Dipendenza droga: il dopo comunità

Buongiorno,
vi chiedo un consiglio su cosa io possa fare per aiutare una persona parente di una mia parente. La persona in questione ha circa 40 anni e da almeno 20 combatte la sua battaglia tra recuperi e ricadute. E' stata in diverse comunità ma quasi sempre non riusciva a terminare il percorso in comunità. Da qualche mese è riuscita a terminare un primo percorso e dopo la comunità aveva cominciato a lavorare presso un giardiniere (in nero). Purtroppo essendo anche sieropositiva, questa persona soffre di una salute piuttosto cagionevole, il che ha causato molte assenze fino a quando il giardiniere ha deciso di non tenerla più a lavorare. L'ambiente familiare è tutto sommato buono, anche se la madre insegnante in pensione e che ha perso il marito in giovane età, ha altri figli più piccoli, che dopo anni di sofferenze ( la famiglia si trasferì per seguire la persona nella sua terapia) hanno in qualche modo rimosso o ignorano volutamente il problema e quindi almeno psicologicamente lei si trova piuttosto sola.
Ora io penso che questa situazione possa rapidamente degenerare e portare ad una ricaduta. Purtroppo, vista anche la pesante crisi economica, sembra improbabile riuscire a trovare un lavoro. Qualche anno fa il più piccolo dei figli ebbe un momento di difficoltà che lo porto ad abbandonare la scuola, ma con il pretesto di aiutarlo a prendere la patente entrammo in confidenza e forse anche in ricordo dei miei problemi per terminare l'università, riuscì a capirlo e convincerlo e terminare la scuola ed ora sta portando avanti con ottimi risultati un corso di formazione parauniversitaria. Ora il problema è molto più serio, non ho molta confidenza con questa persona ed anche causa figli miei, ho molto meno tempo. Cosa si può fare?
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
Gentile signore,
come avete avuto modo di constatare, le problematiche che hanno a che fare con le dipendenze, in special modo da droga, sono di difficile risoluzione "totale", per così dire. E' necessario un monitoraggio costante e una "rete" di interventi che coinvolgono i vari aspetti della vita del tossicodipendente, nonché di ausilio alla famiglia.
Mi sembra di capire che il suo sostegno sia stato importante per la persona in questione e per la sua famiglia. Non mi è chiaro però che tipo di legame c'era in passato e quali rapporti intercorrono ora tra di voi.
Lei ci chiede cosa si può fare: aiutare un parente di un parente con una richiesta virtuale è piuttosto difficile, se non impossibile. Però le potremmo girare la questione da un altro punto di vista: come mai ha così a cuore questa situazione? Evoca il lei qualche ricordo, o dei timori?

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

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dopo
Utente
Utente
Grazie per la sua prontissima risposta.

Per chiarire i suoi dubbi: il parente di parente, era per evidenziare che si tratta del cerchio non ristretto della famigla (cioè conosco queste persone ma non ho moltissima confidenza con loro) e per cercare di non rendere troppo riconoscibile il caso. Il rapporto tra le nostre famiglie è soprattutto con la madre di questa persona. Il mio sostengo nel caso dell'altro figlio, avvenne su richiesta della parente in comune. Mi riferivo semplicemente al fatto che io ero riuscito a superare il mio momento di stallo degli esami grazie alla serenità e fiducia dei miei genitori, e quindi invece di riempirlo di ansie come faceva (anche comprensibilmente sua madre) cercai di infondergli fiducia in se stesso attraverso la guida. Comunque fu un supporto tutto sommato modesto. Nel caso di questa persona mi sono limitato un paio di volte ad accompagnarli quando c'era bisogno di un'auto (la madre non guida).

Immagino che il rischio principale sia che questa persona senza attività quotidiane stimolanti possa precipitare nella depressione e quindi nella ricaduta come sucesso in passato. Giustamente lei dice che è fondamentale la rete di monitoraggio, ma mi domando se le ansie dei parenti più vicini possano essere controproducenti? in questi casi che ruolo può avere l'assistenza professionale nel monitoraggio (ASL/Sert, etc)? possono aiutare anche una volta terminata la terapia in comunità?
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
" le ansie dei parenti più vicini possono essere controproducenti? "

Più che le ansie, direi certe dinamiche interne alla famiglia, che se non vengono adeguatamente analizzate, spezzate o tenute sotto controllo, potrebbero costituire terreno fertile per riaprire tensioni interne e quindi per delle ricadute della persona in questione.

