Abuso

Scrivo alcune righe per chiedere un consiglio riguardo alla situazione in cui mi trovo. Ho 33 anni e vivo una vita normale e soddisfacente. Per natura sono una persona allegra e positiva. Questo mi ha aiutato negli ultimi vent'anni a superare momenti difficili dovuti ad abusi sessuali. Avevo 12 anni e un amico di 17 anni cominciò con 'giochi' strani che poi divennero sempre più espliciti e dolorosi, specialmente a livello emotivo. Vista l'introduzione probabilmente sembra voglia dare l'impressione, di riuscire a superare benissimo la situazione. Dipende dal periodo. In generale soffro di mancanza di autostima cronica. In genere non riesco a concentrarmi su ciò che mi piace o su ciò che voglio, perché cerco sempre di accontentare gli altri...di conseguenza poi ho l'impressione di essere io quella che 'supplica' sempre per avere un po' d'affetto, come se gli altri non cercassero mai la mia compagnia. Questo probabilmente non è nemmeno vero, ma è la sensazione che ho. Negli ultimi vent'anni non ho mai detto a nessuno di quest'esperienza traumatica. Mi sento come incatenata dalle parole: "Non serve a niente se lo racconti a qualcuno. E chi ti crederebbe?" In generale lotto contro i pensieri negativi che riaffiorano e cerco di dare il meglio di me stessa per convincermi che non è colpa mia ecc..ecc... Il problema sorge quando per esempio mi ritrovo sola in ascensore con un uomo e non riesco nemmeno a muovermi per la paura, o quando occasionalmente ho incubi di notte in cui rivedo (a volte sorpiate)le situazioni vissute. Ora mi sono legata ad un amica che è una persona molto sensibile e che spesso mi chiede il perché dei miei atteggiamenti così negativi nei miei confronti. So che ovunque c'è scritto che confidarsi e tirar fuori segreti del genere significa fare un passo avanti, ma d'altra parte mi chiedevo se il farlo potrebbe creare una reazione contraria, uno sconvolgere un equilibrio trovato. Al momento non so cosa fare. Da una parte il raccontarlo a qualcuno sarebbe come liberarsi da delle catene di silenzio chiuse da anni, dall'altra mi chiedo: e se gli incubi peggiorassero? e se? e se? Grazie in anticipo della rispota.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
Gentile ragazza, non si tratta solo di raccontare l'esperienza giusto per eliminare un po di veleno, ma soprattutto la capacità di acquisisre nuove strategie psicologiche per sostenere l'esperienza vissuta, riformularla e renderla meno patogena nel suo ricordo. Ma questo può farlo solo con l'aiuto di uno specialista.
dal momento che scrive(..)quando per esempio mi ritrovo sola in ascensore con un uomo e non riesco nemmeno a muovermi per la paura, o quando occasionalmente ho incubi di notte in cui rivedo (a volte sorpiate)le situazioni vissute (..)
è ovvio che si tratti di un'illusione di equilibrio che merita di essere davvero ripristinato.
Ma deve farlo attraverso un confronto professionale , con chi è preparato a dare un aiuto concreto in queste occasioni. NON c'è alcun motivo di pensare che il confronto possa peggiorare. C'è più probabilità del contrario
saluti.

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr. Carlo Conti Psicologo, Psicoterapeuta 122 5 1
Gentile Utente,
invece che pensare di raccontarlo a qualcuno, come un'amica, sarebbe bene pensare di contattare uno psicoterapeuta per farsi aiutare ad affrontare questo trauma, che inevitabilmente condiziona il suo modo di essere e di rapportarsi agli altri.
A mio parere dovrebbe fare un lavoro in profondità, per cui sento di consigliarle uno psicoterapeuta ad indirizzo analitica, ma ricordi che la cosa importante è trovare un bravo terapeuta con cui lei sente di lavorare bene. Faccia questo passo, perché è importante e vedrà che le cose miglioreranno.

AUGURI
Dr. Carlo Conti
carloconti5@tiscali.it

SALUTI
Dr. Carlo Conti
www.spiritoepsiche.it

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dopo
Utente
Utente
Grazie delle gentili risposte e del consiglio che prenderò in considerazione. Anche se penso sia arrivato il momento di 'fare un po' di ordine' la cosa mi spaventa davvero. Comunque come ho detto penso che debba davvero fare qualcosa al riguardo. Grazie ancora.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Cara ragazza, come le ha correttamente suggerito il collega che mi ha preceduto, il semplice racconto catartico ad un'amica o a persone di cui lei si fida, non serve assolutamente a nulla,è una sorta di prova generale, per poi andare in consultazione da un clinico.
A mio avviso, dovrebbe effettuare un psicoterapia. Tramite il legame empatico, di segretezza, complicità ed assoluto rispetto, che si verrà a creare con un clinico, di sua fiducia, rielaborerà il trauma subito,che abita in lei, con le stesse tonalità emotive di allora.
Gli abusi,attaccano e corrodono corpo e psiche ed, attorno alla vergogna, disagio e dolore del ricordo, si struttura poi, il resto della vita sociale ,emotiva, sentimentale e sessuale.
Vada, trarrà di certo, un grande beneficio.
Auguri



