Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno

Arianna 76
Arianna 76
Nina, Linda mi spiace immensamente. Non ci sono parole.
Una preghiera per queste due grandi donne. Un abbraccio fortissimo a Barbara e ai familiari di Nina
Patri Fiduciaria
Patri Fiduciaria
Jenny:
ok provo a scriverti qualcosa in questo luogo dove tu eri Nina, e soprattutto scrivevi la sera dopo la giornata lavorativa, lavoro intenso tanta passione tanta emozione, il tuo lavoro, nobile, prezioso.
Provo a scriverti mentre da ieri sera non mi sento bene e leggo questo malessere come dolore anticipatorio della tua mancanza che si è sparso nella testa e nel corpo.
Provo a scriverti mentre penso che stamattina alle 7 è suonata inspiegabilmente la sveglia del cellulare, io non metto mai la sveglia del cellulare e non l'ho messa ieri sera, quando è suonata stamattina ho pensato che mi dovevo alzare che era un segno che qualcosa doveva succedere, la notizia l'ho avuta 4 ore dopo, ma solo poco fa ho collegato e pensato che forse era un segno della tua partenza una campanella un saluto non so o forse è la mia mente che cerca un modo per sentirti vicina perché manchi e già mancavi da qualche settimana perché i tuoi messaggi erano ormai solo faccine e cuori ma io ci credevo e ti facevo compagnia.
Sul mio cellulare ci sono tanti messaggi di quest'ultimo anno, i precedenti ahimè persi nel cambio cellulare, ma sono comunque tanti e lunghi e intensi e profondi quelli rimasti, parlavamo di cose profondissime era incredibile quello che ci dicevamo le riflessioni che tiravamo fuori avevamo un'assonanza di pensieri e di sensazioni, abbiamo disquisito sulla vita sulle nostre passioni su canzoni su letture su poesie.
Nell'ultimo periodo ti mandavo una poesia ogni 3 giorni per farti compagnia senza disturbarti troppo, lunedì ti ho mandato la foto della neve sui trulli e tu mi hai mandato il tuo wow con i cuoricini, ogni tuo ritardo nel leggere e darmi un segnale era una stretta al cuore ma io ci credevo che non te ne saresti andata. Non sono capace di accettare che non ci sei, adesso non sono capace. Ma mi aiuterai a farcela, mi aiuterai. Abbiamo passeggiato insieme a distanza tante volte per darci forza l'un l'altra, non smetterai di camminare, flaneur accanto a me, innamorata della natura. L'ultima poesia, quella di stamattina invece è rimasta lì, senza i tuoi occhi belli.
E voglio ricordare il giorno in cui ci siamo conosciute dal vero a maggio del 2019, in un giorno di felicità per me, appena arrivata sapevo che eri sul palco, ti cercavo con gli occhi eri seduta e mi si riempivano gli occhi di lacrime per l'emozione di conoscerti, poco dopo ci siamo guardate negli occhi da vicino sei venuta a cercarmi e l'emozione l'ho vista rispecchiata in quel blu che ti faceva fare le capriole al cuore. Eri felice per me per il premio, tu mi avevi scelta ancor prima di sapere che ero io, e io mi sentivo onorata ero sulle nuvole soprattutto perché quello che scrivevo piaceva a te. Una mattina, mentre facevi l'editing del mio racconto da pubblicare, mi mandasti una frase scritta da me che tu particolarmente sentivi tua, era questa: "No, non avevo messo in conto la malattia... io non ne volevo sapere di malattie, ero disposta a morire solo fulminata." È così che volevi andartene senza troppe lungaggini. Anche se noi ti avremmo tenuta stretta cento anni, e cento anni e per sempre lo sarai.

Nussi
Nussi

Io ci sono!

DarkElena Fiduciaria
DarkElena Fiduciaria
Io ci sono

Dott. Catania non ha nulla di cui scusarsi. Grazie per tutto quello che fa

Grazie a tutte per i ricordi di Nina e di Linda, due persone così diverse ma che sono entrate nei cuori di tutte noi.
Abbracciamoci ed onoriamo la vita perchè è questo che loro hanno fatto e ci hanno insegnato a fare
Patri Fiduciaria
Patri Fiduciaria
salvocatania:
Chissà ...quando leggerà anche Patri se ancora non ha saputo !

Sapevo, ma mi sono mancate le parole
Patri Fiduciaria
Patri Fiduciaria

Buonanotte, abbracciamoci strette

Nussi
Nussi

Un pensiero ancora a Nina Linda e mamma Luciana

Continuiamo ad abbracciarci tutte!

Nussi
Nussi

Buonanotte a tutte!

Mar fiduciaria
Mar fiduciaria
Dottore
L'abbraccio con affetto, non si senta in colpa, le circostanze della vita a volte ci mettono davanti al fatto compiuto e non possiamo che prenderne atto

Dada
Un abbraccio stretto anche per te. Capisco che il dolore è qualcosa da elaborare nel proprio intimo e si ha bisogno di silenzio intorno a se', ma in questo luogo meraviglioso ci siamo sempre sostenute l'un l'altra nelle lacrime e nei sorrisi

È stata una giornata pesantissima ..
Buonanotte a tutti per quanto possibile
Michi2
Michi2

Io ci sono.....sotto le bombe, come qualcuna di voi ha detto, smarrita e nel dolore di Barbara della famiglia di Lara, di tutte voi e di questo momento, ma ci sono.

