Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno

Sonica
Sonica

Buonasera a tutte,
Stasera ho fatto una scoperta grandiosa! Ero a casa e non avendo voglia d'uscire ho ordinato una pizza a domicilio e nel farlo, con queste nuove applicazioni, ho potuto scegliere che la farina della pizza fosse integrale con cereali!!
Costa un pochino di più la variazione ( 2euro ) ma almeno si mangia sano!!

Lori Fiduciaria
Lori Fiduciaria

Permettetemi una considerazione a proposito di quando non si è tranquille e si chiede un consulto ad altro medico. Ada Burrone diceva: " non consultare troppi medici in cerca di conferme: sentirai solo pareri diversi " e io dovrei ricordarlo spesso però......conclusione fra ortopedico, angiologo e medico di base sono alle prese con misure e misure : nuova calza pressoria, manicotto per il braccio, nuovo busto .....mi sembra di essere un robot ....però cammino e fiduciosa vado avanti. Solo che non è finita l'angiologo che mi ha visitato e ha notato che non c'è nessun miglioramento dopo circa due mesi e 95 eparine dice, e lo ha anche scritto, che oncologa e angiologo devono decidere insieme la cura per i sei mesi necessari ad una ipotetica guarigione. Il suo parere è che poiché sono i farmaci che mi provocano questa trombosi bisognerebbe considerare una sospensione o quanto meno una riduzione della cura considerando che da una parte io mi curo la gamba e dall'altra la danneggio continuamente.
Dott. Catania questo effetto collaterale questa volta è più problematico e avrei bisogno di aiuto. Certamente non posso decidere io da sola, posso solamente parlare con l'oncologa o ........(..sentire un altro parere ?)
Rosa mi ha dato un consiglio valido in ambito IEO , ma poi se mi si dice che devo cambiare cura Lei immagini che casino. Mi scuso di questo sfogo, stavolta sono proprio incasinata e devo chiarirmi le idee.

Un caro saluto a tutte/i
Lori

Pattiy
Pattiy
Lori Fiduciaria
Ciao Lori, vorrei tanto poter essere di aiuto, mi dispiace quando succedono cose sulle quali tutto può sembrare un po' nebuloso. Certamente l' oncologo dirà la sua e altrettanto farà l' angiologo, ma com'è ovvio, anche se spesso nella pratica medica non è così, ci vorrebbe un medico che vede il caso sotto entrambi i punti di vista, dell' oncologo e dell' angiologo. Rivolgiti agli oncologi che ti hanno in cura (che peraltro se ricordo bene non sono mai gli stessi) e anche a qualche altro buon centro oncologico, come IEO. Hai bisogno di sicurezze e di conferme e di curarti nel modo più appropriato. Ci sta sempre una soluzione, non ti preoccupare. Certamente tutto è una gran seccatura e pesa sotto il piano fisico ma anche emotivo, soprattutto se devi modificare in parte le terapie che segui. Ma stai tranquilla. I medici imbroccheranno le cure giuste. L' importante è mettersi in buone mani in modo da poter essere anche più fiduciosi. Ti abbraccio.
Patty
salvocatania
salvocataniaMedico Chirurgo
Lori Fiduciaria:
Rosa mi ha dato un consiglio valido in ambito IEO , ma poi se mi si dice che devo cambiare cura Lei immagini che casino. Mi scuso di questo sfogo, stavolta sono proprio incasinata e devo chiarirmi le idee.

In questo caso il consulto all'IEO e' inevitabile. Vediamo cosa dicono e ne riparliamo immediatamente.
Dica a Rosa che abbiamo sparlato di lei

www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-1199.html

(post # 17.985) e mi piacerebbe sapere perche' nel lontano 2005 volle metterci la faccia senza esitazioni , allorche' io la invitai a parlare in una trasmissione televisiva RAI nell'Ospedale dove l'avevo operata

http://www.senosalvo.com/intervento_quadrantectomia.htm
Sara SoleMare
Sara SoleMare
Patty
Buongiorno Patty e a tutto il forum, sembra che vada un po' meglio... un po' alla volta e mi riprenderò anche da questo brutto imprevisto
Sonica
Sonica

Buongiorno a tutte,
@Lory mi spiace per la situazione incasinata che stai vivendo. Facci sapere appena riesci a fare un po' di chiarezza

Sonica
Sonica

Buongiorno a tutte,
@Lory mi spiace per la situazione incasinata che stai vivendo. Facci sapere appena riesci a fare un po' di chiarezza

67Stefy
67Stefy

Buongiorno innanzitutto complimenti al dott Catania con le sue vignette (non so dove possa trovarne sempre di nuove) mi fa sempre fare delle grosse risate.
Ho visto dai nuovi messaggi che ci sono nuove compagne di viaggio: benvenute.

