Relazione malsana in età adolescenziale

Sono una ragazza di 21 anni.
Prima di iniziare ci sono diverse premesse che dovrei fare:
-di non aver mai consultato uno psicologo o uno specialista.
-di avere tendenze all'autolesionismo dai 12 (che io ricordi).
Circa 7 anni fa durante le prime esperienze con l'amore e i rapporti intimi mi sono imbattuta in una relazione che si è rivelata essere malsana.
Sono stata insieme con questo ragazzo per circa 4 anni tra rotture e riprese. Tutto iniziò in modo normale ma con il passare del tempo la relazione diveniva sempre
più morbosa.
Alcune delle cose che succedevano erano che venivo privata della mia libertà (ad esempio di uscire con le mie amiche, che venivano spesso
derise e insultate da lui perchè pensava che fossero delle cattive compagnie per me) attraerso minacce verbali (più intense tramite i messaggi del cellulare).
Per quanto riguarda la violenza fisica è stata presente, non in maniera grave ma quasi mi faceva piacere perchè temevo spesso di non essere creduta o che la mia
sofferenza venisse sminuita. Era l'unica cosa che rendeva tangibile la violenza.
Credo che inoltre io provassi una certa paura nello stare da sola. A me in un certo senso andava bene, potevo capire come giocarmela ed in cambio ricevere quella
compagnia ed affetto che desideravo. Era difficile per me lasciarlo anche perché dava di matto o si attaccava fin quando non cambiavo idea. Alla fine ho trovato la forza di farlo grazie ad uno dei tradimenti da parte mia (credo che siano stati tutti tentativi di uscire da quella relazione). Era il gennaio del 2015, solo che subito dopo i miei problemi di autolesionismo si intensificarono. Avevo già pochissimi contatti a causa della relazione quindi mi chiusi in una situazione di dipendeza dal tagliarmi (purtroppo creando segni molto evidenti). Provai a smettere anche grazie all'aiuto di un amico che mi aiutò a rientrare nei vecchi giri di amicizia. Uno
dei motivi principali che mi spingeva a voler smettere era l'arrivo dell'estate perchè provengo da un piccolo paese ed avevo veramente paura del giudizio di conoscenti e parenti. Dato questo mi misi in testa che non dovevo provare per forza vergogna perchè c'erano molti altri metodi per autolesionarmi in modo esteticamente non evidente.
In ogni caso le mie cicatrici ricoprivano ormai una enorme parte delle mie braccia e non essendo guarite del tutto ricorrevo a metodi di make up estremi.
Nonostante avessi in quel periodo circa 16 anni i miei genitori non notarono molti cambiamenti in me (o forse si, in realtà non saprei) almeno non fin quando
arrivò l'estate. Mi chiesero spiegazioni ma dicendo di stare bene e non so cos'altro non se ne parlò più.
Onestamente come la mia famiglia abbia preso la cosa mi rende un pò perplessa, d'altra parte io ero estremamente chiusa e non credo sapessero nemmeno della malsanità
della relazione.
Ho inoltre avuto spesso la tendenza a trovare sempre un nuovo ragazzo a cui attaccarmi. Dopo questo periodo burrascoso con quasi 0 contatti iniziai a provare dei
sentimenti per questo mio compagno di classe, ci provai io con lui ed alla fine ci misimo insieme. Pensavo di aver superato il problema della relazione precedente ma ci fu un po di volte in cui ebbi l'impressione che mi stesse per fare del male, quello che provavo credo fosse confusione perchè avevo l'impressione di avere di fronte il mio ex ragazzo nonostante non ci fossero assolutamente tracce di minaccia. dopo un anno di relazione inizia ad avere un periodo da "fissazione cibo" (che durò circa 7 mesi) e dimagrii di 10kg ma restando ancora nel normopeso. Mi fu diagnosticato un ipotiroidismo di hashimoto quindi scaricai la colpa sugli ormoni sostitutivi che mi stavano facendo tornare alla norma dopo il sintomo di gonfiore tipico dell'ipotiroidismo. (inoltre credevo che la "depressione" del periodo precedente fosse causata da quello, quindi non ci feci più troppo caso)
La relazione finì dopo due anni e subito dopo mi innamorai di un altro ragazzo, con cui sto attualmente.
Il mio problema è che da circa 6 mesi provo certe cose.
C'è stato un punto in cui ho riflettuto sulla sessualità della mia vecchia relazione ed ho percepito che non fosse normale nemmeno quella. Ero cosciente dei fatti ma
non avevo mai razionalizzato in modo così esplicito e logico che potesse trattarsi di abuso sessuale. Ho percepito all'improvviso come se fosse stato qualcosa di strano e che mi metteva estremamente a disagio nonostate io fossi consensuale per tutto. Quello che penso è che attraverso la manipolazione verbale mi spingeva spesso a fare cose specifiche.
Un paio di esempi espressi in sintesi e con parole diverse dalle sue: "la mia ex ragazza faceva questa cosa";"dovresti presentarti in un certo modo o mi rifiuto di avere rapporti con te";"nessuna delle persone con cui sono stato aveva problemi sessualmente quindi il problema sei tu".
Questa scoperta ha influenzato la mia vita sessuale a causa di fleshback ad esempio, ma anche talvolta ho una sorta di confusione in testa come se stessi parlando con il mio ex ragazzo e non con l'attuale.
Il mio ragazzo dice che chiaramente dimostro di avere un ossessione nei suoi confronti anche a causa di altri atteggiamenti da parte mia come continuare a cercare
foto, ricordi.
Ultimamente ho avuto la tendenza a figurarlo istaurando anche una sorta di dialogo.

