Rischiare per passione

Salve, sono un ragazzo che ha la passione per uno sport usurante e potenzialmente pericoloso (anche letale).

Avendo preso consapevolezza dei rischi che corro nel praticare questo sport, mi chiedo se sia giusto rischiare (anche la morte o gravi danni cerebrali) per passione.

Io penso che nella vita vadano vissute le proprie passioni, altrimenti non avrebbe senso vivere. Però devo rendere anche conto a chi mi sta intorno e mi ama, in più sono giovane e con tante esperienze da fare ancora, per cui non riesco a decidere se valga la pena rischiare o meno.

Mi sento bloccato, da un paio di settimane, non riesco a decidere se sia giusto rischiare o meno. Vorrei vivere la mia passione al massimo, cercando di raggiungere il successo e la gloria, perchè nella mia vita voglio diventare qualcuno e fare qualcosa di grande. Non voglio una vita anonima o da perdente, preferisco morire piuttosto. Io voglio essere qualcuno, sento in me una grande voglia di riscatto, da una vita fin ora vissuta non come avrei voluto. Sento il bisogno di una rivincita personale. Ho fame di gloria. E voglio raggiungerla attraverso la mia passione. Sono disposto a lavorare ogni giorno duramente per questo.

Nel fare questo però ho paura di rovinarmi la vita, o di finirla troppo presto (perchè sono rischi concreti). Privandomi di tante cose ed esperienza che avrei potuto fare.

Spero possiate aiutarmi a prendere una decisione, dato che sono due settimane che cerco una risposta, e non riesco a fare niente, perchè mi sento perso senza un obiettivo ben preciso (che avevo fino a qualche settimana fa, prima che prendessi consapevolezza dei rischi che corro seguendo la mia passione). E senza passione la mia vita mi sembra "vuota".
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Caro ragazzo,

leggo dai suoi precedenti consulti che non pratica da molto questo sport.
Mi chiedo, quindi, cosa la spinga a voler eccellere proprio in questo settore.

La sua frase:
"Non voglio una vita anonima o da perdente, preferisco morire piuttosto. Io voglio essere qualcuno, sento in me una grande voglia di riscatto, da una vita fin ora vissuta non come avrei voluto"

mi fa pensare che per lei rappresenti una compensazione a un vissuto di inadeguatezza che si porta dentro.
E allora le chiedo, se far convivere la paura di danni permanenti con il desiderio di eccellere nel pugilato, la manda così in crisi, non sarebbe più facile trovare qualche altra disciplina sportiva o un'altra attività che possa comunque farle raggiungere obiettivi "vincenti", che possa farla "sentire qualcuno"?

La decisione spetta ovviamente a lei; non possiamo dirle, da qui, senza conoscerla, cosa sia giusto fare.
Se però pone questa domanda a degli psicologi, personalmente mi chiedo che cosa abbia di così importante da dover compensare con mete così elevate.

Come sono le sue relazioni familiari e sociali?
Cosa fa nella vita? Studia? Lavora?
Ha una relazione affettiva importante?

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

[#2]
dopo
Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Beh non lo pratico da molto, ma ho sempre voluto farlo, sin da bambino. Ma per diversi motivo ho cominciato solo poco tempo fa. Ma mi sono subito innamorato nel praticarlo. Oltre a questo, c'è da dire che sono portato e gli istruttori hanno mostrato grande interesse per le mie potenzialità e quindi questo mi fa sentire appagato in un certo senso e mi motiva ancora di più a tentare di sfondare.

"mi fa pensare che per lei rappresenti una compensazione a un vissuto di inadeguatezza che si porta dentro."

Si sicuramente è così. Con la mia famiglia non ho grandi rapporti, i miei sono separati e in casa non parlo praticamente mia con nessuno. Nella vita studio (oltre a fare sport). Amici ne ho, ma non ho relazioni veramente importanti con nessuno.

In altri sport non vedo possibilità di avere successo (molti sport sono selettivi, oppure bisogna iniziare da bambini per arrivare in alto), il pugilato invece mi piace e sono abbastanza portato.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Caro ragazzo,

decidere se continuare assumendosi i rischi che questo comporta, o meno, fa parte, come le dicevo, del libero arbitrio di ogni persona.

Tuttavia, vorrei invitarla a fare qualche riflessione sulle reali motivazioni. L'idea che questo sport possa essere la porta verso il successo personale, il suo riscatto, la sua rivincita, il tentativo di appagare la fame di gloria di cui parla, potrebbe anche rappresentare una motivazione un po' debole.

Lei parla di passione, e questo lo comprendo; ed è la passione l'unico movente che dovrebbe farla decidere di continuare; praticare lo sport che ama dovrebbe rappresentare, di per sè, un soddisfacimento immediato, a prescindere dai suoi sogni di gloria.

Se il suo obiettivo, come invece mi sembra di comprendere, è quello di raggiungere il successo, tenga conto che nessuno potrà darle una garanzia in tal senso.

<<gli istruttori hanno mostrato grande interesse per le mie potenzialità>>

Forse è anche questo reale interesse che sta cercando. Come se nessuno si fosse mai interessato veramente a lei, nessuno sia stato capace di farla sentire completamente all'altezza, nessuno abbia creduto nelle sue capacità.
Cosa ne pensa?

Se così fosse, dovrebbe prima lavorare sulle sue insicurezze per poter poi fare una scelta ponderata, che metta su un piatto della bilancia la vera passione per il pugilato e sull'altro piatto il suo bisogno di riscatto, il suo desiderio che qualcuno si interessi a lei e che creda in lei.

Da qui, senza conoscerla personalmente, sono solo ipotesi che potrebbe utilizzare come spunto di riflessione.