Le riflessioni di Laura sono identiche a quelle che mi sono girate in testa per tutto il giorno. Sono le uniche che in questo momento sento davvero di condividere. Mi sopraggiunge una rabbia cinica che non so quasi da dove provenga. Mi si fermano le parole in gola.
Vorrei staccare, ma continuo a scrivere "ci sono". Forse un senso ci sarà. Forse solo "essendoci" si impara a "onorare la vita" così come Lara e Linda facevano nelle loro bellissime essenze. Il silenzio di oggi mi ha fatto pensare al marmo gelato, al grande punto di domanda, al grande dolore. Avevo voglia di allontanarmi, ma mi ricollegavo di continuo al blog. Poi quando il silenzio di oggi è stato rotto da chi ha scritto di loro, da chi ha raccontato gli aneddoti dei loro incontri, da chi parlava della dolcezza e delle attività in cui Lara era coinvolta, dell'ironia irriverente e acuta di Linda, ho sentito di nuovo l'abbraccio. Ho capito che sono loro che ci aiuteranno ad andare avanti, perché è così che si deve fare, perché non si può fare altrimenti. Grazie ragazze

Vi do l'abbraccio più grande

- Modificato da Michi2
Mary74
Mary74

'Notte ragazze, 'notte Dottore
Buon viaggio ai nostri nuovi angeli

salvocatania
salvocataniaMedico Chirurgo

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Lara è entrata in punta di piedi nel blog , quasi timorosa, di poter disturbare nel 2018 .
L'ho incontrata dal vivo per la prima volta a Roma l'8 Novembre 2018 quando avevo invitato le RFS romane a partecipare alla presentazione , dove ero ospite, di un nuovo libro del mio amico Spinsanti , padre della bioetica italiana.
Appuntamento a Trinità dei Monti. Si presentarono Lara, Creamy, Ely e Lora.
Mi colpì subito Lara per i suoi occhi liquidi di una mare immaginario che si potrebbe trovare solo sulla luna. E dietro quegli occhi...un grande profondo dolore. Mi emozionò esattamente come fece la mia Rosellina con i suoi occhi quando la vidi per la prima volta
, e lo stesso mi succede anche adesso, quando incrocia il mio sguardo lasciandomi a riflettere non so mai su cosa.
Conoscevo Lara da un quarto d'ora e le comunicai subito il mio stupore per quel dolore che non riusciva a nascondere se non attraverso la trasparenza dei suoi occhi.
Ecco il commento che feci quando tornai a Milano sul blog
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salvocatania:
#47,627 Scritto: 10 Nov 2018 12:40

Raffa72:
Dottore, anche lei bellissimo



Si e' stata una esperienza emozionante anche per me, anche se avviandoci a piedi da Piazza di Spagna verso il parlamento, per un attimo mi sono sentito il nonno che accompagna le nipotine ...allo zoo !



E mi sono reso conto di quanto sia fallace la rete rispetto al reale , mancando il linguaggio del corpo.

Ad esempio pensavo da quello che scrivevano che Creamy ( in primo piano a sinistra Creamy con la bandana e a destra Lara-Nina ) fosse moooooolto , ma molto piu' indietro di Nina nel tentativo di spaccare il guscio.



Invece nella realta' non e' cosi' : Creamy e' piu' fuori del guscio di quanto faccia intendere con i suoi commenti e mi ha impressionato moltissimo (*) quanto dolore ci sia dietro gli occhi di Nina . Sono allenatissimo a cogliere questi segnali e lo scrivo solo per far riflettere. Ely ovviamente ancora e' nella fase della casalinga che sta facendo un trasloco , ma mi aspettavo di peggio, considerando i recenti eventi che hanno messo in subbuglio la sua vita
E Lora rintanata completamente nel guscio e non mi riferisco a tratti del suo carattere riservato

Ammirevole che abbia voluto metterci la faccia e quindi possiamo essere ottimisti .Se scrivesse di piu' accorcerebbe i tempi e affidata alle cure di Dada farebbe salti mortali !

(*) Si' impressionante , e sono certo che paradossalmente quelli che la circondano per il modo "dignitoso" con cui si presenta continuano a ripeterle " Nina come stai bene !!!"




"Che ne sanno loro come sto veramente IO ?"

