Non riesco ad accettare l'ateismo

sono un ragazzo di 23 anni.
studio scienze biologiche e sono quasi laureato....vi scrivo perchè da quando mi sono iscritto a scienze biologiche, ho iniziato a studiare l'evoluzione biologica appassionandomene enormemente.
questo però mi ha fatto allontanare moltissimo dalla mia ex religione ovvero il cattolicesimo.
adesso che non credo più in una genesi, nei paradisi e nei purgatori, non credo più in un dio che mi possa aiutare nei momenti di bisogno più difficili, ho paura.
ho paura della morte, appena ho un piccolo fastidio ho paura che sia qualcosa di grave, perchè oggi credo che con la morte finisca tutto...BUIO totale.
ho cercato di documentarmi su altre religioni, ma per un napoletano è difficile staccarsi dalla religione cattolica, e poi nessuna religione che conosco mi dà qualcosa di più sicuro rispetto a quello che mi da la scienza.
vi scrivo, per chiedervi come posso superare questa paura di ogni cosa....come posso ritrovare la fede e se è necessario ritrovarla? io non riesco a capire come si faccia ad essere ateo, mi chiedo gli atei non hanno paura come la ho io?
paura di una vita UNICA e che non assicura nient'altro che un presente.
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Dr.ssa Lara Catanese Psicologo, Psicoterapeuta 93 5
Gentile utente, entro solo parzialmente in merito alla sua richiesta, poichè non ritengo di mia competenza l'ambito religioso. Le paure che riferisce sembrano essere legate ad uno stato di ansia, che, probabilmente, la mancanza della rassicurazione religiosa ha esacerbato.
Bisognerebbe, tuttavia, fare un quadro più esteso della sua situazione, per capire meglio che cosa le stia accadendo.
Un consulto da un religioso (per ciò che concerne la fede) e da uno psicologo (per le ansie-paure)le potrebbero fornire un aiuto per una prima definizione del suo disagio.

Dr.ssa Lara Catanese
Psicologa-Psicoterapeuta
www.loanopsicologia.it www.nonpartoditesta.it

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Dr. Andrea Antonelli Psicologo, Psicoterapeuta 89 2
Gentile Utente,

leggendo quanto espone qui avrebbe bisogno di alcuni chiarimenti.

Innanzitutto mi chiederei quanto poteva essere radicata la mia fede religiosa se venga meno dopo un (appassionata) lettura delle teorie darwiniane. Perchè se così facilmente crede (?) di averla persa potrebbe essere facile ritrovarla. Le assicuro, da cattolico praticante, che la fede non è uno strumento per dissipare "paure" in quanto per questo ci ha pensato la medicina tradizionale fatta di sciamani e oggettistica; la fede è un dono, un percorso serio e di amore verso il prossimo.
Ma se sta provando paura per una vita improvvisamente insicura, inaffidabile, senza prospettive credo sia il caso di parlarne con uno psicologo della sua zona al quale può esporre meglio tanti altri aspetti di questa fase che sta passando; un secondo impegno è quello di fare una visita al parroco della sua chiesa e ascoltare cosa le propone.

Cordialità

Dr. Andrea Antonelli

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente
Rispondo alla sua richiesta più per motivi di affinità, ossia perché anche a me è successo qualcosa di simile, che per dare delle risposte ai suoi dubbi, cosa che ovviamente qui non potrei fare.

Quando decisi d'iscrivermi a Psicologia, mia madre era contrarissima. In quel periodo mi diceva sempre: "Certe cose è meglio non saperle. A volte è meglio restare ignoranti che sapere". E anche mia moglie non era molto d'accordo.

Con uno spirito presumibilmente diverso anche de Montaigne diceva una cosa simile, ossia che: "Il molto sapere porta l'occasione di più dubitare: chi acquista la scienza, acquista travaglio e tormento".

Lascio a lei decidere quale delle due sia la migliore: se la beata ignoranza o una conoscenza delle cose superiore alla media ma un po' tormentata. In fondo, il mondo non dev'essere per forza bianco o nero.

Proprio studiando nel corso di Biologia previsto nel nostro piano di studi, vedendo come funziona la cellula, come procede l'evoluzione, il meccanismo di replicazione del DNA e l'ordine quasi perfetto che ne regola il funzionamento, a me che sono un ex informatico, successe di restarne molto colpito. "Allora" - pensai - "non c'è bisogno di chissà che cosa per spiegare tutto questo".

Da convinto credente sono perciò diventato, non senza difficoltà, un non credente non ateo. La decisione più razionale che si possa prendere sui problemi di fede, se uno vuol esser razionale, è infatti non decidere, perché in realtà non c'è modo di sapere se Dio e l'Aldilà esistono oppure no.

Non mi considero però un agnostico, perché l'etimologia di questa parola significa "colui che è senza conoscenza" o che non vuol conoscere. Il che a mio modo di vedere non ha niente a che vedere con la fede. La fede ha a che vedere con un sentimento, non con la conoscenza. E chi ha deciso di occuparsi di scienza, guarda caso, ha fatto voto di occuparsi proprio di conoscenza.

Quindi, come vede, anche la mia scelta perfettamente razionale può esser facilmente contestata da qualunque credente convinto semplicemente argomentando, appunto, che la fede non riguarda la ragione.

Se io fossi in lei preferirei parlare con qualcuno che occupi una posizione neutrale, ad esempio uno psicologo, e che possa aiutarla a prendere una decisione autonomamente, senza decidere per lei.

È comprensibile che in questo momento la forza della sua fede le manchi, perché prima ce l'aveva. Ma il tempo sistema tante cose. Chissà, magari potrebbe riacquistarla di nuovo.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com