Come aiutare una persona gravemente bulimica?

Buonasera!
Vi scrivo per un problema che non so come affrontare:
mia cognata, 33enne madre di una bambina di 4 e di un maschietto di 1 anno, soffre, da quando la conosco, di uno smodato squilibrio alimentare. Durante la settimana segue una dieta strettissima, ma alla domenica, quando ci vediamo a casa dei suoceri, mangia in modo frenetico, ingurgitando in poco tempo una quantità abnormemente grande di cibo. Ad ogni abbuffata segue una lunghissima seduta in bagno, che lei "giustifica" dicendo che è sua abitudine "evacuare" dopo ogni pasto. Ho sempre pensato che tutto ciò fosse determinato da un suo "problema" rispetto al cibo, ma da qualche settimana ho le prove certe (tracce di vomito) che si tratta di bulimia. Mia suocera, donna dolce e molto affabile, l'ha affrontata dicendole chiaramente che è a conoscenza della situazione, ma lei ha negato spudoratamente. E nelle settimane a venire ha continuato a comportarsi come sempre, come se niente fosse accaduto. Io non mi sento di affrontare la situazione, soprattutto alla luce del fatto che non c'è molta confidenza tra noi, ma sono veramente preoccupata, anche perché a mio avviso la bambina sta sviluppando già da adesso un cattivo rapporto con il cibo: la mamma le vieta alcuni cibi dicendole che "ingrassa", ma poi gliene rifila altri decisamente dannosi. Inoltre la bambina tende ad ingurgitare le pietanze con grande avidità ed ha sempre timore che qualcuno glielo impedisca. La situazione è veramente pesante e vorrei un consiglio su come affrontare il problema con mia cognata ed aiutarla ad uscirne, oltre che per il suo bene, anche per quello dei suoi figli. Anch'io sono mamma e so bene che dal nostro equilibrio e dalla nostra serenità dipendono il benessere, la gioia ed il corretto sviluppo fisico e soprattutto mentale dei nostri figli.
Grazie in anticipo per la vostra attenzione.
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Dr. Cristina Finocchiaro Psicologo, Psicoterapeuta 61 7
Salve,
il problema sembrerebbe preoccupante e avrebbe bisogno di una diagnosi corretta nonchè di una terapia appropriata.
Ma il suo problema è "come aiutare mia cognata".
Allora le chiedo, come mai non parla del marito, ovvero suo fratello, che forse potrebbe aiutare maggiormente sua cognata?
Di solito sono appunto le persone più vicine che si accorgono della sintomatologia bulimica e che si preoccupano.
Sicuramente, la ricerca di un centro specifico per i diturbi del comportamento alimentare ed un "accompagno" da parte di familiari aiuterebbe moltissimo la donna, ma quello che l'aiuterebbe di più sarebbe sentire che intorno a sè c'è un clima di sostegno e di preoccupazione reale riguardo al suo stato.
Non mi fraintenda, ma se lei è realmente preoccupata, potrebbe tranquillamente affrontare un discorso con sua cognata e andare oltre la "confidenza"..
Cordiali saluti

Dr. Cristina Finocchiaro
Dottore in Psicologia Clinica, Specializzata in Psicoterapia sistemica e relazionale e psicodiagnostica - Roma

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dopo
Utente
Utente
Purtroppo non è facile riuscire a sintetizzare in poche righe una storia complessa come è credo qualunque storia di vita. Immaginavo che mi chiedesse del marito (fratello del mio - se così non fosse stato, avrei agito sicuramente in modo più semplice e diretto). Purtroppo non tutti siamo capaci di saper ascoltare e "capire" anche quello che ci sembra assurdo ed inconcepibile. Mio cognato è una persona diciamo così "poco elastica" e mia suocera (la madre di lui) teme che affrontare con lui l'argomento potrebbe essere controproducente. Capisco che le sembrerà "strano", e anche per me è incredibile che lui non si accorga di nulla!! Ma è così, o almeno così pare!
Vorrei riuscire ad essere utile, soprattutto per i bambini che, a mio avviso, subiscono questo "squilibrio".
Grazie ancora!
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Utente
Utente
Purtroppo non è facile riuscire a sintetizzare in poche righe una storia complessa come è credo qualunque storia di vita. Immaginavo che mi chiedesse del marito (fratello del mio - se così non fosse stato, avrei agito sicuramente in modo più semplice e diretto). Purtroppo non tutti siamo capaci di saper ascoltare e "capire" anche quello che ci sembra assurdo ed inconcepibile. Mio cognato è una persona diciamo così "poco elastica" e mia suocera (la madre di lui) teme che affrontare con lui l'argomento potrebbe essere controproducente. Capisco che le sembrerà "strano", e anche per me è incredibile che lui non si accorga di nulla!! Ma è così, o almeno così pare!
Vorrei riuscire ad essere utile, soprattutto per i bambini che, a mio avviso, subiscono questo "squilibrio".
Grazie ancora!
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente
È probabile che sua cognata si trovi già in uno stato abbastanza avanzato del disturbo bulimico, nel quale l'abitudine a vomitare il cibo ingurgitato sostituisce progressivamente il piacere smodato del mangiare, diventando un piacere esso stesso.

