Anoressia nervosa: quali sono i criteri per la diagnosi?

v.martiadis
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta

Le principali caratteristiche cliniche del più grave disturbo alimentare

Attualmente i criteri diagnostici maggiormente riconosciuti per la diagnosi di anoressia nervosa sono quelli riportati nel DSM-IV-TR (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali dell’American Psychiatric Association)

  • Rifiuto di mantenere un peso corporeo al di sopra del peso minimo normale per l’età e la statura (per esempio perdita di peso che porta a mantenere il peso corporeo al di sotto dell’85% rispetto a quanto previsto; oppure incapacità di raggiungere il peso previsto durante il periodo di crescita in altezza, con la conseguenza che il peso corporeo resta al di sotto dell’85% di quello previsto)
  • Intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso
  • Disturbo del modo in cui il soggetto ha esperienza del proprio peso e della forma del proprio corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sulla valutazione di se stesso (autostima), o negazione della gravità del sottopeso.
  • Nelle donne dopo il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi

 

Sottotipi

Con restrizioni (restricting type): nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto non ha presentato regolarmente episodi di abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o clisteri)

Con abbuffate/Condotte di eliminazione (binge eating/purging type): nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto ha presentato regolarmente episodi di abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o clisteri)

Analizziamo un passo alla volta le caratteristiche che determinano il disturbo. Prima fra tutte il rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per età e statura. Generalmente viene considerato sottopeso un individuo con un peso corporeo al di sotto dell’85% del peso normale per età e altezza. In alternativa è possibile fare riferimento all’indice della massa corporea (Body Mass Index) calcolato come rapporto tra peso in chilogrammi e quadrato dell’altezza espressa in metri (kg/m2). Il limite minimo ritenuto nella norma è un BMI uguale a 17,5.

Non è superfluo sottolineare che il clinico deve valutare anche la costituzione fisica e la storia anamnestica del peso corporeo di ogni singolo individuo nello stabilire un peso minimo normale. La perdita di peso è in primo luogo ottenuta riducendo la quantità totale di cibo assunta, secondariamente limitando a poco a poco le categorie dei cibi consumati.

In aggiunta possono essere messi in atto altri comportamenti allo scopo di perdere peso quali l’uso eccessivo di lassativi, diuretici o farmaci anoressizzanti, l’eccessiva attività fisica o il vomito autoindotto. Lo stato d’animo è spesso caratterizzato da una intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è evidentemente sottopeso e si continua a dimagrire. Vi è inoltre quasi sempre o un’alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso e/o la forma corporea, o un’eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o un rifiuto di ammettere la gravità dell’attuale condizione di sottopeso: questo è possibile perché spesso i soggetti presentano un’alterazione dell’immagine corporea per ciò che riguarda la loro forma e le loro dimensioni.

E’ criterio diagnostico essenziale, nei soggetti di sesso femminile in fase post-puberale, l’amenorrea, cioè l’assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi. Dal punto di vista statistico, l’anoressia si manifesta soprattutto nelle femmine (93% dei casi), mentre fino a dieci anni fa si riportavano indicazioni molto prossime al 99%: l’anoressia maschile è quindi una realtà in crescita. Le ricerche su campioni di diverse popolazioni hanno dimostrato incidenze che vanno da un caso su 800 a uno su 100 ragazze di età tra i 12 e i 18 anni. Alcuni studi dimostrano un progressivo abbassamento dell’età in cui si manifesta, con casi di anoressia anche a 8-9 anni.

L’anoressia nervosa si presenta all’inizio come il desiderio di intraprendere una dieta dimagrante da parte di persone, per la maggior parte donne, in leggero sovrappeso, che affermano di sentirsi notevolmente grasse. Accade che, al contrario delle molte persone che intraprendono diete dimagranti e dopo poco perdono l’entusiasmo, questi soggetti continuano a seguire in modo inflessibile le norme dietetiche adottate e a restringere progressivamente l’alimentazione.

All’inizio della dieta i soggetti provano una forte fame, ma imparano ben presto a controllare questo stimolo e a sentirsi per questo forti d’animo, come se lo spirito trionfasse sulla carne. Potremmo dire che imparano ad attribuire alla fame e al calo di peso un forte valore di rinforzo, mantenendo invece come punizione estrema l’immagine del proprio corpo gonfio e grasso. Forti di queste convinzioni, la perdita di peso viene considerata come una straordinaria conquista e un segno di autodisciplina ferrea, mentre l’aumento diviene una perdita inaccettabile delle capacità di autocontrollo. Il soggetto anoressico è proteso alla spiritualità e alla purezza, desidera attenzioni ma guai all’essere toccato. Sembra trarre dal proprio digiuno e dimagrimento una sferzata di energia, è attiva in tutti i campi, raramente sta seduta o ferma. L’obiettivo è di non cedere e di dimostrare sempre la propria forza.

Vi è l’idea che se si è magri, si sarà accettati e si sarà onnipotenti. In realtà tutti i comportamenti che verranno attuati per raggiungere questi obiettivi non faranno che accrescere l’isolamento, il malessere e il senso di diversità. Il soggetto generalmente giunge all’osservazione medica sotto pressione dei familiari quando la perdita di peso si fa marcata. Se è il soggetto stesso a chiedere aiuto, di solito avviene per il disagio relativo alle conseguenze somatiche e psicologiche del disturbo: raramente infatti questi individui risultano preoccupati per il dimagrimento di per sé.

Spesso infatti manca la consapevolezza della malattia, oppure questa viene fortemente negata per cui gli individui divengono inaffidabili anche solo per la semplice raccolta anamnestica. E’ quindi necessario raccogliere informazioni dai familiari o da persone vicine al paziente al fine di valutare la reale entità della perdita di peso e le altre manifestazioni del disturbo.

Data pubblicazione: 04 luglio 2011

Autore

v.martiadis
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 2000 presso Università di Napoli SUN.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Napoli tesserino n° 39851.

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