Azzerare tutto e ricominciare da capo: depressione in agguato

Gentili dottori,
mai mi sarei aspettato nella mia vita di dover arrivare ad esporre un problema del genere, e a dirla tutta mi vergogno molto per questa mia richiesta, ma sento la necessità di avere un parere o un consiglio di qualsiasi genere.
Sono un ragazzo di 22 anni, sono nato e cresciuto in una famiglia di contadini, avevamo un'azienda agricola con numerose mucche, e per questo la nostra è stata una famiglia quasi sempre "fuori dal mondo", io stesso ero spesso oggetto di scherni e prese in giro come spesso capita a chi si trova in situazioni più particolari. Ma fino al primo anno delle scuole medie non ci ho mai dato troppo peso; successivamente invece ho iniziato a chiudermi sempre più, evitavo il più possibile i miei coetanei, mi trovavo bene solo con i miei compagni di classe (con i quali, però, avevo rapporti esclusivamente scolastici).
Quindi al di fuori della scuola non ho mai avuto amici della mia età, stavo sempre e solo con gente adulta! Addirittura già a 12- 13 anni vestivo gli abiti
dei miei zii che mi facevano apparire mooolto più grande! Ovviamente questo ha contribuito a peggiorare le mie relazioni con i miei coetanei, ma per un bel pò di tempo questo non mi creava nessun problema: io mi ritenevo assolutamente superiore a tutti, potevano prendermi in giro quanto volevano che a me non pesava proprio.
Sono andato avanti così fino ai 17 anni, da quell'età il mio "equilibrio" che mi ero creato in quegli anni ha iniziato a mostrare segni di cedevolezza, e sempre più iniziavo a sentire il bisogno di essere come tutti gli altri, di avere la vita sociale che avevano tutti i miei coetanei.
Ma ormai era troppo tardi!
Avrei dovuto azzerare tutto e ricominciare da capo, ma non era possibile, ormai io mi ero costruito quel mondo, e dovevo trovare a tutti i costi un modo per cambiarlo.
L'occasione mi si è presentata al termine delle scuole superiori: compresi che l'unica soluzione era fuggire da quel mondo che mi ero autocostruito.
Decisi di andare a studiare ingegneria a Roma, credevo che una grande città poteva aiutarmi a cambiare. In effetti ho avuto un leggero cambiamento, ma non è facile ricominciare da capo, e la solitudine era sempre il mio problema quotidiano.
Fortunatamente io sono una persona con una personalità fortissima, non ho mai dimostrato a nessuno di provare tanta sofferenza, la nascondevo molto bene!
Da qualche mese a questa parte anche questa mia caratteristica è sparita, ho livelli di umore bassissimi, mi sento sempre stanco, e ho difficoltà a trovare la giusta concentrazione per studiare (anche se riesco ugualmente ad avere ottimi risultati agli esami). Ho bisogno di stare in mezzo alla gente!
Ma per starci devo prima cambiare me stesso, ed è questo il vero nodo del problema: pur avendo la volontà di cambiare non ci riesco, ormai tutti (anche a Roma) mi conoscono così, ho il terrore che tutti quelli che mi conoscono possano giudicare i miei eventuali cambiamenti.
Vabbè, spero mi possiate aiutare, sono molto triste...
[#1]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le utente,
per molto tempo si è negato la possibilità di entrare in relazione con gli altri, perché avvertiva tale esperienza come troppo minacciosa per la sua "superiorità".
Ora però sta entrando in contatto con il suo bisogno di relazionarsi e non sa da dove iniziare.
La psicoterapia potrebbe essere un inizio, offrendole la possibilità di sperimentare sulla sua pelle cosa significa sentirsi accettati per quello che si è, senza essere giudicati.

"Ho bisogno di stare in mezzo alla gente!
Ma per starci devo prima cambiare me stesso"

No, solo se imparerà ad accettarsi potrà attivare un vero processo di cambiamento, ci sono parti si noi "scomode" che tendiamo a rifiutare ma che in realtà ci appartengono.
Solo diventando consapevoli delle nostre "zone d'ombra" possiamo sapere come orientare il processo di autorealizzazione al quale tendiamo naturalmente in quanto esseri umani.
Cordialmente

