeuta è un punto di partenza errato per iniziare qualsiasi trattamento.

Si rivolga ad uno specialista in psichiatria.

Dr. F. S. Ruggiero
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La ringrazio.