Le cicatrici dell'acne: come affrontare questo problema

luigilaino
Dr. Luigi Laino Dermatologo

Come affrontare le cicatrici post-acneiche: le nuove frontiere terapeutiche

La terapia delle cicatrici post-acneiche, sta ricevendo negli ultimi tempi particolare attenzione da parte del personale specialistico dermatologico poichè, proprio negli ultimi anni, la ricerca di una “salute che passi anche per la cute ed i suoi annessi” ha spinto i ricercatori al perfezionamento degli strumenti terapeutici volti al trattamento di questa patologia ed alla scoperta di nuovi presidi sempre meno invasivi ma sempre più affini ed efficaci.

È fondamentale asserire che la terapia delle cicatrici post-acneiche deve essere impostata dal dermatologo sulla base del tipo di patologia riportata; tale terapia non può prescindere dalla guarigione della patologia acneica: non è difatti praticabile un percorso che miri a trattare gli esiti dell’acne, quando l’acne è ancora attiva.

Una volta chiariti questi due concetti ed appurato che in un paziente esiste un “problema cicatrici post-acniche” (solo chi soffre questa situazione e chi opera in questo settore sa quanto questa situazione possa notevolmente inficiare la vita sociale e relazionale) è necessario iniziare a studiare la tipologia e la gravità delle cicatrici seguendo un percorso algoritmico diagnostico-terapeutico.

Le cicatrici post-acneiche sono di diverso tipo e gravità, pertanto è utile ricondurle a tre tipologie fondamentali:

  1. Cicatrici Post-acneiche di tipo DISCROMICO: caratterizzate da macchie sulla pelle o macule tondeggianti del diametro massimo di pochi millimetri, non depresse sulla superficie cutanea e di colorito variabile dal rosa al rosso al brunastro; queste cicatrici sono essenzialmente superficiali, ovvero interessano gli strati più vicini alla superficie cutanea.
  2. Cicatrici Post-acneiche IPERTROFICHE E CHELOIDEE: gravi processi cicatriziali di tipo iperproliferativo, rilevati sulla superficie cutanea, isolate o confluenti fra loro e localizzate soprattutto nella regione sotto-malare (gli angoli della mandibola), caratterizzate da lesioni papulo-nodulari variabili da pochi millimetri fino a due tre centimetri, ed aventi bordi frastagliati.
  3. Cicatrici Post-acneiche ATROFICHE: questi processi cicatriziali sono sempre profondi; interessano quindi costantemente gli strati più bassi della cute (derma superficiale e profondo), solitamente lasciando integri gli strati più superficiali (si immagini un telo adagiato su una buca fatta nella sabbia).

La classificazione di queste cicatrici annovera tre tipologie:

  • cicatrici ice-pick: puntiformi e profondissime, spesso scambiate per "pori dilatati": sono molto difficili da trattare in senso assoluto
  • cicatrici a box-car: depresse a fondo piano e con bordi taglienti: sono mediamente trattabili
  • cicatrici a scodella : concave con margini più morbidi, sono quelle che rispondono meglio ai trattamenti.

Trattamento delle cicatrici

Le terapie ad oggi sono maggiormente concetrate sulle tipologie di cicatrici post-acneiche “responder” ovvero quelle che fin’ora hanno garantito un certo tipo di risposta ai trattamenti; le tipologie in oggetto sono quindi quelle relative alle:

  1. Cicatrici discromiche
  2. Cicatrici atrofiche

Di terapie per le cicatrici post-acneiche ne sono state prodotte nel tempo molteplici; è necessaria però la comprensione di un dato significativo: se il paziente intende migliorare percentualmente le sue cicatrici acneiche è sulla via corretta e può essere eleggibile dal dermatologo per una terapia.

Se al contrario il paziente ricerca la perfezione - in questo caso enunciabile come la scomparsa totale delle cicatrici - è definibile quale NON eleggibile per le terapia; con questo si intende far chiarezza da subito: tale patologia estetica può essere migliorata, a volte anche significativamente, ma - tranne casi del tutto eccezionali (in Medicina molto è possibile) - mai del tutto.

