Dubbi psicoterapia

Gentili dottori,

da quasi 5 mesi ho iniziato una psicoterapia cognitivo-costruttivista per venire a capo di alcuni problemi che mi porto dietro praticamente da sempre: bassa autostima, difficoltà relazionali (in particolare con l'altro sesso), difficoltà ad esprimere le emozioni, estrema suscettibilità al giudizio altrui... il tutto "condito" con la demoralizzante sensazione degli anni che passano e della vita che mi sfugge di mano.

La terapia sembra essere partita col piede giusto: si è creato subito un canale di empatia col terapeuta e fin dalla prima seduta ho potuto avvertire un sensibile miglioramento, il che mi ha anche infuso una grande dose di ottimismo ed entusiasmo.

Dopo questa partenza "in quarta", il processo si è via via "stabilizzato" sulle corde di una serie di colloqui settimanali con lo specialita, continuando ad avvertire un senso di "progresso" - seppur tra "alti" e "bassi" - per circa 3 mesi.

Da Maggio le cose sono piano piano mutate, iniziando ad avvertire l'insorgere di una fase di "blocco": non sono più riuscito a mettere in pratica gli homeworks e l'entusiasmo iniziale è calato, così come è scemato il "flusso emotivo" che il dottore era riuscito a trasmettermi all'inizio.

Ho cominciato a pensare che la causa di ciò potesse essere la mia non ancora totale apertura nei suoi confronti; così, nel giro delle ultime 3 sedute, mi sono fatto forza e ho tirato fuori alcuni delicati avvenimenti del mio passato circa il quale non l'avevo messo ancora al corrente.

Nonostante ciò, la situazione non appare mutata: nelle ultime settimane ho avuto parecchi giorni di grande scoramento e preoccupazione (con ruminazioni continue e incapacità di combinare alcunchè). Questi episodi di umore "depresso" sono stati scatenati da due fattori: le aspettative che nutrivo verso questo percorso (che mi sembra più travagliato e doloroso di quello che mi attendevo) e più recenti pensieri rivolti al mio futuro (sono terribilmente confuso circa il mio destino universitario e, quindi, professionale).

In questi momenti bui mi sembra di essere fatalmente destinato a non risolvere i miei problemi e a non poter mai trovare quella gioia e pienezza di vita le cui porte, pensavo, mi sarebbero state spalancate dalla terapia. In queste occasioni la mia autostima cala terribilmente e mi reputo una nullità; tutto quello che faccio si priva di valore e perdo interesse per tutto.

Mille dubbi si affollano nella mia testa: questo percorso mi porterà a qualcosa? Questo terapeuta sarà veramente la persona adatta? Si sarà creata quella "relazione terapeutica", fondamentale per il buon esito del processo? Questo morale a terra non sarà mica l'avvisaglia di una depressione?

Secondo il dottore, al quale riportai la sensazione di "blocco", si tratta di una cosa abbastanza normale... ma io non riesco ugualmente a calmarmi.

Di certo non credevo di risolvere i miei problemi in pochi mesi, ma pensavo che con l'inizio della terapia sarei stato progressivamente meglio....


[#1]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
Gentile ragazzo ogni percorso terapeutico può avere periodi di stallo ed è necessario discutere ogni dubbio con il proprio terapeuta.
NON possiamo certo sapere come la terapia si sta svolgendo ma ogni nostra affermazione potrebbe crearle ancora più confusione e mettere in discussione tutto il lavoro fatto fino ad oggi.
Detto questo alti e bassi in una terapia possono essere fisiologici, sempre che non abbia perso completamente la fiducia nel suo terapeuta, ma anche questo andrebbe discusso con lui per una eventuale scelta di cambiamente..
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#2]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le utente,
non si tratta di iniziare una psicoterapia e poi aspettare che il cambiamento accada come qualcosa che non dipende da noi, è indispensabile che lei si senta attivamente coinvolto nel processo terapeutico che, in quanto tale, spesso non è lineare ed è fatto anche di momenti di confusione e demotivazione.
Lasci stare le etichette diagnostiche (avvisaglia di depressione), lei sta imparando dalla sua esperienza ad incontrare le sue risorse e i suoi limiti, e questo le consentirà di esprimere sempre meglio la sua individualità.
Lei fa riferimento a due aspetti:
- le aspettative nei confronti della psicoterapia,
- la confusione riguardo alle sue scelte future,
evidentemente è su questi che lei sente il bisogno di lavorare in seduta ORA, non certo di aderire al copione del bravo paziente che "svuota il sacco", magari non rispettando i propri tempi. Dentro di lei (come in ogni essere umano) c'è una spinta interiore ad andare verso la crescita personale, ma è compito del terapeuta creare le condizioni favorevoli perché accada.
Cordialmente

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#3]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentili dottori,

grazie mille per l'attenzione.

La mia preoccupazione scaturisce del fatto che, iniziando questa terapia, al problema iniziale (quello che vi ho esposto nelle prime righe della richiesta) se ne è aggiunto uno secondario: l'ansia sull'esito della terapia stessa.

Mi rendo conto che, stando così le cose, il punto della questione non può che essere uno solo: non riesco a fidarmi del terapeuta.

Ho naturalmente intenzione di riportare tutto questo nella prossima seduta... anche se credo che non sarà facile (sembrerà strano, ma ho paura di offendere il dottore! Come se temessi che si possa sentire tradito).

Mi è venuto in mente, inoltre, di prendere un appuntamento con uno psichiatra per avere un parere e vedere se ci sono gli estremi per contrastare chimicamente queste ruminazioni e queste ansie, giusto per ritrovare serenità e calma, che credo siano indispensabili per affrontare una psicoterapia.

Che ne pensate?


