Varicella: trasmissione, sintomi, cura, vaccino
La varicella è una malattia esantematica causata dal virus Varicella Zoster che si presenta con le tipiche papule pruriginose, dopo circa 15 giorni di incubazione. Il decorso è di circa 7-10 giorni con rare complicazioni. La malattia si può prevenire con il vaccino per adulti e bambini. Scopriamo tutto quello c'è da sapere.
Indice
Cos'è la varicella?
La varicella è una condizione patologica a carattere infettivo con eziologia virale facente parte della categoria delle malattie esantematiche, ossia quei disturbi che si caratterizzano per un quadro sintomatologico dominato dalla comparsa di esantema, o eruzione cutanea, su tutto il corpo.
La varicella è una patologia che, da moltissimi anni, è assai comune tra i bambini con età al di sotto dei 12 anni per via della sua eziologia virale e della facilità di contagio che porta con sé.
Tuttavia, secondo alcune statistiche recenti, la varicella ha visto negli ultimi tempi una drastica riduzione del numero di casi riscontrati grazie soprattutto all'introduzione del vaccino al quale sempre più piccoli pazienti si stanno sottoponendo annualmente.
I bambini, però, non sono gli unici a poter essere contagiati dal virus che scatena la varicella: un quadro sintomatologico abbastanza simile lo possono sperimentare anche gli adulti, anche se il rischio di incorrere in complicanze anche gravi è piuttosto basso.
Con ogni probabilità si tratta della malattia esantematica con incidenza più alta: i dati, infatti, suggeriscono che circa il 95% dei bambini di età inferiore ai 10 anni vengono colpiti, senza risparmiare neanche gli adulti.
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Cause
L'agente patogeno responsabile dell'innesco della varicella è il virus Varicella Zoster, detto anche VZV o herpes virus di tipo 3, appartenente alla famiglia delle Herpesviridae.
Si tratta di un organismo conosciuto per essere particolarmente subdolo in quanto, dopo aver infettato un individuo e aver provocato l'insorgenza della patologia, non viene totalmente debellato.
Esso, infatti, rimane in uno stato latente aspettando di riattivarsi e, nel frattempo, trovando rifugio in alcune cellule senza più provocare alcun sintomo nel paziente.
In molte persone, tuttavia, il virus Varicella Zoster non si riattiva mai più o lo fa a distanza di moltissimi anni. In questi ultimi casi, trova un ambiente favorevole per riprodursi e reinfettare l'organismo umano già precedentemente colpito in corrispondenza di particolari stati di stress che provocano un conseguente calo delle difese immunitarie, fenomeno che causa la riattivazione dell'agente patogeno e la nuova insorgenza di sintomi.
Qualora questo avvenga, però, la patologia non sarà più la varicella dal momento che, dopo il primo contagio, si crea una sorta di immunità da essa.
L'individuo, pertanto, vedrà l'insorgenza del cosiddetto Fuoco di Sant'Antonio, detto anche Herpes Zoster, disturbo che colpisce selettivamente le persone adulte o anziane e che si caratterizza per la comparsa di eruzioni cutanee e di forte dolore causato da nevralgia post-erpetica.
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Come si trasmette la varicella?
La varicella è una condizione patologica estremamente contagiosa, soprattutto durante i primi stadi dell'eruzione cutanea.
La persona colpita, infatti, ha un'elevata possibilità di contagiare altri soggetti sani sia mediante il contatto diretto con le lesioni epidermiche che tramite le vie respiratorie.
Un individuo sano potrebbe essere attaccato dal virus Varicella Zoster entrando in contatto con le secrezioni del paziente colpito dalla varicella o con le minuscole goccioline di saliva che vengono diffuse nell'aria a seguito di un colpo di tosse o di uno starnuto.
Non solo, il siero contenuto nelle lesioni cutanee e nelle vescicole che compaiono durante i primi stadi della malattia è un veicolo di contagio altrettanto efficace: il contatto diretto con tali liquidi rilasciati dagli esantemi, pertanto, aumentano significativamente il rischio di trasmissione della patologia.
Inoltre, un altro modo per entrare a contatto con il virus è sfiorando superfici o oggetti contaminati con i quali il soggetto infetto ha avuto a che fare, specie se si portano alla bocca, agli occhi o al naso le mani che li hanno toccati.
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Per quanto tempo si è contagiosi?
La contagiosità della varicella si presenta anche un paio di giorni prima dell'insorgenza dell'esantema, quando è estremamente probabile che l'individuo inconscio di essere stato contagiato abbia passato del tempo con amici e familiari.
Per questo, la diffusione della malattia è molto comune.
Una volta che le eruzioni cutanee sono divenute croste, la contagiosità della varicella cessa di esistere.
Nonostante non si tratti di una patologia che conserva una certa stagionalità, il maggior numero di contagi vengono registrati durante la stagione invernale, complici le abitudini scolastiche che caratterizzano la vita dei più piccoli basate sul contatto ravvicinato con altri coetanei.
Quali sono i sintomi?
Prima che insorgano i sintomi, il soggetto colpito da varicella è sia vittima di un periodo di incubazione che mediamente va dai 13 ai 17 giorni che di una fase prodromica che generalmente dura circa 48 ore.
