Stati di apatia persistenti. voglio guarire!!

Gentili medici, spero che la mia richiesta non vi sembri figlia del dolce far niente, come alcune persone a me vicine chiamano quei momenti di malinconia che alcune volte mi assalgono lasciandomi senza difese. La mattina lavoro dalle 8 alle 13 e il pomeriggio studio, spesso anche fino a notte fonda...mi do da fare quindi non credo di poter accettare queste critiche gratuite da parte loro.
Ho 21 anni e questa situazione ha cominciato a divenire ingestibile già da qualche anno. Non ho mai avuto molta fiducia nelle mie attrattive, non mi vedo particolarmente bella nè particolarmente brutta, ma ho sempre avuto molta fiducia nello spirito di sacrificio, nella consapevolezza che ogni rinuncia volta al conseguimento di un grande obiettivo, che per me è la laurea in legge e che equivale alla realizzazione di un sogno lungo una vita, fosse il senso stesso della mia esistenza e lo scopo una volta raggiunto, sarebbe stato il mio riscatto. Questo proposito non è affatto venuto meno, anzi, è l'unica cosa che in quei momenti di "alienazione" mi aiuta a riprendermi.
Due anni fa ho affrontato un lungo periodo di depressione e ho capito finalmente che si tratta di una vera e propria malattia, ma non ho voluto rivolgermi ad uno specialista per paura di una terapia farmacologica, alla quale sono ancora adesso contraria. Volevo farcela da sola, con la sola forza dell'autodeterminazione ma mi rendo conto di avere sbagliato e anche tanto.
Mi sono innamorata senza neanche rendermene conto di un ragazzo tre anni più grande di me e ho cercato di nasconderlo sempre, nonostante frequentassimo la stessa comitiva di amici, ho rinnegato sempre questo sentimento ma lui se n'è accorto e per la prima volta mi ha messa di fronte alla mia incapacità, anche solo di reagire, di fronte ai suoi continui tentativi di farmi ingelosire, di fronte alle sue profferte che si trasformavano in una presa in giro...stupidamente ho anche pensato che la mia "follia" fosse un castigo divino dovuto al fatto che fino a quel momento avevo dubitato seriamente del fatto che questo sentimento potesse esistere ed essere talmente forte da annullare la volontà di un essere umano. Non riuscivo più neanche a dormire, a svolgere il mio dovere quotidiano e mi consumavo in silenzio, ma poi sono riuscita a dire basta. E la mia vita è ricominciata. Solo che in alcuni momenti, in cui mi trovo da sola, e mi chiedo se non fosse stato meglio cedere e "fare la stupida" piuttosto che continuare nei miei propositi di integrità, che forse fanno sorridere a volte. Intorno a me non vedo altro che persone felici, innamorate e realizzate, anche con poca fatica, e la sera, quando le luci si spengono e io sto a barcamenarmi sulla catasta di scartoffie sulla mia scrivania, mi viene a volte una gran voglia di piangere. Non riesco a respirare e non riesco a concentrarmi e mi viene di mettere in dubbio tutto ciò in cui credo, senza sapere più cosa fare e perdendo tanto di quel tempo, il che è un lusso che non posso e non voglio permettermi. Spero in una vostra risposta, di qualsiasi genere. Cordiali saluti.
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Dr. Luca Mazzucchelli Psicologo, Psicoterapeuta 39
Gentile utente,
la sua lettera solleva molte questioni che meriterebbero un approfondimento a parte.
Purtroppo in questa sede non è corretto e nemmeno possibile farlo.
Le posso porre solo alcune domande, cui potrà rispondere, se ne avrà voglia, interrogando se stessa ma anche contattando uno psicologo, il quale per competenze NON può prescrivere farmaci.

forse i momenti di melanconia che dice che la lasciano senza difese potrebbero essere loro stessi una difesa da un qualcosa di diverso?

Se il vero senso della sua vita è la laurea in Legge, cosa farà una volta conquistato l'ambito riconoscimento?

Consideri che lavorare con uno psicoterapeuta non vuol dire non farcela da soli, perché il grosso dello sforzo, in questo tipo di relazioni, è sempre effettuato dal cliente.

cordialmente,

Dr. Luca  Mazzucchelli
www.psicologo-milano.it

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dopo
Attivo dal 2008 al 2009
Ex utente
Dott Mazzucchelli, la ringrazio infinitamente per la sua tempestiva risposta. Proverò a rispondere alle sue domande cercando di farmi comprendere il più possibile.
Per quanto riguarda la prima domanda, la melanconia che mi lascia priva di difese è lo stato d'animo contro il quale mi trovo a lottare e dal quale sento il bisogno di difendermi, è la causa stessa del mio stare male. Forse è l'anello di congiunzione tra ciò che sono e ciò che avrei voluto essere. Ma non lo capisco neanche io, sembra sorgere senza una ragione apparente, senza un'attività razionale a monte, quasi come una sensazione, e mi irretisce. So che durerà poco, ne ho consapevolezza, ma non riesco ad evitarla.
Il vero senso della mia vita non sta tanto nel laurearmi in Legge quanto nel bisogno di dare un coronamento a tutto ciò in cui credo, che mi ha sempre guidato e mi appare come l'unica via possibile: la giustizia, in tutte le sue forme. Significherebbe conciliare uno stile di vita con i propri desideri e perchè no? prendersi una rivincita, dimostrare a se stessi che alcuni sogni si possono realizzare.
So che queste due risposte le appariranno contraddittorie: la melanconia da una parte, e quindi l'insicurezza, e la tensione verso il raggiungimento di un obiettivo (quale che sia)che, invece, implica, oltre il sacrificio, una buona dose di fiducia in se stessi. Forse è la spia di qualcosa che dovrei trovare il coraggio di chiarire con uno psicoterapeuta, una volta per tutte.
La ringrazio ancora per la sua attenzione. Saluti.