67Stefy
67Stefy

Ed ora vorrei condividere con voi la perdita di una giovane collega malata da anni di sclerosi multipla che si e' spenta venerdi notte per un tumore .... non voglio condividere con voi la sua morte ma la sua vita: nonostante la malattia (sclerosi) faceva peggiorare le sue condizioni fisiche ogni giorno arrivava puntuale ogni giorno accompagnata dal marito in ufficio. Nonostante negli ultimi anni fosse su una sedia a rotelle non mancava mai il suo sorriso in ufficio. Per non parlare poi del marito che con una grande forza interiore ogni giorno l'accompagnava in ufficio, la prendeva in braccio e l'adagiava sulla sua sedia a rotelle .... ogni giorno sempre piu' curva su se stessa e sempre piu' magra .... ma ogni giirno compiva quei gesti con un amore immenso .... l'ultima volta che l'ho sentito al telefono con la moglie ornai ricoverata in fin di vita mi saluto' dicendo a me buona domenica! L'amore di quest'uomo non ha potuto evitare la morte alla moglie ma ha reso la sua vita (per quanto troppo breve) piu' bella perche' ogni giorno lei viveva la sua normalita' nella malattia con lui. Addio ad una grande donna ed un abbraccio forte forte ad un grandissimo uomo

Pattiy
Pattiy
67Stefy
Nella malattia, nel dolore, nella sofferenza ci sono tante vite che ogni giorno cercano di andare avanti nella normalità, reclamando spesso la normalità negata. Sì, perché quando si è su una sedia a rotelle, o in tutte le situazioni in cui una vita senza barriere è di fatto problematica l' atteggiamento comune, forse supportato dallo spavento e/o dalla difficoltà emotiva di vedere ciò che è diverso e chi è diverso, è quello di dire "e adesso che si fa?", "come fanno?", "come si fa a vivere così? ". L' errore che spesso commettiamo è spesso di prospettiva, credendo di essere "normali" perché non si è su una sedia a rotelle o perché non si è ricevuta una diagnosi di tumore. Quante storie di grandi donne e grandi uomini si nascondono sotto vesti che fatichiamo a vedere. Storie come quella che ci hai appena raccontato, e rispetto alle quali, almeno io, non posso che sentirmi piccola piccola. Grazie per aver condiviso la storia della tua collega. Grazie per averla ricordata.
Patty
salvocatania
salvocataniaMedico Chirurgo
67Stefy:
Nonostante negli ultimi anni fosse su una sedia a rotelle non mancava mai il suo sorriso in ufficio. Per non parlare poi del marito che con una grande forza interiore ogni giorno l'accompagnava in ufficio, la prendeva in braccio e l'adagiava sulla sua sedia a rotelle .... ogni giorno sempre piu' curva su se stessa e sempre piu' magra .... ma ogni giorno compiva quei gesti con un amore immenso .... l'ultima volta che l'ho sentito al telefono con la moglie ornai ricoverata in fin di vita mi saluto' dicendo a me buona domenica! L'amore di quest'uomo non ha potuto evitare la morte alla moglie ma ha reso la sua vita (per quanto troppo breve) piu' bella perche' ogni giorno lei viveva la sua normalita' nella malattia con lui. Addio ad una grande donna ed un abbraccio forte forte ad un grandissimo uomo


Grazie a Lei per aver ricordato queste figure (CAREGIVER) parafulmini dei malati che vivono in trincea in prima linea nella guerra che ben conosciamo.
Qui abbiamo molti esempi di figlie e mariti (ultimi Max, Heriano, Robert)
CAREGIVER

Tra le tante cose che emergono nella esperienza del cancro, il forum ha fatto emergere una realtà nascosta e trascurata dalle istituzioni: l'esercito silenzioso dei caregivers: i familiari protagonisti dell'accudimento. Nella nostra esperienza sono le figlie che si occupano delle madri. Esistono studi e statistiche, che sondano i sentimenti e il vissuto di questa prode categoria, che si carica di tutte le ansie del malato, tant'è che nel nostro forum descrivono "Mia madre è serena ". Lo credo bene! Nella narrazione delle figlie-parafulmine c'è una raccolta di rabbia, stanchezza, senso di colpa, per timore di non essere adeguate al compito, o percezione di una propria supposta e percepita "inutilità".

