Liti in famiglia: rischio di morte precoce triplicato

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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo

Lo afferma uno studio su 10.000 persone e durato 11 anni, condotto dall’Università di Copenhagen.

Non esistevano fino ad oggi studi scientifici che esaminassero SE esiste un rapporto tra:

  • relazioni sociali stressanti in famiglia e nella vita privata e
  • morte prematura delle persone.

Partendo da questa carenza gli studiosi dell'Università danese hanno condotto un ampio studio su diecimila uomini e donne di età compresa tra 36 e 52 anni, studio durato ben 11 anni e pubblicato in questi giorni.

Dalla ricerca emergono dati molto significativi.

Esiste un rapporto tra conflitti in famiglia e morti premature e precoci?

Sì. Le frequenti preoccupazioni, le esagerate e costanti richieste da partner e/o figli sono collegate con un elevato aumento del rischio di morire prima dell'età "normale" dal punto di vista statistico.

Anche se non si riesce a spiegare ancora completamente tutti i fattori che stanno alla base di ciò, la ricerca sottolinea che le reazioni fisiologiche allo stress - come l'elevata pressione sanguigna e l'accresciuto rischio di malattia cardiovascolare - sono i fattori più probabili per spiegare l'aumento del rischio di mortalità prematura.

Precedenti ricerche avevano suggerito che le persone

  • con notevoli livelli di ansia
  • con elevate richieste di partner e figli
  • che litigano spesso con i familiari stretti

potrebbero essere a più alto rischio di malattie cardiache e ictus.

Si afferma dunque che relazioni sociali stressanti sono associate ad un aumentato rischio di mortalità prematura tra gli uomini e le donne nell'età di mezzo.

Essere maschi e disoccupati accresce il rischio

Due fattori accrescono considerevolmente il rischio di morte prematura:

  • appartenere al genere maschile
  • essere disoccupato.

I numeri segnalano infatti che gli uomini sono particolarmente vulnerabili alle preoccupazioni e alle continue richieste rivolte loro dalle partner di sesso femminile, con un accresciuto rischio di morte precoce significativamente più elevato.

Anche l'essere senza lavoro aumenta l'impatto negativo delle relazioni sociali stressanti; in altre parole le persone con costanti conflitti in famiglia e contemporaneamente anche disoccupate sono esposte a un rischio di morte prematura molto maggiore rispetto a chi ha un lavoro.

Predisporre aiuto e sostegno

per chi è costantemente nel conflitto ed è disoccupato e ansioso

Il Dr. Rikke Lund direttore dello studio, nel commentare i dati ha osservato che le preoccupazioni e le discussioni fanno parte della vita. Ma ha aggiunto che quando le persone sono “sempre o spesso” esposte e coinvolte in conflitti, esse sono maggiormente rischio di morte anche se piuttosto giovani. E dunque andrebbero aiutate. E conclude:

"Intervenire e aiutare nei conflitti intrafamigliari e sociali, in particolare le persone senza lavoro, può contribuire a frenare le morti premature associate a fattori di stress nella relazione sociale".

 

Fonti:

 

Stressful social relations and mortality: a prospective cohort study - Journal of Epidemiology & Community Health, Università di Copenaghenhttp://jech.bmj.com/content/early/2014/04/02/jech-2013-203675 

 

 

Data pubblicazione: 09 maggio 2014

Autore

carlamariabrunialti
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo

Laureata in Psicologia nel 1989 presso l'Università Cattolica, in MILANO.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Trentino-Alto Adige tesserino n° 70.

Psicoterapeuta con oltre 30 anni di esperienza, specializzata in sessuologia clinica e psicopatologia del comportamento sessuale. Fondatrice e coordinatrice di un centro multidisciplinare a Rovereto, offre diagnosi, psicoterapia e consulenze sessuologiche individuali e di coppia. Tutor e formatrice per professionisti, con numerose pubblicazioni e attività di consulenza tecnico-giuridica e ricerca applicata in ambito psico-sessuale.

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