Queste cose sono allenatissimo a coglierle al volo non solo ai bordi di una fontana, ma soprattutto nel corso della visita e ad esse do' piu' importanza ...dell'esame istologico, del quale ovviamente tengo gran conto.
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Nei mesi successivi c'è stata molto confidenza con lei. La sentivo almeno una volta alla settimana mentre in macchina ogni martedì mi recavo a Lecco ad operare. Oppure al ritorno da Lecco a Milano. Mi ero messo in testa di farmi confidare questo "grande dolore" che io percepivo e che le impediva di vivere pienamente. Anche le sue amiche più strette tra cui Stella e Maddy possono confermare come riprendessi Lara per le sue strategie, non so quanto consapevoli di "negare la malattia" con una forma di "evitamento" del tutto differente da quello di Angel , che è iperattiva, ma senza mai perdere di vista la realtà quotidiana.
E voi lo avete visto tante volte. Angel impasta , stira, fa girare a lavatrice ma non nega quello che sta vivendo . Credo di avere spiegato centinaia di volte a Lara che sia impossibile negare mentre si fanno ripetutamente terapie e controlli. Allora tanto vale guardare direttamente la paura in faccia le spiegavo : bisogna cercare altri interessi, realizzare tutti i sogni nel cassetto, ma non andare oltre una certa soglia solo per anestetizzare le paure.
Troppo lungo spiegare il nostro rapporto che comunque era basato su una grande stima reciproca , ma per comprendere meglio si può dire che in tempi diversi
ho conosciuto 3 Lara e a tutte tre ho imparato a voler bene:

1) Lara coniglietta della fase iniziale
2) Lara marmotta .! Di questa Lara ho bellissime lettere in cui mi ringraziava per averla aiutata a buttare via il busto. E per dimostrarmelo mi scriveva che aveva fatto passeggiate intorno ai 20 km ed io che di contro le ricordavo i nostri "bagagli a mano, i nostri un passo alla volta



Niente da fare . Non c'era una via di mezzo !



E qui nacque la nostra scommessa . Prima di Natale nel 2018 mi chiese " Lei scommetterebbe sulla mia sopravvivenza ?"
Ed io
"NO ! Sino a che spreca energie per procurarsi l'anestetico per le sue paure E per far questo deve risalire al dramma , a quel grande dolore che traspare dai suoi occhi "
Quando parlavo con lei di questo grande dolore cambiava discorso ed il suo silenzio mi faceva capire che non potevo sfondare quel muro che aveva eretto dinnanzi a me per proteggere il suo segreto. Mi diceva quasi tutto sino a che sfioravo quel muro.

I miei restarono solo indizi e sospetti mai confermati. Però ad esempio stranamente quando le chiedevo a bruciapelo se tra questi dolori ci fosse anche la scomparsa della sua tenerissima cagnona lei cambiava subito discorso e una volta le feci uno scherzo innocente nelle intenzioni , nessuno qui se n'è accorto, e postai la foto della tenera cagnona sul blog che avevo preso dal suo profilo facebook e lei la settimana dopo fece sparire quella foto dal profilo senza neanche fare commenti.
Sinchè un giorno le dissi
" accetto la scommessa sulla sua sopravvivenza. Mi chiedono da più parti un libro sul blog ed io ne ho scritti 10 e non ne ho alcuna voglia di imbarcarmi in altre avventure. Ma la mia curiosità è sempre benzina per le mie energie. Se vuole prendiamo due piccioni con una fava . Con calma scriviamo insieme un libro
(Il funambolismo della vita) ,



ma la protagonista del libro deve essere lei. Lei deve scrivere la sua storia risalendo anche al dramma che paralizza la sua vita ed io capitolo per capitolo faccio le mie osservazioni anche sul versante scientifico. Se io le propongo di scrivere un libro senza averle chiesto i risultati della sua ultima Tac vuol dire che io scommetto più sulle relazioni che sulle terapie. E se non fossi già certo che lei sarà viva e vegeta sino alla pubblicazione del libro sarei un pazzo rincoglionito. "

Scommessa accettata !
Ma ogni pretesto era buono da parte sua, come le diete che iniziano la settimana successiva, per non partire mai.
Poi con l'entusiasmo del Convegno di Roma e di tanti altri accadimenti non tutti tranquillizzanti ( Rosa, Venus) finalmente Lara si convinse a partire con la stesura di un canovaccio tracciato dal sottoscritto per evitare che lei saltasse il focus del dramma.
Nel 2020 avevo fissato un appuntamento in presenza di Lara con un Editore che conosco da tempo e che mi stima molto ( è una donna che era tra gli spettatori del Convegno di Roma) per il 21/1/ 2020 a Roma. L'Editore mi chiamò all'ultimo momento mentre ero in viaggio da Milano e mi disse " Salvo non ce la faccio a vedervi all'ora fissata ti dispiacerebbe se vi vedo all'ora di pranzo e ne parliamo lì ?"
E così mentre Lara e l'Editore mangiavano (non si dovrebbe fare ma io non mangio mai a mezzogiorno) ho potuto illustrare il piano dell'opera. Affare fatto !