P.S. Dottoressa, che intende - precisamente - per sentirsi "attivamente coinvolto nel processo"?
[#4]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Se lei ha difficoltà a fidarsi del terapeuta ma si sente libero di parlargliene allora potrà lavorare su questa difficoltà nei prossimi colloqui, il rapporto di fiducia non va confuso con un atto di fede che preservi il terapeuta da qualsiasi messa in discussione del lavoro che si sta svolgendo insieme.

"che intende - precisamente - per sentirsi "attivamente coinvolto nel processo?"

Intendo dire che lei gradualmente sente di entrare in contatto più profondo con la sua esperienza e questo le consente di attingere alle sue risorse per portare avanti il processo di cambiamento.
Non si tratta di contrastare chimicamente avere il timore di offendere il suo terapeuta è comprensibile da parte sua ma se ne esce solo affrontando la cosa in seduta.
Cordialmente
[#5]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Dottoressa, mi sono sentito così durante i primi 2 mesi e mezzo del processo... poi tutto sembra essersi ridimensionato: è oramai un pezzo che non accade più nulla di significativo.

Un anno fà lessi la testimonianza di un paziente, che descriveva le sedute di psicoterapia come una serie di piccole "scoperte" su sè stessi: ebbene, io questa sensazione non ce l'ho più. Ogni tanto ho addirittura l'impressione che mi vengano elargite solamente banalità.

I primi dubbi mi sono venuti quando ho letto che solitamente i terapeuti stabiliscono, col paziente, obiettivi e durata indicativa della terapia: nulla di tutto ciò è stato fatto.

Comunque sia, provvederò a parlarne in seduta.


Grazie ancora.
[#6]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2008 al 2022
Psicologo, Psicoterapeuta
"Ho paura di offendere il dottore"


Personalmente credo che riuscire ad affrontare questa sua paura di offendere il dottore sarebbe importante, un validissimo elemento da introdurre nella vostra relazione.


[#7]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazzo, concordo con il dott. Giusti.
Probabilmente attraverso la relazione terapeutica si stanno mettendo in atto schemi che per Lei sono prevalenti e che utilizza con maggior disinvoltura ma che le creano quelle difficoltà che accennava sopra.
Colga l'occasione per capire insieme al terapeuta dove sta l'inghippo in tal senso.
Poi, da ciò che scrive, sento i suoi dubbi e un po' di perplessità, ma mi pare anche di capire che questi dubbi la stiano guidando verso una nuova scoperta di sè.

In bocca al lupo!

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#8]
Dr. Giuseppe Perfetto Psicologo, Psicoterapeuta 35 1
Gent.le utente,
Quando afferma:
<<ho paura di offendere il dottore! Come se temessi che si possa sentire tradito)>>
mi sembra che sia un punto importante: per esempio potrebbe rifettere su queste emozioni (offesa e tradimento) verso il suo terapeuta, parlandone con lui.

Dr. Giuseppe Perfetto
(Psicologo-Psicoterapeuta, Milano)

[#9]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> non sono più riuscito a mettere in pratica gli homeworks e l'entusiasmo iniziale è calato
>>>

Gentile ragazzo, potrebbe essere questo il motivo? Potrebbe essere che lei si aspettasse una strada in discesa dove il terapeuta, magicamente, le avrebbe tolto il problema durante le sedute, in astratto, senza bisogno di farla esporre più di tanto nel quotidiano?

Le domando questo perché se lei ha problemi con l'altro sesso, è probabile che la paura del rifiuto e i conseguenti comportamenti di evitamento giochino un ruolo importante nella sua situazione.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#10]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentili dottori,

grazie infinite a tutti per le risposte. La prossima seduta verterà sui dubbi che nutro verso il percorso di terapia e sulle paure di offendere il dottore nel riferirli.

Dottor Santonocito, non mi aspettavo rimedi miracolosi e rapidi, tuttavia non mi aspettavo nemmeno di essere assalito da queste ruminazioni e da questo cattivo umore... La cosa mi ha sconcertato perchè una certa ciclicità di "momentacci" ha da sempre caratterizzato la mia vita e mi ha spiacevolmente sorpreso la constatazione che il peggiore di questi lo stia vivendo proprio adesso che faccio terapia... come a dire: "allora per me non c'è proprio via di scampo!"

Diciamo che l'entusiasmo nei confronti dei compiti è venuto meno anche grazie a qualche piccolo fallimento collezionato inizialmente... e poi il patatràc.


Grazie ancora.
[#11]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Diciamo che l'entusiasmo nei confronti dei compiti è venuto meno anche grazie a qualche piccolo fallimento collezionato inizialmente... e poi il patatràc.
>>>

Quindi non è errato, mi pare, dire che il calo d'entusiasmo ha a che vedere con i compiti.

Lei direbbe che i compiti che ha ricevuto fossero sufficientemente graduali, oppure sente che le è stato chiesto troppo tutto in una volta? In altre parole, se la difficoltà dei compiti fosse stata frazionata in modo più progressivo, secondo lei, sarebbe stato più facile sostenerli?

Cordiali saluti
[#12]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentile Dottore,

i compiti che mi furono assegnati credo proprio fossero sufficientemente graduali, anche prchè inizialmente sono riuscito a metterli in pratica. Il problema a rifarlo successivamente si è presentato dopo che sono andato incontro a qualche fallimento, che mi ha fatto perdere un po' di entusiasmo e fiducia in me stesso.

Comunque sia, credo che l'unico modo per vederci chiaro sia parlarne al dottore...

grazie.
[#13]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Comunque sia, credo che l'unico modo per vederci chiaro sia parlarne al dottore
>>>

Questa è la cosa migliore, e anche per una verifica della relazione terapeutica esistente.

Cordiali saluti