Doppia personalità?

Buongiorno,.
A giugno inizia la mia storia d'amore. Lui arrivava da una situazione complessa, era stato l'amante per un anno e mezzo. Un ragazzo intelligente, profondo, pieno di cose da raccontare,la nostra è un intesa su tutti i possibili aspetti della vita, un amore purissimo, giochiamo, parliamo di futuro, di figli, anche il lato sessuale è ottimo.
Fino a quando non vengo contattata da una ragazza che mi dice che lui le sta scrivendo porcate in chat. Non ci voglio credere,lui all'inizio minimizza la cosa, poi ammette tutto: le aveva scritto i suoi desideri sessuali, mi dice che è la prima volta che gli succede da quando sta con me ma che in precedenza è già avvenuto. Che per lui questo fatto è come una malattia, che va in trance quando lo fa, è disperato, mentre parla diventa tachicardico, si picchia, sbatte la testa contro il muro. Mi assicura di non aver pensato mai e poi mai di tradirmi fisicamente. Per lui scrivere a quelle persone è come guardare un film porno. Penso: potrei perdonarlo, ma deve curarsi. Lui dice di si, contatta il dsm della nostra città.
Poi scopro una lunga lista di conversazioni uguali, quaranta nell'ultimo anno. Le conversazioni coprono tutto il periodo in cui stiamo insieme; probabilmente anche prima. C'è qualche ragazza a cui scrive a caso, altre sono persone fisse con cui si sente con regolarità. Alcune di queste ragazze me le ha anche fatte conoscere quando siamo andati in vacanza al suo paese.
Quella che scrive è una persona che non conosco, non è il mio ragazzo,usa un linguaggio che non è il suo, è viscidissimo, morboso.

Della sfuriata che gli ho fatto non mi è rimasto niente. Sono ovviamente sotto shock, ho difficoltà a dormire e a mangiare. Ma a parte questo, se mi guardo dentro l'unica cosa che sento è preoccupazione per la sua salute. Vedo la cosa come se quello che scriveva, fosse un'altro uomo. Cosa ha? Potrebbe essere malato o mi sto solo illudendo? Posso restargli vicino o farò del male solo a me stessa?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Quando si ama qualcuno e in un secondo momento ci rende conto che questa persona sta compiendo atti reprensibili, una delle prime idee che può venire in mente è: "Deve essere malato".

Perché?

Perché l'idea di malattia implica l'idea di cura.

Siccome vogliamo bene a quella persona, pensiamo che ci renderebbe le cose più semplici se fosse affetta da una qualche malattia, perché allora potrebbe curarsi e tutto tornerebbe come prima.

Ma con tutta probabilità - con le riserve del caso, dato che non conosco la persona in questione - non si tratta di doppia personalità. È solo uno bravo a mentire, come ce ne sono tanti.

>>> Posso restargli vicino o farò del male solo a me stessa?
>>>

Probabilmente sì, farà del male a se stessa. Ma solo lei potrà dare risposta definitiva a questa domanda. Quello che è certo è che se lo ha fatto una volta, potrà rifarlo ancora e ancora.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
So che quella da lei esposta è la possibilità più probabile. Ovviamente resta in me la "speranza" che ci sia qualcosa di curabile in tutto questo. Ci sono dei punti che mi lasciano perplessa, anche se forse dovrei metterne in dubbio la veridicità: il fatto che mandasse messaggi senza l'intento di avere godimento fisico (in alcuni orari credo fosse proprio materialmente impossibile per lui), il fatto che scrivesse a persone che vivono lontane, il modo in cui me ne parla e come ne soffre. Ha detto che andrà a parlarne con il centro più vicino, solo se un referto medico mi dicesse che è malato potrei prendere la decisione di stargli accanto, credo.
Penso che questa dipendenza, da parte mia, questo non voler vedere l'evidenza sia legato alla mia incapacità di amare me stessa, ho sempre cercato relazioni lunghe e lasciato agli altri questo compito. Ora per la prima volta nella mia vita sono sola e non so da che parte iniziare. Non vedo uno scopo, per me l'unica parte soddisfacente delle mie giornate erano le ore che passavo con lui.
Mi scusi lo sfogo.
La ringrazio molto.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> il fatto che mandasse messaggi senza l'intento di avere godimento fisico (in alcuni orari credo fosse proprio materialmente impossibile per lui)
>>>

Sì, ma può essersi trattato di un modo per mantenere un contatto con le donne in questione, per ricontattarle più tardi, "dentro l'orario".

>>> il fatto che scrivesse a persone che vivono lontane
>>>

Su internet è statisticamente più facile entrare in contatto con persone lontane che vicine. Se si abita a Udine, ci saranno più probabilità di trovare persone con cui entrare in contatto solo a Udine, o con persone del resto d'Italia (o del mondo)?

>>> il modo in cui me ne parla e come ne soffre
>>>

Se ha mentito nel merito, potrebbe essere bravo a mentire anche nella forma.

>>> questo non voler vedere l'evidenza sia legato alla mia incapacità di amare me stessa, ho sempre cercato relazioni lunghe e lasciato agli altri questo compito
>>>

Potrebbe decisamente essere una possibilità reale.

Quando si difetta di amor proprio, si cercano (impropriamente) surrogati nelle relazioni. Ma non si può essere rispettati dagli altri se prima non riusciamo a rispettarci da soli. Lui questo deve averlo capito, per questo ne ha approfittato.

Lei sta affannosamente cercando interpretazioni alternative a quella che probabilmente è una nuda, semplice realtà delle cose. Lo sta facendo perché gli vuole ancora bene, perché non è ancora disposta a prendere in considerazione l'ipotesi più semplice. Perché ciò equivarrebbe a svalutare del tutto quest'uomo, ai suoi occhi, e a ritrovarsi di nuovo sola con se stessa e con le sue mancanze.

Suggerimento: lasci passare del tempo. Lasci alla cosa il tempo di decantare e a lei stessa il tempo di riprendersi dallo shock. Più avanti potrà decidere se continuare a stare ancora con quest'uomo oppure se dare una svolta decisiva alla sua dipendenza affettiva. In tal caso potrà rivolgersi a un collega di persona, per un aiuto concreto.