Non riesco a terminare i pochi esami universitari che mi restano

Buongiorno, vorrei parlare di una situazione che mi riguarda e che dura da molti anni. Ho 26 anni, e frequento l'università da quanto ho finito il liceo. A parte l'inutile precisazione che il termine frequentare non è il più adatto al mio caso, perchè ormai da alcuni anni non mi reco più in università per seguire le lezioni, il mio problema riguarda il fatto che ancora non ho preso la dannata laurea triennale. Considerando che nel frattempo non ho interrotto gli studi, sono otto anni che cerco di laurearmi. Mi mancano sei esami alla fine e non riesco a sostenerli.

Tutto è cominciato dopo il terzo anno, quando mi sono completamente bloccato e non ho più sostenuto esami. Per lunghi periodi non tocco libro, non frequento le lezioni, non faccio niente. Ho avuto alcune brevi pause lavorative, ma si trattava ovviamente di lavori poco qualificati e per nulla stimolanti, che facevo giusto per farli e per non sentirmi completamente inutile.
Ho cominciato a mentire ai miei parenti e alla mia ragazza, chiudendomi in camera e dicendo che stavo studiando per quel dato esame, poi andando in università senza sostenerlo e infine tornando a casa dicendo che non ero "passato".
In realtà ho sempre cercato di mettermi davanti al libro, di assimilare le nozioni necessarie, ma non serve a nulla: è come se il mio cervello si rifiutasse di accendersi. Poi tengo accesa la radio, se studio al pc perdo tempo con mail e forum vari... Mi distraggo in ogni modo possibile. Alcuni giorni, invece, rimando continuamente l'orario di inizio dello studio, e mi trovo a sera a non aver fatto niente, ad aver sprecato la giornata. Vado avanti così, attaccando il mattino alla sera e lasciandomi vivere.


Certe volte ragiono, e mi dico che ormai a 26 anni una laurea triennale non serve a nulla, e che anche se la prendessi e mi presentassi a un colloquio non sarei preso: chi vuole un buono a nulla che impiega nove anni a laurearsi? Mi prende l'angoscia, mi sento in un vicolo cieco, in un sacco chiuso: vado avanti a infilarmici dentro, so che in fondo c'è solo la stoffa e che soffocherò, eppure proseguo, non posso farne a meno.
E pensare che questa laurea era quello che volevo, è sempre stato il mio desiderio studiare nel campo...

Scusate la prolissità, in realtà il motivo per cui scrivo è sapere che cosa devo fare. O, perlomeno, se è il caso che consulti uno psicologo. Ho il timore che tutto questo sia legato a una depressione latente, a disfunzioni ormonali che potrei aver ereditato da mio padre. Non vorrei imbottirmi di pillole, preferirei farcela da solo. Ma davvero non vedo via d'uscita.

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente
Dei consulti psicologici nel suo caso potrebbero esserle certamente d'aiuto. Per il momento abbandonerei l'ipotesi dello squilibrio ormonale ereditato da suo padre. Se proprio dovessimo tirare in ballo i suoi parenti, potremmo dire che sono stati finora molto comprensivi nel concederle addirittura otto anni per laurearsi. Forse anche un pochino troppo, comprensivi. Magari se l'avessero messa più alle strette, sarebbe riuscito a trovare una diversa motivazione. Ma queste sono solo ipotesi, che potrà discutere di persona con il professionista dal quale deciderà di recarsi.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottore, La ringrazio per la rapidissima risposta.

Penso però che si sia fatto un'opinione sbagliata su di me: probabilmente ritiene che io sia un ragazzino viziato incapace di affrontare il mondo senza l'aiuto di qualcuno che mi tenga per mano, segnatamente i miei genitori. E che abbia deciso di addurre motivazioni fantasiose al mio insuccesso.

Concordo con Lei che i miei genitori sono stati, e sono tuttora, troppo comprensivi con me. Questo sicuramente pesa nella mia situazione: non avessi avuto un rifugio sicuro in cui crogiolarmi avrei dovuto sicuramente darmi una svegliata.

Per quel che riguarda la prima parte del suo intervento, vorrei rettificare: non si tratta di squilibri ormonali, ma a livello di neurotrasmettitori. In sostanza mio padre si cura per carenza di serotonina (o forse per eccessiva produzione?), e io non so se potrei aver ereditato questo problema che, da quanto ho letto, porta a depressione e ansia. Non credo di soffrire di depressione in modo grave, sta di fatto che spesso ne accuso i sintomi. O almeno credo. Aggiungevo questo particolare per completezza e per sapere se potesse essere questa una delle cause. Forse in questo caso mi dovrei rivolgere ad un altro genere di specialista?


Per concludere, ringraziandoLa ancora una volta per la pazienza, Le chiedo se può indicarmi qualche centro a cui possa rivolgermi, possibilmente di tipo pubblico perchè non ho le somme necessarie a pagare numerose sedute. Al limite mi potrebbe indirizzare anche semplicemente a qualche associazione di Suoi colleghi in cui possa trovare un professionista serio?