www.valeriarandone.it

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa, la ringrazio del consiglio in cui spiga le motivazioni, il perché un approccio di qs tipo è utile ed efficacie. Sarò franca...so di trovarmi emotivamente ad un bivio in cui so che dovrei fare qualcosa. Fino ad ora mi sono aiutata cercando di razionalizzare il problema e di esminarlo in modo logico e tenendo la testa alta, andando avanti insomma. Ha funzionato e ne sono fiera. D'altra parte anch'io sento il bisogno di trovare un aiuto che vada più in profondità. Ma ad essere sincera...lei descrive un "legame empatico, di segretezza, complicità ed assoluto rispetto" e io non sono sicura se è possibile trovarlo. Voglio dire: già è difficile tirare fuori una cosa di qs tipo, ma poi se devo raccontarla a 5 terapeuti prima di trovarne uno del quale mi fidi...non so se sono riuscita a spiegarmi. Penso che sia un po' come fare un salto al buio.
La ringrazio nuovamente della sua gentilezza.
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Dr. Mariano Indelicato Psicologo, Psicoterapeuta 124 4 1
Gentile utente,
il problema che si pone in questo tipo di situazioni è la lotta con i propri sensi di colpa. Purtroppo nei casi di violenza spesso la vittima si sente in qualche modo colpevole. Questo sentimento non la fa vivere bene con se stessa e con il proprio corpo. per questo i colleghi giustamente la invitano a rivolgersi ad uno psicoterapeuta. Dalla sua ultima risposta, non si capisce se ha già fatto psicoterapia e se non si è trovata bene. La psicoterapia a volte prevede grandi sacrifici emotivi: in sostanza si tratta di mettersi in gioco. Tante volte non ci sentiamo pronte a farlo o in quel momento della nostra vita non lo reputiamo importante per cui il linguaggio utilizzato dal terapeuta ci sembra davvero strano. Adesso, invece, si nota dal tenore della sua richiesta, vorrebbe veramente eliminare queste ansie e paure e , quindi, è il momento di socmettersi davvero.
Aguri

Indelicato Dott. Mariano
idm@dottindelicato.it
www.dottindelicato.it
www.psicoterapiacoppia.it

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Cara ragazza,
non è una caccia al tesoro la ricerca dello psicoterapeuta:
prima tappa, cercarne uno referenziato, tra albi riconosciuti o clinici di cui si fida,che possano inviarla da uno specialista serio e non modaiolo o millantatore.
Seconda tappa,durante il primo colloquio, e forse anche qualcuno in più, non deve obbligatoriamente dire tutto di sè, entrambi, terapeuta e paziente, si renderanno conto se diventeranno una "coppia a lavoro "o meno, il tempo, creerà quel clima di cui le ho parlato.
Credo che le sue siano " resistenze", cioè quei meccanismi psichici, che difendono i sintomi ed il suo sistama psichico, con strategie varie, inclusa la paura.
Auguri, veramente di cuore.
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Utente
Utente
Grazie mille!
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Dr. Willy Murgolo Psicologo, Psicoterapeuta 173 13

Gentilissima,

in linea generale i suggerimenti volti a sensibilizzarLa sulla possibilità di intraprendere un percorso psicoterapico non sono naturalmente da ignorare, nella stessa misura, però, in cui non é da ignorare la Sua perplessità, la cui provenienza sia cosciente che inconscia, suggerisce prudenza nelle decisioni per qualche motivo che al momento non é dato sapere, ma che non andrebbe trascurato.

Se per caso un giorno dovesse sciogliere la riserva e decidere di affidarsi ad uno Psicoterapeuta, la Sua giusta osservazione riferita nel dover raccontare la Sua storia a 5 specialisti diversi, andrebbe, se mi consente, aggiornata.

Infatti, non sarebbe assolutamente necessario agire in questo modo. In pratica, Lei potrebbe chiedere un unico colloquio, molto spesso gratuito, a diversi specialisti, non per raccontare ciò che non si sente, ma solamente per individuare la Persona che potrebbe fare al Suo caso, magari parlando del più o del meno.

