Sentirsi persi alla soglia dei 30

Gent.
mi medici,

sono un ragazzo di 27 anni che vive un periodo di profonda tristezza, dovuta a un accumulo di cose.

Premetto che nella mia vita ho vissuto costantemente periodi di alti e bassi, che peró sono sempre riuscito ad affrontare da solo.


Mi sono da poco laureato in informatica magistrale a pieni voti (e lode), percorso terminato brillantemente ma che ha causato in me soprattutto negli ultimi mesi principalmente ansia.
In questi anni di universitá ho sempre vissuto, come da copione, periodi in cui riuscivo a essere concentrato anche troppo e periodi di totale nullafacenza.

L'ansia in questi anni era quella soprattutto di essere indipendente economicamente dalla mia famiglia, che purtroppo non mi ha garantito grande stabilitá economica.
Volevo avere la mia indipendenza, cosí ho scelto di lavorare nell'ultimo periodo di studi come consulente informatico in una grossa multinazionale e questo non ha fatto altro che aumentare il mio stress: sono una persona solare e amichevole, ma sono diventato anche molto irrascibile con i miei con i quali vivo tutt'oggi.

Oggi, lavoro ma quello che faccio non mi piace per niente e vivo questo come un grande peso, ho la costante voglia di piangere e ho ansia praticamente tutto il giorno.


Un altro grande peso é quello di non aver mai avuto una relazione amorosa che sia riuscita a durare.
Anzi, purtroppo hanno aumentato le mie insicurezze e paure.

C'é una sorta di pattern nelle frequentazioni che ho: mi lego molto velocemente al partner e loro notano in me un grande pregio, la mia empatia.
Ma poi purtroppo nel giro di poco tempo tutto va sempre male.
In particolare i sentimenti piú forti li ho provati con una ragazza borderline, che dopo svariati mesi di frequentazione mi ha lasciato improvvisamente.
In ambito relazioni, infatti, credo di avere la sindrome da crocerossina.


Un altro aspetto che mi tormenta é quello familiare.
Ho due fratelli molto diversi da me (io sono il secondo figlio): da piccoli loro erano quelli disobbedienti, poco bravi a scuola e io l'esatto opposto.
Per questo motivo forse ho ricevuto sempre poco attenzioni dai miei che dovevano principalmente badare a loro due.

Ora li vedo realizzarsi sia lavorativamente (da tempo) che nelle relazioni, mentre io proprio non riesco in nulla.


A peggiorare ulteriormente nell'ultimo anno la mia situazione, penso, sia stato anche un costante abuso di marijuana che vedevo come rifugio/svago.

Vorrei tanto uscire da questo limbo, ho bisogno di piccoli consigli/dritte e di chiedere aiuto a un professionista: motivo per cui ho scelto di scrivere qui insieme alla voglia di sfogarmi un po'.


