Psicoterapeuta si insinua nella vita privata del paziente. C'è violazione del codice deontologico?

Gentili dottori,
un paio di anni fa ho intrapreso un percorso di psicoterapia per via di alcune difficoltà che non sto qui a specificare.

Dopo pochi mesi ho deciso di interropere perché io non riuscivo a fidarmi fino in fondo della terapeuta e dunque ad aprirmi completamente.

Ho spiegato con chiarezza le mie motivazioni, che la dottoressa ha accettato - apparentemente - di buon grado, e ho interrotto la terapia.


Dopo poco tempo me la ritrovo alla ripresa, dopo la pausa estiva, degli allenamenti di uno sport che ora non pratico più a causa sua.

La mia reazione è stata prima di stupore e imbarazzo, subito dopo di sospetto.
Lei sapeva che io praticavo quello sport, gliene avevo parlato durante le sedute.
Conosceva data e ora dell'allenamento perché gli istruttori avevano fatto pubblicità sui social network.

Appena l'ho vista le ho chiesto bruscamente cosa ci facesse lì.
E mi ha risposto - testuali parole - "Sono qui in veste di amica" (!)
Lei ha proseguito a prendere parte agli allenamenti, io non ho avuto il coraggio di dirle di andarsene perché temevo che rivelasse agli altri che lei era stata la mia terapeuta e i miei problemi psicologici.
Cercavo comunque di mantenere il più possibile le distanze.
Dopo un po' di tempo i sospetti sono venuti meno, ho pensato che lei volesse in qualche modo aiutarmi e ho abbassato un po' la guardia.
Poco dopo lei ha cominciato a saltare gli allenamenti e da allora, di punto in bianco, c'è stato un atteggiamento diverso nei miei confronti da parte dei compagni di allenamento e dell'istruttore: io venivo messa da parte e snobbata e persino derisa e disprezzata (e questo mi ha causato un dolore davvero profondo), mentre lei era la star del gruppo.
Per me la situazione era diventata talmente assurda e intollerabile che, in preda alla confusione e alla rabbia, dopo una sfuriata con l'istruttore in cui mettevo in evidenza la disparità di trattamento tra me e lei e la mancanza di rispetto nei miei confronti, ho smesso di andare agli allenamenti e di praticare uno port che per me significava moltissimo.

Ora, la sua condotta è stata estremamente superficiale e mi ha causato una grande sofferenza.
Considerato che (secondo me) ha violato l'articolo 28 del codice deontologico, posso denunciarla?
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Dr. Ermanno Moscatelli Psicologo, Psicoterapeuta 14
"denunciarla" non so ma certamente una segnalazione all'Ordine puoi farla.
Non so se sortirà mai effetti giudiziari, disciplinari o amministrativi ma perlomeno la costringerà ad interrogarsi sul proprio ruolo.
La libertà di cura è essenziale e quindi è mio (nostro) dovere non solo accettare ma anche difendere la scelta di un paziente di interrompere la terapia.
Inoltre io, personalmente (ma é condiviso da molti colleghi) parto dal principio che I pazienti sono la parte "debole" e quindi dovrebbe essere sempre il terapeuta a fare per primo un passo indietro per garantire la serenità altrui, talvolta se serve scegliendo un altro supermercato piuttosto che un altra scuola piuttosto che... un altro sport. Non è facile ma è il lavoro che abbiamo scelto.
Spero solo che questa esperienza non abbia minato la tua fiducia nella categoria che, ti assicuro, include anche colleghi e colleghe molto attenti ai bisogni dei pazienti.

Ciao
Ermanno

Ermanno Moscatelli, Ph.D.
psicologo psicoterapeuta

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta. Questa esperienza invece ha fortemente minato la mia fiducia nella categoria.
In professioni come questa l'etica dovrebbe essere imprescindibile, considerato che l'efficacia della terapia si fonda proprio su un rapporto di fiducia. Io ho trovato una persona che da una parte, a parole, sottolineava continuamente di essere una professionista (?) e dall'altra, con i fatti, ha dimostrato una superficialità sconcertante ed una condotta estremamente scorretta.
Lo riconosco: esistono anche i professionisti seri, come quello che ho trovato dopo diversi tentativi. Tuttavia, ho notato che i più blasonati sono spesso al di sotto delle aspettative.
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Dr. Ermanno Moscatelli Psicologo, Psicoterapeuta 14
Comprendo benissimo, purtroppo il mercato della salute non è diverso da quello di altri servizi... dovrebbe esserlo ma purtroppo non lo è. Di conseguenza il titolo ("blasone" lo chiami pragmaticamente tu) diventa per alcuni titolo per fare marketing.
Non sappiamo cosa abbia inteso fare quella collega, la frase "sono qui come amica" non depone certo a suo favore (confondere il ruolo di amica con quello di terapeuta non è il massimo!) ma è anche certo che, se c'è un solo posto dove fare un certo sport, non è che avesse molte scelte! Né si può vietare a qualcuno di praticare uno sport solo perché lo pratica anche un suo (ex) paziente... mi sembra però di capire che sotto ci fosse anche altro, e questo è più grave!
Non sempre è facile e di solito è l'esperienza a permettere di trovare giuste vie di mezzo ( Io ho lavorato anni in un carcere... figurati le situazioni di potenziale imbarazzo quando ci si incontrava fuori!) ed il tutto si complica nei piccoli centri dove ruoli pubblico e privato tendono a confondersi.
Segnalare all'Ordine probabilmente ti fornirà una risposta formale al quesito ma dubito che potrà servirti a stemperarne l'aspetto emotivo ; però, come ho già scritto, magari aiuterà la collega a riflettere sul fatto che magari involontariamente a fatto stare male qualcuno.
In bocca al lupo
Ermanno