Terapia interrotta

Gent.mi medici di MEDICITALIA,
scrivo per informazioni sulla prassi seguita dagli psichiatri dei CSM nel caso in cui un paziente abbia interrotto la terapia su sua iniziativa.
Circa 6 mesi fa, a seguito di un prolungato periodo di costanti miglioramenti nel mio (ormai scomparso, direi) disturbo depressivo, la terapia (sertralina 50mg, litio 900mg e Halcion 0,25mg) ha iniziato ad avere meno importanza per me, a tal punto da dimenticare di assumerla con regolarità fino ad interromperla del tutto, quasi senza rendermene conto.
Sono consapevole che quanto è accaduto, senza consiglio della psichiatra, sia stato sbagliato. Tuttavia, non ho avuto effetti indesiderati o ricadute. Il mio percorso con la psicologa è proseguito bene e regolarmente.
Ad avviso della suddetta psicologa, della stessa psichiatra del CSM e, ovviamente, mio e della mia famiglia, io sto bene, non faccio più esperienza di pensieri depressi o ossessivi e i miei miglioramenti continuano stabilmente.

Non sento il bisogno della terapia, che ormai è completamente interrotta da circa 4 mesi, anzi credo che iniziarla nuovamente potrebbe nuocermi, anche dal punto di vista psicologico oltre che fisico.

Andrò presto alla visita al CSM e intendo comunicare l’avvenuto alla psichiatra.
La mia domanda è: è possibile, nonostante la mia situazione stabilmente positiva e la mia volontà di non riprendere la terapia, che venga obbligato ad assumerla? E quali altre conseguenze posso aspettarmi?

Ringrazio in anticipo per la cortese attenzione.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

In assenza di un malessere acuto non si pongono le condizioni per imporre trattamenti.

Il suo ragionamento è però sbagliato, sembra stia cercando ragioni per dire che quello che ha fatto (che lei dice inizialmente essere sbagliato) alla fine è in realtà giusto perché a posteriori è andato bene.
Il punto è che deve ragionare sulle caratteristiche del suo disturbo. La terapia indicherebbe che ha una psicosi bipolare. Ha un decorso intermittente: è chiaro che finita una fase acuta la cura può anche semplificarsi, e si sta bene, e magari si sta bene anche senza assumere nulla, ma questo significa semplicemente essere di nuovo in balia della malattia, che è destinata a riproporsi. La cura ha anche e soprattutto lo scopo di bloccare il decorso.

Quando dice che iniziarla potrebbe nuocerle, non fa distinzione tra l'uno e l'altro medicinale, tra funzione acuta e cronica, e quindi la invito a rivedere radicalmente questa posizione. Per curare bene queste malattie bisogna tenerle bloccate alla prima occasione. Non dopo, prima.

Quindi vada al CSM ma accetti le indicazioni che riceve.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Gentile Dr. Pacini,
rifletterò con cura su quello che suggerisce e, naturalmente, anche su quello che dirà la psichiatra. Quello che farò sarà certamente in accordo con lei, questa volta.

La diagnosi, comunque, era di depressione ma non si è mai parlato di bipolare o bipolarismo: spero questo cambi qualcosa sulla necessità di continuare a prendere i medicinali, visto che il mio disturbo partebbe “mancare” della natura intermittente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
No, la terapia che ha citato non è una terapia per una depressione, questo può essere un equivoco di fondo che va chiarito, ma al di là di questo è comunque sbagliato il principio che ha seguito, cioè sospendere perché si sta bene.

Il disturbo bipolare è una patologia che si manifesta in più fasi: depressiva, maniacale o mista. Scopriamo i sintomi, la diagnosi e le possibili terapie.

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