c'è un'altra cosa che mi preoccupa: un po di tempo fa mi sentivo telefonicamente (per un breve periodo, un mese scarso) con un ragazzo a cui mi sono affezionata, tuttavia il rapporto si è dovuto interrompere per diverse cause. Il problema è che è come se non riuscissi a troncare. mi sentivo veramente molto abbattuta e triste tanto da ricadere ancora nell'autolesionismo. onestamente credo che sia stata una reazione abbastanza esagerata. Non è la prima volta che mi succede.

per ultimo: sin da piccola mi divertivo molto a studiare psicologia e questo mi rende ancora più confusa perchè sono lettaralmente terrorizzata dal fatto che
qualche mia credenza su ciò che provo o qualche mio atteggiamento possa essere influenzato da ciò che conosco. Quando parlo di ciò che provo non riesco bene a distinguere ciò che sto provando e talvolta ho paura di inventare delle vere e proprie sensazioni, emozioni. Questi dubbi esistono perchè è come se cambiassi idea mentre addirittura ne parlo.

le mie domande sono:
-dovrei vedere uno specialista in merito al mio racconto?
-sono perplessa riguardo ai presunti abusi sessuali. La sensazione era più quella di "sentirsi in dovere". Rilasciando un mio chiaro consenso e talvolta anche prendendo l'iniziativa, si può parlare di abuso sessuale?
-i miei atteggiamenti o sintomi mi invalidano? io non riesco a capirlo.
-se si, a cosa dovrei prestare attenzione?

Mi scuso per la lunghezza ma volevo rendere il più chiaro possibile il racconto e ringrazio in anticipo per la risposta.
[#1]
Dr. Riccardo Ciprandi Psicologo, Psicoterapeuta 18
Gentile ragazza,
ha riportato qui tantissime informazioni, a partire dalla sua storia fino ad oggi, con una rilevanza di sintomi clinici che meritano certamente un accurato approfondimento. Non può essere una consulenza online certo la risposta adeguata, nè sussistono le indicazioni per fare ciò. Mi limito a rispondere alla sua domanda sul fatto se sia necessario rivolgersi ad uno specialista: la mia risposta è assolutamente sì. Le consiglio di rivolgersi ad un collega Psicologo Psicoterapeuta: è necessaria una valutazione, da cui si potrà avviare un percorso di psicoterapia. Non saranno poche righe via online a darle un riscontro significativo, nè ci sono le condizioni per farlo. Qui possiamo limitarci a fornire delucidazioni e/o indicazioni.
Aggiungo solo un'ultima indicazione per quanto concerne l'aspetto abuso sessuale: l'avvio di un percorso con uno Psicologo prevede per legge che si firmino una serie di moduli relativi al consenso al trattamento dei dati, ai sensi del Regolamento UE 2016/679 e D.Lgs. 101/2018.
Inoltre quanto lei riporterà al collega è protetto dal segreto professionale, come stabilito dal nostro Codice deontologico.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti

Dr. Riccardo Ciprandi
Psicologo e Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Cognitiva