Una situazione che definire allucinante è poco
Buonasera egregi dottori,chi vi scrive è un uomo preso dalla disperazione nel vedere una ragazza di anni 32(la propria sorella)vivere da 20 anni una situazione che definire allucinante è poco.
Cercherò di essere il più breve possibile.
Ormai in lei regna la rassegnazione nell'aver provato tutte le vie possibili ed immaginabili,avendo cambiato diversi terapisti che l'hanno imbottita dei più svariati psicofarmaci di cui neanche ricordo il nome;ma veniamo al dunque.
Tutto iniziò in età adolescenziale con la consueta non accettazione di se stessa per via del peso;da qui il tormentato rapporto con i genitori per via del poco dialogo(soprattutto con nostro padre)che l'hanno portata,appunto, ad una seria di cure che hanno fatto si che in questi anni sia stata una persona che ha passato la maggior parte del proprio tempo a piangere ed a svuotare il frigo(con i consueti sensi di colpa)anzichè vivere una vita come dovrebbero vivere tutte le ragazze della sua età.
Ultimamente,però,sembrava un'altra persona;erano parecchi mesi che stava bene,aveva interrotto gli incontri con la terapeuta anche se tutti in famiglia(terapeuta compresa)le avevano consigliato che forse non era proprio il caso,ma lei sentendosi un'altra aveva deciso così.
Fino a quando l'altro giorno il mondo è tornato a crollarle addosso perchè,inspiegabilmente e senza nessuna motivazione ha ripreso a stare male.
Ricontattata l'ultima terapeuta da cui era in cura,si è sentita rispondere che la causa inspiegabile di questi sbalzi di umore poteva essere la scarsità di serotonina.
Ora spero che Voi vorrete perdonare la mia ignoranza ma,nonostante la mia età,non ne avevo mai sentito parlare.Ma la cosa che più mi ha sconvolto è stata quella che,a domanda/provocazione di mia sorella:"Ma,dottoressa,allora se la mancanza di una sostanza è cosi importante da non poterne definire nemmeno la quantità se non da morto(parole della dottoressa)allora sarebbe meglio avere un brutto male,almeno così si potrebbe avere la speranza di guarire",quest'ultima ha annuito.
Ed allora io mi domando e concludo:"Ma davvero mia sorella è condannata a non saltarci più fuori neanche dopo eventuali anni di terapia,ma si deve rassegnare a passare il resto della vita in solitudine(oramai non esce quasi più,si sente sempre più un pesce fuor d'acqua in compagnia se non un peso vero e proprio per le amiche)passando la maggior parte del proprio tempo a piangere?
Non la voglio difendere,sò che in questi casi si fa il loro male,ma quando la sento dire frasi tipo :"Sono stufa di vivere" etc. mi viene a dir poco l'angoscia.
Mi dispiace,ho cercato di essere il più sintetico possibile.
Grazie per una Vostra eventuale risposta.
Buona notte.
Cercherò di essere il più breve possibile.
Ormai in lei regna la rassegnazione nell'aver provato tutte le vie possibili ed immaginabili,avendo cambiato diversi terapisti che l'hanno imbottita dei più svariati psicofarmaci di cui neanche ricordo il nome;ma veniamo al dunque.
Tutto iniziò in età adolescenziale con la consueta non accettazione di se stessa per via del peso;da qui il tormentato rapporto con i genitori per via del poco dialogo(soprattutto con nostro padre)che l'hanno portata,appunto, ad una seria di cure che hanno fatto si che in questi anni sia stata una persona che ha passato la maggior parte del proprio tempo a piangere ed a svuotare il frigo(con i consueti sensi di colpa)anzichè vivere una vita come dovrebbero vivere tutte le ragazze della sua età.
Ultimamente,però,sembrava un'altra persona;erano parecchi mesi che stava bene,aveva interrotto gli incontri con la terapeuta anche se tutti in famiglia(terapeuta compresa)le avevano consigliato che forse non era proprio il caso,ma lei sentendosi un'altra aveva deciso così.
Fino a quando l'altro giorno il mondo è tornato a crollarle addosso perchè,inspiegabilmente e senza nessuna motivazione ha ripreso a stare male.
