I genitali ideali: misure del pene, falloplastica e vaginoplastica

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

In un momento storico caratterizzato da un imperante bisogno di omologazione a modelli estetici, questa necessità sembra estendersi anche ai genitali

In un momento storico di omologazione a modelli estetici proposti dai media, le richieste di consulenze psicologiche per possibili correzioni dei genitali aumentano a dismisura.

Falloplastica e vaginoplastica, sembrano essere le richieste maggiormente in voga in questo periodo.

Vorrei effettuare un importante distinguo diagnostico tra dismorfismo e dismorfofobia, anche e soprattutto in ambito psico-sessuologico.

La dismorfofobia è caratterizzata da un’eccessiva preoccupazione per un difetto estetico tale da indurre il soggetto a percepire la sua immagine corporea in maniera distorta perché focalizza la sua attenzione essenzialmente sui difetti estetici, anche se minimi.

La dismorfofobia colpisce sia gli adolescenti che gli adulti, uomini e donne, senza discriminazione di genere.

Trattasi di una problematica psichica caratterizzata dai seguenti disagi:

  • la non accettazione del proprio aspetto estetico, questo viene valutato e monitorato nel tentativo di modificarlo per renderlo sempre più confacente ai canoni estetici condivisi.
  • il non sentirsi all’altezza degli altri - anzi sempre un passo indietro rispetto al gruppo di pari - e dare sempre la colpa alla fisicità non adeguata.
  • la mancanza di autonomia psichica necessaria per proteggersi dall’ideale di perfezione - spesso centrale nella società in cui viviamo, in cui i canoni estetici non contemplano diversità e brutture e sono sempre più performanti.
  • solitamente il paziente dismorfofobico non si arrende al disagio psico-corporeo e ricorre, più che allo psicologo, al chirurgo plastico.

 

In clinica si può trovare una possibile correlazione tra dismorfofobia e disturbo dell’umore, disturbo narcisistico di personalità e disturbo ossessivo-compulsivo.

Queste psicopatologie possono essere causa o conseguenza della "cattiva percezione del proprio corpo", unitamente ad altri tasselli della psiche del paziente.

La diagnosi differenziale e la disamina della struttura di personalità del paziente, sono due elementi centrali per la futura pratica clinica finalizzata alla restituzione della qualità di vita dei nostri pazienti.

 

Il dismorfismo è invece dissimile dalla dismorfofobia.

Questo disagio è solitamente conseguenza di un'anomalia congenita: nel caso della sfera sessuale per esempio può essere esito di un'ipospadia, di un pene curvo congenito, di un micro pene, e nel caso delle donne di un'anomalia congenita delle grandi o piccole labbra e di difetti estetici e funzionali che richiedono - anzi obbligano - alla risoluzione chirurgica.

Ricapitolando c'è una notevole differenza tra dismorfismo e dismorfofobia: il primo può anche essere curato chirurgicamente e non sempre sfocia nel secondo, la dismorfofobia invece correla con una percezione "soggettiva" di inadeguatezza e, spesso, non è curabile chirurgicamente.

La chirurgia in questo caso crea false aspettative nel paziente perché non è curativa di un disagio psichico profondo che ha cause lontane e non "organo-correlate".

C'è da dire inoltre che organi come il pene e la vagina, sono organi "simbolici' che correlano con la crescita psichica e psico-sessuale del paziente e con la sua storia emotiva, ovviamente affettiva e sessuale.

 

La falloplastica

Questa richiesta chirurgica solitamente segue un profondo disagio profondo.

Dopo avere inviato il paziente ad effettuare una visita medica e dopo avere chiaro il referto diagnostico si effettuerà una "diagnosi differenziale" per stabilire se trattasi di micropenia o di dismorfofobia peniena, di una reale esigenza di labioplastica o di un disagio estetico-psicologico.

La dismorfofobia peniena, detta anche sindrome da spogliatoio, affligge il paziente sin da giovanissimo e, solitamente, lo obbliga a non spogliarsi in luoghi comuni e ad evitare di fare la doccia insieme ad altri uomini dopo l’attività sportiva per il timore di essere visti e valutati per via delle dimensioni - secondo lui ridotte - o della forma, non adeguata, dei propri genitali.

Queste ansie e preoccupazioni non sono conseguenza di reali anomalie, ma nonostante ciò diventano centrali nella vita del paziente, il quale viene rapito da idee ossessive e da comportamenti compulsivi, come il guardarsi allo specchio di continuo nel tentativo di confermare le proprie valutazioni oppure lo obbliga a ricorrere a frequenti controlli medici per potere poi correggere la sua problematica.

 

Pro e contro dell'intervento

La prima tappa è sicuramente porre una diagnosi, poi stabilire se è indicato un eventuale intervento chirurgico o un percorso psicoterapico o talvolta un percorso combinato (farmaco terapia e psicoterapia).

