Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno
Io ci sono 
Dovresti per prima cosa sostituire il codice 99110 con un nome anche di fantasia.
Poi dovresti aggiungere maggiori dettagli (età della paziente, eventuale familiarità) e referti degli esami strumentale ed istologici.
Buonasera a tutte/i
Il referto, a seguito di mammotome, in sostanza dice che le microcalcificazioni (in 50'enne, no familiarità) dipendono da un carcinoma duttale in situ di alto grado e positivo al 70 e 30 % ad ormoni (dubbio sull'ordine tra estrogeni e progesterone). Al colloquio ci ha riferito che l'intervento, pare senza necessità di esaminare linfonodo sentinella, dovrebbe essere conservativo con successiva radioterapia e ormono-terapia ma....
Appunto: ma! Dopo quasi 3 mesi, ancora, un altro esame, ancora un'attesa: ci attende infatti mammografia con mdc , ufficialmente per delimitare l'estensione; tuttavia "presentata" anche con la premessa che -testuali parole - potrebbero illuminarsi altri punti, compreso l'altra parte....
Pare , insomma non ci sia fine e che il tempo, intanto, scorra inesorabilmente.
Spero siano solo paure infondate, ma oltre al fattore tempo , mi chiedo cosa ci so possa aspettare dal momento che, leggo, che comunque anche l'istologico post intervento a sua volta potrebbe riservare ulteriori sorprese
Grazie a chi vorrà esprimersi in merito
Bravo Andrea non a caso mi hai aiutato come assistente chirurgo per anni, hai centrato un problema reale e molto grave.
Quando arrivano le vacanze.....ma il cancro non va in vacanza.....il senso di solitudine che accompagna la malattia diventa un macigno insopportabile.
incrementa il tasso di sopravvivenza , anche se pochi di voi ci credono.
Quando, dopo avere aperto questo forum, in un consesso pubblico di oncologi, cercavo di spiegare che
"CON-dividere [imgs]https://www.medicitalia.it/public/uploadedfiles/minforma/salvocatania_condividere_
2-1.png[/imgs] un percorso o un iter diagnostico-terapeutico attraverso una RETE SOCIALE fosse gia' terapeutico per l'umore e forse addirittura per un aumento della sopravvivenza, mi avevano preso tutti per un FUORI DI SENO..
ORA C'E' LA CONFERMA SCIENTIFICA
Condividere il tempo e lo spazio, e quindi le parole, i timori, le emozioni che accompagnano le sedute di chemioterapia, aiuta. Anzi, di più: è in grado di aumentare, sebbene di poco, i tassi di sopravvivenza. È il risultato di uno studio longitudinale, il primo del suo genere su un campione così vasto e per un tempo così lungo (5000 persone seguite per circa 9 anni), che è stato realizzato dai ricercatori del NHGRI, National Human Genome Research Institute dell'NIH e di Oxford, e pubblicato sulla rivista Network Science. Più in dettaglio gli autori dell'indagine hanno dimostrato che la socialità, la possibilità di comunicare, di entrare in relazione, di stare fianco a fianco con altri pazienti nel corso delle sedute di chemio aumenta del 2% la sopravvivenza a 5 anni.
La ricerca. Gli scienziati – esperti di scienze sociali comportamentali - che hanno firmato la pubblicazione hanno analizzato i dati relativi a 4.691 uomini e donne di circa 60 anni affetti da varie forme di cancro, in chemioterapia presso due ospedali pubblici dell'Oxfordshire dal 2000 al 2009. Di ognuno hanno seguito i destini clinici e anche la posizione occupata nelle sale dove venire loro somministrata la chemioterapia lungo tutto il corso della malattia: chi fossero i loro vicini di poltrona, quelli con i quali scambiavano chiacchiere, preoccupazioni e magari anche battute, e che destino clinico avessero a loro volta questi pazienti. In termini più scientifici gli autori hanno costruito e analizzato un network, una rete, di co-presenze.
