Disturbo istrionico di personalità

Stimatissimi medici,
all'età di 24 anni mi è stato diagnosticato un disturbo istrionico di personalità da due psichiatri diversi. Il responso del test MMPI tra l'altro parlava di "gravi disturbi del paziente". Avevo chiesto aiuto perchè non riuscivo più a ingoiare qualsiasi cibo solido. Uno di loro mi aveva prescritto prima il Serenase e dopo il Parmodalin. Non presi nessuno di questi farmaci temendo che mi facessero male. Un paio di anni fa ho cominiciato ad avere allucinazioni. Vedevo insetti inesistenti sui muri o a volte cani e gatti in strada e in casa. Poi questi fenomeni sono scomparsi. Da anni lotto con tutte le mie forze contro la malattia. Dopo due anni di cibi liquidi riuscii di nuovo a ingoiare mangiando cibi solidi a piccoli pezzi. Col tempo sono riuscito a mitigare gli sbalzi di umore e a migliorare le relazioni con gli altri. Mi sono laureato, lavoro e tutto sommato funziono bene. Da due anni sono ossessionato dal controllo del peso. Prima ero obeso, poi sono dimagrito di 23 chili facendo sport. Non sono anoressico ma controllo molto l'alimentazione. La sfera sessuale è disturbata. Sono preoccupato per queste allucinazioni che di tanto in tanto si presentano. Ho solo un gatto in casa e qualche giorno fa ne vededo due contemporaneamente. Sapevo che uno era vero e uno era immaginario ma erano identici. Dopo due secondi il gatto immaginario si è dissolto.
Tutto questo per chiedervi cosa mi aspetta. Sembra che la mia malattia non scompaia ma si trasformi e ogni volta devo ingaggiare una nuova battaglia. Solo e senza medicine. Grazie.
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Dr. Silvio Presta Psichiatra, Farmacologo 463
Gentile utente,
non è infrequente osservare persone che presentano una cosiddetta 'comorbidità', ossia una associazione, sia in contemporanea nello stesso periodo che in periodi successivi, di più disturbi, quali disturbi dell'umore, d'ansia, della condotta alimentare, talora accompagnati da sintomi psicotici quali deliri o allucinazioni. In questi casi è solitamente utile associare una terapia farmacologica assolutamente individualizzata (per quanto la farmaco-fobia sia elemento frequente in questi casi) con una psicoterapia (può essere utile la cognitivo-comportamentale). Ovviamente, non va mai trascurata anche la parte più strettamente medica e neurologica, escludendo tramite gli appositi esami l'esistenza di patologie organiche eventualmente concorrenti alla genesi dei sintomi.
Cari saluti
Silvio Presta

www.silvio-presta-psichiatra.tk

Silvio Presta

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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
sono assolutamente d'accordo col Collega Presta. Purtroppo la difficoltà ad "aderire" alle prescrizioni terapeutiche (siano esse farmacologiche e/o psicologiche) che può trasformarsi in un vero e proprio rifiuto fa parte di alcuni quadri psichiatrici, è un "sintomo" così come il disturbo dell'umore o la restrizione alimentare, ecc.

Ora, credo che lei debba farsi un paio di "conti": quanto le conviene portare avanti queste "battaglie" da solo? E' davvero un prezzo accettabile quello che lei sta pagando?

Se la risposta è SI allora lei non deve fare nulla, nemmeno richiedere pareri via mail. In caso contrario forse è meglio mettere tutto in discussione, e chiedere aiuto in modo Totale (e non parziale), affidandosi totalmente appunto allo Specialista ed alle sue indicazioni.
A volte, affidarsi e mollare il controllo ad uno specialista, può dare un bel senso di sollievo.

Cosa le riserva il futuro? Battaglie sempre più dure, se condotte in solitaria.

Ci pensi

Cordialmente

Daniel Bulla
dbulla@libero.it

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
gentile utente,

sono in accordo con i colleghi, sia in merito alla valutazione di diagnosi differenziali responsabili di tale quadro, sia nella necessita' di effettuare trattamenti specifici per i sintomi che lamenta.
Certamente, la combinazione di terapia farmacologica e psicoterapia rappresenta la migliore possibilita' risolutiva.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

http://www.francescoruggiero.it

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https://www.instagram.com/psychiatrist72/

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dopo
Attivo dal 2006 al 2007
Ex utente
Gentili medici,

vi ringrazio per i consigli. Prima di accettare di sottopormi a cure di tipo farmacologico vorrei avere alcune informazioni:
in primo luogo vorrei sapere se dopo vent’anni dalla diagnosi esistano farmaci più efficaci di Serenase e Parmodalin che mi avevano prescritto e che non avevo assunto, in grado non solo di inibire i sintomi ma di eradicare la patologia;
se possono avere pesanti effetti collaterali (come per es. il Parmodalin!)
se rifiutando ogni terapia il mio disturbo possa aggravarsi oppure dopo tanti anni si possa considerare stabilizzato;
se la patologia non curata possa provocare danni organici;
se gli psicofarmaci possano alterare le capacità cognitive, i riflessi, l’attenzione, la concentrazione oppure variare parametri come pressione, frequenza cardiaca ecc.
se la sola psicoterapia possa essere efficace.
Grazie per la pazienza.