In conclusione, l’intervento chirurgico va considerato attuabile soltanto se esiste "realmente" - dismorfismo - una qualche anomalia nella forma o nelle dimensioni del proprio pene (micropenia, incurvamento congenito); in questi casi può sicuramente rappresentare una soluzione ottimale per restituire al paziente un'adeguata e sana vita di relazione e, finalmente, affettiva e sessuale.

 

La vaginoplastica

La vaginoplastica o labioplastica è quel l'intervento chirurgico caratterizzato dalla riduzione delle piccole labbra e dal ringiovanimento vaginale.

L'ipertrofia delle piccole labbra è una malformazione congenita dei genitali esterni non così rara.
Una paziente viene considerata operabile quando presenta delle piccole labbra la cui lunghezza dalla base d'impianto al margine libero è superiore a 2,5 cm.

Questa malformazione, oltre a dare vita ad importanti problemi estetici e psicologici - soprattutto nel rapporto di coppia durante l'intimità - può causare irritazioni locali, infezioni batteriche e micosi ricorrenti.

Molte richieste di consulenze, soprattutto online su Medicitalia, contengono però disagi psicologici, relazionali e psico-sessuali, e non sempre correlano con reali anomalie della vulva.

I modelli estetici sono frequentemente modelli veicolati dalla pornografia - così come l'educazione sessuale - elementi centrali nella continua richiesta di interventi sui genitali, in assenza di anomalie genetiche.

Le donne di oggi, adattandosi ai media, tendono ad omologarsi e ad uniformarsi ai modelli estetici imperanti: labbra carnose ed abbondanti, zigomi alti e spesso eccessivi, seno giunonico, fondoschiena da brasiliana e così via.
Tutti elementi ormai centrali per un sano e ludico rapporto con il proprio specchio di casa.

Il seno per le donne, così come il pene per gli uomini, diventano un parametro di femminilità e di mascolinità, assolvendo quasi ad un "ruolo identitario"

Alla luce di questo, anche i genitali - maschili e femminili - sembrano dover aderire a delle misure standard.

Le “misure ideali dei genitali maschili” è un capitolo centrale delle ricerche che gli adolescenti effettuano su google.

Sembra infatti che qualche centimetro in più sia determinante per garantire salute psichica e sessuale, e chiaramente funzionale ad autostima, immagine allo specchio e vita intima.

 

Pro e contro dell'intervento

La vulva, che per anatomia e funzionalità, ha caratteristiche di “interiorità”, intimità e poca visibilità - in assenza di patologie congenite - mal si sposa con la possibile correzione "estetica".

Viviamo però in un momento storico di selfie e di sexting, quindi è possibile che i genitali vengano spesso fotografati e mostrati, quindi la giovinezza anche dove non batte il sole, diventa indispensabile

Le richieste di correzione e/o ringiovanimento dei genitali femminili, denominata “labioplastica”, unitamente alla “vaginoplastica”, non corrispondono sempre alla risoluzione di un disagio estetico-funzionale, ma spesso cela ben “altri” disagi psico-corporei e sessuali.

Se il disagio psico-corporeo non dovesse rientrare a seguito dell’intervento - cosa che spesso accade - transiterà poi inevitabilmente ad “altri luoghi corporei” e l’ansia ed il disagio dilagheranno in altre stanze della vita della donna e coppia.

 

Conclusioni

Quando il disagio corporeo diventa disagio psichico, relazionale e sessuale, la chirurgia plastica sarà sicuramente in grado di aiutare la donna o l'uomo; nel caso inverso, quando cioè il disagio psichico e psico-sessuale viene ammantato da disagio corporeo, spesso trattasi di dismorfofobia e nessuna chirurgia sarà in grado di sanare il divario tra realtà psichica e realtà clinica della paziente.

 

Bibliografia:

  • La Barbera, Guarneri, Ferraro “Il disagio psichico nella post-modernità” Magi Formazione, 2009
  • Recalcati M. “L’uomo senza inconscio” Raffaello Cortina Editore, 2010
  • Todarello O., Porcelli P. “Trattamenti in medicina psicosomatica” Franco Angeli, 2006
  • Seth, N., Davis, P., Tzchak, Y., Binik, M., Amsel, R., Carrier, S. (2013). The index of Male Genital Image: A new Scale to Assess Male Genital Satisfaction. The Journal of Urology. Vol. 190 (4), p. 1335-1339.
  • Kozacioglu, Z., Kiray, A., Ergur, I., Zeybek, G., Degirmenci, T., Gunlusoy, B. (2014). Anatomy of the Dorsal Nerve of the Penis, Clinical Implications. Urology. Vol. 83, p. 121-125.
  • Dening. S., (1992), The Mythology of Sex, Macmillan, New York
  • Friedman, D. M., (2007), Storia del Pene, Castelvecchi, Roma.

 

Altre letture utili e complementari:

 

Data pubblicazione: 18 aprile 2015

Autore

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Laureata in Psicologia nel 1992 presso La Sapienza-Roma.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia tesserino n° 1048.

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