Come quando ci si innamora di qualcuno senza sapere il perchè, durante il percorso di ricerca, stia certa che un bel giorno,anche quì senza sapere il perchè, Lei avrebbe la netta sensazione di trovarsi di fronte alla persona giusta.

Naturalmente, in parallelo, non trascurerà di accertare il possesso da parte dello specialista di quei requisiti che il medesimo ha il dovere di esibire e che Lei ha il diritto di chiedere.

Auguri e cordiali saluti

Dr. Willy Murgolo
Psicologo-Psicoterapeuta
Ipnosi Clinica-Sessuologia

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dopo
Utente
Utente
Gentile dr. Murgolo!
La ringrazio dei consigli pratici che prenderò in considerazione. Per il momento per me è stato già un successo aver chiesto consiglio in forma scritta. So che sarà un grande passo in avanti quando riuscirò ad iniziare un progetto mirato di guarigione. Proprio per qs è una cosa che voglio fare con calma e al momento che mi sembrerà più giusto. Saggezza o codardia? Il confine è molto sottile. Grazie ancora. Buona giornata.
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Dr.ssa Sara Breschi Psicologo, Psicoterapeuta 49
Buonasera,
lei parla di "sconvolgere un equilibrio trovato" ma è sicura che si tratti di un equilibrio? l'impressione, da ciò che racconta, è che abbia semplicemente messo da parte se stessa, che abbia ripetuto ciò che quell' "amico" di 17 anni ha fatto con lei. Ignora i suoi bisogni, cerca sempre di accontentare tutti, si è resa silenziosa.
Parlare di un abuso subìto non è facile, il rischio è quello di non essere creduta, oppure, peggio, di essere colpevolizzata. Informare chi le vuole bene comporta, spesso, il vederle soffrire con lei, il vederle incolparsi per non averla aiutata.
Parlare di un abuso subìto non è facile ma innesca un cambiamento nel modo di vedere se stessa, nel suo modo di rapportarsi a se stessa e, di conseguenza, agli altri. Avrà, poi, qualcosa di cui andare fiera. La sua mancanza di autostima non è cronica, sta a lei decidere se renderla tale.
La saluto con affetto

Dr.ssa Sara Breschi
Psicoterapeuta - Psicoanalista
Sito Web: www.sarabreschi.it

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa!
Io sono consapevole di ciò che cerca di dirmi. Prendere in mano la situazione una volta per tutte, affrontarla e cominciare a rispettarsi è sicuramente la cosa ideale. Mi rendo conto però che nella vita reale le situazioni in cui ci troviamo ci dettano, che lo vogliamo oppure no, un comportamento da seguire. Parlare con i miei genitori per esempio di una cosa del genere è secondo me un atto di crudeltà nei loro confronti. Cosa potrebbero fare? Come dice lei potrebbero incolparsi di non essersi accorti dell'accaduto. Perché dovrebbero colpevolizzarsi di qualcosa di cui non hanno colpa? A quel tempo per vergogna e sensi di colpa ho deciso di non parlare dell'accaduto con nessuno. In quel periodo ho esercitato doti incredibili nella recitazione. Fingere felicità e spensieratezza non è stato facile nei momenti più oscuri.
Come mi vedo adesso? So di avere per natura un carattere gioviale, socievole. Questo mi aiuta. Poi cerco di fare costantemente un lavoro logico di autoconvincimento, che seppure è stancante e faticoso porta i suoi risultati. So che ci sono periodi di indietreggiamento nei quali mi sento indegna dei doni che ho ricevuto nella vita, ma tutto sommato sono soddisfatta dei risultati che in generale ho. Capisco che lei vuole “scuotermi” e incoraggiarmi a fare qualcosa. Grazie! Come ho già scritto in un prossimo futuro lo farò. Non in un futuro remoto. Prima di tutto devo liberarmi della paura profonda che ho di sentirmi dire a voce alta ciò che è successo. Le sembrerà ridicolo, ma forse questa è la cosa che mi frena di più e che mi blocca del tutto. Potrei scrivere...si ma non avrei mai la sensazione di aver fatto qualcosa al riguardo. Così, appena riuscirò a convincermi, che non è poi una cosa così difficile da fare...allora cercherò un aiuto specializzato. Grazie ancora di essersi presa il tempo di scrivere la sua opinione e i suoi consigli.
Le auguro un buon fine settimana!
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Dr.ssa Sara Breschi Psicologo, Psicoterapeuta 49
In quello che lei scrive, le assicuro, non c'é niente di ridicolo.
Non è mia intenzione scuoterla o convincerla, credo che ci sia il tempo giusto per ogni cosa e vedrà che troverà il suo.
Lavoro ogni giorno con persone, adolescenti o adulte, che hanno subìto un abuso, sono vicina alle sue difficoltà.