Il rischio in adolescenza: guida per genitori ed educatori

alessandra.varotto
Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta

Negli ultimi decenni la disposizione al rischio tipica degli adolescenti si è trasformata in un’esplorazione e assunzione di azioni francamente pericolose dove il giovane mette in gioco, spesso in modo eclatante, la sua salute se non anche la stessa esistenza. Che cosa può fare allora un genitore? L’articolo offre suggerimenti utili per imparare a riconoscere, identificare e far fronte (senza sopraffare) ai segnali della crescita che, assumendo la forma particolare di comportamenti rischiosi, possono cogliere i genitori impreparati

Introduzione

Si può definire rischiosa ogni azione per la  quale esiste una percentuale più preponderante di fallire rispetto a quella di aver successo. In questo senso, l’adolescente è per eccellenza “costretto” a vivere in una condizione necessaria di rischio. Questa condizione promiscua gli serve per capire quali sono le sue aree di forza e i suoi limiti ma anche per formare e restituire al gruppo dei coetanei la sua nuova immagine sociale, un’immagine diversa da quella che era stata modellata all’interno della famiglia di origine. In altre parole la condizione di rischio gli è utile per costruire la propria identità personale e sociale. Lo sviluppo in adolescenza comporta di fatto maggiori capacità di autonomia, più ampie competenze di relazione tra pari e in senso allargato nuove abilità relazionali, rafforzate da un’accresciuta spinta all’esplorazione delle proprie potenzialità. 

 

Sensation seeking

Gran parte delle azioni pericolose messe in atto dai giovani di oggi sembrano connotate dalla ricerca di emozioni forti, intense e collegate alla disponibilità a correre rischi a livello fisico, sociale ed anche economico. Si deve a Zuckermann (1979) l’espressione inglese “Sensation seeking” (SS), con la quale si vuole definire lo stato di eccitazione a livello psicofisico collegato a tali comportamenti spericolati. La SS è una dimensione stabile della personalità, centrata sul desiderio di vivere alla ricerca costante di stimoli nuovi, uniti ad alti livelli di adrenalina.

Per combattere la monotonia e le insoddisfazioni quotidiane, molte volte gli adolescenti - alle prese con le difficoltà della crescita - si dedicano a comportamenti il cui unico fine è quello di offrire sensazioni immediate, di pronto consumo e totalizzanti. Queste azioni non hanno, però, alcun risvolto positivo in termini di sviluppo personale e non favoriscono il passaggio evolutivo.

In tali attività (di “pura” Sensation seeking), quasi mai è percepibile la complessità propria di un’azione che indirizza allo sviluppo individuale e all’acquisizione di apprendimenti essenziali, in grado di condizionare positivamente il decorso della crisi adolescenziale. Diversamente, il concetto di “risk taking” preclude ad azioni intenzionali del ragazzo dirette a rispondere a bisogni di etero socialità e alla necessità di promuovere la valenza psicologica dell’adolescenza nel senso del divenire adulto.


Genitori dalla posizione mobile

I genitori devono comprendere che “prendersi il rischio” costituisce per l’adolescente-tipico uno scalino della crescita, normale e propedeutico al passaggio evolutivo.
Gli adulti dovrebbero quindi divenire catalizzatori di quelle attività funzionali alla presa del rischio da parte dell’adolescente.

In particolare, gli adulti dovrebbero dare impulso alle seguenti classi di comportamenti:

  • Azioni finalizzate al raggiungimento di un ideale importante o di una grande causa (partecipazione a servizio di volontariato, affiliazione a un partito politico, etc);
  • Azioni realizzate al fine di un miglioramento personale, in altre parole modalità di comportamento intraprese per sviluppare se stessi come individui (es. riprendere a studiare, percorso di crescita psicologica).
  • Azioni mirate a farsi meglio conoscere dagli altri, per favorire la comprensione di proprie caratteristiche, desideri e gusti personali (ad esempio, la scelta di un’espressione artistica da trasformare in passione, oppure la composizione di un testo musicale).

Tali attività dovrebbero essere proposte garantendo al giovane la possibilità di sperimentare progetti con un buon livello di successo in termini di “life skills”, in altre parole progetti che promuovano al tempo stesso un “legame” di attaccamento ai luoghi, alle persone e/o ai servizi deputati a favorire l’aumento del Capitale Sociale presente nel territorio.

Un’adolescente ha bisogno di adulti  dalla “posizione mobile” che sappiano rimanere sulla scena, che siano cioè in grado di guidare prudentemente la crescita di un giovane adulto e di intervenire ove avvertono che questi sta rischiando troppo, perché l’assunzione di rischio non è in grado di assolvere il significato simbolico del percorso evolutivo.