Secondo una ricerca del 2005 della Center on Aging Society di Washington: il 16% dei caregiver si sente esausto; il 26% avverte come imponente il peso emotivo del loro compito; il 13% vive una profonda frustrazione vedendo l'assenza di miglioramento del proprio caro; il 22% arriva a fine giornata spaventato dal timore di non essere in grado di saper fronteggiare le responsabilità del ruolo, spaventato dal futuro che lo attende, dalla propria impotenza.

In Italia
Secondo l'Istat, in Italia sono oltre tre milioni le persone che si prendono cura di un familiare colpito dal cancro, provando spesso rabbia e solitudine. Un quaderno della Fondazione Aiom risponde alle domande di chi deve affrontare la malattia accanto al proprio caro

Sono 8 milioni e mezzo, oltre il 17% della popolazione, le persone che in Italia si prendono cura di chi ha bisogno di assistenza. E solo 900mila lo fanno per mestiere, rientrando cioè nella categorie dei badanti. Tutti gli altri, parliamo di 7,3 milioni, sono uomini e donne che assistono un loro familiare – coniuge, convivente, genitore, figlio o figlia: ammalato, invalido o non autosufficiente. È la fotografia che l'Istat ha scattato sul mondo dei caregiver, letteralmente donatori di cura, nel nostro paese. Per la maggior parte hanno tra i 45 e 64 anni e, secondo l'Istituto di statistica, in un caso su 4 dedicano alla persona malata più di 20 ore a settimana. Tra questi ci sono, ovviamente, anche coloro che si dedicano a chi ha un tumore.

I caregiver in oncologia. In Italia vivono con una diagnosi di cancro 1,4 milioni di uomini e 1,7 milioni di donne: oltre 3 milioni di persone. E 3 milioni sono anche coloro che si prendono cura di questi pazienti.. "I caregiver sono un esercito spesso invisibile, di cui poco si parla e poco si sa. Persone che pure dedicano mediamente 8 ore di assistenza giornaliera al proprio congiunto, e per le quali ansia, depressione e sofferenza sono solo alcuni dei problemi".

Le difficoltà di chi vive accanto a un malato di cancro

Lo stress psicologico. In termini psicologici, l'impatto del tumore può essere maggiore sul familiare che sullo stesso paziente. In particolare quando il caregiver conosce, sa della prognosi della malattia più di quanto non sappia il malato. Una situazione all'apparenza paradossale ma niente affatto rara, specialmente nei paesi latini come il nostro, dove il familiare è presente quasi sempre e durante tutto il percorso di cura: al momento della diagnosi, dell'ospedalizzazione, della somministrazione delle terapie e dei colloqui con i medici. E dove, a differenza dei paesi di cultura anglosassone, è ancora forte il concetto di protezione del malato e non sempre facile da accettare quello di condividere la verità sulla malattia. I dati ci dicono che le attività che il familiare-caregiver ritiene più stressanti sono l'aiuto diretto nei bisogni fisici, la gestione dei sintomi della malattia, gli effetti collaterali delle cure, gli spostamenti per raggiungere l'ospedale e le attese per visite e terapie.

Rabbia, impotenza, senso di colpa e solitudine. E le emozioni? Cosa prova più spesso chi si occupa di un parente con tumore? Rabbia, che si associa all'ingiustizia della malattia. Senso di colpa, quello di chi è sano mentre la persona che ama non lo è più. Naturalmente impotenza. E solitudine

Rabbia-impotenza - solitudine



salvocatania:
#18,041  Scritto: 19 Feb 2018 12:03

- Modificato da salvocatania
☯Fede
☯Fede
Sara Sole Mare
come é venuto, l' herpes se ne andrà presto con le cure che ti hanno dato.

Lori

avvisami quando vieni a Milano per la visita IEO, magari sono in istituto e ci salutiamo di persona

Dr.Catania

molto interessante il servizio su Rai Tre, ho sempre desiderato assistere alla mia operazione, anche se non era esattamente di quel tipo.
Con questo video mi ha fatto entrare in sala operatoria e vivere da chirurgo l'asportazione del linfonodo sentinella con spiegazioni dettagliate che di solito non vengono concesse dai medici.Grazie.