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2011
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazzo,
le capacità di relazionarci sono come muscoli: se non le usi si atrofizzano, più le usi più si rinforzano ed è chiaro che dopo anni di inattività riprendere l'esercizio fisico comporta dolorini vari...e (continuando con la metafora) passando da una piccola realtà a roma è come se avesse corso una maratona dopo anni di inattività!
mi fa piacere leggere che sente il bisogno di stare tra la gente perchè significa che in lei la parte sana che reclama il suo spazio è attiva.
Non credo lei debba azzerare ciò che è ma semplicemente aggiugere abilità di relazione che fino ad oggi non ha sviluppato (per motivi logistici o per evitamenti volontari), per cui le consiglio di rivolgersi a uno specialista che possa aiutarla a recuperare la capacità di rapportarsi agli altri.
Buona giornata.
[#3]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile utente,
nella sua mail ha descritto molto bene il dipanarsi della sua situazione.
Lei ha sentito il bisogno, affacciandosi all'età adulta, di definire la sua identità, come sempre avviene in adolescenza.
Ha scelto dunque di cambiare luogo per cominciare la sua vita adulta in modo diverso, togliendosi da un ambiente che la rimandava a sentimenti di squalifica e inadeguatezza, rispetto al quale si teneva in disparte e reagiva con una "corazza di superiorità".

Ha puntato quindi sulle sue forze e potenzialità per attuare questo cambiamento, ha ottenuto brillanti risultati negli studi a conferma delle sue capacità, ma continua a sperimentare difficoltà nel relazionarsi agli altri, a sentirsi sotto esame, tanto da temere anche la possibilità di essere giudicato dagli altri in merito a eventuali cambiamenti.

Imparare ad accettarsi, come le ha detto la collega Camplone, sentirsi bene nei propri panni, la può aiutare a stare bene con gli altri, come lei giustamente desidera.

Rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta in presenza, le sarebbe di aiuto per ritrovare il suo benessere.

I miei migliori auguri di serenità

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#4]
dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio molto per le vostre risposte, seguirò il vostro consiglio e mi rivolgerò ad uno psicoterapeuta.
Se mi è concesso vorrei porre una sola domanda: da molto tempo soffro di tremori come ho spiegato qui https://www.medicitalia.it/consulti/psichiatria/154921-tremore.html
Ancora non si è capita la natura (chi dice ansia, chi dice tremore essenziale, vedremo cosa verrà fuori dalla prossima visita neurologica), ma so solo che in determinati contesti sociali questi tremori sono notevolmente amplificati, ed è questo uno dei miei problemi che più mi bloccano nelle relazioni sociali (come ho scritto nell'altro consulto non posso prendere un caffè al bar che la mano trema!).
A vostro giudizio questo problema può in qualche modo essere legato alla mia situazione psicologica sopra descritta?
Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarmi ad attenuare anche questo problema?
Quale tipo di psicoterapia farebbe al mio caso?
Sistemico-relazionale o cognitivo-comportamentale?
Vi ringrazio infinitamente e porgo i migliori saluti.
[#5]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2011
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente,
come lei stesso ha detto gli effetti delle due problematiche potrebbero essere sovrapposti, nel senso che in situazioni sociali tutti noi vorremmo dare il meglio di noi stessi e sapere in anticipo che molto probabilmente si avranno difficoltà o "anomalie" di comportamento (in questo caso vistoso tremore) che ci faranno sembrare "diversi/ancor più visibili" non aiuta a rimanere distesi e rilassati. In pratica la maggiore tensione provata nell'anticiparsi mentalmente tremante in mezzo agli altri potrebbe accentuare il tremore stesso.
Spero gli esami possano aiutarla a capire la natura (biologica o psicologica) o le nature (biologica e psicologica) del suo problema.
Cordiali saluti.
[#6]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"A vostro giudizio questo problema può in qualche modo essere legato alla mia situazione psicologica sopra descritta? "
Sì è una delle conseguenze come le ha ben illustrato la collega.

"Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarmi ad attenuare anche questo problema?
Quale tipo di psicoterapia farebbe al mio caso?
Sistemico-relazionale o cognitivo-comportamentale?"

La psicoterapia non è una cura palliativa l'obiettivo non è ridurre l'intensità del sintomo, ma attivare un processo di cambiamento che la coinvolgerà in prima persona e le consentirà di prendersi cura dei suoi bisogni rendendo inutile la funzione svolta dal sintomo.
Non si preoccupi del tipo di orientamento psicoterapeutico perché come dimostra le ricerca nei campo dei fattori di efficacia in psicoterapia ciò che fa la differenza è il rapporto che viene ad instaurarsi tra il terapeuta e la persona.
Cordialmente
[#7]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile utente,
rispondendo alla seconda parte del suo quesito,
ciò che più conta in un percorso psicoterapeutico è la relazione terapeutica, cioè quel clima di reciproca fiducia che si viene ad instaurare tra paziente e terapeuta.
Tra i due approcci terapeutici che lei ha citato, ci sono teorie differenti di riferimento, ma sono entrambi validi.
Ogni tipo di psicoterapia in sé è valida, poiché il suo obiettivo è quello di aiutare il paziente a raggiungere il proprio benessere psicologico che significa, semplificando, stare bene con se stessi e con gli altri.


Cordialmente


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