Rapporto fratelli

Gentile Dott./Dott.ssa,
ho 26 anni ed un problema, se cosi' puo' definirsi, da molti anni. Dunque, circa 10 anni fa (non ricordo esattamente) mio fratello (che ha 4 anni più di me) ha sofferto di anoressia. La malattia ha raggiunto uno stadio grave, tuttavia con l'aiuto di una psichiatra, dopo qualche anno ne è uscito. Potrà facilmente immaginare la situazione familiare in quel periodo buio. Le premetto che i miei genitori sono sempre stati molto attenti alle nostre esigenze, sono una coppia molto unita ed hanno fatto tutto il fattibile per aiutare mio fratello senza trascurare me. Forse l'unica "colpa" che so imputare loro è proprio che sono sempre stati fin troppo protettivi. Detto questo, vorrei spiegarLe che io ho sempre avvertito il "peso" della malattia di mio fratello, nel senso, cercando di fare un riassunto, che mi autocolpevolizzavo del fatto che io agli occhi degli altri potessi brillare di fronte a lui, dal punto di vista del mio aspetto fisico, del fatto che ero bravissima a scuola e in seguito all'università, che non avessi mai creato problemi in casa, che fossi, insomma "una figlia esemplare". Né i miei genitori né mio fratello hanno mai detto questo, ma l'ho sempre, per così dire, avvertito. Ora quello che mi succede è che mi sento depressa (so che è una parola complessa da usare, ma non me ne viene un'altra), mi viene spesso da piangere quando penso a mio fratello. Infatti, non abbiamo mai avuto un vero rapporto: non mi ha mai detto che mi vuole bene, o che ci tiene a me, non solo, qualsiasi cosa succeda la persona con cui se la prende regolarmente sono io. Per portarLe qualche esempio, anche ora che vive con la sua compagna, magari entra in casa e non mi saluta o non mi rivolge parola anche se siamo solo noi due e stiamo pranzando uno di fronte all'altra; oppure, se qualcuno gli muove una critica, la accetta senza problemi a meno che non sia io a farlo: in tal caso, alterna reazioni di ira a periodi di indifferenza nei miei confronti. Questo ultimamente mi fa stare piu male di prima, perche siamo adulti e perche non ho un conforto dai miei genitori (caso unico la tensione con mio fratello, per il resto mi appoggiano in tutto) che mi ripetono in continuazione che lui è cosi' e che bisogna accettarlo. Ma io non ne posso più di accettare i suoi comportamenti intollerabili e di sentirmi poi ricordare sempre che è stato male. Non ce la faccio più, piango tutto il giorno e so che su di lui non potrò mai contare, quando tutti parlano dei propri fratelli come di divinità. Forse ho dei sensi di colpa sulla sua malattia per quello che Le spiegavo prima o sul fatto che forse a volte mi vergogno di lui e dei suoi modi cafoni, che ostenta solo per contrariare me. Al solo pensare a lui mi sembra di impazzire perche tanto non ne verremo mai fuori, o forse lui sarà libero del tutto dai suoi problemi solo se io sparirò in un modo o nell'altro dalla sua vita? Non so se sono riuscita a delineare un quadro abbastanza chiaro della situazione, ma spero che qualcuno mi dica se i miei dubbi sono fondati o se ho speranze di non sentirmi più, un giorno, così a terra per cause di cui non ho colpa e di cui non so trovare una soluzione!
Ringrazio anticipatamente,
I.
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente
In ogni famiglia vigono delle regole non scritte, apprese informalmente e quasi sempre in modo inconsapevole.

È possibile che all'interno della sua famiglia, dalla descrizione che fa dei suoi genitori, esista una regola che si potrebbe riassumere con: "Si deve sempre prendere su di sé il carico dei problemi di un familiare, quando sta male".

Potrei sbagliarmi naturalmente ma, se così fosse, capisce che c'è una grande differenza fra preoccuparsi e cercare di aiutare un familiare, e sentirsi responsabile o colpevole per ciò che gli è successo.

Ecco, credo che dovrebbe innanzitutto riflettere su questo. È verosimile che lei non abbia niente a che vedere con le cause dei problemi di suo fratello. Certo, è possibile che lui abbia sofferto per avere una sorella brillante e a posto come lei ma ciò, di per sé non la rende responsabile di nulla.

Se ne sente il bisogno potrebbe richiedere un consulto psicologico o psicoterapeutico, per aiutarla a riflettere su questi punti.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie per il suo tempestivo consulto, dott. Santonocito,
credo che Lei abbia grosso modo centrato il problema. Solo non mi è chiaro il suo parere su una questione: secondo Lei è normale che io mi sia tanto colpevolizzata negli anni? Inoltre, quanto secondo Lei sarà possibile recuperare il rapporto con mio fratello? O forse sarebbe meglio dire "crearlo", purtroppo... Forse Lei può darmi qualche consiglio su come dovrei rapportarmi a lui: Le confesso che a volte sono tentata di urlargli di sparire dalla mia vita, ma so che me ne pentirei e, soprattutto, che darei un grande dolore ai miei genitori. Tra l'altro, un'altro punto importante per me è proprio questo: il fatto che io senta sempre, in ogni cosa che faccio, un forte senso del dovere verso i miei genitori, soprattutto verso mia madre. Per senso del dovere intendo non tanto un dovere di fare o non fare qualcosa, quanto una sorta di "paura" (anche se non è il termine corretto) nel prendere decisioni da sola. Ultimamente mi sembra che questo accada anche per le decisioni meno importanti, cosa che prima non accadeva. Non so se questo possa essere sempre correlato ai problemi con mio fratello o se, piuttosto, sia da imputarsi ad un momento della mia vita in cui tendo spesso a sentirmi frustrata e insoddisfatta. O forse si tratta di un mix dei due problemi? Lei cosa ne pensa? Grazie della risposta e della possibilità di sfogarmi con qualcuno.
I.
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente
Usare la parola "normale" non le è utile in questo caso, perché rimanda di nuovo ad una valutazione di tipo normativo, appunto, che lei fa su se stessa. Diciamo che autocolpevolizzarsi, in famiglia, è qualcosa che può succedere.

Se sia possibile recuperare il rapporto con suo fratello, onestamente non posso saperlo. Non è possibile fornire consulti approfonditi in questa sede. Fra l'altro non so se abitate ancora tutti e quattro sotto lo stesso tetto. Se è così ciò potrebbe essere un elemento che contribuisce a mantenervi invischiati gli uni con gli altri. Infatti, mi sta dicendo che ha difficoltà anche con sua madre.

Le confermo che potrebbe esserle molto utile parlarne con un professionista, meglio se esperto di problemi familiari e relazionali.

Cordiali saluti
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