Poi per farla breve ..... è arrivato il Carognavirus e quella sarebbe stata anzi una motivazione in più per lavorare segregati , ma Lara, anzi più Nina che Lara, poiché io non facevo più pressioni ne approfittò per...latitare nuovamente.
Questa estate pur con tutte le limitazioni Lara si è allontanata ancora di più facendo finta di nulla ed io sapevo bene che non potevo fare pressioni. Sino a che sono arrivate a ciel sereno le metastasi cerebrali e lei mi disse " Dottore ora penso che lei non se la senta più di scrivere il libro vero ?"
Ed io gliene ho dette, si fa per dire, di tutti i colori del tipo " Lara si decida almeno a farmi sapere se vuole vivere ! So bene per mia esperienza cosa voglia dire quando si è stufi e stanchi . però adesso mi faccia sapere se vuole veramente aiutarmi a vincere la scommessa perché io da questa non recedo di un centimetro"

E Lara annuì come tante altre volte ed io per mostrarle quanto fossi deciso ( eravamo in autunno) le chiesi di mettere in viva voce e di passarmi Fabrizio .
"Fabrizio, lei mi è testimone che Lara mi sta prendendo in giro. La prego si renda garante della sua promessa "
E dalla settimana successiva Lara cominciò a inviarmi pezzettini della sua storia cui io rispondevo via mail .
Ora vi allego uno dei brani del materiale inviato dopo quell'ultima scommessa.
Non allego le mie risposte alcune delle quali erano anche dure e nelle quali sottolineavo la mia intenzione di non farle più pressioni né su di lei , né soprattutto sulla sua stanchezza.

a) Non mi pongo problemi a pubblicare qui di Privacy perché questo testo Lara l'avrebbe voluto pubblicato nel libro e quindi non si tratta di un documento riservato
b) Sono certo che lei sarebbe contenta che il suo estremo sforzo, anche se incompiuto , sia leggibile e condiviso dalle sue amiche Ragazze Fuori di seno.

E anche se io non ho alcuna voglia di imbarcarmi in un libro non è detto che questo stimolo non mi incoraggi a scriverlo veramente partendo proprio dagli spunti di Lara

- Modificato da salvocatania
salvocatania
salvocataniaMedico Chirurgo






Vi allego un frammento del testo del "nostro libro incompiuto" che mi aveva inviato e le nostre più significative mail con quella tristissima , ultima del 5 gennaio. Dopodichè io non ho fatto più alcun genere di pressioni ....

Cammino e davanti a me c'è una salita. L'obiettivo è a circa cento metri. Pochi in generale, una montagna per me in questo momento. Allora mi concentro sulle pietre a terra, guardo solo i miei piedi che avanzano su di esse, un passo dopo l'altro. La testa vuole alzarsi e guardare la meta. "Quanto manca? Voglio arrivare, non ce la faccio". Ma resto ferma nel proposito, col capo basso, concentrata sui passi. E così arrivo all'obiettivo, quasi con stupore, me lo ritrovo accanto, sono arrivata.
Penso allora che è così che vorrei vivere, immersa nei piccoli step, senza guardare il traguardo che poi, si sa, è uguale per tutti.

È agosto e mi trovo al mare. Ci vengo ogni estate da ormai 10 anni. È un posto del cuore, fatto di amici, libertà, risate, bagni, giri in canoa e anche di silenzi, momenti solo miei davanti alle onde, con un libro in mano e la schiena appoggiata alle rocce. Già, la schiena. Un pezzo del mio corpo che non avevo mai davvero considerato e che invece è sostanziale, sostiene e sorregge, permette di avanzare nel mondo, senza crolliamo. Ho sempre avuto coscienza della testa, della pancia, delle gambe. Al dietro non avevo mai pensato. Non ce n'era bisogno, era lì e faceva il suo dovere. Finché tutto questo è cambiato due anni fa. Ho cominciato a sentire un dolore a destra, come di stiramento. Si è accentuato quando un giorno portavo due buste più pesanti, mi è sembrato uno strappo e ho aspettato passasse. Poi il dolore è diventato sordo ed è sceso nella fascia lombare, da lì di nuovo sopra. Finché avevo degli spasmi. Una mattina, in ritardo a lavoro, ho corso gli ultimi metri per arrivare in tempo a timbrare il cartellino e il dolore si è fatto sentire per tutto il giorno. "Che cosa succede? - mi chiedevo - che ha il mio corpo?". Il medico continuava a darmi antidolorifici che lenivano solo un po' i disturbi. Sono seguiti poi vari osteopati e massaggi. Buchi nell'acqua, uno dopo l'altro. Finché un'amica medico non mi prescrive una risonanza. Ricordo che dopo averla fatta il tecnico che mi aiutò ad alzarmi mi chiese se ero caduta di recente. Sul momento non ci feci caso, ma poi questa domanda continuò a rimbombarmi in testa nei giorni successivi.

Quando arrivò il referto ero in ufficio, sola. Per tutta la mattina, durante il lavoro, il pensiero era andato lì e mi ero chiesta cosa avrebbero visto. Ernia al disco? Vertebre schiacciate? Magari niente? Ci pensavo e aspettavo che arrivasse per togliermi il pensiero. Da sempre gli esami strumentali erano stati "controlli", per togliersi uno scrupolo e andare avanti. Stavolta però era diverso. Che c'era qualcosa di diverso lo sentivo, lo sapevo dentro. Una vocina piccola dentro lo sussurrava. Il mio corpo era diverso. Aprii il referto. Era lungo e parlava di malattia. Secondarismi di malattia. La testa mi girava e non capivo cosa ci fosse scritto. Che vuol dire malattia? Quale malattia? Così copiai una parte del referto su google e la parola più temuta venne fuori: cancro.