Si mangia di più quando si è tra amici. Ma spinti da quale curiosità, o da quale considerazione? Jeff Lienert, del Social and Behavioral Research Branch dell'NHGRI e primo autore della ricerca, dichiarando in una nota rilasciata dall'NIH quanto segue ha di fatto risposto alla domanda: "I modelli di comportamento degli esseri umani si basano su ciò che li circonda - ha detto -. Per esempio, spesso si mangia più quando si è tra amici, anche se nemmeno si sa cosa c'è nel piatto. Come anche, quando si va in bicicletta in compagnia, spesso le nostre performance migliorano, indipendentemente dalle performance altrui". Lienert e i suoi colleghi devono essersi chiesti se la possibilità di frequentare la compagnia giusta, per così dire, può influenzare persino la risposta alla chemio. Magari di poco. E in effetti così è stato.
I risultati. Coloro che avevano condiviso più tempo della cura con compagni di chemio lungo-sopravviventi avevano avuto il 2% in più di chance di sopravvivere a 5 anni rispetto a chi aveva avuto come compagni altri pazienti che non avevano avuto lo stesso destino. In termini di tassi di sopravvivenza, nel primo caso il valore registrato era stato di circa 72% mentre nel secondo del 70%.
Il tasso di sopravvivenza a 5 anni è la percentuale di persone che vivono per più di un quinquennio a partire dalla fine del trattamento. Per esempio un tasso di sopravvivenza del 70% , hanno chiarito gli autori, significa che su 100 persone, 70 di loro dopo 5 anni sono ancora in vita.
Se il 2% vi sembra poco. Il 2% è poca cosa? Forse. Tuttavia è un dato indicativo: indica che il setting della chemio conta. E sui grandi numeri è anche un dato significativo. Lienert ha infatti dichiarato: "Su un campione di 5000 pazienti in nove anni, parliamo di 100 persone". Di cento persone che hanno una chance di vivere un po' di più.
Cosa c'è dietro. Naturalmente lo studio in questione non aveva l'obiettivo di indagare se ci fossero, e quali fossero, le ragioni biologiche dell'influenza del setting delle chemioterapie sulla sopravvivenza, né poteva averlo, per come era strutturato. Tuttavia gli autori un'ipotesi l'hanno fatta: che quel 2% di differenza ha a che vedere con lo stress. "Quando sei molto stressato vengono rilasciati i cosiddetti ormoni dello stress, come l'adrenalina, che servono per innescare la risposta di combattere o scappare", ha dichiarato Lienert. "Se non puoi fare né l'una né l'altra cosa, come succede quando sei in chemioterapia, gli ormoni dello stress possono aumentare".
L'importanza del supporto sociale. Tra gli obiettivi della ricerca non c'era nemmeno quello di valutare l'impatto dei visitatori sulla sopravvivenza. Tuttavia i ricercatori ipotizzano che l'effetto della presenza di amici, o parenti possa essere simile a quello degli altri pazienti. "Un supporto sociale positivo nel momento esatto in cui si prova uno degli stress maggiori è cruciale. Se hai un amico col cancro, fargli compagnia durante la chemio probabilmente lo aiuterà ad abbattere i livelli di stress. Ed è probabile che l'impatto sia efficace, e forse più efficace di quello provocato dall'interazione con altri pazienti ammalati di cancro come lui", ha concluso Lienert. Ma amici o parenti o pazienti che siano "I nostri risultati suggeriscono che si verifica un'influenza sociale nei reparti di chemioterapia, e quindi potrebbe essere necessario considerare in che modo la chemio viene somministrata", si legge nel testo della pubblicazione.
Immagine: rappresentazione della rete sociale di co-presenza durante le sedute di chemioterapia. I piccoli cerchi rappresentano i pazienti, i colori si riferiscono all'anno in cui hanno iniziato le sedute. Credit: Jeff Leinert, NHGRI
Iocisono ❤️
Ddottore avere questo spazio di condivisione, aiuto e supporto credo sia fondamentale...condividere ansie dubbi attese ci fa sentire meno sole e ci permette di condividere le paure con alte persone come noi...che ci riportano coi piedi x terra...e avere lei che ci supporta- sopporta e sorregge è un grandissimo dono...grazie
Il referto, a seguito di mammotome, in sostanza dice che le microcalcificazioni (in 50'enne, no familiarità) dipendono da un carcinoma duttale in situ di alto grado e positivo al 70 e 30 % ad ormoni (dubbio sull'ordine tra estrogeni e progesterone). Al colloquio ci ha riferito che l'intervento, pare senza necessità di esaminare linfonodo sentinella, dovrebbe essere conservativo con successiva radioterapia e ormono-terapia ma....
