Disturbo evitante di personalità e centri

Buongiorno a tutti. Brevemente vi introduco la mia storia..

è da un pò di tempo (forse una vita) che risento di diversi problemi di natura psicologica in particolar modo relazionali anche se accompagnati da ulteriori disturbi (ansia e difficoltà di concentrazione). Dopo una vita spesa con una ragazza e dopo essere arrivato allo stremo della sopportazione della situazione ho deciso da un lato di troncare la storia e dall'altra di affidarmi ad uno specialista per cercare di risolvere i miei problemi.

Nonostante abbia sempre avuto ciò che volessi (ragazza, disponibilità economica), ho sempre vissuto la storia con un eccessivo attaccamento isolandomi dal mondo esterno ed iniziando a vivere in funzione di lei. Essenzialmente qualsiasi cosa facessi era con lei ed ero arrivato al punto di non fare nulla se non fossi in sua compagnia. Se da un lato tale situazione risultasse accomodante date le mie difficoltà relazionali, dall'altro lato mi ha portato a dover sopportare ed accettare molte situazioni che alla fine mi hanno portato all'esasperazione e quindi al troncamento della storia.
Con il senno di poi, e anche grazie al consulto specialistico, ho capito che la mia è una paura di relazionarmi con gli altri "sconosciuti" che mi costringe a restare vincolato ai soliti punti fissi.
In questo periodo, dove sono "libero", sto attraversando un continuo sbalzo di umore che mi porta quasi sempre ad uno stato depressivo in cui:
- vorrei isolarmi dal mondo (pensando di voler stare su un'isola deserta)
- sensazione di vuoto, di un mancato obiettivo di vita
- mancato godimento di qualsiasi situazione
- svogliatezza generale, mancanza di concentrazione e di pensiero.
L'effetto peggiore di questa condizione sono i disturbi fisici ovvero abbassamento della vista (annebbiamento) e disturbi del pensiero (difficoltà nel pensare lucidamente).

Nell'ultimo periodo mi sono reso conto che tendo a stare male quando sono in compagnia di altre persone, soprattutto se queste hanno un carattere forte. Diversamente anche le situazioni in cui sono in compagnia ma dove non si parla diventano per me "imbarazzanti" Pensando di non essere in grado di essere interessante e di mantenere un discorso.
Se poi con persone sconosciute, queste tendono a non "darti retta" oppure noto che risultano poco interessate a ciò che dico mi deprimo ancor di più.

Al di là dello sfogo (concedetemelo) la mia domanda è come superare queste situazioni di imbarazzo e soggezione e semmai se esistono centri dove "praticamente" si simulano e affrontano problemi relazionali. Purtroppo nonostante i 5 mesi di terapia psicologica non vedo molti miglioramenti, ovvero spesso dopo la seduta vi sono ma il giorno successivo si ritorna nelle medesime meccaniche.

Grazie
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Genrile utente,
Il tipo di terapia psicologica che ha seguito che approccio Le proponeva?
Mi fa riflettere un po' la domanda che pone sull'esistenza di Centri ove esercitarsi *praticamente*.
Sembra che il Suo desiderio sia affrontare il problema *dalla coda* e non dalle cause.
Secondo un approccio psicodinamico sono le *cause* che producono *effetti*.
Quindi Le difficolta' relazionali vanno comprese con gli strumenti idonei a bypassare *le difese* che il soggetto pone in essere in modo inconscio per schermarsi.
Una volta comprese le cause si lavora su esse affinche' possano essere elaborate e superate. E l'intervento psicologico segue un andamento *lineare*. Fino a che *gli effetti* scompaiano!

Rifletta su questo e se lo desidera ci aggiorni.
I migliori saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Dr.ssa Marta Stentella Psicologo 355 5
Gentile utente,
Che tipo di psicoterapia sta seguendo?

Innanzitutto è importante non rimanere incastrati nell'etichetta diagnostica del disturbo. Essa permette si a noi psicologi di orientarci ma è importante anche superarla e accogliere la totalità della persona con tutte le sue unicità.

Ciò detto sarebbe opportuno comprendere le false credenze che determinano i suoi convincimenti e di conseguenza i suoi comportamenti e la sua volontà di isolarsi, nonché evitare le situazioni sociali.
L'approccio cognitivo comportamentale si occupa proprio di questo e prevede anche esercizi di "desensibilizzazione" e di "esposizione" simili a quelli di cui parla lei ma non effettuati in centri.
Le ristrutturazioni cognitive sono appunto accompagnate da nuove azioni funzionali, ciò significa che c'è un continuo, ma graduale confronto con l'ambiente esterno.

Cordialmente



Dr.ssa Marta Stentella - Roma e Terni
Psicologa Clinica e Forense, Psicodiagnosta
www.martastentella.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
che Dott.ssa STENTELLA,

più che false convinzioni parlerei di fatti obbiettivi e cercherò di spiegarmi meglio.
Sono circa 7 mesi che vivo da solo e in questo periodo non c'è stata una persona con cui sia riuscito a stringere un rapporto di amicizia, uomo o donna che sia. Quando parlo con qualcuno noto sempre che l'altro interlocutore è distratto e poco interessato all'argomento... penso che questi siano segnali evidenti che mettano in risalto quanto in realtà sia poco interessante.

Vorrei capire cosa intende per "ristrutturazioni cognitive " e in cosa possano consistere. Il pensiero di cambiare atteggiamento nei momenti i cui mi sento in "difficoltà" obiettivamente non sta avendo grossi risultati.
[#4]
Dr.ssa Marta Stentella Psicologo 355 5
Gentile utente,
Cercherò di essere più chiara e mi scuso se non sono stata comprensibile. Non sto affermando che non è vero che lei non ha stretto rapporti o conoscenze. Mi riferisco al fatto che spesso probabilmente ci convinciamo di alcuni pensieri come ad esempio quello di non essere persone interessanti e ci poniamo al mondo esterno mostrando questa insicurezza e, per la "profezia che si autoavvera", come risultato abbiamo proprio quello conseguente al nostro convincimento e cioè rimaniamo soli. Spiego meglio. La profezia che si autoavvera è un fenomeno molto studiato in psicologia e incide molto sul modo di vedere se stessi e il mondo circostante. Le persone si creano appunto degli schemi stabili e inflessibili di comportamento che andranno a ripetersi nel tempo confermando appunto la propria visione delle cose. Le faccio un esempio: se lei crede di essere una persona poco interessante, si comporterà come se lei lo fosse davvero e metterà in atto comportamenti a sostegno di questa credenza.
La ristrutturazione cognitiva è una tecnica usata nell'approccio cognitivo comportamentale che serve a modificare i convincimenti disfunzionali o comunque rigidi su se stessi e il mondo esterno e che non permettono una piena realizzazione. La modifica avviene con l'immissione di pensieri e schemi più realistici, obiettivi e dunque funzionali.
Spero di essermi spiegata meglio.
Cordialmente