diagnosi si o no?

Salve a tutti, sono una ragazza di 29 anni e da sempre ho un vuoto dentro.
Non ho interesse verso ogni tipo di attività e verso gli amici (l'unica persona di cui mi importa è il mio ragazzo, anche se a giorni alterni lo vedo come un amico e poi come un nemico ) e vivo di una profonda tristezza con pensieri abbastanza neri (non suicidiari ma pensieri che riguardano l'idea di farmi del male tagliandomi) in particolare quest'ultimo risale all'ultimo annetto.

Ho fatto psicoterapia per tre anni ma ho avuto delle incomprensioni con la dottoressa che mi hanno portato ad allontanarmi.
In primis e qui veniamo al mio quesito: ad un certo punto della terapia le ho chiesto se quello che sento di avere possa avere un nome, in quanto pur provando a contrastare certe cose non ho visto miglioramenti, insomma le ho chiesto se io abbia una malattia mentale.
Lei non ha voluto iniziare un percorso diagnostico dicendo che le malattie mentali sono un modo per "etichettarsi" e per stigmatizzarsi, ha inoltre accennato al fatto che chi pensa di avere una determinata cosa di conseguenza non ce l'ha (della serie che se sei malato o hai un disturbo della personalità non te ne rendi conto).
Ora chiedo un parere a voi, ovviamente non voglio mettere in discussione la professionalità e la bravura della dottoressa ma mi chiedo se questo tipo di approccio del "non dare diagnosi" sia molto diffuso tra gli psicoterapeuti o se, laddove il paziente mostri interesse verso un'analisi diagnostica, invece lo si cerchi di "accontentare".
La mia domanda, e qui concludo, è dovuta al fatto che ne abbiamo provate veramente tante ma non riesco ad uscire da questo vortice, da un lato so che non posso continuare a vivere così (nella mia vita non ho mai concluso niente, sono ancora all'università e ogni interesse o hobby non dura che pochi momenti) , non riesco ad alzarmi dal letto la mattina e dormo male e faccio un sacco di incubi.
(In particolare in quest'ultimo periodo) e mi chiedo se forse una diagnosi mi possa aiutare ad avere un approccio più mirato verso una soluzione.
Scusate per la prolissità, e grazie a chi risponderà
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.7k 993 248
"Lei non ha voluto iniziare un percorso diagnostico dicendo che le malattie mentali sono un modo per "etichettarsi" e per stigmatizzarsi, "

Ah, e io che credevo che fosse un modo per cercare di creare delle categorie o etichette al fine di studiare e abbinare delle terapie. Invece è un malevolo complotto per stigmatizzare delle persone.

"chi pensa di avere una determinata cosa di conseguenza non ce l'ha (della serie che se sei malato o hai un disturbo della personalità non te ne rendi conto)."

Questo invece è in parte vero, perché chi fa diagnosi da solo di solito compie degli errori di inquadramento a seconda di cosa ha, ma in alcuni casi eccome se riconosce la propria diagnosi, solo che magari poi non ne vede una parte o non trova spontaneo il metodo per curarla.

Alla fine, qui ci troviamo con una situazione che, non essendo stata inquadrata, è stata trattata in una maniera (che non specifica) o in più maniere, senza poter concludere granché visto che in ogni caso per sapere se qualcosa funziona o meno si dovrebbe sapere se si prevedeva che funzionasse.

Fare una visita psichiatrica

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini