Intervento ernia e rm a 3 mesi inattendibile?

Vi sarei molto grato se poteste darmi il Vs parere.
Sono stato operato in data 06/07/2005 di ernia discale l5 S1 . A distanza di 70 giorni dall'intervento , avvertendo ancora una sensazione di "addormentamento " della gamba destra , quella su cui l'ernia discale produceva effetti in quanto comprimeva la radice S1, ho riscontrato il seguente referto: "a livello di L5 S1 si presenta protusione erniaria mediana paramediana destra con impronta sul sacco durale. tale protusione appare di dimensioni ridotte rispetto al precedente esame RM del 1312/2004 effettuato in altra sede e portato in visione ( interveto di microdiscetomia in anamnesi); coesiste protusione posteriore ad ampio dell'anulus fibroso di tale disco intersomatico che appare ridotto in altezza e di intensità di segnale in T2 come per fenomeni di disidratazione/degenerazione con iniziale impegno dei recessi inferiori dei canali coniugali bilateralmente.".
Ho interpellato il neurochirurgo che mi ha operato il quale mi ha sostanzialmente detto che a distanza di due mesi anche tre la R.M. non è attendibile in quanto il disco appare radiograficamente "immodificato" rispetto al quadro preoperatorio. Solo dopo un tempo superiore ai tre mesi la zona operatoria troverebbe una sistemazione definitiva.
Ho qualche dubbio su questo e qualche ansia sul se siamo di fronte o meno ad una recidiva. Vorrei un Vs parere.

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Dr. Paolo Diotallevi Radiologo 135 4 3
Sono d'accordo con il Neurochirurgo.
La RM differenzia l'ernia recidiva dalla fibrosi post-operatoria solo a doistanza di 3 mesi dall'intervento (ma anche 4-5, secondo me)
L'unca possibilità allo stato attuale è fare la RM con il mezzo di contrasto in vena (gadolinio).
Paolo Diotallevi
Medico Radiologo

Cordialità
Paolo Diotallevi

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Dr. Francesco Peruzzi Radiologo 65 4 1
Concordo anch'io con il Neurochirurgo: se la sintomatologia persiste è opportuno rivalutare il rachide dopo tre-quattro mesi dall'intervento con RM con mezzo di contrasto intravenoso (gadolinio) che consente di distinguere la componente di fibrosi cicatriziale dal disco intervertebrale.
Cordiali saluti
Dr. F. Peruzzi

Dr. Francesco Peruzzi