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

sicuramente la farmacopea attuale ha in commercio farmaci migliori di quelli che ha nominato, ed anche le diagnosi da venti anni a questa parte sono piu' accurate.
Per tutte le altre risposte, esse devono essere poste necessariamente ad un medico che possa ascoltarla e spiegarle per ognuno dei suoi dubbi i pro ed i contro rispetto alla assunzione o meno della terapia farmacologica.
Anche la valutazione rispetto alla sola psicoterapia dipende dall'entita' del disturbo e solo che la visitera' potra' trarre questa conclusione.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

http://www.francescoruggiero.it
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Dr.ssa Chiara Cimbro Psicologo, Psicoterapeuta 124 3
Gentile utente,

come giustamente ha fatto presente il Dr. Ruggiero, il suo caso ha ormai una valutazione e una proposta di farmacoterapia vecchie di circa venti anni.
Per rispondere adeguatamente alle sue domande sarebbe quindi più approppiato una visita individualizzata presso uno specialista che possa fare un inquadramento preciso del suo caso.
Anche in riferimento alla sua posizione in merito a psicoterapia e farmaci.
Talvolta un incontro di un'oretta toglie più dubbi, di ore e ore di riflessione solitaria in riguardo.

A lei i più cordiali saluti.
Dr. Chiara Cimbro.

Dott.ssa Chiara Cimbro
Psicologa Psicoterapeuta

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Dr.ssa Flavia Ilaria Passoni Psicologo, Psicoterapeuta 163 1
Gentile utente,
in effetti considerando sia la data della diagnosi e della relativa prescrizione sia la complessa e persistente comorbità del quadro sintomatologico che sembra risultare più articolato di un disturbo di pesonalità ( soprattutto istrionico)è imprescindibile un nuovo consulto specialistico che approdi in prmo luogo alla fromulazione di una diasgnosi e la utilizzi poi per valutare i possibili percorsi farmacologici e psicoterapeutici. Tenga presente che data la complessità e cronicità del disturbo ( che per quanto stabilizzato potrebbe sempre essere soggetto a peggioramento)non potrà prescindere da entrambi i tipi di cura, che vanno considerati come un'unica formulazione terapeutica costruita ad hoc e su misura per il suo specifico caso e la sua struttura di personalità. Questo se è realmente interessaro al proprio benessere psicofisico e alla sua integrità funzionale. Viceversa può rassegnarsi ad una battaglia persa in partenza. Non vedo il motivo di affronare da solo e in questo stato la sua attuale condizione quando potrebbe scegliere la via più agevole del supporto di persone competenti che la guiderebbero passo passo. Se il percorso terapeutico dovesse rivelarsi più impervio del previsto può sempre richiedere l'aiuto parallelo di un psicologo che svolga opera motivazionale e di sostegno .

Con i migliori auguri
F.I.Passoni
studiopsicologia@hotmail.it

F.I.Passoni
Dir. di SYNESIS, Centro di Consulenza Psicologica, Psicoterapia & Ipnosi Clinica

studiopsicologia@hotmail.it

[#8]
dopo
Attivo dal 2006 al 2007
Ex utente
Gentili psichiatri e psicologi, ho conosciuto recentemente una donna che ha la sindrome di Asperger e ritengo che non sia affatto supportata. Mi piacerebbe aiutarla ma essendo io stesso gravemente malato e non potendo per questo essere autoreferenziale, mi sono rivolto uno psichiatra che mi ha visitato. Per prima cosa mi ha prescritto una RMN che ha avuto esito in un'atrofia cerebrale, in discussione parallela nel "reparto" di Neurologia. Vi informo che lo psichiatra non ha ritenuto opportuno prescrivermi psicofarmaci per i motivi che ho riferito nel consulto neurologico. Su una grave psicosi ancora da diagnosticare emerge comunque un buon funzionamento personale e sociale. Tant'è che le persone mi considerano eclettico ma "normale". Sicuramente mi sento molto meglio di 20 anni fa. L'ansia è scomparsa e l'aggressività affiora sempre più raramente in superficie. Voglio solo aggiungere che ho sempre avuto una grande empatia che negli ultimi anni mi ha portato ad aiutare i più svantaggiati.
Lo psichiatra non si esprime su un mio possibile intervento di sostegno a questa donna. Io vorrei provare a esportare il mio metodo per provare a renderla autonoma e a tirarla fuori da quella maledetta lavatrice che le piace guardare e che piace guardare anche a me. Io so allontanarmi dalla lavatrice. Lei resta irretita. Tralasciando i particolari mi interesserebbe molto conoscere i punti di vista, soprattutto sulle probabilità di successo o di peggioramento delle nostre rispettive patologie nel momento dell'interazione? Cosa può accadere? Sono molto incerto! Grazie davvero per la pazienza.
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