In conclusione, di fronte alla possibilità di rischiare troppo, il ragazzo ha bisogno di adulti dotati di flessibilità, in grado di:

  • stare davanti quando il ragazzo richiede protezione;
  • stare accanto per accompagnarlo nel viaggio adolescenziale;
  • stare lontano quando nutrono la convinzione che la vera crescita si realizza guardandoli cosi’.

 

Per questi adulti, alla ricerca costante della giusta distanza, si propone a seguire una serie di linee guida per affrontare le difficoltà connesse ai comportamenti a rischio.

 

Alcune linee guida (per una genitorialità consapevole)

  • Non esiste adolescenza senza “la presa del rischio” altrimenti non sussiste un percorso di sviluppo psicologico, personale e sociale, del ragazzo.
  • Nel caso l’adolescente assuma attivamente nuovi modi di porsi all’interno della società, mettendo in atto azioni che lo impegnano nel tempo libero (ad esempio in attività di volontariato, adesione ad un gruppo politico, oppure creazione di una band musicale), dimostrano nello stesso tempo l’assunzione di rischi funzionali al percorso di sviluppo e utili alle nuove esigenze evolutive.
  • La franca SS comprende passaggi all’atto involutivi e disfunzionali al processo evolutivo del ragazzo. Alcuni esempi sono la guida spericolata in auto, la promiscuità sessuale e i comportamenti di aggressività focalizzati sul corpo.
  • E’ necessario che il genitore adotti uno sguardo “altro”, ovvero sappia adoperare una chiave di lettura che vada oltre la natura provocatoria e di sfida dell’atto, nella direzione di nuovi impegni dello sviluppo a cui l’adolescente è chiamato a conformarsi per definire la propria identità.
  • I campanelli d’allarme cui devono dare soprattutto ascolto sono collegati allo stato emotivo dell’adolescente, al suo fallimento scolastico, al suo coinvolgimento in azioni illecite a livello penale o al suo ritorno a casa in condizioni di evidente alterazione dello stato di coscienza.
  • Genitori (ed educatori) devono guidare i ragazzi in percorsi salutari di assunzione del rischio, in altre parole devono facilitare le prese di volo di questi riconoscendo i fallimenti delle loro azioni ma anche rinforzando le loro conquiste personali.
  • Non si deve mai lasciare da solo un adolescente che esterna una propria storia o esperienza connessa a un grave rischio comportamentale oppure quella riguardante un amico a lui vicino. Probabilmente ha bisogno di un adulto che intervenga e gli faccia capire i significati delle emozioni che sta sperimentando lui o la persona che gli è cara.
  • Un adulto di fronte all’adolescente in crisi è “vicario” delle  sue funzioni mentali in divenire: lo aiuta a riconoscere il rischio, a qualificarlo e anticipare le possibili conseguenze. In pratica, gli offre consigli utili al posizionamento chiaro del “paletto” che non può essere superato.
  • Un “no” tassativo (adottato dall’adulto, per prevenire un comportamento a rischio) deve essere giustificato non solo con le parole ma anche con le azioni. L’adolescente ha bisogno di sentirsi supportato da un atteggiamento coerente e costante: il genitore è modello di riferimento che offre possibilità e soluzioni valide la cui sperimentazione è di sicura efficacia.
  • Alcune azioni pericolose possono favorire la “dipendenza” fisica e psicologica del ragazzo. Per tale ragione il genitore che si trova di fronte ad alcuni segni comportamentali che vanno in questa direzione (es. uso di droghe, assunzione di diete restrittive, autolesionismo) deve agire tempestivamente chiedendo la collaborazione di uno specialista che lo aiuti a prevenire precocemente l’involuzione del comportamento e la sua cronicità.

 

Conclusione

L'articolo evidenzia come la ricerca di emozioni forti, intense e spesso totalizzanti sia un'esperienza necessaria nonchè propedeutica allo sviluppo psicologico dell'adolescente. A differenti livelli, il compito comune di genitori (ed educatori) è quello di guidare i giovani verso l'adozione di comportamenti salutari di "risk taking". Il concetto di "posizione mobile", utilizzato all'uopo, richiama ad uno sguardo attento ai bisogni del singolo e "neutro" da giudizi arbitrari, spesso limitati a interpretare queste azioni come puri atti di prevaricazione e di sfida adottati dai ragazzi nei loro confronti.

 

Bibliografia

  • Bonino S. (2005), Il fascino del rischio in adolescenza, Giunti, Firenze.
  • Vallario L., Giorgi R., Martorelli M. & Cozzi E. (2005), Il rito del rischio in adolescenza, edizioni Ma.Gi, Roma.
  • Vianello R. (2009), Psicologia dello sviluppo, edizioni Junior, Bergamo.
  • Zuckermann M. (1979), Sensation seeking: Beyond the optimal level of arousal, Erlbaum, Hillsdale. 



Data pubblicazione: 03 marzo 2014

Autore

alessandra.varotto
Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta

Laureata in Psicologia nel 2009 presso UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PADOVA.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Veneto tesserino n° 7550.

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