In altre parole, per quanto aberrante possa sembrare quest'idea, dopo un certo tempo l'atto del vomitare diventa piacevole, persino più piacevole del mangiare. Non so se sua cognata si trovi già a questo punto né se mai ci arriverà, ma è un fatto che spesso le restrizioni esagerate del comportamento alimentare portano ad eccessi di altro tipo.

È proprio l'eccessiva restrizione che porta alle abbuffate. Quando ci possiamo permettere una cosa, potremo rinunciarvi. Se non possiamo permettercelo, non potremo rinunciarvi.

Senza voler sembrare eccessivamente allarmista, suggerirei a sua cognata di farsi vedere quanto prima. Ciò perché, come ha correttamente notato, con il suo comportamento rischia di danneggiare piano piano anche sua figlia.

Nel frattempo potete leggere, per intero, questa pagina dal mio sito:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_bulimia.htm

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#5]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio molto per le indicazioni. Vorrei solo capire come affrontare la situazione, considerato che l'interessata, messa già chiaramente davanti alla realtà, ha negato con fermezza e non ha più ripreso il discorso..
Considerato che si tratta di una cosa molto delicata e che evidentemente esiste un disagio, vorrei sapere qual è il modo migliore per ottenere la sua "apertura" ed aiutarla ad accettare un aiuto..
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente
Se sua cognata non è in grado di riconoscere il proprio disagio, dovrebbe farle presente il rischio che sta correndo di "contagiare" anche la figlia. Faccia leggere anche a lei la pagina che le ho indicato.

D'altra parte se la signora non è disposta a riconoscere di avere un problema, è possibile che neghi a maggior ragione anche la situazione a rischio della figlia.

Tutto ciò a patto, naturalmente, che di un problema effettivamente si tratti. Dalle sue indicazioni sembrerebbe di sì, ma da qui non è possibile dire né suggerire alcunché di preciso, senza avervi visto di persona.

Potrebbe richiedere lei stessa un consulto presso uno psicologo o un centro per il trattamento dei disturbi alimentari, e farsi consigliare sul comportamento da tenere con l'interessata.

Cordiali saluti
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Dr. Cristina Finocchiaro Psicologo, Psicoterapeuta 61 7
Gentile sig.ra,
è vero che: "è una storia complessa come è credo qualunque storia di vita" come scrive lei, e allora perchè non partire dalle cose più semplici?
Cosa è che le impedisce di parlare con sua cognata portando avanti la sua preoccupazione, anche per le figlie?
Mi creda, nei rapporti personali si vengono a creare stratificazioni di parole non dette, sofferenze, storie, alleanze tra familiari che creano distanze e fanno apparire i rapporti personali molto più difficili di quanto realmente sono.
Dietro il sintomo bulimico c'è spesso un disagio ancora più grande e se lei, cognata, ha colto ed osservato questo potrà iniziare a porsi con sua cognata in modo giusto, senza colpevolizzazioni, come credo lei saprà fare.
Se ha colto la sofferenza, potrà partire "sintonizzandosi" su questa.
Cordiali saluti
[#8]
dopo
Utente
Utente
E' vero, concordo a pieno sul fatto che spesso consideriamo la vita e gli eventi molto più complicati di quanto effettivamente siano. Ma è anche vero che, a volte, non è così facile parlare con chi non ha voglia di "sentire".. Credo, comunque che sia doveroso affrontare questa situazione, magari cercando un approccio semplice e diretto, ma allo stesso tempo amorevole ed interessato.
Vi ringrazio tanto.
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Dr. Cristina Finocchiaro Psicologo, Psicoterapeuta 61 7
Salve come vede ha già trovato la giusta strada e le giuste parole, la sua sensibilità saprà aiutarla e senza aspettarsi nulla saprà un giorno ricevere quello che ha saputo dare..

auguri per la vostra famiglia..

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