Sintomi aspecifici
Nel breve periodo precedente alla comparsa delle eruzioni cutanee, l'individuo entrato in contatto con il virus sviluppa alcuni sintomi aspecifici, come:
- congiuntivite;
- tosse persistente;
- dolori muscolari e alle articolazioni (mialgia e artralgia);
- mal di gola;
- sensazione di stanchezza;
- febbricola;
- scolo nasale.
Fase esantematica
Dopo alcuni giorni caratterizzati principalmente da questi sintomi, il paziente vede la comparsa della classiche macchioline rosacee estremamente pruriginose che si evolvono in papule e in vescicole piene di liquido e in rilievo rispetto alla normale morfologia della cute.
Le zone maggiormente interessate dalle eruzioni sono la fronte e il tronco, ma dopo circa 3 giorni le vescicole si espandono su tutto il resto del corpo.
Durante le prime 6/8 ore, le macule sono di colorito chiaro e il loro contenuto è composto da liquido limpido. Nell'arco delle 24 ore successive, esse assumono un aspetto ben più opalescente mentre il siero al loro interno si intorbidisce.
Le papule, tuttavia, non compaiono tutte insieme allo stesso momento, ma continuano la loro formazione per circa 5 giorni: durante la genesi di alcune vescicole, altre già presenti sul corpo si seccano e si rompono, fasi durante le quali il soggetto potrebbe accusare fastidio e, soprattutto, prurito più o meno intenso.
Fase di remissione
Dopo circa una settimana dalla comparsa della prima pustola inizia la cosiddetta fase di remissione, stadio contraddistinto dall'ultima evoluzione delle eruzioni cutanee che si trasformano in croste.
Le vescicole si ricoprono così di un sottile strato di crosticina scura che, nell'arco di circa 10 giorni, si stacca completamente dalla cute senza comportare la formazione di cicatrici.
Tuttavia, se il paziente è spinto dal prurito a grattare le pustole agevolandone la rottura prematura, il rischio di formazione delle cicatrici aumenta sensibilmente.
Alla luce di quanto esaminato finora, quindi, la prognosi generale della varicella è di circa 10 giorni dal momento in cui compaiono le prime papule sulla cute.
Il decorso della patologia è più aggressivo solitamente nell'adolescente e nell'adulto. Tuttavia, la varicella rimane comunque una malattia benigna che nel giro di circa 2 settimane si risolve spontaneamente.
👉🏻L'esperto risponde: La varicella può essere asintomatica?
Diagnosi e terapia
La varicella è diagnosticabile essenzialmente mediante un esame obiettivo e clinico condotto dal pediatra o dal medico curante già informato della comparsa dei sintomi e delle eruzioni cutanee sulla pelle del paziente.
Talvolta, il medico potrebbe ordinare degli accertamenti più specifici che prevedono la ricerca di anticorpi specifici nel sangue per isolare il virus dalle vescicole. Tuttavia, tali tipologie di test sono estremamente rare e vengono riservate in via del tutto eccezionale a dei casi dubbi o in presenza di circostanze particolari.
Ad ogni modo, la rilevazione di anticorpi IgM anti-virus Varicella Zoster si traduce nella presenza di un'infezione piuttosto acuta.
Come si cura la varicella?
La varicella, esattamente come le altre malattie esantematiche, tende a risolversi in modo del tutto autonomo nell'arco di 10 giorni. Da ciò si deduce che le eventuali strategie terapeutiche vengono attuate per alleviare la sintomatologia qualora dovesse essere piuttosto acuta.
Nella maggior parte dei casi, il medico potrebbe somministrare dei farmaci antistaminici per bocca allo scopo di ridurre la fastidiosa sensazione di prurito che il paziente avverte continuamente.
In presenza di febbre prolungata, potrebbe essere necessario assumere dei farmaci antipiretici evitando però quelli a base di acido acetilsalicilico e prediligendo il paracetamolo.
Nel caso in cui ad essere stato colpito fosse stato un paziente particolarmente sensibile alle complicanze della varicella, il medico potrebbe ritenere opportuna la prescrizione di farmaci antivirali per bloccare l'espansione della malattia.
Prevenire la varicella con il vaccino
Uno dei rimedi più efficaci per evitare di entrare in contatto con il virus Varicella Zoster è sicuramente la vaccinazione, divenuta per altro obbligatoria solo recentemente per i nati dal 2017 in poi.
Il calendario vaccinale prevede la somministrazione della prima dose a circa 15 mesi di vita e della seconda dose a 5 o 6 anni.
Per gli adolescenti e gli adulti che vorrebbero vaccinarsi, invece, basta rispettare un periodo di circa 4 settimane di distanza tra le due dosi.
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Possibili complicanze
Quando la varicella colpisce sia i bambini al di sotto dei 12 anni che gli adulti, non è raro che possa comportare alcune complicanze.
Tra di esse si annoverano:
- otiti;
- infezioni batteriche derivanti dal grattare via le vescicole a causa dell'intenso prurito;
- artriti;
- epatiti;
- meningoencefaliti;
- polmoniti.
Il decorso della varicella è direttamente proporzionale alla fascia d'età del soggetto colpito: quanto più alta essa è, tanto più elevata è l'aggressività della patologia.
Tuttavia, il rischio di incorrere in complicanze è piuttosto alto nei soggetti immunodepressi o in coloro che soffrono di difese immunitarie molto basse.