Appunto: ma! Dopo quasi 3 mesi, ancora, un altro esame, ancora un'attesa: ci attende infatti mammografia con mdc , ufficialmente per delimitare l'estensione; tuttavia "presentata" anche con la premessa che -testuali parole - potrebbero illuminarsi altri punti, compreso l'altra parte....
Pare , insomma non ci sia fine e che il tempo, intanto, scorra inesorabilmente.
Spero siano solo paure infondate, ma oltre al fattore tempo , mi chiedo cosa ci so possa aspettare dal momento che, leggo, che comunque anche l'istologico post intervento a sua volta potrebbe riservare ulteriori sorprese
Grazie a chi vorrà esprimersi in merito
Nel secolo scorso avevo proposto al Maestro Umberto Veronesi di prendere in considerazione l'eventualità di modificare il termine carcinoma per le neoplasie in situ perchè come nel suo caso il termine è fuorviante e fonte di molti equivoci.
Provi a considerare da oggi la lesione della moglie non più come un cancro, e non essendo infiltrante non lo è, ma solo una FATTORE DI RISCHIO , che non va certo sottovalutato attraverso la PREVENZIONE però e non tanto con le terapie (dopo ovviamente exeresi chirurgica)
buonasera a tutti noi ci siamo
Cecilia, è verissimo 🙄
A quanto pare ad inizio settimana dovremmo avere una piccola flessione... speriamo 🙏
Condivido e ringrazio anche io il dottore per questa opportunità fondamentale per noi
🙏
L'esperienza del k anche a me ha portato a questo.
Non permettermi/concedermi di essere felice e serena ma pensare che , se lo sono , poi ne pagherò lo scotto .
Oppure mi capita di pensare che se sto passando un periodo buono poi tutto finira' e arriverà un periodo meno buono.
Ma a dir il vero non è solo l'esperienza del k che mi ha fatto scattare questo meccanismo.
Ho avuto anche altre esperienze nella vita che mi hanno portato a questo.
Non ho ragionato, non mi sono guardata da fuori, non mi sono resa conto del male che mi stavo facendo, e continuavo a preoccuparmi x gli altri, mai di me stessa.
Ci sto lavorando da tanto ....il tempo aiuta molto...più si invecchia e più si dovrebbe prendere coscienza dei meccanismi della nostra mente e imparare a non farsi sopraffare dai pensieri.
La neuro plasticità deve essere allenata.
È un lavoro oramai di una vita, almeno x me.
Il blog ha numeri competitivi ormai a livello mondiale nella sua categoria e non certo per il contributo, sostituibile, di Salvo Catania, ma delle RFS sempre presenti a partire da Annina , Mar
e non nomino le altre perchè potrei colpevolmente fare omissioni imperdonabili.
Il blog ha numeri ormai a livello mondiale nella sua categoria e non certo per il contributo, sostituibile, di Salvo Catania, ma delle RFS sempre presenti a partire da Annina , Mar
e non nomino le altre perchè potrei colpevolmente fare omissioni imperdonabili.
Buonasera dott. Catania.
La ringrazio per il suo riscontro!
In queste ultime settimane ho seguito molto il forum e, seppur la mia presenza possa risultare fuori luogo, desidero esprimere la mia vicinanza a tutti i membri iscritti, sia in veste di paziente sia di familiare.
Ammiro, ed altresì apprezzo, l'atteggiamento di tutte nei confronti degli altri "malcapitati", nonché lo spirito - contagioso - di combattività nonostante le avversità.
Spero in conclusione di poter aggiornare la vicenda con notizie favorevoli , affinché anche chi dovesse trovarsi in situazioni analoghe possa beneficiare delle informazioni che altrimenti non sarebbero scontate.
Un carissimo saluto
Dottore, grazie per averci riportato la ricerca dell'Oxfordshire😊