Sono state da tempo proposte numerose modalità di ablazione delle cicatrici post-acneiche; per tale ragione intendiamo suddividere in due grandi capitoli questi trattamenti:

  1. trattamenti dermatologici indicati per le cicatrici post-acneiche di tipo DISCROMICO (cicatrici non depresse, rosse o brunastre)
  2. trattamenti dermatologici indicati per le cicatrici post-acneiche di tipo ATROFICO

Per il trattamento delle cicatrici Ipercromiche sono stati proposti diversi trattamenti tutti tesi al ripristino della normale colorazione cutanea: i peelings chimici fin’ora hanno coperto un ruolo primario nel dispositivo terapeutico disponibile.
Fra tutti, l’Acido Salicilico in concentrazioni seriate è forse – ed a nostro avviso – quello con più alti profili di sicurezza, maneggevolezza e risultato.

Ancora, esistono alcuni laser a cromoforo (che riconoscono nel pigmento target rosso il bersaglio da colpire) utili per alcune situazioni discromiche.
Più recentemente invece è stata proposta una particolare fonte di luce (IPL – Luce pulsata medicale) con manipoli (ovvero terminali composti da un quarzo emettente una luce in una particolare lunghezza d’onda) espressamente indicati per l’ACNE.

La prima tipologia di trattamenti è soprattutto tesa all’azione superficiale ovvero quella di “levigazione” degli strati superiori, mentre la seconda va ad agire mediante un BIO-Stimolo del derma superficiale (dove sono concentrate queste lesioni) ottenendo uno “remodeling” ed un rinnovamento (soprattutto operato dalle cellule dell’infiammazione cutanea) di tutta la cute interessata dal trattamento.

Allo stesso modo, ed in maniera esponenzialmente più vasta, le proposte terapeutiche per le cicatrici Atrofiche sono ad oggi molteplici e quasi tutte aventi un grado di efficacia: dai lasers che agiscono più profondamente (CO2 frazionato in primis) fina a peelings chimici aggressivi (acido tricloracetico) fino a vere e proprie dermoabrasioni meccaniche della cute o altre manipolazioni chirurgiche (sub-excision et cetera).

Uno fra gli approcci terapeutici più recenti per la terapia delle cicatrici post-acneiche atrofiche approcciabili, è il needling, ovvero una tecnica di bio-stimolazione del collagene autologo che si effettua dal dermatologo mediante l’utilizzo di un dispositivo monouso composto da un rullo associato a moltissimi micro aghi di una lunghezza variabile da 1.5 mm a 2 mm (esistono in commercio dispositivi utilizzabili dai pazienti con aghi di lunghezza di 0.3 mm, ma a nostro avviso inutili per l’effetto che si intende recare).

E’ necessario asserire che questo trattamento, benche eseguibile mediante la previa applicazione di una crema anestetica, deve essere eseguito dal solo personale medico specialista in dermatologia e/o perfezionato in questa metodica, poiché un corretto trattamento può recare buoni risultati, un trattamento scorretto (ancor più che auto eseguito) può recare solo danni.

Pertanto, le terapie domiciliari, apporcciabili con strumentazioni "vendibili" ai pazienti - oltre ad essere potenzialmente rischiose (non per lo strumento in sé ma per tutto quello che un paziente può autoprovocare od autoapplicare) non ottengono i benefici richiesti (lunghezze irrisorie). Risultato possibile: spesa, perdita di tempo e disillusione, una triade non certo auspicabile.

Ancora una volta è necessario comprendere come solo la sede Dermatologica consista in una scelta di Sicurezza e Salute che ogni paziente dovrebbe ricercare.

Data pubblicazione: 04 luglio 2011

Autore

luigilaino
Dr. Luigi Laino Dermatologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 2000 presso UNIVERSITA' LA SAPIENZA di ROMA.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Roma tesserino n° 50938.

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