Si può terminare la terapia con il cosiddetto "ghosting"?

Buongiorno a tutti.
Scrivo per una questione che mi assilla da diverso tempo, come premessa dico solamente che scrivo tutto questo per una visione da qualcuno di esterno in attesa di confronto con la diretta interessata.

Durante l’estate 2020 ho iniziato ad andare in terapia dopo anni ed anni di rifiuto; la professionista in questione mi è stata consigliata da un collega di lavoro nonché amico.
All’inizio ero restia sia per una deformazione caratteriale, sia per un sesto senso.
Ho continuato la terapia costantemente, una volta a settimana, fino all’estate 2021 nonostante i miei spostamenti per lavoro (molto frequenti) e la terapia avveniva tramite videochiamate nei momenti in cui ero lontana; dopo l’estate ho dovuto fare un’altra trasferta per lavoro ma non avevo modo di fare videochiamate o comunque avere tempo libero e momenti di privacy quindi abbiamo optato per sospendere e riprendere una volta tornata a casa.
Una volta rientrata abbiamo fissato un paio di appuntamenti mai avvenuti, alcuni per problemi miei ed altri per motivi suoi di gestione degli appuntamenti.
Siamo rimaste che ci saremmo riaggiornate ma né io né lei ci siamo più scritte.
A dicembre mi sono trasferita, nuovamente, per un mese per lavoro quindi ammetto che tra una cosa e l’altra mi sono sempre dimenticata di scriverle, ma ho notato che lei non mi ha più contattata.

Ora è gennaio 2022 e l’ultima volta che siamo sentite era inizio ottobre e la mia domanda è la seguente: è normale?
È una tecnica usata per finire una terapia?
Ammetto di avere le mie colpe perché in primis io non mi sono fatta sentire, ma non riesco a capire se il suo comportamento sia menefreghismo o altro; ne ho parlato anche con il mio ragazzo e secondo lui non essendo io un caso grave lei abbia deciso di seguire di più persone più bisognose, ma non mi suona molto bene questa cosa.

Volevo aggiungere che i miei problemi, che mi hanno spinto ad andare in terapia, sono stati perlopiù legati alla mia insicurezza e ad un particolare momento in cui ero persa e mi legavo alle persone sbagliate; ho notato molto il cambiamento che ho avuto, il miglioramento che ho avuto sia nei confronti di me stessa che verso gli altri.
Ogni tanto mi è capitato di avere, appunto, il sopracitato sesto senso che mi diceva che questa potesse non essere la persona di cui avevo bisogno, porto un esempio che può far capire la cosa: raccontavo di aver fatto una cosa X ed era tutto ok, mentre se raccontavo che la stessa cosa X la faceva qualcuno per cui avevo un’antipatia diceva che non andava bene, che sbagliava e spesso giudicava senza una logica; in alcuni momenti mi sembrava che fosse troppo accondiscendente con me e sembrava che io non sbagliassi mai.

Spero di aver racchiuso la problematica e di ricevere qualche delucidazione in merito, ribadendo che poi mi confronterò con la persona in questione.
Ringrazio in anticipo chiunque risponderà alle mie domande.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> ma ho notato che lei non mi ha più contattata
>>>

Ogni professionista ha un proprio modo di lavorare, ma in generale il terapeuta non può "correre dietro" ai pazienti. Cioè non può essere il terapeuta a cercare di motivare il paziente ad andare da lui, perché questo minerebbe alla radice uno dei cardini che assicurano il successo di ogni terapia: la motivazione intrinseca del paziente ad andarci.

Come nelle relazioni, se tu cerchi di convincere l'altro a restare con te, magari ci riesci, ma il seguito della relazione potrebbe non essere roseo come speri. Per fare qualcosa insieme bisogna volerlo in due.

Perciò è possibile che nel vostro caso, semplicemente, siano venute a mancare le condizioni per proseguire. Da parte sua, magari per mancanza di motivazione. E da parte della terapeuta, perché forse si è resa conto di non poterle dare l'aiuto di cui aveva o ha bisogno.

Semmai, la collega avrebbe potuto spiegarle chiaramente tutto questo.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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dopo
Utente
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Grazie per la risposta; penso che quello che dice lei possa andare bene solo in determinati casi. Mi spiego meglio: se io ho sofferto molto l’abbandono da parte di familiari, la professionista in questione SA che uno dei traumi che più ha lasciato il segno nella mia vita, appunto, è l’abbandono, dunque questa sua assenza io, consciamente o meno, la vedo come un vero e proprio abbandono anche da parte sua. Se questo problema ero riuscita a risolverlo durante i nostri appuntamenti ora sono punto e a capo. E questo, parlo unicamente di me, mi porterà probabilmente a non andare più in terapia nonostante io sia consapevole che il mio percorso non sia ancora terminato. Spero di essermi spiegata, non voglio questionare il metodo di lavoro di nessuno non essendo io una professionista, sto solo cercando di capire.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Certo, e io d'altra parte non sto difendendo né accusando nessuno. Sto dicendo che 1) la collega avrebbe potuto parlare chiaramente con lei della possibilità di interrompere la terapia; 2) che probabilmente anche lei, per sua stessa ammissione, forse non stava più trovando in quella terapia ciò che cercava, o almeno non completamente.

Riguardo alla presunta impossibilità di cercare un altro terapeuta, dovrebbe valutare quale delle due opzioni le potrebbe dare di più, o toglierle di meno: se andare avanti cercando di risolvere da sola la questione irrisolta dell'abbandono, o cercare un aiuto esterno.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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