Il divorzio è ereditario? I figli dei divorziati divorziano di più?

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

"Dove c'è matrimonio senza amore, ci sarà amore senza matrimonio"
Benjamin Franklin

Il tempo e le leggi hanno modificato il concetto di matrimonio, siamo passati infatti da "fin che morte non ci separi" alla corsa dall'avvocato alle prime avvisaglie di difficoltà coniugali.

L' epoca del “matrimonio indissolubile ed intoccabile” - qualunque cosa fosse accaduto- quella dei nostri genitori, ha lasciato spazio ad un odierno tasso di divorzi e di seconde unioni.

Le coppia destinate-o costrette- ad amarsi per sempre non esisto più ed adesso ci cono sempre più coppie divorziate, divorziande ed una nuova dolorosa realtà: i "figli del divorzio".

I partners di oggi, figli delle rappresaglie coniugali, si approcciano alla vita di coppia con infinite remore, paure e con un bagaglio di insicurezze ed incertezze.

Vediamo cosa accade nella loro psiche e nella loro coppia.

C’è chi- da adulto- mantiene in vita una condizione da “single ad oltranza”, chi invece transita da un partner all' altro, adottando meccanismi di difesa a causa di un paura importante dell' intimità, chi ancora fa le “prove generali" con la convivenza, perché letta e vissuta come una possibile via di fuga dalle catene matrimoniali.

I sentimenti di oggi, sembrano avere caratteristiche di provvisorietà, sono a termine, part time e la dimensione di coppia non è più una speranza, ma una minaccia.

Molti coniugi, pur vivendo all’interno di un matrimonio naufragato, vedono la separazione come un trauma da dover evitare ai loro figli e rimangono intrappolati in una coppia dove non sono ne felici ne tristi, ne se stessi ne liberi, mantenendo in vita coppie/famiglie con un tasso elevato di infelicità cronica.

Altri protagonisti di amori infelici, temono per eventuali crolli economici, estorsioni e salatissimi alimenti, vivendo in una condizione di indigenza affettiva, ma di libertà economica.

Torniamo a volgere lo sguardo ai bambini, veri protagonisti dei disastri matrimoniali:

  • La vita interiore di questi bambini, risente o meno di questo clima di ambivalenza?
  • La chiarezza emozionale di genitori, li aiuterà nell' elaborazione di un eventuale lutto o mentire ad ogni costo li proteggerà dal dolore?
  • I "figli del divorzio" divorzieranno anch'essi?
  • I bambini, qualunque età essi abbiano, come vivranno questi eventi?
  • Si adatteranno, sopravviveranno, somatizzeranno…? 

L'unico studio europeo, esattamente finlandese, del National Public Health Institute, ha intervistato 1471 studenti universitari, prima a 16 anni e poi nuovamente a 32 anni.

Le conclusioni non sono affatto incoraggianti: i figli dei genitori divorziati, hanno un alto tasso di separazione, divorzio e comportamenti a rischio, rispetto ai figli degli “amori stabili”.

Sembra infatti che le separazioni rendano i bambini più vulnerabili, base di vulnerabilità che trasleranno nei loro successivi legami di coppia.

Si approcceranno al matrimonio con più cautela, con la riacutizzazione delle pregresse ferite dell' anima, opteranno per una convivenza di prova e per una cautelativa e simbolica separazione dei beni e dei cuori.

Non esistono regole appilicabili a tutte le coppie ed a tutti i bambini, ma certamente i figli del divorzio, avranno una fragilità psichica maggiore

Sono bambini che sono stati catapultati nel mondo dei grandi troppo precocemente, sono bambini che hanno sviluppato ruoli vicarianti, diventando talvolta partner sostitutivi - moglie o marito dei loro genitori – e per concludere, sono bambini che hanno perso la loro spontaneità e la loro infanzia.

Sono bambini certamente "triangolati" dalle dinamiche di odio ed amore dei loro genitori.

Timori ed orrori che lasciano il segno.

Per non parlare poi del "dopo" divorzio: partners collerici, abbandonati, traditi e feriti, nuovi amori con una chiara funzione di risarcimento affettivo e nuove esigenze di nuovi nuclei da ricostruire a sigillo di una normalità ritrovata.

  • Ed i figli?
  • Sopravviveranno a questi tumulti dell' anima e del corpo?
  • Somatizzeranno?
  • Saranno depressi, ansiosi?
  • Andranno male a scuole, il loro rendimento decrescerà?
  • Quale eredità si lascia a questi figli?

Sicuramente un’eredità dolorosa, di astio, acredine, liti e tensioni, ricordi di un' infanzia frammentata ed abitata dall' insicurezza e dalla diffidenza verso l'amore e la coppia.

I dati istat dichiarano che ci saranno sempre più figli del divorzio, addirittura + 75% in dieci anni, dati affatto rassicuranti.

Quando la coppia non può fare a meno di separarsi quando dovrebbe farlo?

Qual' è l' età migliore di bambini per non subire danni eccessivi?
In realtà non vi è un’eta adeguata, così come non ci sono strategie preventive per lenire il dolore.

L'infanzia è quell'età della vita, durante la quale il piccolo necessità di amorevoli cure e di accudimento; la presenza di entrambi i genitori regala loro contenimento ed una base sicura per crescere serenamente.

A quell' età non hanno strumenti per esprimere il loro dolore, spesso lo fanno attraverso i più svariati disturbi psico/somatici o con disturbi del comportamento, ma il dolore c' è ed il danno è a lungo termine.

L'adolescenza è quell' età della vita, durante la quale il ragazzino si stacca dai genitori e si affaccia all' autonomia, sociale ed affettiva.

Ma quest'età non è sicuramente indolore o avulsa da rischi associati.
Durante questa delicatissima fase di crescita, l'adolescente ha bisogno di avere le spalle coperte per poter esplorare il mondo senza ansie e paure.
Durante questi anni di tumulto ormonale ed esperienziale, il bambino diventa adulto, dovrà abbandonare l'identità infantile per guadagnare - faticosamente - quella da adulto, affacciandosi inoltre alle prime esperienze amorose.

Viene meno, in questa fase, il “modello adulto di riferimento”, avranno infatti genitori collerici, impegnati a farsi la guerra e si sentiranno abbandonati e trascurati, oltre che frequentemente manipolati.

Con questo non significa che non bisogna separarsi e rimanere sofferenti all' interno di un legame che legame non è più, ma non sottostimare il dolore dei figli ed i possibili danni alla loro identità in crescita ed in trasformazione continua.

 

Concludo con un pensiero di speranza pro/coppia.

Nonostante il pessimismo e questa dote di vulnerabilità, c' è chi ancora vuole investire nell' amore, chi sfida il ricordo dell' odio del padre e del rancore della madre e non si fa condizionare da un passato così doloroso e spesso ancora ingombrante.

Una vita senza amore è la brutta copia della vita.

 

Data pubblicazione: 12 agosto 2014

3 commenti

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Dr.ssa Valeria Randone
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