Ognuno di noi ha delle paure, a volte dettate dalla biografia, altre forse già scritte nel dna. Io ho sempre avuto autentico terrore di tutto ciò che avesse a che fare con il tumore. La condanna a morte più subdola e terrificante che evocava gente pelata ed emaciata, incapace di camminare sulle proprie gambe, ridotta all'ombra di quel che era. Non mi ci ero mai confrontata davvero con questa malattia, nessuno in famiglia. Quando una mia amica a 25 anni si era ammalata di tumore all'intestino, io ero in poco tempo sparita, nascondendomi dietro la paura di disturbare o di non sapere essere di aiuto. Salterei ora su una macchina del tempo solo per prendermi a schiaffi. Comunque, quel giorno, quando lessi la sentenza di google, la sensazione che ricordo con più vividezza è quella di essermi sentita su un precipizio. In parte ancora con i piedi a terra, ma con il corpo sbilanciato verso il vuoto. Mi mancava l'aria, non sapevo cosa fare. Andai da alcune colleghe in lacrime, venne anche un medico, perché al tempo lavoravo in un'azienda farmaceutica. Cercò di rassicurarmi, senza grandi risultati.

Quella pagina maledetta la mandai alla mia amica che mi aveva prescritto la risonanza e a suo fratello radiologo. Mi dissero di andare via da lavoro e di raggiungerli. Da quel momento in poi è cambiato tutto. Lo spartiacque della mia esistenza è stato quel giorno di marzo, ma non sapevo che di lì a poco ce ne sarebbe stato un altro anche peggiore.

Circa un mese più tardi, le idee si erano fatte più chiare. Ero passata per ospedali, avevo incontrato medici, mi ero sottoposta a esami. Il verdetto era di tumore al seno. Avrei dovuto cominciare una cura, ma aspettavo l'esito della biopsia. La mia cagnolina amatissima, Sari, stava male. Anche lei alle prese con un tumore bastardo alla vescica. Ormai non mangiava più da giorni, non si muoveva, non faceva più pipì. I suoi occhi imploravano pietà, una tregua, riposo. Così con il mio compagno avevamo preso la decisione più difficile e dolorosa: portarla dalla veterinaria per l'iniezione. Stavo salendo in macchina, lato passeggero. Un gesto fatto migliaia di volte, quotidiano. In quel momento sentii un dolore lancinante, una pugnalata alla schiena. Gridai. Il mio compagno si allarmò e chiamò la mia amica medico che ci disse di andare in ospedale. Non riuscivo a respirare, pensavo di avere una costola rotta che mi perforava il polmone. Il viaggio di 15 minuti mi sembrò eterno. Dietro c'era Sari moribonda, davanti io che cercavo di respirare e resistere. Arrivati in pronto soccorso due portantini si avvicinarono con la sedia a rotelle. Ero paralizzata dal dolore, dissi di non toccarmi che avevo bisogno di scendere da sola, con calma. Ma loro avevano fretta e mi tirarono per un braccio. Fabrizio e Sari andarono via, dentro sarebbe arrivata la mia amica.

