Paziente con collo rigido e difficoltà psicologiche.

Gentili Dottori,
ho una diagnosi di “collo vescicale rilevato e rigido” risalente a 12 anni fa. Si tratta di una patologia con la quale ho imparato a convivere, controllando cibo e assunzione dei liquidi, ed evitando per quanto possibile i fattori predisponenti, come alcuni farmaci (antiistaminici e altri congestionanti alfa-adrenergici) e quant’altro. Alcuni sintomi si sono modificati nel tempo: ad es. la nicturia è diminuita molto (vado 1-2 vv.), mentre il periodo di esitazione talora è più lungo, ma la cosa più impressionante è la variazione dell’assetto generale e di tutti i sintomi con i fattori psicologici. Nei periodi in cui sto bene psicologicamente, i sintomi divengono lievi: il mitto recupera una sua vivacità, e l’intervallo fra le minzioni si dilata. Viceversa nei momenti di ansia cui talora vado soggetto; in questi casi si verificano episodi ritentivi di breve durata sempre risolti.
La mia domanda si riferisce al fatto che da quando il problema iniziò a manifestarsi, io risolvo (non sempre, ma spesso) l’esitazione e la mancanza totale di stimolo minzionale (che attribuisco ai succitati fattori psicologici, anche perché fui visitato a fondo da un neurologo a suo tempo in merito) usando una manovra di triggering dello stimolo che credo si chiami “tapping” nella letteratura anglosassone. Ovvero con delle pressioni lievi e ripetute delle dita sull’addome soprapubico che ricreano uno stimolo riflesso. A volte basta un paio di spintarelle, a volte ne occorrono di più. La manovra viene subito cessata al momento dell’emissione (cioè non spingo affatto durante la minzione) e poi si verifica lo svuotamento totale della vescica, con sollievo completo. Il mio urologo a suo tempo mi disse che non c’era problema nella’adozione di questa procedura.
Vorrei avere un vostro parere su questa pratica, che con gli anni ho imparato a eseguire nel modo più efficiente possibile, e senza la quale, spessissimo, non saprei come urinare fuori casa, per via di quelle difficoltà psicologiche soggettive di cui vi parlo, e per le quali sono in psicoterapia da tempo. In questi giorni sto lavorando al recupero dello stimolo, attraverso tecniche di rilassamento, e con buoni risultati, per cui la mia intenzione è ricorrere a queste manovre sempre meno; ma vi saranno, fuori casa, sempre delle situazioni in cui non potrò mancare di impiegarla. L’alternativa sarebbe barricarsi in luoghi chiusi, rinuciare a vivere, oppure andare soggetto a vere crisi frequenti di ritenzione da imposibilità di svuotamento.
In seconda istanza, vi chiederei un parere sull’auto-cateterismo intermittente: nel mio caso è facilmente praticabile a vostro parere? Ciò mi consentirebbe di fare cose cui ho rinunciato da tempo, come lunghi viaggi in aereo o in treno, durante i quali, immagino per i suddetti motivi psicologici, io non sono in grado in alcun modo di urinare.
Certo di un vostro riscontro, Vi saluto e ringrazio in anticipo.

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Dr. Daniele Masala Urologo, Andrologo 2.3k 52
Caro signore queste manovre sono effettuamente descritte e non comportano in linea di massima nessuna controindicazione assoluta alla loro esecuzione per trovare un giovamento nell'avvio della minzione. Naturalmente ciò non può essere considerato una soluzione e lei che ha 41 anni e che pare affetto dal problema da 12 anni non credo che possa accontentarsi di queste manovre e del sollievo psicologico. La soluzione del problema lei la conosce bene ed è quella endoscopica che però non è scevra da problematiche di altro tipo. Occorre pertanto ben bilanciare la situazione e scegliere quale qualità di vita urinaria avere.

Cordiali saluti,
dott. Daniele Masala.
Dirigente Medico Urologo UOC Urologia Pozzuoli
Perfezionato in Andrologia
Consulente Uro-Oncologo

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dopo
Attivo dal 2009 al 2018
Ex utente
Grazie Dottore. L'intervento è una soluzione cui vorrei arrivare il più tardi possibile. Attualmente, con gli espedienti di cui sopra, la qualità è, diciamo, accettabile. Certo, non mancano giornate negative, ma sono ancora una netta minoranza.
Una domanda che mi pongo spesso è relativa, come accennavo, al CIC. Il Cateterismo Intermittente è attuabile con la sclerosi del collo? Oppure vi è maggior difficoltà di inserimento del catetere? Se imparassi a farlo, potrei realizzare cose che ho dovuto mettere nel dimenticatoio, come prendere un volo intercontinentale, o fare un viaggio in treno da Milano a Bari in una sola tratta anziché in tre, come faccio ora, per andare a urinare in stazione. Grazie ancora.
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dopo
Attivo dal 2009 al 2018
Ex utente
Scusate, gentili Dottori, qualcuno potrebbe darmi un parere su quanto chiedo? L'autocateterismo vescicale intermittente può essere una via praticabile nei casi estremi di ritenzione acuta urinaria in un paziente con sclerosi del collo vescicale, ci sono particolari controindicazioni? Grazie infinite.