Ricontattata l'ultima terapeuta da cui era in cura,si è sentita rispondere che la causa inspiegabile di questi sbalzi di umore poteva essere la scarsità di serotonina.
Ora spero che Voi vorrete perdonare la mia ignoranza ma,nonostante la mia età,non ne avevo mai sentito parlare.Ma la cosa che più mi ha sconvolto è stata quella che,a domanda/provocazione di mia sorella:"Ma,dottoressa,allora se la mancanza di una sostanza è cosi importante da non poterne definire nemmeno la quantità se non da morto(parole della dottoressa)allora sarebbe meglio avere un brutto male,almeno così si potrebbe avere la speranza di guarire",quest'ultima ha annuito.
Ed allora io mi domando e concludo:"Ma davvero mia sorella è condannata a non saltarci più fuori neanche dopo eventuali anni di terapia,ma si deve rassegnare a passare il resto della vita in solitudine(oramai non esce quasi più,si sente sempre più un pesce fuor d'acqua in compagnia se non un peso vero e proprio per le amiche)passando la maggior parte del proprio tempo a piangere?
Non la voglio difendere,sò che in questi casi si fa il loro male,ma quando la sento dire frasi tipo :"Sono stufa di vivere" etc. mi viene a dir poco l'angoscia.
Mi dispiace,ho cercato di essere il più sintetico possibile.
Grazie per una Vostra eventuale risposta.
Buona notte.
[#1]
Psicoterapeuta, Medico di medicina generale
Gentilissimo, resto sbalordita, no anzi esterefatta , se davvero la psicoterapeuta ha detto e annuito a tutto cio':
"Ma,dottoressa,allora se la mancanza di una sostanza è cosi importante da non poterne definire nemmeno la quantità se non da morto(parole della dottoressa)allora sarebbe meglio avere un brutto male,almeno così si potrebbe avere la speranza di guarire",quest'ultima ha annuito.
Spero sua sorella abbia "voluto comprendere così", per rinforzare, inconsciamente la propria inguaribilità.Sono reazioni istintive di difesa.
E' giovane, io consiglio una visita psichiatrica con adeguata diagnosi e terapia farmacologica ,e psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Meglio sarebbe non con la stessa terapeuta attuale, perchè al di la' di cio' che la stessa abbia detto o annuito, la relazione paziente-terapeuta a questo punto è alterata.
L'ideale sarebbe uno psichiatra psicoterapeuta che possa seguirla sotto tutti gli aspetti.
Cordiali saluti
Di Sipio
"Ma,dottoressa,allora se la mancanza di una sostanza è cosi importante da non poterne definire nemmeno la quantità se non da morto(parole della dottoressa)allora sarebbe meglio avere un brutto male,almeno così si potrebbe avere la speranza di guarire",quest'ultima ha annuito.
Spero sua sorella abbia "voluto comprendere così", per rinforzare, inconsciamente la propria inguaribilità.Sono reazioni istintive di difesa.
E' giovane, io consiglio una visita psichiatrica con adeguata diagnosi e terapia farmacologica ,e psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Meglio sarebbe non con la stessa terapeuta attuale, perchè al di la' di cio' che la stessa abbia detto o annuito, la relazione paziente-terapeuta a questo punto è alterata.
L'ideale sarebbe uno psichiatra psicoterapeuta che possa seguirla sotto tutti gli aspetti.
Cordiali saluti
Di Sipio
[#3]
Gentile utente,
le esprimo il mio sdegno per colleghi che forniscono ai pazienti simili risposte. non ho altre parole al riguardo. Consiglierei a sua sorella di cercare un professionista degno di questo nome per verificare al meglio le possibilità terapeutiche che, nonostante altri affermino il contrario, esistono.
cordiali saluti
le esprimo il mio sdegno per colleghi che forniscono ai pazienti simili risposte. non ho altre parole al riguardo. Consiglierei a sua sorella di cercare un professionista degno di questo nome per verificare al meglio le possibilità terapeutiche che, nonostante altri affermino il contrario, esistono.
cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.3k visite dal 30/03/2008.
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