Mi trovai sola, su una sedia a rotelle in una stanzetta grigia, triste e asettica come solo le stanze di ospedale sanno essere. Mi chiesero i dati, poi mi portarono in corsia. Dalla sedia dovevo mettermi in barella, il portantino di prima cercò di prendermi, gli dissi di stare lontano con la faccia più cattiva che ero in grado di mostrare. Ci salii da sola sulla barella. Poi altri esami, una tac forse, che rivelò il crollo di una vertebra, D5, credo, non lo ricordo mai. Se prima non avevo contezza della mia schiena, ora la associo a una battaglia navale e mi è diventata ancora più estranea. Una parte di me marcia, che non mi appartiene. Una parte che crolla, va in pezzi. Quando Fabrizio tornò, ero stesa in corridoio. Il dolore era un po' meno per cortisone e antidolorifici, ma sussultavo di dolore ogni volta che qualcuno sfiorava la mia barella e succedeva spesso. Il pronto soccorso era affollato, cercavo di dire di fare attenzione, di non urtarmi. Ogni minimo spostamento mi provocava spasmi. Ovviamente le botte invece erano continue. Nessuno capiva cosa significava per me un semplice urto. Fabrizio era vicino a me. Sapevo che Sari non c'era più, lui non lo disse, io non potevo sentirlo. Non potevo piangere. I singhiozzi mi avrebbero provocato altra sofferenza alla vertebra. Nel momento più brutto, tragico e devastante della mia vita dovevo restare impassibile, piatta, senza emozioni. E avevo un solo pensiero in testa: "Non l'ho nemmeno salutata".
Ho sempre odiato dover affrontare le cose. Per me è più facile rimandarle o ignorarle. "Mettere la testa sotto la sabbia" mi viene facile, così come scappare e fare finta che quello che non voglio non esista. Ma con il cancro non posso più farlo. Ci sono le analisi, gli esami diagnostici, le terapie.
Ricordo una delle prime tac di controllo: ho aperto il referto da sola dopo averlo ritirato al piano seminterrato di un ospedale. Non ci ho capito nulla, ma sono salita in reparto in lacrime chiedendo alla dottoressa di spiegarmi. L'accoglienza non fu delle migliori: "Devi prenotare, non puoi piombare così" - mi disse lei appena mi vide. Poi la mia agitazione e il pianto scalfirono un po' la sua corazza e mi fece entrare nella stanza. In realtà non c'era niente di nuovo, la situazione appariva stabile, quindi buone notizie. Ma capii che non dovevo più leggere i referti da sola.
La volta dopo infatti non ero sola. Avevo in chat Stella, anche lei utente del forum Ragazze fuori di seno, altre ragazze mi scrivevano e il Dott. Catania all'altro capo del filo. Stella non l'avevo mai vista ma era entrata nella mia vita e ora occupava un posto importante nelle mie giornate. Sul forum era stato amore a primo post. Si può creare un legame profondo con persone mai viste? Tempo fa avrei risposto di no, ora dico sì, perché le Ragazze fuori di seno sono le prime a sapere i risultati degli esami diagnostici e a confortarmi nei momenti difficili. Basta lanciare un sos e vengo investita di sostegno e affetto. Alle sei di mattina come alle tre di notte. C'è sempre qualcuno pronto a tendere una mano, spesso è il Dott. Catania, che ancora non abbiamo capito da quale pianeta provenga. Dorme poco, risponde a tutte in tempi brevi. Mangia? Beve? Tutto lascia supporre che sia di una specie diversa. Diversa soprattutto dai suoi colleghi medici, almeno dalla maggior parte di quelli che ho incontrato. C'è la specie "Pur di non guardarti in faccia provo a entrare nel computer", quella "Sono un duro e niente mi scalfisce", poi "Sorrido per essere positiva" o ancora "Metto la faccia da funerale per non mancarti di rispetto". Quest'ultima mi ricorda in particolare una ginecologa che mi aveva accolto con aria sorridente finché non le avevo spiegato la mia situazione. Da quel momento la faccia le si era "stracangiata", direbbe il maestro Camilleri. Per tutta la visita aveva parlato con voce sommessa e sconfortata. Ero uscita depressissima.
In realtà credo che non esistano maschere che funzionano. L'unica è togliersele tutte. Il paziente non ha bisogno di qualcuno che finga o si mostri forte. Vuole un essere umano che lo guardi, lo accolga, lo chiami per nome. "Signora", "Facondi". Non sono a fare la spesa, né a scuola. Ci vuole tanto a capire che voglio essere chiamata per nome? Mi fa sentire me stessa, riconosciuta, tenuta in considerazione come persona. Il resto degli appellativi sono scudi, creano distanza e quando si è in un letto di ospedale con una medicina nel braccio e senza capelli si è nudi, gli scudi bisogna spostarli, anche se servono a ripararsi dai propri fantasmi personali (Dottore si spogli).




lara facondi<lara.facondi@gmail.com>
(lara.facondi@gmail.com)
23/11/2020 16:37
A Salvo Catania

Dottore, qualcuno ha scritto che vale la pena scrivere per raccontare la verità, non la propria vita. Al momento questa è la mia verità nuda e cruda. Pesante e pessimista, ma è ciò che sento.

Sembra di vivere su una giostra. Tra i miei arcani maggiori c'è la ruota, sarà per questo che spesso mi ritrovo a vivere situazioni simili a distanza di tempo. Vorrei percorrere una strada dritta, evolvermi, superare gli ostacoli e godere del panorama. E invece spesso mi sento un criceto intrappolato nella ruota. Non a caso dopo due anni di relativo benessere rieccomi qui a percorrere gli stessi corridoi, a rivedere facce e a occupare luoghi che avrei voluto dimenticare. Rieccomi nell'acquario. Il cancro è andato avanti, è un bastardello che non si accontenta di spaccarmi le ossa, ora vuole anche il midollo, il fegato e il cervello. Mi sento mangiata da dentro, perdo pezzi, vado in frantumi.

Torno a vecchie sensazioni, mi sveglio la mattina e penso: ancora qua? Ma perché? Non ho più voglia di vivere, non ne vedo il senso. Tutto è pesante e faticoso. Faccio tutto, ma senza speranza. Finché erano le ossa ok, ma chi è sopravvissuto alle metastasi al cervello? Vorrei cercare sul web ma non lo faccio per paura di non trovare nessuno. Ora farò la radio e mi chiedo se servirà o se sarà solo l'ennesimo tentativo di fermare qualcosa di inarrestabile. Nel frattempo il taxolo combatte nel midollo e nel fegato. Penso alle mie parti sane, ce ne sono? Le dita delle mani e dei piedi. Ho paura a nominarne altre per scoprire poi che sane non sono. Vorrei poter esplodere o volare via, o sparire. Mi sento progioniera ed è la sensazione più brutta. Dove sono io? Dentro questo ammasso di carne che ora mi sembra marcia e senza possibilità di una rigenerazione sana? A volte mi sento già altrove e vorrei esserci, nell'infinito, finalmente libera.