Grazie mille.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile ragazzo
Dato che da questo servizio non si possono effettuare diagnosi, sarebbe scorretto dirle se la sua sia o meno una depressione. Tuttavia, da ciò che descrive e dal modo in cui lo scrive, mi pare sia ancora presto per parlarne.

Molti figli con un padre che ha un certo disturbo sono indotti a pensare "mio dio, potrei averlo ereditato anch'io". Ma questo processo, di per sé, è più indice di ansia che di altro. E si tratta di una cosa molto diversa dalla depressione, anche se oggi è di moda associarle e trattarle insieme.

E in ogni caso non occorrono puntualizzazioni perché la serotonina è sia un ormone che un neurotrasmettitore, quindi vanno bene entrambe le definizioni.

Le confermo che dal mio punto di vista sarebbe per lei più indicato prima un colloquio psicologico che una visita medica. Se poi si renderà necessario, sarà cura del collega inviarla al medico opportuno.

Può rivolgersi anche alla sua ASL, chiedendo di prenotare un colloquio con uno psicologo e spiegando il suo problema. Se verrà ritenuto idoneo per un percorso di tipo psicologico, le verranno proposte delle sedute, a un costo in genere molto basso.

Cordiali saluti
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
io forse dividerei i problemi, quello medico e quello universitario:

1- quello medico: se il papà o qualcuno dei tuoi familiari ha ricevuto una diagnosi psicologica (ad es disturbo dell'umore, depressione, ecc.) potrebbe essere molto sensato un approfondimento del tuo quadro clinico. Magari non sei depresso, ma potresti esserne predisposto. Una valutazione psichiatrica iniziale, visto che comunque riporti qualche sintomo come una certa apatia, indecisione, bassa autostima, ecc, potrebbe aiutarti anche in termini di prevenzione. Per questo potresti rivolgerti al CPS della tua zona di residenza. Penso che, essendo presente forse una certa familiarità, sia più indicata la visita psichiatrica.

2- l'università: non riuscire a "finire" è un problema più frequente di quanto si pensi, molti giovani pazienti in questi anni si sono rivolti a me presentando questo problema. Il senso di colpa che si prova nei confronti dei genitori a volte è davvero molto pesante, vero?

I motivi di questo blocco possono essere diversi, e vanno dalla presenza di problemi come la depressione alla semplice presa di coscienza che la scelta universitaria forse non è stata la più azzeccata.

Di solito non servono grandi interventi per sbloccarsi, in un modo o nell'altro (continuo vs smetto). Per questo il supporto psicologico appare strategico. Se non riesce a sostenere la consulenza privata, può richiedere anche in questo caso un supporto presso il CPS oppure un Consultorio Familiare

Per soddisfare, infine, la curiosità sulla depressione le consiglio di leggersi questo articolo https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/

Anche se adesso tutto le sembra irrisolvibile cerchi di stare tranquillo, perchè con l'aiuto di persone esterne potrà trovare la soluzione idonea

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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dopo
Utente
Utente
Grazie a entrambi per le risposte.

Sì, purtroppo il senso di colpa è forte, soprattutto perchè i miei genitori non mi hanno mai fatto pesare questa mia difficoltà che potrebbe essere facilmente scambiata per mancanza di volontà e semplice svogliatezza. E al senso di colpa si accompagna la sensazione soffocante di avere sprecato un sacco di tempo, di aver vissuto senza aver provato tante esperienze. Spero tanto di uscirne in un modo o nell'altro come dice Lei, dottor Bulla. Anche se confesso che mi farebbe molta rabbia mollare, dopo la sofferenza che questa situazione mi ha provocato e continua a provocarmi: vorrei riuscire a vincere, o mi sentirei sconfitto per tutta la vita.

Non credo di essere depresso, o meglio la cosa va a fasi. Certi giorni sono tranquillo, e questo succede anche per periodi piuttosto lunghi. A volte invece per qualche giorno va tutto male, e passo le giornate sdraiato sul letto a far nulla.
Voglio pensare che possa essere una lieve forma di depressione ad avermi fatto perdere molte delle mie capacità mnemoniche e di ragionamento. Senza modestia mi sono sempre considerato una persona piuttosto intelligente e in grado di apprendere in fretta argomenti anche complicati. Da qualche anno però ho perso questa capacità. Sarebbe bello se tutto questo dipendesse da cause contingenti, da fattori che si possano risolvere semplicemente assumendo una medicina.

Ad ogni modo penso che a questo punto la cosa migliore da fare sia rivolgermi a una struttura pubblica, viste le mie limitate possibilità economiche. Contatterò un CPS e spero di trovare persone capaci.

Grazie ancora, vi confesso che poter parlare di questi argomenti mi solleva.