Adolescente in difficoltà

Buongiorno, vengo a chiedervi un parere sul da farsi perché noi genitori non sappiamo bene come intervenire. Abbiamo due figli, di 16 e 18 anni. Famiglia media, entrambi lavoriamo. Nostro figlio minore ha frequentato la seconda liceo, 2 materie prese, promosso al recupero. Con i nostri figli abbiamo sempre utilizzato il dialogo, il confronto, i pochi no ragionati. Quest'anno il piccolo con la scuola ci ha fato dannare, poca voglia di impegnarsi, giornate passate su consolle e telefonino. 3 ore la settimana di musica il suo unico interesse salvo il fatto che anche in quest'ambito a casa non tocca uno strumento. Studi da lui scelti, musica da lui voluta. Materie prese per scarso impegno, rifiuto di farsi interrogare, non è chiaro per quali motivi. Abbiamo cercato centinaia di volte un colloquio costruttivo con lui, in tutti i modi possibili, senza sortire nessun effetto. Abbiamo proposto decine di attività, passatempi, uscite, cinema, hobbies.proposto un aiuto esterno, Proposto cambio scuola, chiesto ripetutamente se ci fosse un disagio nei modi più delicati e disparati possibili. Risultati zero. Siamo giunti al punto di essere esasperati e nostro figlio esce dalla stanza per mangiare e basta. Non si riesce a parlare di nulla. Sono arrivata alla minaccia. Se non avesse comunicato entro stasera un progetto qualsiasi per uscire da quella dannata stanza gli avrei tolto tutto, PC, giochi, TV, cellulare. E così stasera farò. Sua risposta "fai come ti pare". Nel frattempo mi sono ammalata, fra poco dovrò affrontare la chemio e mio figlio neanche lo sa visto che non ho certo voglia di far leva su questo. Sa della malattia ma dopo le prime domande ha smesso di chiedere, di questo e di tutto il resto. Ma questo è a margine, la situazione genitori/figlio era già compromessa.
noi siamo arrabbiati. Anche se lo abbiamo sempre rassicurato che lo amiamo per ciò che è ma non ci piace ciò che fa. A suo dire astare in camera non fa del male a nessuno ed è suo diritto passare il tempo come gli pare. Tempo libero dal sonno e dal pasto quindi 14 ore al giorno senza vivere né in famiglia né fuori casa. Sembra che non gli interessi nulla di noi. Questo menefreghismo " di fatto" ci annienta. Scrivo di fatto perché lo ritengo non voluto. Almeno vorrei crederlo. È un ragazzo intelligente, sembra impermeabile a qualsiasi nostro sforzo.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve,

comunica con intensità il suo stato d'animo dovuto al malessere che sta vivendo con suo figlio. Forse in questo momento non è semplice entrare in relazione per voi, poiché le emozioni di rabbia, sfiducia e stanchezza, pur comprensibili, possono costituirsi come aspetti poco favorevoli. Non dobbiamo stupirci né allarmarci, è comune quando una crisi raggiunge il suo apice, divenendo esasperata, come lei dice, compromettendo i legami familiari.

Le reciproche posizioni possono diventare rigide in una situazione di questo tipo e, come forse sta accadendo, la comunicazione può interrompersi.

Sarebbe importante poter distendere il clima tra voi, nonostante la preoccupazione per la vita di suo figlio sia per lei giustamente alta, nonostante la delusione sia tanta. È come se dovesse provare a vederla in prospettiva, tollerando la forte crisi attuale, in vista di un cambiamento che porti quel benessere che è necessario che ritroviate, come lei giustamente desidera.

Come testimoniano le sue parole, sono convinto anche io che ci siano dei motivi per cui un ragazzo intelligente come suo figlio, durante la sua adolescenza, si chiuda nella sua camera, disinvesta nel suo progetto scolastico, si rifiuti di aprire un dialogo con voi. Quando lei dice che "non sono chiari questi motivi", questo forse potrebbe essere un punto significativo. Anche se in queste sede non sono in grado di avanzare ipotesi, mi chiedo se possano esserci esperienze difficili per lui da affrontare e da confidare, possono riguardare il suo mondo interiore e coinvolgere sia le sue relazioni familiari sia quelle extra familiari. Quindi, non dimentichi che possono esserci dei motivi, anche se suo figlio dice di no. Continui a crederci lei per prima, nonostante tutto.

Se suo figlio rifiuta un aiuto esterno, potreste tentare di andare insieme oppure, inizialmente, può provare a rivolgersi lei a uno specialista, per trovare uno spazio di ascolto e di dialogo in questo momento difficile, che riguarda anche il suo stato di salute e un periodo delicato che dovrà affrontare, prendendosi cura di se stessa, potendo essere il più serena possibile.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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dopo
Utente
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La ringrazio delle sue parole. Proveremo a mantenere un dialogo, a cercarlo. Quando le cose si saranno assestate per me, cercheremo quell'aiuto esterno noi per primi.