Vi ringrazio in anticipo.
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Dr.ssa Maria Graziano Psicologo 63 3
Gentile utente,
leggendo la sua richiesta colgo due aspetti importanti che condizionano il suo attuale stato di insoddisfazione che proverò ad esporre. Lei racconta di essere il secondo genito di tre figli, considerato da sempre il più maturo, tranquillo, il classico bravo ragazzo che non dà preoccupazioni ai genitori, il figlio "ideale" o sarebbe più esatto "idealizzato" che fa di tutto per ricevere il consenso genitoriale. Questo schema di comportamento si ripete nel periodo dell’Università dove studia, tra alti e bassi come da copione lei sottolinea, e nell’ultimo periodo di studi lavora come consulente informatico per rispondere al bisogno di indipendenza economica, così facendo all’iniziale ansia aggiunge lo stress lavorativo, ma ciò nonostante si laurea con 110 e lode, complimenti! Riportandoci all’oggi, lei dice sono una persona solare e amichevole, ma sono diventato anche molto irascibile con i miei con i quali vivo tutt'oggi . Soffermiamoci su questa sua rivelazione , è necessario chiedersi cosa c’è dietro l’irascibilità? Qual è l’emozione sottostante? Potrebbe essere rabbia mista a frustrazione? potrebbe non sentirsi riconosciuto lo sforzo compiuto per laurearsi con il massimo dei voti e al contempo lavorare come consulente informatico? Potrebbe avere a che fare con quel ruolo di bravo ragazzo che non dà preoccupazioni ai genitori che non le ha consentito il diritto di accogliere i suoi limiti e le sue difficoltà? Forse vorrebbe essere compreso nella sua stanchezza e nei suoi sforzi, essere considerato bisognoso di sostegno, di comprensione e di attenzioni al pari dei suoi fratelli? Le mie sono ipotesi per offrirle degli spunti di riflessione, se vuole potrà rispondermi e farmi sapere se è questa la strada giusta per svelare le emozioni profonde difficili da esternare.
Andiamo al problema lavorativo, lei dice lavoro ma quello che faccio non mi piace per niente e vivo questo come un grande peso, ho la costante voglia di piangere e ho ansia praticamente tutto il giorno ... il pianto è per la persona una valvola di sfogo, consente la liberazione dell’energia compressa all’interno. Il bisogno di piangere non và soppresso, contrariamente a quanto ci viene insegnato da piccoli, ma è un bisogno che và riconosciuto e agevolato, certamente in un ambiente protetto al di fuori dello sguardo giudicante degli altri, pianga in bagno, nella sua stanza, o nello studio di uno psicoterapeuta, ma pianga pure. Alcune problematiche che ci espone sono facilmente risolvibili attraverso delle sue scelte attive, come cambiare lavoro e affittare una stanza dove vivere per una maggiore autonomia. Conosco l’ambito lavorativo dell’informatica, ha provato a cambiare azienda? In tal modo cambierebbe ruolo professionale e attività, delle volte è l’organizzazione aziendale a non aiutare l’espressione delle potenzialità soprattutto nei giovani, grazie alla sua laurea Magistrale non avrà difficoltà a trovare un’altra società multinazionale per cui lavorare.
Andiamo all’aspetto relazionale, Un altro grande peso é quello di non aver mai avuto una relazione amorosa che sia riuscita a durare mi lego molto velocemente al partner Ma poi purtroppo nel giro di poco tempo tutto va sempre male i sentimenti più forti li ho provati con una ragazza borderline credo di avere la sindrome da crocerossina , ho elencato di seguito le sue affermazioni per evidenziare un bisogno affettivo col tentativo di soddisfazione tramite legami prima idealizzati ma che poi si scontrano con la realtà.
Ottima cosa che lei si sia accorto di voler soccorrere persone con disturbi di personalità da cui è attratto, questo importante aspetto richiede un intervento ampio non affrontabile in un consulto breve in una chat pubblica, pertanto le consiglio di iniziare un percorso di psicologico di psicoterapia che potrà aiutarla ad affrontare vari aspetti della sua personalità, tra cui la tendenza ad alternare una visione di perfezione ad una di svalutazione che emerge soprattutto da questa frase quando parla dei fratelli Ora li vedo realizzarsi sia nel lavoro che nelle relazioni, mentre io proprio non riesco in nulla .
Per uscire dal limbo , come lei lo definisce, la strada giusta non è certo la marijuana, si appresti a contattare un professionista per affrontare quelle che ormai sono delle urgenze da risolvere per il raggiungimento del suo benessere psico-fisico.
Un caro saluto
Dott.ssa Maria Graziano

Dott.ssa Maria Graziano Psicologa
mari.graziano1971@gmail.com
www.analisiemozionalemariagraziano.it

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Utente
Utente
Gentilissima Dott.ssa, la ringrazio e senz'altro inizierò un percorso.
Ho cercato di elencare il piú possibile i problemi che penso mi abbiano portato a questa situazione, anche a fronte di un lavoro introspettivo per capire se ci fosse una relazione tra tutto, anche se questo richiede l'aiuto di un professionista come giustamente lei ha scritto. Stessa cosa vale per il consumo di marijuana, che iniziata come un gioco in un momento di debolezza é diventata quella strada facile da percorrere per avere pochi momenti di sollievo nei periodi peggiori, ma la mia coscienza sa benissimo che é qualcosa di sbagliato.

Un caro saluto a lei.