Risposta di Salvo Catania
Se scrivessi che posso comprenderla sarei un imbecille.
Posso solo immaginare che anche io nella sua stessa situazione proverei le stesse cose.
Ma se lo chiede a Salvo Catania che si è spogliato della sua tecnologia quando si parla di Speranza le devo confessare che anche io avevo gli stessi pregiudizi suoi riguardo ad una condizione in cui sembra che non ci sia alcuna via d'uscita.
Poi con gli anni ho conosciuto tanti esempi di Outliers che si facevano beffe delle nostre statistiche ed ho sempre pensato che però si trattava di casi aneddotici. Sino a che ho raccolto i vari casi che venivano pubblicati.
E quando si parla di outliers parliamo di pazienti che non hanno fatta alcuna terapia - Quindi parliamo di remissioni complete senza alcuna terapia. (*)
Lei invece fa una terapia ! E non certo a scopo palliativo.
Si ricordi che tutte le volte che le vengono queste idee può scrivermi .
Io ho le spalle robuste perchè ho conosciuto tante persone che mi hanno insegnato le cose che ho tante volte scritte .
Ci ho sempre creduto che
la Speranza anticipa il meglio mentre si vive il peggio






http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10193022

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1025476

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10992730

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11824888

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12203070

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12745644

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15246199

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16292100

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2546879

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7544955

ecc ecc


lara facondi<lara.facondi@gmail.com>
(lara.facondi@gmail.com)
08:14
A Salvo Catania
Grazie dottore,
lei sa sempre come riaccendere un po' di speranza.
Lara

Il 24 nov 2020, 00:26 Salvo Catania <salvo.catania@libero.it> ha scritto:

...Se scrivessi che posso comprenderla sarei un imbecille. Posso solo immaginare che anche io nella sua stessa situazione proverei le stesse cose. Ma se lo chiede a Salvo Catania che si è spogliato della sua ...
...lm.nih.gov/pubmed/12745644 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15246199 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16292100 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2546879 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7544955 ecc ecc
Sono contento che oggettivamente non abbia letto le solite frasi di circostanza "stia tranquilla...andràtuttobene" e sia passato il mio cinismo diagnostico (PESSIMISTA SULLA DIAGNOSI..) e malgrado ciò abbia acceso "un pò di speranza" che è molto di più di quanto non sperassi, ma molto meno di quanto le ho mostrato con la bibliografia allegata. Lei vede solo un pò, quasi meno di un barlume a causa della sua stanchezza comprensibile, a causa della sua confusione comprensibilissima, del suo essere stufa di dover riscrivere sempre un nuovo capitolo dell' ODDIO CI RISIAMO ! Questa sua condizione ancora adattiva e comune le impedisce di vedere che io non le ho aperto un mondo di A CASE ! Di casi aneddottici che scoraggiano ancora di più perchè amplificano quell'angolino di impotenza appresa " Sì lui ce l'ha fatta, ma io che c'entro con il lui ?"
E, ne ero sicuro, che in quello squarcio bibliografico ogni A CASE riporta tanti altri casi. Una assembramento di casi : altro che A CASE aneddotico.
Se invece i colleghi di occuparsi del 5 per mille, di frecce rosse e autocelebrazioni e studiassero di più i tanti volti della speranza potrebbero concretamente dare una mano a chi ne ha più bisogno
Come vede ho aspettato che mi scrivesse lei ed io avevo deciso di non fare alcuna pressione . Ho atteso i tempi fisiologici di metabolizzazione.
Mi darà atto che da quando ci siamo conosciuti le avevo fatte delle critiche frutto solo della mia esperienza con migliaia di donne in mezzo alla tempesta.
Sulla negazione (lei non c'entra nulla), sull'evitamento come meccanismo di difesa e sullo spostamento (Angel)
Se si potesse scappare senza portarsi dietro il fardello degli accadimenti che non si possono lasciare a casa (magari!!!) distraendosi in altre cose, lo faremmo tutti, ma non è possibile !
ODDIO CI RISIAMO non vuol dire tornare nell'acquario perchè è molto peggio e per usare l'aforisma ben noto e adattato a noi " non puoi aspettare che passi la tempesta devi allenarti al funambolismo della vita , giorno per giorno ". Gliene avrei parlato di questa metafora andando avanti nel libro ( ma visto che ormai anche quel progetto è andato ci farò un approfondimento nel blog indirizzato anche ad Angel e alle altre metastatiche).
Lei non è tornata nell'acquario dove si può aspettare che il tempo diventi la panacea di tutti i problemi.
Lei ora è un funambolo su una corda tesa e sotto c'è il vuoto.
Questo è tanto di più di un semplice "un pò di speranza " perchè il funambolo non ci pensa affatto a cadere nel vuoto. Ma mentre è sulla corda non può certo pensare neanche alla cassa integrazione che non arriva avendo perso il suo lavoro. Si deve occupare della corda concentrato e ovviamente con una collaudata strategia. Philipe Petit che nel 1974 (un Fuori di Corda) camminò clandestinamente di notte su una corda tesa tra le due Torri Gemelle ( da cui il film The Walk) nel suo Trattato sul Funambolismo scrive che " quando il filo trema e sotto c'è il vuoto si vorrebbe imporre la calma con la forza, mentre bisogna avanzare con dolcezza, senza disturbare il canto della corda, un passo alla volta. Non bisogna fermarsi , ma continuare a guadagnare terreno. E' proprio quando sei per aria e sotto c'è il vuoto , come chi si sente perduto, è un momento che contiene tanta gravità quanta grazia ".
Prognosticamente Petit era completamente matto agli occhi di chi dalle Torri Gemelle ha osservato la sua folle impresa, senza potere immaginare che Petit è rimasto vivo (credo lo sia ancora) e survivor alle stesse Torri che si sono sbriciolate qualche anno dopo seppellendo 3.000 persone tra cui alcune di quelle che avevano dato del folle a Petit.
...Il 24/11/2020 08:14 lara facondi <lara.facondi@gmail.com> ha scritto: Grazie dottore, lei sa sempre come riaccendere un po' di speranza. Lara Il mar 24 nov 2020, 00:26 Salvo Catania <salvo.catania@libero.it> ha scritto:

