Dolorosa nostalgia

Ciao a tutti.
Sono una studentessa trasferitasi in un\'università in un\'altra città. Vivo sola in un appartamento, una vera occasione per il momento perché
la padrona di casa non ci fa spendere un mondo, cosa che i miei ed io al momento non possiamo permetterci. Non posso quindi nemmeno cambiar casa per andare in una in cui avrei coinquilini.
Il problema è che da quando mi sono trasferita, soffro di solitudine terribilmente. Ma non è una solitudine derivata dalla vita da sola, anche dai miei sono una persona che ama ritagliarsi ore per se: è qualcosa che non so spiegarmi, e che mi fa male. Piango tutti i giorni, da quando sono qui, e il dovermi trattenere quando sono al telefono con i miei mi fa stare ancora più male. Ho due amiche qui, e in questi giorni mi sono state vicine, ma appena torno a casa da un'uscita, se possibile, mi sento ancora peggio. Arrivo a sera stremata, e l'unico sollievo è la notte. E ringrazio davvero di riuscire a dormire. Appena mi sveglio la mattina, poi, tutto ricomincia. Non ho neanche più fame. Mangio il necessario per non avere crampi allo stomaco, ma finisce lì.
Vivo vegetando.
Penso di rinunciare, ma non posso e non voglio, per me stessa e perché non ho nemmeno la forza di immaginare la delusione che darei ai miei e il fallimento che sarei agli occhi di tutti.
Vengo da una situazione di vita particolare, sono sempre stata'ultraprotetta' e questo ahimè, è il risultato. Mi sono laureata nella mia città quest'anno, dopo tre anni di incertezze sulla mia effettiva capacità di poter intraprendere un percorso così, e sono stata felice di aver raggiunto risultati bellissimi che mi hanno resa tanto fiera di me. Per tre anni, dai 19 ai 22, mi sono iscritta in uni per poi lasciare, in preda ad attacchi di panico terribili e pensieri che non ho nemmeno la forza d ripetere.
Dai 17 ai 19 invece ho affrontato una depressione terribile che mi ha portato a non andare più a scuola e a diplomarmi per il rotto della cuffia, e da privatista. Sono appena tre anni che uno psicologo non mi segue più, per il resto, questa figura è stata una costante della mia infanzia e adolescenza.
Mi sono risollevata dopo tanti anni, ma non per finire nuovamente in tutto questo. Sono introversa, non mi piaccio e per questo sono estremamente insicura. Faccio amicizia, ma ci metto tantissimo.
So che devo aspettare, cominciare per davvero quella che ancora nonostante tutto reputo la mia avventura, ma non so come superare questo primo impatto: non ne ho la forza. Mi sento in trappola, una bambina piccola che non vuole crescere, ovvero l'immagine che darei a tutti se rinunciassi.
Purtroppo quello che ho passato mi spinge a vedere sempre il peggio delle cose, anche quando non esiste, anche se chi mi conosce, ed è il lato comico della mia vita, non fa che dirmi che sono una persona solare che dona tanta allegria.
Pensare a domani mi fa piangere, e sto già piangendo. Non so cosa fare.
Scusate per lo sfogo lunghissimo e grazie per ascoltarmi.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66

Gentile ragazza,

come mai si è trasferita? Forse per un master?
O per quale altro motivo?

<<Mi sono risollevata dopo tanti anni, ma non per finire nuovamente in tutto questo. <<
Leggendo la Sua storia clinica, base della storia dell'oggi,
Le suggerirei di riprendere subito la psicoterapia, che probabilmente diventa necessaria per Lei, in certi momenti di passaggio veramente critici.
Quello che sta vivendo oggi riguarda il distacco e l'autonomia, mi sembra di capire.

<<Vivo vegetando... e piangendo<<
Se la situazione è così come La descrive,
anche un sostegno farmacologico per un periodo a termine potrebbe giovarLe.
I farmaci abbinati alla psicoterapia sono molto efficaci:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6285-depressione-psicoterapia-e-piu-efficace-dei-soli-farmaci-nel-lungo-periodo.html



Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Salve Dottoressa, e grazie per la risposta.
Mi sono traferita per la specialistica, quindi per minimo due anni sono 'costretta qui'. Quello che mi terrorizza e spaventa, oltre tutto quello che le ho detto, è vedere le altre non avere nessun problema simile a quello che ho io: io non vedo l'ora di tornare a casa per le vacanze e mi sento invece rispondere "io invece non tornerei mai".
Mi sento inadeguata, la classica bambocciona che appena si vede togliere il calore di casa sua va nel panico, ma non è affatto così. Io tengo a quello che faccio, o almeno questo credevo prima che questo stato d'animo, quella che percepisco come una malattia vera e propria, togliesse ogni bellezza ad ogni mio sogno o passatempo (per esempio amavo leggere, ora non riesco ad aprire un libro). E questo mi fa paura perché questa apatia mi rende studiare impossibile, e ho paura che dando esami in ritardo sarò costretta in una situazione così per molto più tempo del previsto.
Ho paura di vedere parenti e amici realizzarsi, mentre io rimarrò fossilizzata per sempre in questo limbo di disperazione.

I medici visti in precedenza non hanno mai ritenuto necessaria una terapia farmacologica, a parte uno. Presi un farmaco da pi piccola di cui però non ricordo il nome, che dovetti interrompere per effetti collaterali.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66

Gentile utente,

l'accenno al Master era relativo alla Sua età attuale.

><Ho paura di vedere parenti e amici realizzarsi, mentre io rimarrò fossilizzata per sempre in questo limbo di disperazione.<<
Ma il problema non sono gli altri che si realizzano, quanto il Suo proprio malessere:
<<questo stato d'animo, quella che percepisco come una malattia vera e propria<<.
E una malattia vera e propria lo è, da quanto Lei ci narra della Sua storia:
<<- attacchi di panico terribili e pensieri che non ho nemmeno la forza d ripetere.
- una depressione terribile.. <<

A questo punto una diagnosi ed eventualmente una cura abbinata di psicoterapia e farmacologica potrebbe essere la soluzione più adatta ed efficace. (V. link)

Veda qui sul portale se, nella città in cui ora vive, c'è
- uno/a Psichiatra
e
- uno/a Psicoterapeuta
che La "ispira".
Però nella Sua città universitaria, non in quella della Sua famiglia; in modo da incentivare la Sua autonomia.


[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie ancora dottoressa.

Sì, mi sto specializzando un po' in ritardo per via dei tre anni passati a cercare il coraggio di iscrivermi al vecchio corso ormai concluso.

La ringrazio moltissimo dei consigli, vedrò di farne tesoro e cercare la forza di trovare aiuto concreto.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66

Ci faccia sapere,
se ciò La può aiutare ad avere maggiore determinazione nel cercare quei due specialisti di cui dicevo, dove farsi seguire di persona.

Forse il fatto che non avesse previsto qualche ricaduta, rende più dolorosa la situazione, come se fosse un fallimento di tutto il percorso fatto.
Ma non è così.