"in questi casi che ruolo può avere l'assistenza professionale nel monitoraggio (ASL/Sert, etc)? possono aiutare anche una volta terminata la terapia in comunità? "

Sì, i servizi dovrebbero continuare a seguire la persona, però a volte sono più attivi, altre volte sono i familiari che devono sollecitare il monitoraggio. Ma non si può prescindere dalla volontà del diretto interessato: può avere le cure migliori del mondo e tutta la sollecitudine di quanti gli vogliono bene, ma l'ultima parola, la decisione definitiva spetta solo a lui. La persona tossicomane è un soggetto dotato di libera scelta e responsabile per sé. Questo non dovrebbe mai essere dimenticato da chi lo circonda, pur con le migliori intenzioni.

Un caro saluto,
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile signore,

sottoscrivo quanto le ha risposto la dottoressa Ferretti e in particolare sottolineo anch'io l'importanza della motivazione dell'ex-tossicodipendente nel compiere un percorso riabilitativo che lo/la conduca alla risoluzione completa della sua dipendenza.

Le segnalo inoltre che per quanto riguarda il reinserimento lavorativo sono attive sul territorio numerose associazioni che aiutano chi ha avuto questi problemi a trovare un'occupazione.

Per fare qualche esempio:

http://www.associazioni.milano.it/info/schede/pg_scheda.php?nome=workonline

http://www.lilamilano.it/LILA/Lila-Site/site/it/NEW_LILA/it/cosa_facciamo/orient_sost/orient_lavoro.php

http://www.cooperativasocialelazattera.it/chisiamo.html

http://www.igd-puntovendita.com/Il%20Giorno%20Dopo.aspx

http://www.alainrete.org/lavoro.html

Può quindi iniziare a comunicare questi recapiti alla diretta interessata per farle sapere sia che si sta interessando di lei, sia che esistono diverse possibilità di cercare e ottenere un aiuto rivolto proprio alle persone che si trovano nella sua stessa situazione.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
Ringrazio moltissimo per i consigli.

Chiedo scusa per le iniziali incomprensioni, ma non è facile capire fino a che punto si abbia diritto, sia opportuno e producente invadere la sfera intima di una famiglia.

Farò pervenire i vostri suggerimenti alle persone interessate.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
E' sicuramente lodevole che lei si interessi di questa sua conoscente e penso che indirizzandola correttamente le sarà di grande aiuto.

Il fatto che poi debba essere la signora in prima persona a decidere cosa fare non significa che non le servano informazioni e consigli, cose che, da quanto ci ha raccontato, non penso le siano giunte da altri.

Ci tenga aggiornati!
[#7]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno,

volevo aggiornarvi sulla situazione che mi sembra positiva, seppur con le dovute cautele.

La persona in questione non ha più avuto ricadute da quando scrissi tempo fa. Confesso che io stesso non avevo moltissima fiducia dopo 20 anni di comunità di recupero e successive ricadute.

Penso siano diversi i fattori che abbiano contribuito. Innanzitutto, la ritrovata dimensione familiare, perché oltre alla vicinanza ed al sostegno di zii, cugini e nipotini (che lo adorano), ora vive con madre e fratello (il padre era morto di tumore quando erano ancora piccoli) in un piccolo paese di campagna ed ha ricostruito il rapporto con il fratello minore che era degenerato tra sensi di colpa ed recrimininazioni reciproche. Il fratello aveva sofferto molto durante l'infanzia e l'adolescenza, quando la famiglia si era trasferita per allontanare cattive compagnie ed influenze. Nel frattempo e non casualmente il fratello ha concluso una formazione universitaria nel campo dell'assistenza socio-sanitaria e lavora in una comunità con ragazzi difficili.

Altro fattore fondamentale è stata l'influenza positiva di una persona amica che lo ha aiutato a trovare un piccolo lavoro - un paio di giorni a settimana - poche ore e pochissimi soldi ma in regola ed abbastanza per impegnare il suo tempo ed aiutarlo a maturare ed a essere più indipdente. Inoltre, ha avuto in affido da un conoscente un terreno che ha incominciato a coltivare.

Credo sia importante che la famiglia continui a stargli vicino, ma le prospettive mi sembrano buone perché la differenza rispetto al passato non è solo di essere pulito per la prima volta così a lungo, ma l'aver recuperato un rete di relazioni sociali e familiari e un ruolo nella società.

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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
Gentile signore,
grazie per averci aggiornato! E' sempre bello sentire dell'evoluzione favorevole di situazioni molto difficili.

Un carissimo saluto,
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