Per quanto riguarda i caregiver, dalla sua riflessione ritrovo in pieno tutte le emozioni che prova mio marito in questo frangente e quelle che ho provato io quando mia madre e mio padre erano malati anche se non di tumore.
- Modificato da ☯Fede
Monica
Monica

Quello che sto per scrivere e' assurdo ma io in questi anni e' come se avessi fatto le terapie e I controlli di mia madre con tutta l ansia che c'e' nell attesa della risposta
Oggi mi sento strana ho paura le mie sensazioni le mie ansie le miei ispezioni compulsive mi opprimono e il pensiero che prima o poi mi verra' il cancro si fa sempre piu' presente....
Mia madre e' serena....come scrive lei Dott.Catania e io non so come faccia
Non so come fa...lei vive serenamente fa le cose tutti giorni come se il suo cancro e la sua metastasi non esistesse e io ho invece ho paura che al prossimo controllo possa tutto precipitare
Oggi ho le mie solite fitte e doloretti ascellari dovrei avere a breve il ciclo
Se per caso senza volerlo sfioro il seno sento durezze strane se guardo il mio seno vedo macchie strane( quella macchia rossa e' sempre li dott.Catania ma l ha vista anche il chirurgo che ha operato mia madre e lei nelle foto che le avevo mandato ricorda?e lei mi ha scritto di stare tranquilla che non e' nulla)ho la sensazione che mi esca qualcosa dai capezzoli....
Ho paura della morte e mia madre no
Mia madre ha avuto 5 tumori e io vivo nel pensiero che verranno anche a me
Scusate per lo sfogo

- Modificato da Monica
Spuzzi83
Spuzzi83
salvocatania:
Lo stress psicologico. In termini psicologici, l'impatto del tumore può essere maggiore sul familiare che sullo stesso paziente.

ha colto proprio nel segno Dottor Catania.
Con questo suo approfondimento mia ha aperto gli occhi, ultimamente con l'avvicinarsi della fine della terapia di mia madre mi è aumentata l'ansia per l'esito dei futuri controlli.
Quando ne parlo con mia madre lei giustamente mi fa presente che non possiamo passare le nostre giornate a pensare a cosa accadrà in futuro perchè tanto qualunque cosa accada bisogna comunque affrontarla ed andare avanti. Lei è molto fatalista, mi ripete sempre che nell'incidente stradale in cui abbiamo perso mia nonna saremmo dovute morire anche noi con mio nonno, ed invece siamo ancora qui dopo trent'anni e mio nonno è morto a 98 anni di vecchiaia.
Vorrei essere fatalista come lei e non ansiosa e con la paura della morte sempre dietro l'angolo ma non ci riesco, con lucidità so che il tumore di mia mamma era piccolo (0,6 cm) che era lì al massimo da un anno e non ha intaccato alcun linfonodo, ma poi dico che pure la prima volta era piu grande 1,1 cm ed ormonoresponsivo e dopo dieci anni se ne è presentato un altro. La realtà è che con il suo articolo ho capito che le mie ansie e preoccupazioni sono "normali" specie dopo aver perso mio padre per un tumore e che quindi devo lavorare su me stessa per non farle vincere. Intanto mercoledì quando l'accompagno a fare terapia mi armo delle cuffiette anche io così evito di captare tutte le possibili recidive presenti nell'ospedale.
Spuzzi83
Spuzzi83
Monica:
Oggi ho le mie solite fitte e doloretti ascellari dovrei avere a breve il ciclo

Ciao Monica,
capisco in parte quello che descrivi, anche io negli ultimi mesi avverto dei fastidi al seno che vanno e vengono ma mi sono resa conto che sono dovuti dall'ipocondria dovuta dall'ansia.
Siamo continuamente sotto stress per i controlli dei nostri genitori e alla fine spesso ci suggestioniamo da sole. Vedi che lucidamente hai pensato che la sensazione che avverti al seno, quell'indurimento, può essere data dall'approssimarsi del ciclo.
Anche se è difficile Monica fai un gran respiro e vai avanti, vedrai che se focalizzi i tuoi pensieri su altro spostando l'attenzione dalle tue paure anche i fastidi che avverti si ridurranno,
Un bacio grande

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