Restiamo in ascolto
Un caro saluto
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dopo
Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Ho la passione per questo sport, veramente. Però, se non vi fosse la possibilità di avere successo, non credo che lo farei, o almeno non con la stessa convinzione e determinazione.
Essendo molto rischioso, il solo fatto di avere la passione non mi sembra sufficiente come motivazione. Invece il fatto che ci sia possibilità di "sfondare", mi fa pensare che il gioco possa valere la candela.

"Forse è anche questo reale interesse che sta cercando. Come se nessuno si fosse mai interessato veramente a lei, nessuno sia stato capace di farla sentire completamente all'altezza, nessuno abbia creduto nelle sue capacità.
Cosa ne pensa?"

Penso che abbia colto nel segno.

Comunque mi sento confuso e bloccato. Fino a qualche settimana fa pensavo che questa fosse la mia strada, avevo un obiettivo fisso in testa ben preciso. Avevo un identità, che adesso mi sembra di aver perso.

Comunque non so se questo può aiutarla nella valutazione del mio caso, ma sono una persona che tende a soffrire di complessi di inferiorità (non in maniera patologica, almeno credo...).

Quando sono in mezzo ad altra gente, nella maggior parte delle situazioni, tendo a sentirmi inferiore e inadeguato. E nella mia vita sento il forte bisogno di avere qualcosa in cui credere e lavorare, obiettivi grandi e precisi...altrimenti mi sento perso.

Questo mi aiuta a compensare il mio senso di inferiorità, il fatto di lavorare per qualcosa che mi possa far sentire grande un giorno, e che possa darmi un'identità.

Inoltre, quando vedo persone che hanno successo in qualcosa (qualsiasi campo), provo grande invidia e un forte senso di rabbia. Questa rabbia poi è la stessa che mi porta ad andare ogni giorno in palestra a dare il massimo, a sputare sangue e a dare l'anima.

Comunque grazie mille Dottore, fin'ora ha sempre colto il punto cruciale della situazione.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Caro ragazzo,

il sentimento di inferiorità, in una prospettiva adleriana, che è il modello cui faccio riferimento, è comune ad ogni essere umano ed è ciò che ci spinge sempre verso mete più elevate che possano, in una certa misura, tentare di compensarlo.

Le mete di compenso dovrebbero, tuttavia, soddisfare le esigenze del vivere sociale, per essere sane, e non soddisfare esclusivamente quella che noi adleriani chiamiamo "volontà di potenza".

E' molto sagace quando parla di complesso di inferiorità; infatti, sempre in un'ottica adleriana, quando il sentimento di inferiorità è molto marcato, i tentativi di compensarlo possono inseguire una logica privata che ci spinge sul lato "non utile" della vita.

In altre parole, per uscire un po' dalla teoria, credo che sia lei quello che ha centrato il punto, quando riconosce in se stesso la dinamica individuale che la spinge a voler perseguire questo scopo *solo* ed *esclusivamente* per potersi sentire grande.

Credo, quindi, che in fondo lei abbia già risposto alla sua domanda; il fatto stesso di sentirsi confuso e bloccato sembra far pensare che il suo buon senso la faccia propondere per abbandonare il rischio; non riuscire a farlo rappresenta invece la paura di non trovare altro modo per compensare il suo vissuto di inferiorità.

Lei è un ragazzo intelligente e intuitivo, lo si comprende da come scrive, dalle riflessioni che fa, e non penso che abbia bisogno di gesti estremi per trovare un suo posto nel mondo.

E' ancora molto giovane e penso che potrà trovare la sua strada senza necessariamente puntare così in alto, senza mettere a rischio la sua vita per inseguire un sogno sostenuto da una passione che, da quanto dice, non è così forte come lo è, invece, il timore delle possibili conseguenze.

Sono certo che potrebbe trarre un grande vantaggio contattando un collega di persona che possa aiutarla a fare chiarezza rispetto alla sua scelta, ma anche rispetto a come sentirsi apprezzato e riconosciuto per le sue qualità che forse non riesce ancora a cogliere.
Il vissuto di inadeguatezza può essere vinto e le sue insicurezze possono essere sconfitte; credo valga la pena di impegnarsi in tal senso.

Restiamo in ascolto
Un caro saluto
[#6]
dopo
Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
"Credo, quindi, che in fondo lei abbia già risposto alla sua domanda; il fatto stesso di sentirsi confuso e bloccato sembra far pensare che il suo buon senso la faccia propondere per abbandonare il rischio; non riuscire a farlo rappresenta invece la paura di non trovare altro modo per compensare il suo vissuto di inferiorità."

Già, è proprio così.

Forse in fondo ho già risposto alla mia domanda. E' che non voglio accettare il fatto di non avere il coraggio di rischiare per qualcosa che mi piacerebbe fare e che potrebbe, in qualche modo, saziare la mia fame di gloria. Vorrei essere più impavido.

Gli altri ragazzi in palestra non si preoccupano dei rischi, non si preoccupano nemmeno di informarsi su quali sono, fanno quello che gli piace e basta. Senza pensarci più di tanto.

Io ho sempre avuto il vizio di pensare troppo. Di valutare mille volte pro e contro, prima di prendere una decisione. A volte penso che dovrei lasciarmi andare un pò di più, pensare meno e seguire più il cuore, la passione.

Ammetto che se decidessi di mollare, mi sentirei un pò un codardo. E ho paura di poter avere il rimpianto un giorno, di non averci provato.

Grazie ancora Dottore, per le delucidazioni e le belle parole.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Di nulla, si immagini.
Spero che possa presto trovare la giusta via.

Se crede, ci tenga aggiornati.

Un caro saluto