https://www.aforismario.eu/2020/01/frasi-funamboli-e-equilibristi.html
5 gennaio 2021 risposta alla mail di lara

Mi aspettavo di leggere cose peggiori di quelle che ha scritto mesi fa.
Io non le ho più scritto perchè non appartengo al coro scontato dei "Fatti coraggio!"
Proprio oggi ho ricopiato un mio vecchio commento sulla mia vecchia esperienza nel Tenerè e su quella duna, mentre la carovana del sale veniva inghiottita dall'orizzonte, in cui ho giocato a scacchi con la Signora Mietitrice

https://www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-18489.html

Su quella duna ho compreso esattamente quel che sta cercando di spiegarmi lei adesso.
Non occorre il coraggio , dopo un pò non ce n'è mai abbastanza. Il pericolo maggiore, ed io me lo ricordo benissimo, era quello di assecondare la STANCHEZZA e di lasciarsi andare chiudendo gli occhi per trovare un pò di pace. Me lo ricordo molto bene ...desideravo (dopo 20 giorni massacranti di traversata nel deserto, tra tempeste di sabbia e la febbre altissima) solo di chiudere gli occhi su quella duna. Non desideravo altro e non mi importava d'altro.
Non mi salvò il coraggio ma la svolta arrivò perchè improvvisamente ...
HO DECISO DI VIVERE !

Il 05/01/2021 20:55 lara facondi <lara.facondi@gmail.com> ha scritto:

Caro dottore,
volevo solo dirle che tra le tante (troppe) cose brutte di questa malattia di merda lei è stato un raggio di luce. È soprattutto grazie a lei se mi sono rialzata dopo il busto ecc. Ma questo lo sa già. Ora mi sembrano così inutili le parole, ho provato a scrivere delle lettere ma mi appare tutto così scontato e limitato. Credo che le affinità, il bene e l'affetto si sentano in altri modi. E proprio la mia forma d'espressione preferita ora mi appare insufficiente. Però ci tenevo a non restare troppo a lungo in silenzio con lei. La sua lucida follia al di là di ogni prognosi mi ha permesso di vivere un anno (2019) pieno di ripartenze, viaggi, passeggiate, posti nuovi. Me lo sono goduto tanto, un altro giro di giostra che probabilmente senza il suo sprone non avrei avuto. Poi lo so che l'ho anche fatta arrabbiare un po', siamo due "cape" dure ed era inevitabile.
Ora sono stanca, sto bene con la mia famiglia e gli amici, mi sento tanto amata e coccolata e sono grata di questo. Sono anche tante altre cose: triste, arrabbiata, a volte disperata. Cerco di vivere passo dopo passo, guardo la corda, anche se è davvero difficile. Troppa sofferenza, non riesco ad accettarla, non mi riconosco più, altro che Kintsugi, mi servirebbe proprio un nuovo corpo.
Va bene, le ho detto un po' di cose che sentivo importanti, magari le scriverò ancora.
Con affetto,
Lara

salvocatania
salvocataniaMedico Chirurgo


Questi due ultimi commenti dal titolo :

Storia Lara-Nina 1 , 2

Da questo momento li trovate anche nel nostro indice del blog.

Come quello che in giornata mi accingo a scrivere su Linda

(no so se riesco nel corso della notte )
BLU.
BLU.

Buonanotte blog
Stanotte il silenzio è un po' più freddo e triste...
Sono dispiaciuta di non avere l'occasione di conoscere di persona le nostre due splendide sorelle ci credevo davvero.
Ma mentre Linda ci aveva preparate pian piano alla notizia Lara ci ha colpito quasi di sorpresa nonostante le notizie che arrivavano nonon fossero buone.
Strano come si può voler bene e sentire la mancanza di qualcuno che non si conosce

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